Migliorare il curriculum in vista della ripresa: ti aiuta l’head hunter

Milano, 1 maggio 2020 – In vista della ripresa lavorativa delle aziende, prevista dalla Fase 2 dell’emergenza sanitaria in corso, è il momento giusto per rinfrescare il curriculum, in modo da farsi trovare pronti dalle imprse in cerca di nuove figure lavorative. Il problema molto diffuso, evidenziato da tutti gli Head Hunter è che la stragrande maggioranza dei curriculum  non sono compilati in modo corretto e vengono scartati già dalle fasi iniziali.

A risolvere questo problema alcune delle stesse agenzie di selezione del personale, che offrono servizi specifici.

Come le sessioni individuali scontate per correggere e ottimizzare i curricula, proposte dell’agenzia di selezione del personale Adami & Associati, che prevede un picco di ricevimento di curriculum nelle prossime settimane.

Ad oggi è ancora presto per stimare quanti e quali saranno gli effetti del Coronavirus sul mercato del lavoro ma negli ultimi giorni qualcuno ha provato a fare delle stime. Come per esempio l’assessore regionale al Lavoro, Vincenzo Colla, che per quanto riguarda l’Emilia Romagna ha spiegato che «se il lockdown andrà avanti ancora per molto rischiamo di perdere 350.000 posti di lavoro».

L’impatto complessivo, è certo, sarà fortissimo, a livello internazionale: si pensi per esempio ai 22 milioni di disoccupati a causa della pandemia nei soli Stati Uniti.

Sono destinate dunque ad aumentare le persone alla ricerca di un lavoro, che si sommeranno a tutte quelle che, anche nelle settimane precedenti all’emergenza, inviavano i propri curricula alle agenzie di ricerca e selezione del personale per trovare una nuova occupazione lavorativa.

Come è possibile aumentare le probabilità di attirare l’attenzione dei recruiter in una situazione come questa, con un probabile incremento dei candidati per le singole posizioni lavorative?

Lo abbiamo chiesto a Carola Adami, head hunter e Ceo dell’agenzia di selezione del personale Adami & Associati.

«Prima di tutto, è essenziale concentrare la propria ricerca di una nuova occupazione negli ambiti giusti, pensando a quelle che sono le effettive necessità del mercato del lavoro e le proprie competenze» – spiega Adami – «mentre il secondo passo è fare in modo di presentarsi nel migliore dei modi possibili al recruiter».

Per fare una buona prima impressione è fondamentale accompagnare il curriculum vitae con una lettera di presentazione scritta ad hoc per l’occasione, senza quindi riutilizzare il medesimo testo per ogni candidatura.

Ma non è tutto qui: «per aumentare le probabilità di veder selezionato il proprio curriculum vitae, e quindi di essere chiamati per un colloquio di lavoro, è necessario creare un CV efficace, senza errori, chiaro ed esaustivo, capace quindi di distinguersi dai tantissimi curricula che i selezionatori si trovano a esaminare ogni giorno», sottolinea ancora l’head hunter.

Realizzare il curriculum perfetto, però, non è facile: al di là degli errori grammaticali, a ledere l’efficacia di questi documenti sono le imprecisioni, le informazioni mancanti, la struttura poco chiara, il focus insufficiente sulle parti più importanti e via dicendo.

Per questo, ormai da anni, Adami & Associati offre un servizio di valutazione, di revisione e di restyling dei CV, aiutando così le persone che cercano un nuovo lavoro a migliorare la propria presentazione, aumentando le loro probabilità di essere scelti.

E certamente questo è il momento giusto per migliorare il proprio CV, sia in vista della ripresa, sia considerando il tempo che abbiamo a disposizione durante questo lockdown.

«Vista la situazione, abbiamo deciso di offrire il nostro servizio di revisione dei curricula da remoto, attraverso videochiamate, telefonate ed email, a uno speciale prezzo scontato del 20%, in modo da permettere a tutti di prepararsi al meglio al ritorno alla vita lavorativa, creando dei curriculum d’impatto, che non passeranno inosservati» spiega ancora Adami.

Un servizio unico, che si va ad aggiungere anche ad altri servizi da remoto per chi vuole migliorare la propria carriera lavorativa, dal career coaching alla revisione del profilo LinkedIn, per arrivare fino alle consulenze di public speaking.

 

Carola Adami, Ceo di Adami & Associati

Trovare un nuovo lavoro: ora l’head hunter ti aiuta, dalla revisione del CV al colloquio

Trovare un nuovo lavoro con l’aiuto dell’head hunter, dalla revisione del CV alla simulazione di colloquio

Roma, 20 giugno 2019 – I Millennials, nei primi 5 anni dopo il conseguimento della laurea cambiano,  in media, poco meno di 3 posti di lavoro. A registrarlo l’ultimo report annuale stilato da LinkedIn, il social network più usato per motivi professionali. La generazione precedente, nel primo lustro dopo la laurea, si ‘limitava’ a cambiare 1,6 posti di lavoro in media ma econdo uno studio dell’agenzia Californiana di HR Robert Half, il 64% dei lavoratori statunitensi sarebbe costituito da ‘jop hoppers’, ovvero da ‘cavallette’ che cambiano con una discreta facilità il posto di lavoro: una cifra che pare aumentata del 22% in soli 4 anni. In effetti avere il medesimo posto di lavoro fino alla pensione è ormai un ricordo, più una caratteristica del passato che ormai poche persone vogliono – o possono – ripetere.

Ne consegue dunque che la ricerca di lavoro è un’attività continua, che molto spesso non termina nel momento in cui si viene assunti da un’azienda. Attraverso LinkedIn, visitando i portali di offerte lavorative, inviando delle autocandidature, i semplici impiegati come i manager non smettono di cercare un’occupazione migliore. Accanto a tutte questi lavoratori che vogliono far fare un passo avanti alla propria carriera, inoltre, ci sono ovviamente tutte le persone alla ricerca della prima occupazione, o che magari provengono da un lungo periodo di inattività, o ancora, che sono appena state licenziate dalla ‘vecchia’ azienda. Ogni giorno, in Italia, vengono dunque inviati migliaia e migliaia di curricula, i quali spesso si concentrano su poche offerte che calamitano l’attenzione di tutti.

Non è quindi per nulla raro, per un addetto alla ricerca e alla selezione del personale, ritrovarsi a dover esaminare centinaia di curricula per trovare i migliori candidati, finendo per cestinare la maggior parte di questi per degli errori banali.

«Molto spesso delle candidature sono cestinate in pochi secondi, a causa degli errori presenti nel curriculum» spiega Carola Adami, head hunter dell’agenzia di selezione del personale Adami&Associati. «Talvolta le informazioni sono presentate in modo disordinato, altre volte sono presenti degli errori grammaticali, e altre volte ancora non vengono riportate o enfatizzate delle skills che, magari, il candidato possiede, ma che però non ha pensato di evidenziare».

Certo, per trovare una nuova occupazione soddisfacente e in tempi brevi, non basta avere un buon curriculum vitae. Come ben sanno le persone che si sono ritrovate a cercare un nuovo lavoro negli ultimi anni, è importante curare in modo ampio il proprio personal branding: gli head hunter e i recruiter esaminano infatti non solo il curriculum ricevuto, ma fanno di più, ricercando il candidato online per valutare la sua figura sui principali social network, a partire da LinkedIn.

«Per questo motivo la nostra agenzia di ricerca e di selezione del personale offre alle persone che ricercano un nuovo lavoro non solo un servizio di revisione del curriculum vitae, ma anche un servizio di rielaborazione del profilo LinkedIn, in modo da mettere in mostra le proprie doti migliori, rendendo così la propria figura più accattivante agli occhi dei potenziali datori di lavoro» spiega Carola Adami.

E non è tutti qui, in quanto, oltre a curare la presenza online e il curriculum vitae di chi è alla ricerca di una nuova occupazione, gli head hunter di Adami & Associati – forti di una lunga esperienza nel selezionare i migliori candidati attraverso dei colloqui conoscitivi – si mettono a disposizione di tutte quelle persone che vogliono migliorare le proprie performance durante i colloqui, attraverso delle simulazioni di incontro.

«Il colloquio di lavoro è un momento cruciale per chi cerca un nuovo lavoro» sottolinea Adami «e poter contare su delle simulazioni con dei professionisti dà la preziosa opportunità di individuare i propri punti di forza e di debolezza, e di gestire al meglio la prossima job interview».

 

Posti di lavoro, aumenta la ricerca di Facility Manager

Milano, 30 maggio 2019 – Nell’Italia del lavoro negli ultimi anni ci sono state molte figure che si sono caratterizzate per una impennata di richieste da parte delle aziende italiane. Tra queste c’è senz’altro la richiesta dei Facility Manager, cioè profili manageriali che si occupano dell’utilizzo dei workplace, delle riparazioni, delle manutenzioni e degli interventi relativi all’efficienza energetica e alla qualità dell’ambiente. E questi, va sottolineato, sono solamente alcuni dei compiti principali di questi professionisti.

La domanda di Facility Manager è aumentata negli ultimi anni, e continuerà a farlo in futuro. Del resto è lo stesso mondo del Facility Management a svilupparsi in modo continuo e accelerato: stando a un report Markets and Markets, per questo ambito si prevede una crescita dai 32.21 miliardi di dollari del 2017 ai 59.33 miliardi del 2023, con un Compound Annual Growth Rate (CAGR) dell’11.4%. Tutto questo è reso possibile dallo sviluppo degli strumenti più innovativi di Big Data e di Data Analysis, sempre più indispensabili per il Facility Manager.

A confermare la crescente domanda di Facility Manager da parte delle imprese italiane è Carola Adami, amministratore delegato della società di head hunting Adami & Associati, che aggiunge che «la maggior parte delle aziende ha iniziato a capire che, per migliorare la produttività, è necessario contribuire alla qualità della vita all’interno dell’impresa, e questo è uno degli obiettivi chiave di chi si occupa di Facility Management».

A spingere il Facility Manager al centro dell’attenzione degli amministratori e degli esperti di selezione del personale è il fatto che attorno a questa figura si congiungono i principali temi che stanno a cuore alle aziende in questo periodo: il Facility Manager ha infatti voce in capitolo per quanto riguarda la qualità degli ambienti lavorativi, la gestione dell’energia, la sicurezza aziendale e la gestione dei dati.

«Non va poi trascurato il fatto – continua Carola Adami – che la trasformazione digitale sta mutando velocemente il ruolo stesso del Facility Manager, il quale può avere accesso a miriadi di dati per incentivare l’innovazione aziendale».

Come sottolineato più volte nell’ultimo periodo dagli esperti del settore infatti il Facility Manager non può più essere considerato come un costo per l’azienda perché si tratta di un ruolo chiave per il supporto del business.

Così dalla mera missione di riduzione dei costi, il Facility Manager si è spostato verso nuove dimensioni strategiche e decisionali per l’azienda.

Ma quali sono i temi principali, le tematiche prioritarie che le aziende riconoscono al Facility Manager?

Si parla sempre più spesso di manutenzione predittiva, di efficienza energetica, di sicurezza e, guardando soprattutto al futuro – ma neanche troppo lontano – di data monetization. Da questo punto di vista, dunque, il Facility Manager è diventato una figura attraente per le imprese dei più differenti settori, dalle costruzioni alla manifattura, passando per il retail e per la ristorazione.

Indubbiamente, però, è necessario essere in grado di selezionare il Facility Manager giusto per la propria impresa.

«Per gestire in modo ottimale gli spazi e i servizi integrati, il Facility Manager deve vantare grandi doti organizzative, una profonda conoscenza tecnica del settore, una spiccata managerialità e la capacità di sfruttare i più moderni strumenti per l’analisi dei dati» sottolinea Carola Adami.

«Poiché questo professionista è chiamato a gestire e a ottimizzare tutti gli spazi che ci circondano, inoltre, è fondamentale riuscire a selezionare un professionista con uno sguardo a 360 gradi, peculiarità piuttosto rara e difficile da individuare».

 

Come cercare lavoro nel 2017, tra automazione e social network

Milano, 12 aprile 2017 – Come sta cambiando, o meglio, come è destinato a cambiare il mondo del recruiting? Quali impatti hanno avuto e avranno nei prossimi anni i social network nel processo di ricerca e selezione del personale? E l’automazione del lavoro deve davvero spaventare i lavoratori? Per prepararsi a quello che accadrà nel mondo del recruiting italiano nei prossimi mesi, può essere senz’altro utile lanciare un’occhiata oltreoceano, a quel mercato statunitense che da sempre anticipa le più importanti mutazioni del mercato del lavoro mondiale.

Ebbene, stando ai risultati dell’ultimo Recruiter Nation Survey di Jobvite, l’ansia di chi è alla ricerca di un nuovo lavoro nei confronti dell’automazione è per lo più esagerata. Proprio così: se infatti ben il 69% di chi è alla ricerca di un’occupazione lavorativa si dichiara preoccupato per il l’avanzata della digitalizzazione, solo il 9% dei recruiter è convinto che questo rappresenti un reale problema.

«L’automazione può ovviamente spaventare i disoccupati alla ricerca di un nuovo lavoro, i quali temono di non trovare più spazio in settori sempre più dominati dalle macchine» spiega Carola Adami, fondatrice e CEO di Adami & Associati, società specializzata in ricerca di personale qualificato per Pmi e multinazionali.

«Ma lo scenario reale è diverso e molto meno minaccioso, poiché solamente una minima percentuale delle realtà industriali ha concretamente pianificato di automatizzare i propri processi nei prossimi anni». Nello specifico, negli Usa, solamente il 10% delle compagnie sembra voler avviare l’automazione in tempi brevi: questo dato è molto significativo, soprattutto se pensiamo che questa fetta era pari al 25% nel 2015.

Questo, dunque, per quanto riguarda l’automazione, ovvero il principale cambiamento nel mondo del lavoro.

Ma quali sono, invece, fattori che influenzano maggiormente la decisione di un recruiter? Ebbene, quando un selezionatore decide se assumere o meno una persona, l’aspetto più importante, secondo il 67% dei professionisti statunitensi, è costituito dall’esperienza lavorativa precedente. Se questo primo dato può sembrare scontato, così non è per il secondo: il 60% dei recruiter assegna infatti un’enorme importanza al modo di pensare di un candidato, per essere certo che possa uniformarsi un pieno alla cultura aziendale del suo nuovo posto di lavoro.

«La tendenza generale è quella di assegnare sempre più importanza a tutti quegli aspetti che davvero possono assicurare delle ottime performance da parte di un candidato» ha commentato Carola Adami, aggiungendo che «il voto di laurea e il prestigio dell’università finiscono per perdere d’importanza di fronte alla reale esperienza professionale di un candidato e alla sua capacità di condividere in pieno la mission aziendale». A dimostrazione di tutto questo, solo il 19% dei recruiter statunitensi ha assegnato grande importanza al punteggio di laurea, così come solo il 21% ha indicato il prestigio del college come fattore differenziante.

È cambiato il modo di guardare ai candidati, e in parte sono cambiate anche le modalità di ricerca. Parliamo infatti dell’imperiosa ascesa del social recruiting: da una parte chi ricerca un lavoro lo fa sempre di più utilizzando dei social network (nel 59% dei casi negli USA) mentre i recruiter considerano ormai i social network come degli strumenti indispensabili. E se l’87% dei selezionatori dichiara che la piattaforma più utile per i propri scopi è LinkedIn, è da notare che il 43% valuta sistematicamente i candidati anche sulla base del rispettivo profilo di Facebook, il 22% considera anche Twitter e l’11% spende del tempo alla ricerca di eventuali blog personali.

«Mai come oggi un cacciatore di teste ha avuto la possibilità di conoscere tutti gli aspetti della vita di un candidato» ha spiegato Carola Adami, e per questo «chi è alla ricerca di un nuovo lavoro, oppure chi vuole fare carriera, deve stare molto attento alla gestione dei propri profili social, senza mai dimenticare che tutto ciò che è visibile al pubblico è potenzialmente un allegato del proprio curriculum vitae».

Stando ai dati del report, il 47% dei recruiter è colpito negativamente dalla pubblicazione sui canali social di fotografie legate al consumo di bevande alcoliche, mentre il 60% dei selezionatori tende a girare a largo dai candidati che tendono all’oversharing di contenuti. Ma il principale errore da evitare, per il 72% dei selezionatori intervistati, è proprio quello grammaticale: troppi errori di battitura e refusi sulla propria pagina Facebook, quindi, potrebbero compromettere una carriera lavorativa.

«Il mondo del social recruiting, dunque, rappresenta un’occasione da non perdere per chi si occupa di Risorse Umane» ha sottolineato Adami, «mentre per chi è alla ricerca di un nuovo lavoro può essere sia una benedizione che una maledizione: tutto sta, infatti, nel gestire in modo razionale ed intelligente le informazioni personali che si vogliono condividere con il pubblico».

 

 

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Cercare lavoro nel 2017, tra automazione e social network

 

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MasterMind Italia: Inizia la Sfida

Taranto, 3 Novembre 2015 –  Primi successi per la I^ edizione del webtalent “MasterMind Italia, Semplicemente il migliore” che ha ottenuto già oltre 55mila visualizzazioni sul canale YouTube ufficiale.

Lo scorso 28 ottobre sono stati davvero migliaia i telespettatori che hanno seguito il lancio di questo straordinario webtalent, nato dalla creatività di Antonio e Mariagrazia Mariggiò , titolari dell’agenzia pubblicitaria Quattrocolori, che per la prima volta offre l’opportunità ai suoi concorrenti di mettersi in gioco, scoprire il loro talento e trovare un’occupazione.

Nella giornata successiva alla presentazione  l’elevato numero di accessi simultanei al sito ufficiale, lo hanno reso addirittura  irraggiungibile per diversi minuti.

Nel corso della puntata zero,  andata in onda lo scorso 28 ottobre, abbiamo conosciuto gli otto concorrenti che ora vedremo all’opera nelle sette sfide che decreteranno il “migliore”.
La  puntata  “MasterMind Italia, Semplicemente il migliore”  numero zero è stata trasmessa non solo sul canale You Tube dedicato ma anche sul circuito Filandolarete monitorato da AltraTV composto da oltre 300 webTv in Italia e all’estero tramite il partner Italiani all’Estero Tv.

E’ stato possibile seguire la puntata anche sul digitale terrestre, in particolare su MA1TV, nota realtà ligure che ha arricchito il programma con delle live chat durante la settimana, alle quali hanno preso parte i concorrenti ed i boss, ossia le aziende che hanno ospitato il talent.

La prossima puntata, la numero uno, sarà trasmessa mercoledì 4 novembre alle 20:00, in streaming e sul digitale terrestre ai seguenti canali: Canale 173 per Liguria, basso Piemonte, bassa Lombardia; Canale 819 per Campania, basso Lazio e alta Calabria; Canale 185 per Napoli, Caserta, Avellino e Benevento; Canale 645 per Abruzzo e Molise.

Durante la puntata numero uno vedremo i concorrenti alle prese con la prima prova nel Parco Giochi Partylandia, ad Erchie in provincia di Brindisi. Annamaria, Enrico, Carla, Ilaria, Leo, Massimo, Nadia e Valentino divisi in due squadre che affronteranno la sfida in un contesto lavorativo totalmente nuovo per loro.

A dirigere i lavori ci sarà il Boss di turno che alla fine della prova ne valuterà l’esito e decreterà il migliore della sfida e l’eliminazione del peggiore.

Per non perdere tutte le novità di “MasterMind Italia” è possibile visitare il sito web www.masterminditalia.com, iscriversi al canale YouTube ufficiale o seguire sui social l’hashtag #MMItalia.

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Area Stampa MasterMind Italia

Lucia Pezzuto

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