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Gli oli di Giuseppe Oliva a “Spoleto incontra Venezia”: un racconto di emozioni

Giuseppe Oliva - Spoleto incontra Venezia (2)Tra i talentuosi e rinomati artisti che partecipano alle grandi mostre di “Spoleto incontra Venezia” curata da Vittorio Sgarbi, spicca Giuseppe Oliva con i suoi splendidi oli su tela. L’esposizione, diretta dal manager Salvo Nugnes, durerà fino al 24 Ottobre 2014, presso gli storici edifici veneziani, situati nel cuore della città, Palazzo Falier e Palazzo Rota-Ivancich.

D: Per Lei l’Arte è stata una valvola di sfogo nella Sua vita?
R: Sicuramente. Dipingere per me, come per ogni artista, è sicuramente uno sfogo, un momento in cui si lasciano da parte tutti problemi, che inevitabilmente la quotidianità della vita ci riserva e ci si lascia rapire dalle emozioni, che emergono dal più profondo dell’animo. Ed è proprio quello il momento in cui la tela, come il foglio di un quaderno, diventa lo strumento su cui si materializzano le tue sensazioni più recondite e con cui si instaura un rapporto particolare, in una sorta di piacevole e ovattata solitudine. Non tanto per estraniarsi dal mondo, ma al contrario per creare un contatto più profondo ed esaltante con la realtà circostante. Solo davanti alla tela, con la mente libera e sgombra da qualsiasi pensiero, pronto a dare corpo alle mie emozioni con la voglia di comunicarle agli altri.

D: A quale corrente artistica si ispira?
R: Come ho già avuto modo di sottolineare in precedenti interviste, il movimento che mi ha sempre affascinato, e che in qualche modo ha contribuito ad affinare le mie scelte pittoriche, è stato l’impressionismo ed ancor di più l’intero movimento post-impressionista per l’uso dei colori, nonché per le modalità con cui ha saputo superare i canoni della pittura “naturalista” dando vita ad una pittura non più rivolta a riprodurre la realtà, ma ad una forma d’arte in cui inizia una sorta di comunicazione completamente diversa tra i soggetti interessati: da una parte l’artista e dall’altra lo spettatore. E’ cioè un nuovo modo di trasferire, a volte con le forme ed in alcuni casi soltanto attraversi i colori, le proprie emozioni e di divulgare il pensiero su cui si fonda la tematica dell’artista. E’ ovvio che si tratta di fascinazione di carattere generale sotto l’aspetto puramente formativo, innanzitutto perché mi ha invogliato a dipingere in un certo modo, ad ammirare e, di conseguenza, ad usare la freschezza e la purezza dei colori senza alcuna sovrapposizione. Il tutto comunque elaborato in una tecnica molto personale che non vuole paragonarsi assolutamente a nessuno in particolar modo, ma che mi ha dato la possibilità con pazienza e tanta passione di costruire il mio pensiero e di tentare di trasferirlo agli altri. Questa sorta di comunicazione con lo spettatore che osserva il quadro e che si pone nella condizione di percepire, anche in modo soggettivo, le intenzioni ed il pensiero dell’artista è l’influenza che maggiormente credo di aver ricevuto dal movimento post impressionista e quello che tuttora mi sostiene nel mio processo di maturazione ed evoluzione.

D: Qual è l’emozione più forte che le ha dato creare una Sua opera?
R: E’ una domanda a cui non è semplice rispondere: ogni opera ha una sua storia e nasce da una serie di emozioni che sono impresse, in modo irreversibile, non solo nella memoria, ma soprattutto nel tuo cuore e che, di volta in volta, emergono sollecitate da un ricordo che fa parte della tua storia e della tua vita. Ricordo l’emozione davanti alle mie prime opere in cui cominciava a delinearsi il tentativo di mettere a fuoco il particolare come parte di un tutto, ovvero un modo per cercare di esaltare il mondo circostante, nonché la realtà del tuo presente, quale elaborazione del tuo passato e proiezione verso il tuo futuro. Un modo per riflettere sul tuo essere, sulla tua vita, per esaltare le emozioni dei tuoi ricordi, non tanto per vivere il tuo presente crogiolandosi del tuo passato, ma per proiettarsi in modo sempre più costruttivo verso il futuro. Ciò detto, l’emozione più grande forse l’ho provata davanti al mio ultimo quadro, come ho avuto modo di sottolineare in una precedente intervista, e cioè “Riflessi: magia di colori”, perché a lavoro ultimato mi sono reso conto immediatamente di essere riuscito attraverso i colori, la materia e l’energia delle spatolate a rappresentare un pensiero, se non addirittura un vero e proprio concetto: quello di proporre la realtà attraverso la rappresentazione dei riflessi, con l’intento di andare “oltre”, per spingere l’osservatore a non fermarsi, stimolandolo a cercare qualcosa di nuovo e diverso scrutando meglio ed in modo più approfondito la realtà circostante. Un’opera che, per questi motivi, per me non è solo un punto di arrivo, ma sicuramente anche un vero e proprio punto di partenza su cui bisogna ancora lavorare e riflettere. I riflessi rappresentano gli occhi del mare, di un mondo che ci circonda, e come lo sguardo è considerato “lo specchio dell’anima”, i riflessi rappresentano lo specchio della realtà, ci danno il senso concreto e la misura della nostra esistenza, della nostra quotidianità. Osservare un riflesso significa cogliere l’essenza della realtà che esso rappresenta, guardare quella parte di mondo in modo profondo ed approfondito, entrare e penetrare all’interno delle sfumature più recondite, capire l’essenza di tutto ciò che ci sta di fronte, né più né meno come rimanere ammaliati e rapiti da uno sguardo, che attraverso la forza magnetica degli occhi permette di capire e scoprire la parte più nascosta di ciascun o di noi. I riflessi ci danno la capacità di andare “oltre”, di pensare “fantasticando”, rimanendo attaccati con tutte le proprie forze alla realtà, al proprio presente, consapevoli che ogni geometria cromatica che la natura ci offre altro non è che l’espressione poetica della nostra quotidianità, un modo per entrare, sempre più prepotentemente, dentro la realtà stessa e conoscerla gradualmente nei meandri più reconditi: una trasfigurazione del reale che esalta la realtà.

D: Come concepisce l’arte?
R: L’arte è senza dubbio uno strumento di comunicazione e di divulgazione di idee, concetti e cultura inserito all’interno di un contesto sociale, in grado influire concretamente ed in modo determinante sullo sviluppo e sull’evoluzione dell’intera società. Sulla base di questa considerazione l’arte non può che essere definita, a mio avviso, come il mezzo attraverso il quale da una parte l’artista cerca di dare un senso alle sue emozioni, frutto delle sue esperienze personali, traducendole in un linguaggio strettamente personale, in poche parole una sorta di messaggio, con lo scopo di proporre attraverso la sua creatività una sua interpretazione del mondo reale, e dall’altra l’osservatore, parte integrante del contesto sociale, che attraverso l’arte diventa destinatario e fruitore delle intenzioni dell’artista, e che contribuiscono alla sua crescita ed alla evoluzione della società nel suo complesso. In poche parole l’arte è sicuramente uno stimolo alla riflessione, al confronto all’innovazione, al cambiamento. Una società in cui l’arte sia presente in modo massiccio e trasversale, è sicuramente una società viva culturalmente capace di capire la propria storia, ma anche e soprattutto capace di proiettarsi meglio verso il futuro.

D: Cosa l’ha spinta a dipingere?
R: Ciò che mi ha spinto a dipingere è stata sicuramente la passione che coltivo da tanto tempo, ma che soltanto negli ultimi anni si è sviluppata non come mezzo per riprodurre la realtà, ma come strumento per entrarvi dentro in modo sempre più netto e risoluto, al fine di riprodurre sulla tela le emozioni più recondite, nel tentativo di entrare nella realtà stessa, superandola, per la mancanza di qualsiasi riferimento alla forma, ma nel contempo esaltandola sempre di più. L’emozione più bella quando si dipinge è la gioia di rappresentare le proprie emozioni più profonde, le sensazioni della tua vita a cui ti senti maggiormente affezionato, da cui difficilmente ci si può separare, fanno e faranno sempre parte ed in ogni caso del tuo essere e della tua vita. Il mare, gli azzurri, il celeste, il blu fanno parte del mio DNA, come informazioni cromatiche e sensazioni di momenti emozionali vissuti da siciliano davanti allo specchio di un mare sempre cangiante minuto dopo minuto, fantastico esempio di un divenire che ti proietta sempre e costantemente verso il futuro; o la visione di un infinito che ti dà il senso della libertà e la assoluta mancanza di ogni tipo di vincolo o costrizione; o il veleggiare delle nuvole che ti dà il senso della vita che procede comunque, pur consapevoli di andare incontro a qualche temporale. Sensazioni che accumuli e che soltanto con il trascorrere del tempo vengono fuori rievocando momenti della tua vita. Più passa il tempo e sempre di più senti l’esigenza di trasferire su una tela queste emozioni che non sono malinconici ricordi, ma vibrazioni che senti il bisogno di esternare e condividere con gli altri. E’ questo desiderio che mi ha spinto e mi spinge tutt’oggi a dipingere, come una necessità recondita di raccontare questi attimi emozionali nella speranza che l’opera nel suo complesso possa in qualche modo trasferirli di volta in volta ad ogni osservatore.

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