Milano, 28 novembre 2017 – Lo smart working, ovvero il ‘lavoro intelligente’ che prevede flessibilità sul luogo e sugli orari di lavoro per i dipendenti, è già fra noi. Il Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali già dallo scorso 15 novembre ha reso possibile anche registrare gli accordi di smart working tra lavoratore e datore di lavoro direttamente online sull’apposita piattaforma online.
Sono lontani i tempi in cui parlare di lavoro agile e intelligente significava evocare strani scenari irreali, difficili da immaginare.
«Non si tratta di una moda, né di un fenomeno passeggero» ha commentato Carola Adami, fondatrice e CEO dell‘agenzia di ricerca e selezione di personale Adami & Associati. «Lo smart working è ormai una realtà, e gli stessi numeri relativi al 2017 lo dimostrano in pieno».
I numeri ai quali fa riferimento la head hunter sono quelli pubblicati recentemente dall’Osservatorio Smart Working del Politecnico di Milano, secondo i quali gli smart worker nel 2017 risultano in crescita del 14% rispetto all’anno precedente, nonché del 60% rispetto al 2013.
«L’universo degli smart worker è già una solida realtà, e gli studi ci dicono che questi lavoratori sono più produttivi e affrontano la loro quotidianità professionale con maggiore serenità» ha spiegato Adami, aggiungendo che «quello che resta da fare ora, piuttosto, è migliorare ulteriormente tutti gli strumenti atti ad assistere al meglio gli smart worker nel loro mondo digitale».
Secondo il Politecnico di Milano, se il 70% dei potenziali smart worker italiani passasse al lavoro agile, la produttività pro capite potrebbe aumentare del 15%. E questo non sarebbe un bene solo per i singoli lavoratori e per le singole imprese, ma anche per il ‘Sistema Paese’, in quanto quella produttività in più equivarrebbe a 13,5 miliardi di euro di benefici indotti per il Paese. E lo smart worker, inoltre, diminuisce gli spostamenti, inquinando di meno.
Sono del resto sempre di più le imprese italiane che aprono verso lo smart working: Generali Italia, Zurich, Enel, Bmw, Benetton, Mars Italia, Ferrero, Axa, la lista si allunga di giorno in giorno.
Si guardi per esempio all’ultima nominata, Axa: con oltre 1500 dipendenti, l’azienda ha avviato nel 2016 un progetto pilota di lavoro agile per 110 persone. Visti i risultati positivi, quest’estate gli smart worker di Axa sono diventati 800.
«Il ‘lavoro intelligente’ esiste già da diverso tempo nelle più avanzate aziende italiane, e da questo punto di vista la legge 81/17 non ha dovuto fare altro che dare una precisa veste giuridica a dei procedimenti gestionali già diffusamente in essere».
Come anticipato, il Ministero del Lavoro ha predisposto una piattaforma online per inviare il modello di accordo tra datore di lavoro e smart worker. Sono tre le comunicazioni possibili, ovvero quella relativa all’inizio del periodo di lavoro agile, quella relativa ad un’eventuale modifica e quella di annullamento, nel caso in cui il rapporto di lavoro permanga e cessi unicamente il periodo di lavoro agile.
È da sottolineare che, per accedere alla funzionalità del portale del Ministero del lavoro per la compilazione dei modelli di smart working, è necessario essere in possesso delle credenziali SPID, le quali vengono rilasciate dai gestori indicati dall’AgID, nonché delle credenziali rilasciate dal portale www.cliclavoro.gov.it da parte del relativo datore di lavoro.
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