Trovare un nuovo lavoro: ora l’head hunter ti aiuta, dalla revisione del CV al colloquio

Trovare un nuovo lavoro con l’aiuto dell’head hunter, dalla revisione del CV alla simulazione di colloquio

Roma, 20 giugno 2019 – I Millennials, nei primi 5 anni dopo il conseguimento della laurea cambiano,  in media, poco meno di 3 posti di lavoro. A registrarlo l’ultimo report annuale stilato da LinkedIn, il social network più usato per motivi professionali. La generazione precedente, nel primo lustro dopo la laurea, si ‘limitava’ a cambiare 1,6 posti di lavoro in media ma econdo uno studio dell’agenzia Californiana di HR Robert Half, il 64% dei lavoratori statunitensi sarebbe costituito da ‘jop hoppers’, ovvero da ‘cavallette’ che cambiano con una discreta facilità il posto di lavoro: una cifra che pare aumentata del 22% in soli 4 anni. In effetti avere il medesimo posto di lavoro fino alla pensione è ormai un ricordo, più una caratteristica del passato che ormai poche persone vogliono – o possono – ripetere.

Ne consegue dunque che la ricerca di lavoro è un’attività continua, che molto spesso non termina nel momento in cui si viene assunti da un’azienda. Attraverso LinkedIn, visitando i portali di offerte lavorative, inviando delle autocandidature, i semplici impiegati come i manager non smettono di cercare un’occupazione migliore. Accanto a tutte questi lavoratori che vogliono far fare un passo avanti alla propria carriera, inoltre, ci sono ovviamente tutte le persone alla ricerca della prima occupazione, o che magari provengono da un lungo periodo di inattività, o ancora, che sono appena state licenziate dalla ‘vecchia’ azienda. Ogni giorno, in Italia, vengono dunque inviati migliaia e migliaia di curricula, i quali spesso si concentrano su poche offerte che calamitano l’attenzione di tutti.

Non è quindi per nulla raro, per un addetto alla ricerca e alla selezione del personale, ritrovarsi a dover esaminare centinaia di curricula per trovare i migliori candidati, finendo per cestinare la maggior parte di questi per degli errori banali.

«Molto spesso delle candidature sono cestinate in pochi secondi, a causa degli errori presenti nel curriculum» spiega Carola Adami, head hunter dell’agenzia di selezione del personale Adami&Associati. «Talvolta le informazioni sono presentate in modo disordinato, altre volte sono presenti degli errori grammaticali, e altre volte ancora non vengono riportate o enfatizzate delle skills che, magari, il candidato possiede, ma che però non ha pensato di evidenziare».

Certo, per trovare una nuova occupazione soddisfacente e in tempi brevi, non basta avere un buon curriculum vitae. Come ben sanno le persone che si sono ritrovate a cercare un nuovo lavoro negli ultimi anni, è importante curare in modo ampio il proprio personal branding: gli head hunter e i recruiter esaminano infatti non solo il curriculum ricevuto, ma fanno di più, ricercando il candidato online per valutare la sua figura sui principali social network, a partire da LinkedIn.

«Per questo motivo la nostra agenzia di ricerca e di selezione del personale offre alle persone che ricercano un nuovo lavoro non solo un servizio di revisione del curriculum vitae, ma anche un servizio di rielaborazione del profilo LinkedIn, in modo da mettere in mostra le proprie doti migliori, rendendo così la propria figura più accattivante agli occhi dei potenziali datori di lavoro» spiega Carola Adami.

E non è tutti qui, in quanto, oltre a curare la presenza online e il curriculum vitae di chi è alla ricerca di una nuova occupazione, gli head hunter di Adami & Associati – forti di una lunga esperienza nel selezionare i migliori candidati attraverso dei colloqui conoscitivi – si mettono a disposizione di tutte quelle persone che vogliono migliorare le proprie performance durante i colloqui, attraverso delle simulazioni di incontro.

«Il colloquio di lavoro è un momento cruciale per chi cerca un nuovo lavoro» sottolinea Adami «e poter contare su delle simulazioni con dei professionisti dà la preziosa opportunità di individuare i propri punti di forza e di debolezza, e di gestire al meglio la prossima job interview».

 

Nuovi laureati: per fare carriera importanti le lingue e trasferirsi all’estero

Lussemburgo, 21 marzo 2019 – Il mercato del lavoro di oggi è velocissimo e sempre più dinamico, la competizione altissima e non si ragiona più con un perimetro di città o Paese, ma a livello internazionale con profili di altissimo livello, che spesso provengono da Paesi in cui il sistema universitario è più orientato al lavoro e soprattutto più veloce.

Venticinque anni fa studiare le lingue, conseguire un MBA o lavorare all’estero erano dei plus importanti, che spesso determinavano il successo professionale di una persona, oggi invece vengono considerati sottintesi, non più dei plus, ma dei requisiti essenziali.

Ad analizzare le scelte dei neolaureati, per fare carriera, Simone Masetti, Group Organization & Business Improvement Manager presso Ferrero Lussemburgo, che prova a dare dei consigli ai giovani laureandi nell’intervista che ha rilasciato per il blog di Mentors4U, organizzazione non profit che mette a contatto giovani laureandi con Mentor che supportano nell’orientamento professionale, dando vita all’ iniziativa più grande d’Europa in tema di mentoring.

La consulenza come starting point aiuta molto più di altre realtà per mettere le basi, insegnare il metodo, il problem solving e acquisire flessibilità nel ragionamento ma è bene capire sin da subito

Il più grande punto interrogativo della maggior parte dei consulenti ritengo sia se passare in azienda, ed eventualmente quale sia il momento più opportuno. A mio parere non esiste un momento perfetto per il passaggio e credo non sia più corretto considerare lo stesso come un paradigma fisso da seguire. Sono convinto, tuttavia, che esista un lasso di tempo (1-2 anni) sotto il quale si rischia di non riuscire a sfruttare il background di competenze maturate durante l’esperienza consulenziale ed oltre il quale la rivendibilità in azienda potrebbe essere compromessa da skills non specializzate, e un profilo retributivo non in linea con il mercato”.

Il futuro delle aziende italiane sembra essere incerto.

Ci sono sempre meno imprese in Italia, è vero, diminuiscono le chiusure, ma le nuove aperture non sono sufficienti per colmare il “gap” e raggiungere un segno positivo. Stando a quanto riportato dalle statistiche negli ultimi 10 anni sono state chiuse ben 165.000 imprese, e gli imprenditori artigiani, che erano considerati la spina dorsale dell’economia italiana, purtroppo sono ormai una specie in via di estinzione.

Come sottolinea Simone infatti “Il futuro delle aziende italiane non è certamente dei più rosei visto che negli ultimi 10/15 anni cinesi, arabi ed americani hanno fatto “shopping” in Italia approfittando di un Paese che non è riuscito a proteggere le aziende nostrane dalla crisi. Di esempi se ne possono fare moltissimi in differenti settori: da Pirelli acquisita da ChemChina a Indesit acquisita dal gruppo americano Whirlpool, al gruppo Italgel, che comprende i gelati Motta e Antica Gelateria del Corso, al gruppo Sanpellegrino acquisiti entrambi dal colosso Nestlè agli oli Cirio-Bertolli acquisiti da Unilever.

I gruppi LVMH e Kering che hanno fatto “man bassa” nella moda italiana, e la Piaggio dal 2014 è finita nelle mani del fondo sovrano arabo. Per non parlare di molte, molte altre che purtroppo sono passate in mani straniere.

In questo contesto è quindi importante essere consapevoli del fatto che chi vuole intraprendere una carriera in grandi aziende, eccezion fatta per liberi professionisti quali avvocati, medici e commercialisti, deve fare i conti con il fatto che è condizione necessaria traferirsi all’estero o viaggiare costantemente”, conclude il manager Masetti.

Per avere un panorama dettagliato delle possibilità di carriera per i giovani rimandiamo all’intervista completa di Mentors4U all’indirizzo internet www.mentors4u.com/it/home/blogdetail/5/simplicity_creates_focus_on_the_right_things.

 

 

Simone Masetti, manager Ferrero Lussemburgo e mentore per Mentors4U, dispensa i suoi consigli di carriera per i giovani neolaureati

 

 

 

Trovare lavoro, ecco quando serve ancora la laurea

Trovare lavoro, ecco quando serve ancora la laurea per trovare lavoro in Italia…

Milano, 21 agosto 2017 – L’Italia è un paese per laureati? La laurea serve ancora per trovare lavoro nel nostro Paese? L’anno scorso Eurostat ha analizzato il tasso occupazionale a livello europeo dei diplomati e dei laureati ed i dati della ricerca sono abbastanza negativi per l’Italia.

A guardarli bene potrebbe sembrare che nel nostro Paese il classico ‘pezzo di carta’ non conti più molto visto che nell’occupazione dei laureati condividiamo il fondo della classifica insieme a Grecia e a Cipro.

Secondo la ricerca se in Europa infatti il tasso di occupazione dei laureati più qualificati si attesta all’82,8%, in Italia si ferma appena al 61,3%.

Aleggia dunque tra i banchi delle università italiane lo spettro dei famigerati profili over-skilled, cioè sovradimensionati?

Investire 3 o 5 anni della propria vita negli studi universitari serve ancora a qualcosa o è dunque potenzialmente una perdita di tempo, oltre che di denaro?

In determinati settori è indubbio che sì, c’è una certa difficoltà nell’inserire delle figure professionali altamente specializzate, laddove le imprese non hanno un’esigenza tale da giustificarne la pronta assunzione” ha spiegato Carola Adami, fondatrice e CEO della Adami & Associati, società di selezione del personale di Milano.

“Come si diceva durante gli anni più bui della crisi, dunque, gli studi universitari, le specializzazioni e i master possono diventare in specifici casi degli ostacoli nel complesso processo di ricerca del lavoro. Ma va sottolineato che il dato generale è diverso, in quanto in Italia la laurea è ancora un valore da spendere con vantaggio sul mercato del lavoro”.

Se infatti il rapporto di Eurostat spingerebbe quasi a vedere i titoli di laurea come un ulteriore handicap per i giovani che entrano nel mondo del lavoro, i dati di Almalaurea 2017 portano a considerazioni diametralmente opposte.

Di certo quella fotografata dall’ultimo rapporto non è una situazione ottimale, ma le statistiche ci dimostrano che gli studi costituiscono ancora una marcia in più sul mercato del lavoro: tra i laureati triennali, il 68% trova un lavoro ad un anno dalla discussione della tesi, mentre il dato si alza al 71% per quanto riguarda le lauree specialistiche.

Allargando lo sguardo, poi, si scopre che nella fascia di età tra i 20 e i 64 anni i laureati sono occupati nel 78% dei casi, mentre risulta occupato solo il 65% di chi può vantare unicamente un diploma di maturità.

Insomma, lo scenario non è nero come lo si potrebbe vedere dai dati Eurostat, ma di certo i margini di miglioramento sono molto ampi.

“Sicuramente in Italia le difficoltà incontrate da molti neolaureati a trovare una prima occupazione è dettata prima di tutto dal tipico tessuto imprenditoriale italiano, costituito soprattutto da Pmi che, a differenza delle imprese più grandi, non attuano ovviamente ampie campagne di assunzioni” spiega Carola Adami, aggiungendo che “un altro fattore che pesa gravemente sulle possibilità dei laureati più specialistici è poi il ritardo italiano sul fronte dell’innovazione: sono ancora troppo flebili gli investimenti nella ricerca e nello sviluppo, e questo ovviamente rende difficile l’assunzione delle figure ad alto tasso di qualifiche”.

Come ha però voluto sottolineare Adami, difficilmente si potranno vedere dei veri e propri rialzi nei tassi di assunzione delle professionalità più specialistiche fino a quando non ci sarà un taglio consistente nei costi per l’attivazione dei contratti a tempo indeterminato.

A poter cambiare le cose dunque sono solo le istituzioni e le imprese mentre da parte loro gli studenti devono ovviamente puntare a qualifiche e a campi di studio ampiamente spendibili sul mercato del lavoro.

Le lauree in Medicina e nella professioni sanitarie restano tra le più richieste, accompagnate da oculate specializzazioni in Economia, Statistica ed Ingegneria.

 

 

Trovare lavoro in Italia, per i laureati alti e bassi nella ricerca del lavoro…

 

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Arriva “Bufala punto Eat”, il franchising italiano dello street food

Roma, 27 luglio 2016 – Si chiama Bufala Punto Eat ed è il primo innovativo progetto di street food italiano in franchising. Una catena che vuole essere un nuovo modo, destrutturato e social, per costruirsi una propria professione nell’ambito del food fresco e di qualità.

Bufala Punto Eat mette infatti a disposizione di tutti i Foodies che vogliano intraprendere questa nuova attività i freschissimi e deliziosi prodotti provenienti dal Cilento, una zona montuosa della Campania in provincia di Salerno, dichiarata Patrimonio dell’Umanità dall’Unesco, ed un allegro Ape Car personalizzato per portarli in giro per la città, proprio dove si trovano i clienti desiderosi di gustarli.

Le specialità offerte da Bufala Punto Eat, tutte provenienti dal ricco territorio del Cilento, sono sfiziosi stuzzichini con bocconcini di mozzarella, delicata bresaola, formaggio stagionato, tutti rigorosamente di bufala, accompagnati da Vini IGT e birre artigianali provenienti dalle terre del Cilento, selezionati in abbinamento ai prodotti proposti.

Dulcis in fundo, il delicatissimo yogurt di bufala con frutta fresca.

IL FRANCHISING

Ai partner, Bufala Punto Eat offre la fornitura costante dei prodotti, e la riconoscibilissima Ape Car brandizzata Bufala Punto Eat, totalmente attrezzata con: banco frigo, affettatrice, forno a microonde, e registratore completo dotato di tablet.

Ogni Ape Car avrà la propria ed esclusiva area geografica di vendita e, di conseguenza, la possibilità di aprire eventuali collaborazioni con ristoratori e commercianti.

Un’opportunità concreta per chi sogna un lavoro in piena libertà, gestendo da sè orari e impegni, stando all’aria aperta circondati da freschi e sfiziosi prodotti naturali ed ottenendo sin da subito buoni profitti.

I COSTI

Per cominciare a lavorare non c’è bisogno di impegnare ingenti somme di denaro come accade di solito per l’apertura di una qualsiasi altra nuova attività commerciale: bastano solo 5.000 euro per entrare in questo agile franchising e sperimentare così, in prima persona, se quella di Bufala Punto Eat è l’attività che fa per noi.

Per altre informazioni sull’attività si può visionare il video “How to be a franchisee” al link https://vimeo.com/165002509, si può chiamare allo 06 809 1921 o visitare i siti internet www.italyslowgood.it e www.italypuntoeat.it.

 

 

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A Roma nuovi corsi di formazione gratuiti per disoccupati

A Roma partono i nuovi corsi di formazione gratuiti per disoccupati. Un’opportunità da non perdere per chi vuole puntare su sé stesso per formarsi e trovare lavoro…

Roma, 26 ottobre 2015 – Sono 12 i corsi di formazione completamente gratuiti organizzati quest’anno da Eula Consulting  grazie ai finanziamenti del Fondo Forma.temp in partnership con alcune importanti Agenzie per il Lavoro e che hanno coinvolto oltre 200 disoccupati. Tra le diverse offerte formative corsi di cinese per il business, gestione delle risorse umane, web marketing, fundraising o per sales manager. Tutte competenze attualmente molto richieste dal mercato del lavoro.

 

I corsi realizzati fino ad oggi dalla Eulab Consulting, hanno avuto un successo straordinario. La soddisfazione dei partecipanti è del 98% e dopo solo pochi mesi, già il 44% degli allievi ha trovato un lavoro.
“Merito del nostro metodo formativo esperienziale e della straordinaria qualità dei nostri docenti” – ci dice con orgoglio Andrea Laudadio, amministratore delegato di Eulab Consulting – “ e prima della fine dell’anno, abbiamo intenzione di realizzare altri 4 percorsi gratuiti di alta formazione professionalizzanti , tutti su Roma.”

Tra le offerte formative in corso sottolineamo la prima edizione appena iniziata del corso Accoglienza e Triage Psicologico, a breve, il 5 novembre, partirà il corso per Esperto di Marketing Digitale, per il quale sono ancora aperte le iscrizioni, e seguiranno altri due corsi, Business English e Project Management, le cui edizioni precedenti hanno avuto un grandissimo successo di partecipazione e per questo giunti già alla sesta edizione”.

Eula Consulting è una start-up nata nel 2010 ma con una lunga storia alle spalle, che affonda le sue radici nella Olivetti di Ivrea dalla quale discende l’azienda che ha dato vita – tramite uno spin-off – a Eulab Consulting. Ogni anno, eroga oltre 20.000 ore di formazione e dispone di nove sedi in Italia (Roma, Bari, Campobasso, Chieti, Cosenza, Firenze, Milano, Napoli, Palermo). Quello che colpisce di Eulab Consulting è l’attenzione ai temi etici e ambientali. Le sedi sono alimentate a energia verde, sono tutti fissati con la raccolta differenziata ed è vietato l’uso di plastica e di batterie non ricaricabili. Persino il caffè dei distributori è solo quello equo e solidale.

Il motto dell’azienda è “Ci prendiamo cura del tuo futuro!” e, a oggi, si occupa del “futuro” di oltre 400 aziende clienti e ha un fatturato in costante crescita.

Per avere informazioni sulle iscrizioni ai corsi scrivere a: info@eulabconsulting.it, specificando il corso a cui si è interessati.

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