Toscana, Versilia: Rinascono dal mare i bronzi del Tonfano

Bronzo Sud sul fondale del Tonfano ph Katia Corfini

Marina di Pietrasanta, 17 gennaio 2023 – Rinascono dal mare i bronzi del Tonfano documentati dalle immagini realizzate dai membri del Gruppo GoVersilia Gabriele Tizzani e Katia Corfini.

Nel 2022 i Bronzi di Riace hanno compiuto cinquanta anni dal ritrovamento e l’estate scorsa sono state collocate nel mare di Marina di Pietrasanta due statue in bronzo originali realizzate dalla Fonderia d’Arte Massimo Del Chiaro col patrocinio del Comune di Pietrasanta e la Regione Toscana. Non poteva mancare un padrino d’eccezione, il professor Vittorio Sgarbi e la presenza della Capitaneria di porto di Viareggio e del suo comandante Capitano di Fregata Alessandro Russo.

Le pseudo-copie sono un esperimento interessante. Perché stimolano alla conoscenza. Tizzani, Il subacqueo che ha effettuato le riprese ritiene sia stata una buona idea metterle in mare, ed, in particolar modo, in basso fondale a disposizione di tutti. Questo le rende visibili non solo a chi indossa una maschera subacquea ma anche a chi, con mare calmo, passeggia sul sovrastante pontile. L’impressione è quella di curiosare in un museo-giardino osservando una storia cristallizzata nel tempo oppure di leggere le “Storie” raccontate da Erodoto di Alicarnasso nel V sec. a.C. comodamente seduti su una panchina. Quelle storie che dal fondo del mare affiorano nella sabbia come nei ricordi.

Volto del Bronzo Nord del Tonfano sul fondale ph Katia Corfini

Se c’è una cosa che l’antica Grecia ha tramandato al popolo italico è la democrazia. Certo nessun sistema è perfetto e così era la loro come oggi è la nostra. Ma “démos” il popolo, ovvero tutti, possono veramente vedere, senza distinzione, le opere fino al 30 settembre 2023, o finché la sabbia non divenga una coperta sul loro lungo sonno. Così è l’esperimento dei Bronzi nelle acque del Tonfano, non perfetto ma un inizio interessante. I due bronzi sono stati ancorati supini ad un fondo sabbioso con blocchi di cemento e dopo circa cinque mesi risultano semi sommersi nella sabbia. Il Bronzo “Nord”, quello lato Spezia è quasi completamente sepolto a causa delle mareggiate e visto lo straordinario bel tempo durato fino a fine novembre la situazione attuale è da considerarsi la migliore possibile. Ad oggi lo sprofondamento è stimato in circa un metro dal sub. L’altro Bronzo, quello “Sud”, ovvero quello lato Viareggio, appare adagiato con le spalle direttamente sulla sabbia. Lo sprofondamento per il Bronzo Sud è da stimarsi in circa settanta centimetri. Interessante è la piastra in acciaio su cui poggiano i piedi del bronzo che risulta totalmente fuori dalla sabbia e all’interno di una buca scavata dalla risacca. Piastra che insieme agli occhi sono ricoperti da Balanidi (denti di cane) a causa della loro composizione priva di rame. Sui corpi delle statue in bronzo, il quale è composto da almeno il 70% di rame, sono presenti invece colonie di Anellidi tubicoli che evidentemente risultano meno sensibili alla tossicità del rame. Il sub stima che nei prossimi tre mesi le statue molto probabilmente verranno interamente sepolte e fa notare che un posizionamento su pali infissi nella sabbia anziché su blocchi di cemento avrebbe evitato lo sprofondamento per lungo tempo (Venezia docet). I pali infatti, come nel caso della piastra, offrono una corrente di scavo della risacca, dovuta alle onde, che rallenta il processo di insabbiamento. Ma in mare, è il mare che decide, e le variabili sono molte.

Volto del Bronzo Sud del Tonfano sul fondale ph Katia Corfini

Ad alcuni umani è stato concesso molto, come la creazione del bello. Ma c’è sempre qualcosa di imponderato nel pensiero umano, qualcosa che sfugge al suo controllo, alla sua previsione. Forse per questo a fine settembre del 2023, momento in cui gli organizzatori hanno deciso di riportare i bronzi in superficie, ci sarà bisogno di una sorbona per estrarre dalla sabbia queste due statue meravigliose. Quello che conta è che qualcosa è stato fatto per cercare di svegliare l’animo umano da quello che oggi è considerato l’oblio del futuro: l’ignoranza.

Il video che sta girando sui social è un piano sequenza di 3 minuti che ha come scopo quello di raccontare come il subacqueo ha potuto apprezzare questi bronzi pseudo-Riace. Non si tratta di copie, sono simili all’originali del V secolo a.C. sia per forma che dimensioni, ma anche differenti in molti particolari. Questo non è un film della saga di Indiana Jones. Questa è una di quelle occasioni in cui ci si rende conto che l’essere umano non solo ha avuto in dono la capacità di riconoscere il bello, ma anche di crearlo a sua immagine e somiglianza. Questa è la capacità umana di avvicinarsi all’etereo. “Trovarsi di fronte a statue semi immerse nella sabbia e colonizzate da Balanidi e Anellidi tubicoli è stato come fermare il tempo” dice Tizzani, il sub che ha girato il piano sequenza. Certo non è paragonabile a quello che Mariottini vide nel 1972 quando, nel mare di Riace, dalla sabbia affiorarono i bronzi originali ma resta comunque una festa per gli occhi.

“Ed è nell’abisso che trovo la pace, dove il tempo si ferma sul giovane viso di un bronzo antico” con queste parole ispirate dall’immersione di fronte ai bronzi ci saluta Katia Corfini di GoVersilia con un tuffo tra arte, cultura e bellezza, il motto del loro gruppo.

 

“Ed è nell’abisso

che trovo la pace

dove il tempo si ferma

sul giovane viso

di un bronzo antico”.

Cit Katia Corfini

GoVersilia un tuffo tra arte, cultura e bellezza.

Photo credits: Le immagini che ci cullano nel passato sono state realizzate dai membri di GoVersilia Gabriele Tizzani e Katia Corfini.

Contatti: Gruppo   Pagina 

Email : goversilia@gmail.com

“I Mille di Sgarbi”, a Cervia lo stato dell’arte contemporanea italiana

Mentre a Cortina d’Ampezzo è ancora in corso la II edizione de “I Mille di Sgarbi”, la III edizione ritorna a Cervia, dal 4 al 12 luglio…

Cervia, 30 giugno 2020 – Dal 4 al 12 luglio, ai Magazzini del Sale di Cervia va in scena la III edizione della mostra “I Mille di Sgarbi Lo Stato dell’Arte Contemporanea in Italia“, con una selezione di pittori, scultori e fotografi italiani ed internazionali scelti da Vittorio Sgarbi.

Mentre a Cortina, al Museo Mario Rimoldi delle Regole di Ampezzo, è ancora in corso la II edizione de I Mille di Sgarbi, la III edizione torna a Cervia per il secondo anno consecutivo, dove aveva debuttato nel 2019 grazie all’idea dei collaboratori di Vittorio Sgarbi, Sauro Moretti, suo manager e Nino Ippolito, suo capo ufficio stampa.

Un gemellaggio importante, tra due città simbolo delle mete turistiche italiane di maggior interesse internazionale: la regina delle Dolomiti e la perla della riviera romagnola, unite dall’arte per ripartire in nome di un turismo di qualità, più lento e all’insegna della cultura, sempre più al centro dell’attenzione come simbolo di un nuovo inizio.

Infatti, la collettiva contemporanea dei Mille a Cervia rappresenta una delle prime mostre ad inaugurare subito dopo i mesi di chiusura forzata, che anzi, proprio nel periodo più buio e incerto è stata progettata e voluta dai collaboratori di Sgarbi, che non hanno mai smesso di credere nell’opportunità dell’arte come simbolo della ripartenza dell’Italia.

“Se qualcosa questo virus ci ha insegnato è che l’arte ha sempre più necessità di essere vista dal vivo e che il web non può garantire le stesse emozioni di un’opera d’arte vissuta dal vivo. L’arte ha sempre la necessità di manifestarsi in spazi fisici, pubblici e privati, come luogo di incontro dove mostrare nuove idee aperte alla discussione”, scrive Vittorio Sgarbi.

Molte delle opere in mostra sono nate proprio nei mesi della chiusura, dove i pittori, gli scultori e grafici, già abituati a lavorare nel silenzio di uno studio che lascia il mondo fuori, hanno espresso le paure, le ansie, le incertezze e la rabbia di questo momento sulla materia.

E i fotografi, costretti dal distanziamento sociale a scattare muovendosi come dei ladri per le vie delle loro città, hanno ripreso scorci dove l’uomo è solo un fantasma di passaggio. Ma non solo: molte delle foto in mostra sono state scattate pochi anni o mesi prima dell’avvento del Covid-19 e relative restrizioni.

Fotografie che prima ci avrebbero raccontato poco di eccezionale ma, nel tempo breve eppur interminabile del confinamento domestico, quelle immagini ci sembrano appartenere a un passato lontanissimo, di cui non vediamo ancora il ritorno: è la normalità, quella dei bambini che giocano liberi per strada, di un mercato affollato, di persone che semplicemente vivono la vita come l’abbiamo sempre concepita e che oggi subiamo con cautela e impaccio.

E ci sono naturalmente le opere che non risentono del momento e che mantengono temi e soggetti cari all’artista che preferisce estraniarsi ed innalzarsi con visione ascetica dal tormento della cronaca.

Proprio quest’ultima e il suo impatto sull’immaginario collettivo, è la spinta alla creazione di opere che si fondano sul percepito comune del Paese, tra verità e bufale, per arrivare a farsi manifesti veri e propri dell’incertezza e sfiducia ancora in corso. Non solo riguardo al virus ma anche alle problematiche ambientali ed economiche di un sistema che non regge più, in mezzo alle strabilianti notizie quotidiane.

La mostra sarà aperta al pubblico dal 4 al 12 luglio, ogni giorno, con ingresso libero, dalle ore 19,00 alle ore 00,00.

 

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Ufficio stampa I mille di Sgarbi

Simona Cochi

Ordine Nazionale dei Giornalisti Lombardia Milano
Mobile: +39 3887787759

 

 

 

Sgarbi e il suo tributo critico a Matteo Fieno, l’artista delle donne

Secondo Vittorio Sgarbi “Fieno ha assorbito tutte le varianti espressive del post impressionismo succedutesi fra Gauguin, Cezanne, Matisse, Lautrec fino a Marlene Dumas”

Torino, 14 gennaio 2020 – Ancora una volta Vittorio Sgarbi, uno dei più noti critici d’arte italiana, uno dei più attenti osservatori di ciò che la contemporaneità artistica produce, si trova a sigillare con una personale nota critica, la pittura di Matteo Fieno, artista delle donne.

Sgarbi celebra a suo modo l’artista piemontese, regalando pensieri e suggestioni che diventano un tributo ancora prima che all’arte, alle donne stesse.

Non è la prima volta che il Prof.Sgarbi incontra Fieno: dalla selezione alla Pro Biennale, al premio Caravaggio fino alla Biennale Milano, il percorso artistico dell’artista delle donne ha già avuto modo di incrociare lo sguardo attento del critico ferrarese.

E non a caso le parole di Sgarbi sono quelle di un profondo conoscitore dell’arte di Fieno e dell’artista stesso.

Nella pittura di Fieno “c’è che quel forte bisogno di indispensabilità, di  non gratuito” che Sgarbi riconosce essere una cifra esistenziale del pittore al di là di ciò che trova espressione, o meglio “impressione” nelle sue tele.

E già, impressione. Perché è lo stesso Sgarbi a sottolinearlo, in Fieno ricorre “l’ impressione” nel raffigurare la donna in una certa maniera, in relazione alla circostanza ambientale entro cui agisce. Donne che però ci tiene a precisare Sgarbi, “non vivono di sola dimensione fisica, tanto che la carnalità non è mai straboccante anche quando le fattezze sono morbide e tondeggianti”.

E non è mai cliché. Anzi. Piuttosto che un tributo all’ideale dell“eterno femminino” secondo Sgarbi, Fieno privilegia un’immagine più vicina e reale ritraendo donne che sono con ogni evidenza donne  spiccatamente moderne, figlie dell’era industriale. E anche in questo, si riconosce l’amore per la bellezza e il mistero unico delle donne che ha fin qui caratterizzato i quadri del “pittore delle donne”.

E c’è un tema che il critico d’arte vuole affermare assieme agli altri. Quella di Fieno è arte pura, capace di essere un linguaggio mai univoco nella lettura che se ne può dare al punto che, a proposito delle didascalie con le quali il pittore è solito accompagnare le sue opere, appare sorprendente rendersi conto di quanto quegli spunti e quegli intenti possano essere ininfluenti ai fini della nostra percezione delle opere.

E di questo scambio reciproco di sensazioni e immagini, Sgarbi ne è fortemente convinto, tanto che, pur riconoscendo a Fieno la capacità di rappresentare la donna come poche artiste saprebbero fare, riconosce anche che quelle donne diventano “le nostre donne”, di chi le guarda.

Sarà perché le pose delle donne di Fieno sono pose ordinarie capaci di donare agli occhi molto più di quanto si creda, perché “meno materia pittorica differenziata si offre alla vista più si è liberi”. Liberi di intrecciare le proprie esistenze, le proprie esperienze con quelle delle donne che si hanno davanti. Liberi di immaginare e di concentrarsi in modo esclusivo sulle donne.

E in tutto questo, nella sua pittura, nel suo modo unico di dare vita alla donna sulle proprie tele, Fieno esprime non solo un gesto artistico – apparentemente tanto semplice quanto in realtà potente – ma anche un gesto di generosità estrema: avere avuto l’esperienza di essere espropriati delle proprie invenzioni mediante la soggettività altrui che, in poche parole, spiega Sgarbi, significa “essere riusciti ad aprirsi alle menti e agli occhi degli altri invece di tenerle relegate entro i confini ristretti del proprio io”.

Ed è in questa trasposizione di ruoli che l’esperienza artistica accomuna il pittore e i suoi interpreti, per raggiungere un momento in cui quelle donne sembrano essere nate addirittura dalla mano di chi guarda, spogliando il pittore del suo ruolo di semplice autore, per farlo diventare una parte della sua stessa arte.

La critica del Prof. Vittorio Sgarbi a Matteo Fieno, “il pittore delle donne”

 

Colony
Ballett Soldier, in mostra alla Biennale Milano
Nugnes, Sgarbi e Fieno

Spoleto Arte: il premio firmato Sgarbi va all’artista piemontese Matteo Fieno

Assegnato il premio speciale Milano Art Gallery al giovane artista figurativo piemontese Matteo Fieno

Spoleto, 23 luglio 2019 , 23 luglio 2019 – Il 22 luglio, all’interno della kermesse artistica umbra della mostra internazionale Spoleto Arte, nei prestigiosi saloni di Palazzo Leti Sansi è stato assegnato il Premio Speciale Milano Art Gallery.

La giuria artistica, composta dal direttore di Milano Art Gallery, nonché presidente di Spoleto Arte, Salvo Nugnes, dal prof. Vittorio Sgarbi, e dal sociologo Francesco Alberoni, ha assegnato all’artista piemontese Matteo Fieno il  Premio Milano Art gallery.

Un premio molto noto fra gli artisti emergenti perché è un riconoscimento fortemente voluto dalla prestigiosa galleria d’arte milanese, che conferma il suo impegno e il suo sostegno artistico ai nuovi talenti.

Il premio, oltre al suo valore intrinseco, permetterà al pittore emergente Matteo Fieno, già conosciuto come il pittore delle donne, di esporre numerose sue opere dedicate alla figura femminile nei prestigiosi spazi della celebre galleria. In questa location d’eccezione hanno trovato nel tempo un loro luogo d’elezione numerosi artisti, che l’hanno trasformata non solo in uno spazio espositivo molto ambito, ma anche in un luogo di alto confronto culturale.

Proprio il prof. Sgarbi si era reso autore di un riconoscimento del talento artistico di Fieno in occasione della Pro Biennale di Venezia, quando consegnò a Fieno l’ambito Premio Caravaggio.

Davvero significativo poi anche che la consegna del riconoscimento a Fieno abbia preceduto, nella stessa serata del 22 luglio, la cerimonia di consegna del premio dedicato alla memoria della nota e compianta astrofisica Margherita Hack, andato quest’anno per la sezione giornalismo al noto conduttore di La7 Massimo Giletti.

Un legame simbolico quello di Matteo Fieno con Margherita Hack, perché il giovane pittore si è reso celebre per le sue opere rivolte esclusivamente al mondo femminile e alla sua valorizzazione in chiave artistica.

Una valorizzazione che non trascura mai di mettere in risalto tutti quei dettagli utili a raccontare la donna in ogni suo aspetto quotidiano:

“Ogni corpo che sia svelato nella sua nudità o che manifesti la propria fisicità in una tenuta intima, glamour o fitness,  porta con sé la possibilità di immaginare la veste dell’animo a cui appartiene, di intravvedere la verità delle sue imperfezioni, di avvicinarsi al mistero” ha detto Fieno .

Un messaggio di attenzione alla forza e alla profondità del mondo femminile che sarebbe stato molto caro a chi, come Margherita Hack, ha costruito un’intera esistenza sul proprio impegno e il proprio lavoro al servizio della scienza.

Non va infatti trascurata la risonanza del contesto culturale in cui si è tenuta la consegna del  premio Milano Art Gallery 2019.

La mostra internazionale Spoleto Arte curata da Vittorio Sgarbi in cui Fieno ha avuto l’opportunità di esporre sei delle sue opere, è infatti una vetrina culturale che da anni racchiude i nomi più noti della cultura e dello spettacolo e che oltre ad Alberoni e Sgarbi, ha portato nella cittadina umbra nomi simbolo della creatività italiana come la stilista Anna Fendi o del mondo dello spettacolo come la cantante attrice Serena Autieri.

Il giovane pittore di Alba, reduce di un eccezionale incontro artistico nelle scorse settimane con il gruppo de Il Volo, con questo secondo prestigioso premio si conferma uno dei pittori italiani del momento.

 

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Ufficio Stampa Matteo Fieno – artista figurativo

www.matteofieno.it

 

 

 

 

Nugnes, Sgarbi e Fieno

 

Kaiser, nudo femminile ad acquerello di Matteo Fieno

 

A Spoleto Arte di Vittorio Sgarbi “l’artista delle donne” Matteo Fieno

A Spoleto Arte di Sgarbi il vincitore del Premio Caravaggio l’artista piemontese, di Alba, Matteo Fieno

Spoleto, 26 giugno 2019 – Nell’ambito della mostra internazionale d’arte “Spoleto Arte”, curata da Vittorio Sgarbi, che si terrà dal 29 giugno al 22 luglio prossimi, verranno esposte in via eccezionale 6 opere di colui che viene definito da alcuni “l’artista delle donne”, ovvero Matteo Fieno.

Una definizione particolare per il vincitore del Premio Caravaggio della Pro Biennale 2019, presentata dallo stesso Sgarbi, che deriva dai suoi quadri visto che hanno spesso come protagoniste le donne. 

Figure femminili dalle movenze aggraziate, che non nascondono mai i loro difettiUna vera e propria celebrazione delle donne che amano se stesse, con tutti i loro pregi e difetti.

Una celebrazione della donna vera, senza infingimenti, e senza nascondere nulla, raccontata anche dai piedi stanchi e rovinati di una ballerina ad esempio, per parlare della sua vera identità, e del suo vero vissuto.

Perché dietro ogni quadro di Matteo Fieno (www.matteofieno.it), piemontese di Alba (Cuneo), vi è un preciso personaggio, con una sua atmosfera, e una sua storia, che parte già dal titolo della stessa opera. E perché “life is now”, la vita è ora, e per questo bisogna cogliere l’attimo fuggente in ogni cosa.

Fieno per le sue opere si ispira al tardo ‘800, inizi del ‘900, e a artisti come Modigliani e Degas, che dipingeva le ballerine che si misurano con se stesse, e con la fisicità estrema. Un soggetto preferito proprio dallo stesso Fieno.

Un artista che ha un suo stile unico, senza stili a mo’ di marchi di fabbrica come tanti artisti moderni cercano di creare, anche se le sue opere si riconoscono dai suoi soggetti e dal modo inconfondibile con cui le ritrae.

“Ogni corpo, che sia svelato nella sua nudità o che manifesti la propria fisicità in una tenuta intima, glamour o fitness,  porta con sé la possibilità di immaginare la veste dell’animo a cui appartiene, di intravvedere la verità delle sue imperfezioni, di avvicinarsi al mistero che sta all’ origine della vita, lo stesso che riscontro ogni giorno anche nella dimensione agreste” dice l’artista nel suo statement.

E poi ancora:

“Nell’ affrontare i tratti essenziali dei miei personaggi, annullo le distanze tra me e loro fino a immedesimare me stesso in quei corpi, isolando un frammento di storia in comune che li rende pubblicamente credibili e fruibili in un diario collettivo di consapevolezza umana, reso attraverso la grazia e il non detto dell’universo femminile, da cui ciascuno può così attingere per costruire una nuova narrazione propria” conclude Matteo Fieno.

Per approfondimenti sull’artista e le sue opere consigliamo il sito internet www.matteofieno.it.

“3,2,1, GO!” – Tecnica mista su carta, 30×42 cm, Pezzo unico – anno 2019
“Empty” – Olio su tela, 100×100 cm, Pezzo unico – anno 2018

 

 

 

 

“Insider” – Acquerello su carta, 35×51 cm, Pezzo unico – anno 2018. Opera esposta alla mostra “Animus et Anima” presso il complesso di San Severo al Pendino, Napoli
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Contatti Stampa:
matteofieno@gmail.com

Genova, alla mostra sui Fiamminghi scambi culturali tra Genova e Sorrento

Il direttore del Premio Penisola Sorrentina Mario Esposito, in visita ufficiale a Genova per la mostra “Van Dyck e i suoi amici: Fiamminghi a Genova 1600-1640” ospitata al Palazzo Meridiana, ha incontrato Davide e Caterina Viziano per rinnovare il patto di scambio culturale tra le due regioni.

Genova, 14 febbraio 2018 –  Dopo i lavori ed i contatti avviati alla Bit, la Borsa Internazionale del Turismo di Milano 2018 e il Premio nazionale “Penisola Sorrentina Arturo Esposito” fanno tappa a Genova.  Il direttore artistico della kermesse culturale di rilevanza nazionale, Mario Esposito, ha incontrato Davide e Caterina Viziano in occasione della sua visita ufficiale alla mostra “Van Dyck e i suoi amici: Fiamminghi a Genova 1600-1640” ospitata al Palazzo della Meridiana, uno dei Palazzi dei Rolli, sito Unesco di interesse per l’umanità.

Si rinnova così anche per il 2018 un patto di scambio culturale, avviato già da qualche anno tra la Campania e la Liguria attraverso le città di Genova e Sorrento, che ha visto lo scorso anno anche il coinvolgimento del Governatore della Liguria Giovanni Toti.

“Sono rimasto straordinariamente colpito dall’ importantissima mostra di rilievo internazionale “Van Dyck e i suoi amici”, curata da Anna Orlando ed organizzata da Davide e Caterina Viziano, che ringrazio per l’invito. Dopo quella di Rubens, la figura del pittore di Anversa è senza dubbio una delle più significative per il rapporto con Genova e per i particolari accordi di accostamento del  colore. Palazzo della Meridiana, mettendo in mostra opere e documenti provenienti non solo da musei pubblici, archivi di Stato, Gallerie nazionali ma anche da collezioni private nobiliari, conferma di essere un vero grande attrattore turistico, capace di far conoscere alla comunità degli addetti ai lavori e ai visitatori che arrivano a Genova da tutto il mondo alcuni autentici capolavori nascosti del italiano e non solo”, racconta il direttore del Premio “Penisola Sorrentina.

La mostra, che sarà ospitata al Palazzo della Meridiana fino al mese di giugno e che sta riscuotendo da subito un enorme successo, vuole raccontare una straordinaria e unica stagione pittorica per l’Europa.

Genova è crogiuolo di culture, emporio commerciale ma anche artistico, effervescente propulsore di bellezza.

Cinquanta le opere esposte, provenienti dai più importanti musei  italiani e collezioni private. Dopo un video iniziale, il percorso espositivo è suddiviso in quattro sezioni: “La colonia dei pittori fiamminghi in città”, “Maestri e allievi. Gli atelier fiammingo-genovesi”, “Van Dyck e l’arte del ritratto” e “Van Dyck e il sacro”.

Dipinti e disegni esemplificano al meglio la nascita di una nuova pittura che non nasce solo su committenza, ma anche al nuovo libero mercato artistico. Sono presenti anche gli artisti giunti a Genova prima di Van Dyck – come Jan Wildens di passaggio alla metà degli anni Dieci- o quelli che vi arrivano nei suoi stessi anni, come Vincenzo Malò, anch’egli allievo di Rubens, che vi approda alla metà degli anni Venti.

Tra le opere a soggetto sacro di Van Dyck in mostra alla Meridiana  si segnalano “Il Crocefisso” del Museo di Palazzo Reale e lo straordinario prestito della “Sacra Famiglia con sant’Elisabetta e San Giovannino” dalla Galleria Sabauda di Torino.

“Con la visita a Genova alla mostra di Van Dyck e i suoi amici da parte di Mario Esposito si è rinsaldata l’amicizia fra Palazzo della Meridiana e la Penisola Sorrentinaha commentato il presidente del Palazzo Meridiana Davide Viziano.

 

Vittorio Sgarbi durante la visita alla mostra

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

L’organizzatrice della mostra “Van Dyck e i suoi amici” Caterina Viziano

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Tra le opere in mostra anche lo straordinario prestito della “Sacra Famiglia con sant’Elisabetta e San Giovannino” dalla Galleria Sabauda di Torino.

 

 

Tra Montecitorio e Villa Fondi costumi e rarità del ‘700 napoletano

NAPOLI, 19 DICEMBRE 2017 – Il Comune di Piano di Sorrento valorizza le tradizioni natalizie ed il ‘700 napoletano. Lo storico complesso di Villa Fondi de Sangro, sede del Museo archeologico della Penisola Sorrentina, ospiterà infatti fino al 12 gennaio una mostra presepiale di Giuseppe Ercolano, sapiente artigiano che Vittorio Sgarbi ha definito “maestro della memoria”. Nelle stesse date l’artista esporrà anche alla Galleria dei Presidenti  della Camera dei Deputati.

Scandagli di tradizione, presepi come rappresentazione della vita, di un fare artistico ed artigianale che affondano le proprie radici nel settecento e anche più su.

Punta tutto sulla tradizione la sessione “Christmas Time” del grande progetto “Premio Penisola Sorrentina Arturo Esposito”®, la kermesse di rilievo nazionale inserita nel cartello dei grandi eventi della Regione Campania finanziata con fondi POC e patrocinata, per l’alto valore culturale, dal Senato della Repubblica e dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri.

Tra Montecitorio a Roma e Villa Fondi a Piano di Sorrento, l’artista Giuseppe Ercolano mette in scena la tradizione del presepe.

Fino al 12 gennaio sarà possibile ammirare in esposizione, presso la Galleria dei Presidenti della Camera dei Deputati,  la “Natività”, creata dal maestro artigiano originario di Meta di Sorrento. In contemporanea il complesso storico di Villa de Sangro Fondi di Piano di Sorrento ospiterà una sua mostra.

Una iniziativa voluta e coordinata da Carlo Pepe, funzionario responsabile del settore cultura e responsabile unico del progetto “Premio Penisola Sorrentina Arturo Esposito”®.

“Siamo felici – spiega Carlo Pepe – di aver inserito all’interno di questo prestigioso cartello progettuale finanziato dalla Regione Campania alcuni momenti legati alla tradizione e legati dal titolo programmatico “Napul è”. Dopo un evento di rilievo nazionale firmato da Mario Esposito, che ha portato a Piano di Sorrento ospiti del calibro di Giancarlo Magalli, Lino Guanciale, Barbara De Rossi, Eugenio Bennato, è ora la Penisola Sorrentina ad essere protagonista di questo Premio attraverso delle iniziative collaterali che accompagnano la Città in un periodo importantissimo come il Natale. Giuseppe Ercolano è un artigiano apprezzato in tutta Italia che Vittorio Sgarbi, invitato a Piano di Sorrento qualche anno fa proprio per un laboratorio del Premio Penisola Sorrentina, ebbe a definire un “maestro della memoria”.  Insieme con il Sindaco Vincenzo Iaccarino , l’Assessore Carmela Cilento e il Consigliere delegato al marketing territoriale Marco D’Esposito abbiamo inteso raccontare la magia della Natività e della nostra terra attraverso l’abile fattura di un lavoro artigianale”.

L’opera del maestro Ercolano, visitabile fino al 12 gennaio, sarà successivamente acquisita al patrimonio dell’ente.  Da guardare assolutamente con attenzione e curiosità i pastori esposti nell’antica serra di Villa Fondi, ricchi nobili e tipici mandriani, dolci figure angeliche e caratteristici personaggi del corteo orientale, plasmati con la creta sempre nel rispetto della tradizione.

“Plasmare la creta così armoniosamente perfetta non è semplice arte presepiale. È gioia, comunicazione, luce, amore”, dichiara a proposito un’icona della tradizione napoletana come Peppe Barra.

E nel segno della tradizione, accanto al Presepe di Ercolano, altri due saranno gli appuntamenti  cardine che campeggiano nel programma natalizio proposto dall’Assessorato al Turismo e alla Cultura:  “La Cantata dei Pastori”  a cura dell’associazione A Zeza e lo spettacolo de ‘La Canzone de Lo Capo d’anno‘.

“La Cantata dei Pastori – commenta il responsabile unico di progetto Carlo Pepe–  è un emblema del Natale noto a tutti che ogni anno valorizziamo ed offriamo all’attenzione delle giovani generazioni.  Una rarità è invece la tradizionale “Canzone de lo Capo d’anno”, una stornellata augurale composta a Piano di Sorrento (detta Carotto) per il primo gennaio del 1700. Strimpellatori, cantori avvinazzati, donne, indovini e poeti coinvolgono anche i più restii, i più seriosi a una coralità di nenia popolare che si ripete come una cantilena senza fine. Dobbiamo a Gaetano Amalfi studioso e ricercatore degli usi e costumi del nostro territorio se questa tradizione è pervenuta sino a noi”.

Piano di Sorrento celebra quindi le sue radici.

Radici di terra e di mare, eternamente sospese tra la voglia di rinnovarsi, le attese, le paure e le speranze del presente che ci tormenta, ci coccola e ci rende felici“, afferma Mario Esposito direttore generale del progetto.

 

 

Un dettaglio del presepe ambientato al borgo marinaro di Piano di Sorrento.

Opera shock dell’artista Lady Be: la Marilyn morta contro il femminicidio

Milano, 21 giugno 2017 – “Marilyn 05.10.62” è il titolo della nuova opera dell’artista Lady Be; un volto decadente, emaciato, cadaverico, dilaniato dai segni rossastri dell’avvelenamento, labbra rosse semiaperte nel tentativo di immortalare l’ultimo sospiro, occhi chiusi, pesantemente truccati di ombretto blu, capelli biondi invasi da teschi nelle curve verdastre dei riccioli.

Non si fa fatica a capire che si tratta di una rappresentazione alquanto originale di Marilyn Monroe: il viso della diva nel giorno del ritrovamento del suo cadavere.

L’opera verrà presentata per la prima volta ad Albenga (SV) alla mostra personale dell’artista Lady Be a Palazzo Oddo. Patrocinata dal Comune di Albenga e dalla Fondazione Gian Maria Oddi, l’esposizione verrà inaugurata sabato 15 luglio alle ore 17:00 e sarà intitolata “Volti di Plastica: Il Mosaico ai giorni nostri”, titolo che da il nome anche al catalogo delle opere in mostra, con presentazione critica a cura di Vittorio Sgarbi.

“E’ indubbio: da un punto di vista strettamente tecnico, la giovane Letizia Lanzarotti, in arte, Lady Be, ci sa fare (…)si impiegano materiali di scarto, da consumismo industriale, per riscattarli artisticamente (…) per ottenere, dalla meticolosa, maniacale giustapposizione dei componenti, delle sorprendenti figurazioni”. (Vittorio Sgarbi)

Il catalogo sarà in vendita durante tutta la durata dell’esposizione, dal 15 al 22 luglio, presso Palazzo Oddo.

L’opera che raffigura la “Marilyn Morta” è stata scelta per la copertina, proprio per l’importante messaggio sociale contro il femminicidio e per il forte impatto che l’opera crea su ogni tipo di pubblico.

Si stima che Marilyn sia la donna che, per più volte nel corso degli ultimi anni, è stata rappresentata pittoricamente in tutto il mondo; migliaia di artisti di professione, ma anche pittori e scultori minori, stilisti, gioiellieri e chiunque abbia a che fare con le arti visive rappresentano Marilyn, ognuno a modo suo.

Nessuno, però, aveva mai pensato di rappresentarla nel momento della morte.

Questo grido arriva proprio dall’artista che “dipinge” con la plastica. Infatti, Lady Be è prevalentemente conosciuta per la tecnica di sua invenzione, che prevede l’assemblaggio di oggetti di plastica di recupero: giocattoli, penne, bottoni, tappi, bigiotteria e altri oggetti che tutti utilizziamo ogni giorno. La tecnica è stata denominata Mosaico Contemporaneo o anche Mosaico 2.0, “il mosaico dei giorni nostri”, e la caratteristica è che ogni oggetto utilizzato è del suo colore originale; gli oggetti non vengono mai ridipinti.

Proprio grazie a questa tecnica se ci si avvicina all’opera “Marilyn 05.10.62” si possono notare particolari inquietanti che la completano e la arricchiscono: numerosi teschi, volti mostruosi di alcuni giocattoli, rettili e animali inquietanti, l’agghiacciante numero 62, data della morte, su una pallina del bingo, e naturalmente non mancano i volti tagliati di Barbie e altre bambole a rimarcare  il messaggio contro il femminicidio.

Lady Be aveva già lavorato sul tema contro la violenza sulle donne realizzando la fortunata serie delle Barbie Tumefatte, 7 di loro saranno esposte nella mostra di Albenga, con altre 60 opere dell’artista.

Un’imperdibile mostra nella quale l’artista espone le più interessanti opere da lei realizzate dal 2010 al 2017, e nella quale è possibile vedere l’evoluzione in 7 anni del “Mosaico Contemporaneo” e degli oggetti di plastica usati per comporlo, e scoprire i ritratti delle più famose celebrità realizzati con questa tecnica: Marilyn Monroe, Elvis Presley, i Beatles, Bob Marley, Madonna, Salvator Dalì, Picasso, Frida Kahlo, Mozart, e tanti altri soggetti appartenenti al mondo del cinema, della musica, dell’arte ma anche al mondo dei fumetti e della letteratura.

 

Orari della Mostra “Volti di Plastica: Il Mosaico ai Giorni Nostri:

Palazzo Oddo, via Roma 58, Albenga (SV)

15-22 luglio 2017 (unico giorno di chiusura lunedì 17 luglio)

mattina 9.30 – 12:30

pomeriggio 15:30 -18:00

Inaugurazione: Sabato 15 luglio ore 17:00

Ingresso libero – Catalogo della Mostra in vendita presso la stessa sede

 

2017 oggetti e resina su tavola cm 80 x 80

Salviamo il leopardo asiatico: la lotta di una famosa artista

Roseto degli Abruzzi, 3 aprile 2017 – I gatti Bengala sono dei piccoli leopardi domestici dal manto super wild e selvaggio, e l’associazione Khoomfay lotta per la loro salvaguardia.

Questi gatti nascondono un carattere straordinariamente buono e dolce, sono ibridi, ottenuti incrociando un normale gatto domestico, con un piccolo leopardo che si trova per lo più nelle foreste dell’Asia meridionale.

Assomigliano, anche se non appartengono alla stessa famiglia felidae, al famoso gatto Baboo dell’artista Salvador Dalì, artista spagnolo famoso per i suoi lunghi baffi girati all’insù. Lui amava accompagnarsi nei famosi salotti perbene, col suo amico felino diventato famoso in tutto il mondo.

E chi se non un artista, poteva scoprire questa rara e pregiata razza di gatti, nata in America mezzo secolo fa?

Lei si chiama Tonietto Luisa Albachiara, famosa artista concettuale e riconosciuta restauratrice. Eclettica e singolare, conosciuta e definita in Giappone come “La Tessitrice di Anime” , per la sua particolare tecnica pittorica e per la sua sensibilità che oltrepassa la materia per inoltrarsi in quel mondo impalpabile che solo pochi artisti riescono a raggiungere, l’anima della gente.

Schiva e felina nel suo modo di fare, tipico degli artisti, Albachiara non trova confini nella sua vita, e quando incontra qualcosa che la affascina, si lascia trasportare dalle emozioni e dagli eventi.

Esattamente quello che le è accaduto in un viaggio di lavoro nel Caucaso, quando, impegnata nel restauro di alcune chiese di proprietà di una famiglia reale, si trovò faccia a faccia con un leopardo asiatico.

L’artista descrive il suo incontro come uno dei momenti più affascinanti e dirompenti della sua vita.

Una scena che si può immaginare solo in un film. Una piccola chiesa bizantina immersa in una foresta, un’ artista impegnata nel recupero di un affresco antico, e un piccolo felino maculato che spunta dalla finestra con un cucciolo in bocca.

Da questo magico momento, l’artista veneta inizia ad interessarsi a questa razza felina molto rara e quasi in via di estinzione, fino a scoprire che da questo gattone selvatico, si ottiene una splendida razza ibrida di gatti, riconosciuta e legale.

Inutile raccontarvi che dopo pochissimo tempo, a casa dell’artista arrivò una coppia di gatti bengala provenienti dall’America.

Sono passati vent’anni e l’allevatrice-artista seleziona gatti bengala ottenendo risultati a dir poco incredibili.

Siamo stati a trovarla in Abruzzo dove da poco tempo ha acquistato una proprietà immersa all’interno della riserva naturale del Borsacchio, dove sta ricreando una nuova oasi per i suoi felini.

Da poco ritornata da un recente viaggio a Singapore, nell’estrema punta meridionale della penisola Malese, Tonietto Luisa Albachiara, risulta tra i massimi esperti italiani che studiano la vita del piccolo felino chiamato Leopardo Asiatico e dei suoi discendenti ibridi, cioè i gatti bengala.

La poliedrica Albachiara oltre ad essere impegnata nella selezione della razza del gatto bengala, si occupa da molti anni della difesa dei piccoli felini selvatici come il leopardo asiatico.

Ci racconta dei suoi viaggi nei paesi dove il rischio di estinzione di questo leopardo è altissimo, come la Malesia e anche nel piccolo stato di Singapore. Qui il bracconaggio e del disboscamento delle foreste stanno mettendo a serio rischio le popolazioni feline locali.

Il gatto leopardo è di dimensioni simili a un gatto domestico ed è un predatore, caccia piccoli animali come ratti, lucertole e uccelli ed in questo paese si stanno sviluppando aree per proteggere la biodiversità di questi luoghi unici al mondo.

Tonietto Luisa collabora con un gruppo di naturalisti ed esperti che studiano la vita del leopardo asiatico all’interno della Sungei Buloh Wetland Reserve, una riserva naturale che si estende per 350 ettari distribuiti tra foreste,  paludi e mangrovie.

In questa riserva è possibile ammirare il piccolo leopardo asiatico nel suo habitat naturale. E qui esiste un centro veterinario e riabilitativo gestito e sostenuto dall’Associazione Khoomfay” ci racconta l’artista.

Il Centro Paya Simpanan raccoglie ogni giorno piccoli felini selvatici recuperati dalle forze di polizia locale specializzate nella lotta contro i bracconieri e portati al centro per essere reintrodotti nella Riserva.

Le pellicce del leopardo asiatico sono molto richieste in tutto il mondo e vengono facilmente commerciate come pellicce di gatto, eludendo controlli e arrivando nei mercati d’oltre oceano contese da stilisti e produttori di abbigliamento.

Il bracconaggio spesso è l unica fonte di sostentamento per moltissime famiglie molto povere di queste aree del mondo, e il lavoro di sensibilizzazione è molto difficile”, spiega l’artista veneta.

L’ Associazione Khoomfay nel 2016 ha sostenuto un progetto di studio sul Leopardo Asiatico: lo scopo era  quello di capire quanto la drastica diminuzione delle foreste stia modificando l’habitat del Leopardo Asiatico nelle zone della penisola Malese e quanto stia aumentando il rischio di estinzione.

Abbiamo scoperto che il leopardo asiatico si sta piano piano spostando dalle aree interne delle foreste, verso le piantagioni di palma da olio” spiega Tonietto Luisa Albachiara.

Le foreste di quest’area del mondo vengono spesso  incendiate per creare nuove  coltivazioni di palma che rappresentano una tra le prime colture del paese, e le conseguenze sono disastrose.

Questo piccolo felino  nelle foreste, cioè nel suo habitat naturale, conduce una vita notturna e si nutre prevalentemente di uccelli, insetti e lucertole.

La distruzione delle foreste lo ha indotto a spostarsi verso le piantagioni di palma da olio dove la fauna è molto diversa da quella che popola le foreste.

Il leopardo asiatico si è quindi adattato a cacciare di giorno e non più di notte,  e a nutrirsi dei numerosi topi e ratti che popolano queste piantagioni.

Nonostante questo felino rientri nella fascia di animali a serio rischio di estinzione anche nella penisola malese, con questo studio ci ha dimostrato che il suo spirito di adattamento potrà scongiurare, almeno a breve termine, di raggiungere il livello rosso di pericolo estinzione.

Questa ricerca è stata  molto importante per studiare l’Alc e per censire questi felini che sono stati quantificati in 89,4 individui ogni 100 chilometri quadrati, un dato molto importante mai catalogato prima d’ora.

Sono molto soddisfatta che i nostri sforzi come Associazione abbiano potuto aiutare questi esperti studiosi a documentare la vita di questo meraviglioso felino poco conosciuto, se non per la sua morbida pelliccia” continua Tonietto Luisa Albachiara.

Siamo una piccola Associazione, che esiste grazie alle proprie forze, ma nel suo piccolo riesce a sostenere tanti piccoli progetti locali che in questi paesi asiatici. Ci battiamo per mettere in salvo le biodiversità e le specie in via di estinzione come il Prionailurus Bengalensis, il progenitore del gatto bengala.

Dobbiamo lottare per salvare ogni specie che si trova sulla terra, è un nostro obbligo morale, perchè tutte queste meraviglie che abbiamo avuto la gioia di vedere noi, le possano vedere anche le generazioni future” conclude la paladina dei felini.

Artista nel cuore, e artista nell’anima.

 

Per saperne di più sui gatti bengala consigliamo il blog www.ilgattobengala.it/blog ed il sito internet www.allevamentogattibengala.it.

 

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Gatto Bengala

 

 

Le opere dell’artista Manuela Mollwitz al Swiss Beauty Expo 2017

Lugano, 3 febbraio 2017 – È Manuela Mollwitz, artista internazionale, la creatrice delle opere al centro della premiazione dei contest dell’edizione 2017 di Swiss Beauty Expo. Durante l’importante fiera a Lugano è stata allestita una sua personale con gli ultimi dipinti e sculture che hanno adornato lo spazio VIP dedicato al centro della fiera, che voleva essere anche un omaggio importante alla città in cui vive.

Le opere presenti in fiera, così come i trofei realizzati appositamente per l’occasione, raccontano a pieno l’arte di Manuela Mollwitz. Si collocano, per il loro stile figurativo realistico ed i tagli dell’immagine raffigurata, nell’interpretazione di una donna che si spinge oltre il proprio limite, attraverso la conquista personale e visionaria degli ambienti intorno a lei.

Ad inizio marzo Manuela esporrà nella svizzera interna, seguita da una serie di esposizioni sul territorio nazionale ed estero. Le date saranno comunicate a breve.

L’artista, nata nel 1964 in Germania, nutre e perfeziona sin dall’infanzia la sua passione per il disegno e le arti; negli anni 80 si trasferisce ad Amburgo, ottiene la maturità in pedagogia e segue una formazione in fotografia; nel 1986 approda a Milano dove acquisisce diverse esperienze nel campo della moda e dell’imprenditoria.

Conclude la sua formazione artistica nel 2000 col diploma in pittura all’Accademia di Brera e successivamente con una serie di corsi di scultura presso le fonderie artistiche in Ticino.

Oggi vive e lavora a Lugano, dove partecipa ad esposizioni nazionali ed internazionali.

Per visionare i avori dell’artista visitare il sito internet www.manuelamollwitz.com.

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MANUELA MOLLWITZ

 

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