C’è trepidante attesa per l’inizio delle mostre di “Spoleto Arte” curate dal professor Vittorio Sgarbi, previste dal 27 Giugno al 24 Luglio, all’interno dello sfarzoso Palazzo Leti Sansi, in Piazza del Mercato, nel centro storico spoletino. L’evento di prestigio è organizzato dal manager produttore Salvo Nugnes.
Tra gli illustri artisti partecipanti, Maria Petrucci porterà le sue incantevoli visioni scultoree in legno, ispirate dal mondo naturale, dall’ambientazione agreste e dall’ancestrale tradizione rurale e contadina. Inizia il suo percorso da autodidatta e poi si forma nel rinomato ambiente culturale mantovano, come pittrice e scultrice. Allestisce importanti esposizioni, in Italia e all’estero, ricevendo positivi riscontri di consenso dalla critica di settore. Nel 1991 a Toffia, fonda un museo, che porta il suo nome, dove colloca in modo permanente le sue opere, contornate da oggetti tipici della civiltà agricola. Il museo, è aperto al pubblico e sempre visitabile da parte dei numerosi turisti, che si recano nel suggestivo paese di origine medioevale. È anche autrice di poesie e di romanzi e ha elaborato un interessante volume dedicato all’affascinante storia di Toffia.
Nelle creazioni emerge un intento di recupero e valorizzazione dell’elemento di radice popolare, diametralmente opposto al filone orientato da quei movimenti di stampo avanguardista, che tendono ad applicare regole concettuali e dogmatiche standardizzate, a cui attenersi con ferrea e scrupolosa esecuzione. La Petrucci predilige, invece, l’atto creativo dettato dal moto dell’anima e dalla gestualità istintiva, generato dalla volontà di instaurare con l’osservatore un dialogo aperto e vivace, non limitandosi ad una mera esternazione di virtuose doti strumentali. Le variegate sfumature lignee permettono di innescare giochi luminosi di versatile interpretazione, dove le forme materiche assumono pieghe, torsioni e spiccata consistenza tattile, evocando uno scenario posto su un piano tridimensionale, di sublime spettacolarità. In un’atmosfera quasi primordiale, figure umane e animalesche sembrano tratte dalle pagine di un vecchio libro di fiabe rusticane, che raccontano e narrano vicende fantastiche, dove i corpi si contorcono, si stringono e si fondono armoniosi in un simbolico abbraccio, intriso di sentimento.
La Petrucci spiega “Le mie scultore sono ricavate non dai ciocchi, ma da spezzoni dei tronchi o da forcelle di rami, perché’ cerco di rappresentare la sofferenza delle creature, di mostrare volti e corpi contratti, stremati dalla fatica, fiaccati dal dolore o dalla stanchezza, per animarle e infondere energica vitalità”. E aggiunge “La fedeltà al legno, concepito come materiale di lavorazione per antonomasia, mi permette un richiamo a figure semplici, che restano molto vicine alla sagoma originaria del tronco o del ceppo. Utilizzo in prevalenza il noce, di complessa forgiatura e difficile modulazione. La mia è una lotta di sfida con la materia inerme, con la massa informe dura e corposa. Nelle sculture cerco di trasmettere una ricchezza d’immaginazione, sia nella progettazione strutturale sia nelle cromature tonali date al legno”.