Analisi reputazionale di Be Media e Reputation Manager sugli studi legali italiani

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La terza edizione dell’Osservatorio semestrale sulla Web Reputation degli studi legali, effettuata da Reputation Manager e Be Media ne ha rilevato il forte ritardo rispetto a quelli stranieri, i quali utilizzano migliori strategie web.

Per quanto concerne la reputazione online, gli studi legali italiani non reggono il confronto con quelli stranieri. È quanto emerge dall’Osservatorio semestrale sulla Web Reputation degli studi legali, eseguita in esclusiva per Affari legali – Italia Oggi Sette da Reputation Manager e Be Media, aziende specializzate in analisi e ingegneria reputazionale e comunicazione online.
Le due precedenti edizioni hanno rilevato il ritardo degli studi legali italiani rispetto all’utilizzo delle potenzialità della rete, ma il gap italiano è ancora più evidente oggi, nel paragone con le law firm internazionali che operano in Italia.
Attraverso un’analisi di circa 120 mila fonti web, siti e social network, forum e notizie presenti in rete, gli studi e i professionisti del settore sono stati giudicati con un punteggio da 0 a 10, che è stato assegnato utilizzando come criteri le quattro aree di valutazione della reputazione online, ovvero sito internet aziendale, presenza enciclopedica, presenza nel web 1.0, presenza nel web 2.0.
Dal report risulta che i professionisti italiani non sfruttano adeguatamente le potenzialità offerte loro dalla vetrina del web, limitandosi perlopiù all’utilizzo del web 1.0, ovvero del proprio sito. In questo contesto è evidente lo scarto con gli stranieri, in particolare con i grandi studi legali associati americani che dispongono di siti istituzionali di grande visibilità e completezza di informazioni per gli utenti.
Il Report è stato commentato da Andrea Barchiesi, CEO di Reputation Manager, che mette l’accento sull’importanza della reputazione online nel settore M&A; prima di effettuare operazioni di fusione e acquisizione, sottolinea Barchiesi, le aziende valutano questo fattore.
Il punto di forza delle law firm straniere è un punteggio elevato nella sotto area web 1.0, unito allo sfruttamento “smart” delle potenzialità del web 2.0, ovvero, semplificando, dei social network.
Tirando le somme si rileva che gli studi italiani sono in ritardo all’interno del contesto internazionale, probabilmente per la diffusa “cultura” di affidarsi a un professionista consigliato direttamente da qualcuno piuttosto che documentarsi online, e che vengono inoltre nettamente sorpassati dagli studi stranieri operanti in Italia, che utilizzano una migliore web strategy.
Al primo posto della classifica internazionale c’è Dla Piper, con un punteggio complessivo pari a 7,7; tra gli studi nostrani, che si posizionano tutti a metà classifica, primeggiano invece Gianni Origoni Grippo Cappelli Partners, che totalizza un punteggio di 4,9 ed è il migliore per la presenza nel 2.0,e Chiomenti, lo studio con la migliore immagine nel web 1.0.
Come sottolinea Alberto Murer di Be Media, il vero tallone d’Achille italiano è però la scarsa presenza sui social professionali come LinkedIn e Slideshare, per la quale c’è ancora molto da lavorare.

Sul profilo Slideshare dell’agenzia Be Media è possibile visionare l’articolo completo sulla web reputation degli studi legali italiani.