Casalnuovo di Napoli, 6 novembre 2018 – È in arrivo a Casalnuovo di Napoli il primo Villaggio di Babbo Natale, con i mercatini, tante casette e la casa del vero Babbo Natale visitabile tutti i giorni.
Dal 21dicembre al 27dicembre il Villaggio nascerà nella località di Tavernanova, ospitato dall’OratorioSanMicheleArcangelo di Via Zi’ Carlo.
L’iniziativa è promossa dal Sindacato SLI, Sociale e Lavoro Insieme, con la propria associazione di pensionati.
Da diversi anni il SindacatoSLI promuove in città la manifestazione “UnPensionatoperAmico”, rivolta ai propri iscritti della terza età e negli ultimi anni ha sempre donato una serata di serenità a centinaia di iscritti, in un clima natalizio, con una pesca gratuita e premi in ticketspesa e pacchi, all’insegna della solidarietà e del desiderio di fare aggregazione e inclusione.
L’iniziativa si ripeterà anche nella settimana di questo Natale, all’interno del Villaggio di Babbo Natale e nella straordinaria cornice dei mercatini, e si allarga ai bambini con una giornata di pesca gratuita con tanti premi in giocattoli per i più piccini.
“Quest’anno gli sforzi sono rivolti a grandi e piccini, oltre che naturalmente ai nostri iscritti pensionati. La pesca è sempre stata accolta con favore e, dunque, la riproponiamo in versione allargata. Faremo più giorni di pesca. Tanti i premi, i giocattoli e, come negli ultimi anni, i ticket spesa anche per dare un piccolo segnale di solidarietà agli anziani con pensione minima. Ci saranno tante sorprese, ballo, musica, animazione. Ma l’attrazione vera sarà la ‘Casa di Babbo Natale’, con il vero Babbo Natale pronto ad incontrare ogni bambino. Ringrazio don Ciro Biondi per averci concesso gratuitamente gli spazi dell’Oratorio“, racconta GiovanniNappi, segretario generale dell’associazione sindacale..
Nella parte interna all’oratorio sarà allestita una piccola mostra di presepi e ad occuparsi delle casette ci sarà anche una delle locali sezioni della Caritas, un centro anziani e un laboratorio parrocchiale.
L’appuntamento dunque con i mercatini, la pesca, i premi, e con Babbo Natale è a Casalnuovo di Napoli, in località Tavernanova dal 21 al 27 dicembre prossimi.
Roma, 25 settembre 2018 – Negli ultimi tempi si parla spesso di Instagram, un social network usato da ormai ben 19 milioni di italiani contro i 14 milioni dello scorso anno, con una crescita del 36% in un solo anno. Giornalmente sono 11 milioni gli italiani che navigano tra i profili e pubblicano le proprie foto online. Un vero e proprio fenomeno di costume, che sta plagiando la vita degli stessi italiani, e delle aziende, che sempre più usano questo strumento per promuoversi.
Ma come usare Instagram per promuovere correttamente un’azienda o un proprio profilo business?
Ne parliamo con Pellegrino Bozzella, Instagram Specialist & Founder di Insta-Go.it, agenzia specializzata nella gestione di profili instagram.
Instagram è il social con maggiore crescita in Italia nell’ultimo anno, perché a suo avviso?
Instagram è una piattaforma visual. Negl’ultimi tre anni il visual marketing ha avuto un’esplosione enorme e di riflesso il social fotografico ha cavalcato indirettamente quest’onda.
Un’immagine vale più di mille parole. Il testo diventa la cornice perfetta di un quadro fotografico che racconta storie e Instagram è diventato storytelling a 360 gradi.
Gli adolescenti italiani hanno abbandonato Facebook per il social delle foto, cosa offre di più?
In questo caso non parlerei di offerta ma di user experience.
Facebook è oramai una piattaforma destinata al networking e alla connessione con gli amici.
Su Instagram l’esperienza di utilizzo, la sua semplicità e immediatezza espressiva lo rendono vicino a qualsiasi tipologia di utente.Parliamo in questo caso di connessione di Interessi, di community in cui ognuno può rappresentare la propria arte, passione o competenze attraverso una foto.
D’altro canto sono proprio i temi trattati sulle due piattaforme che pongono Facebook in una posizione di fuga. Le continue condivisioni di guerre politiche, di terrore e infinite fake news sono argomenti oramai lontani dai giovani.
C’è bisogno di freschezza ed Instagram la rappresenta appieno.
Perché le aziende dovrebbero iniziare a sbarcare su Instagram?
Le aziende hanno già iniziato a reagire al processo di migrazione.
Su una base di 100 brand nel mondo il 90% di loro ha un account Instagram. Un dato che parla da sé. Tuttavia, Instagram è ancora una piattaforma relativamente nuova.
I motivi per cui converrebbe ora investire su questo social sono vari, per cui provo a sintetizzarli in 4 punti per me essenziali:
Vendite: Oltre 1/3 degli utenti Instagram utilizzano l’app per acquistare un prodotto online. Chi visita un profilo Instagram aziendale nel 75% delle volte visita il sito web e si informa sul brand.
Follower Organici: Su Instagram puoi costruire organicamente i tuoi follower. Ciò consente di instaurare un rapporto spontaneo tra il tuo marchio e i tuoi utenti fin dall’inizio senza nessuna forzatura di connessione tramite annunci a pagamento.
Instagram è visual: questo è gran vantaggio perché gli utenti statisticamente si ricordano più ciò che vedono e non ciò che leggono.
Relazioni: con IG costruisci relazioni reali e durature. Un constante aggiornamento della propria pagina aziendale garantirà una proficua brand awareness.
Come consigliate alle aziende di muoversi?
La costante ricerca, sia nel campo del marketing strategico che in quello tecnologico, è essenziale perché ci aiuta ad analizzare ed estrapolare grandi quantità di dati trasformandoli in interazioni reali.Senza un primordiale audit sul profilo aziendale sarebbe impossibile garantire qualità nei risultati.
Noi di Insta-Go ad esempio non abbiamo un target di aziende o influencer specifico su cui lavorare poiché ad oggi riusciamo a garantire una crescita dell’audience che va al di là del settore. Individuare la nicchia, il giusto hashtag e la geolocalizzazione delle interazioni sono un nostro punto di forza.
Il tutto armonizzato ad un piano editoriale ad hoc trasformerà il profilo Instagram da veicolo di informazioni a strumento di business per promuovere la propria presenza on line.
Milano, 26 luglio 2018 – Quali competenze è necessario possedere affinché gli occhi dei cacciatori di teste si rivolgano verso di noi? Quali le skills essenziali per far svettare il nostro nome sopra a quelli degli altri candidati in un processo di ricerca e selezione di personale qualificato? A dare una risposta piuttosto precisa a queste domande è una indagine condotta e firmata da LinkedIn, tesa a individuare le hard skills e le soft skills più richieste dalle aziende a livello internazionale.
Partendo dal suo enorme database di informazioni, generate dagli oltre 500 milioni di utenti iscritti, LinkedIn ha così individuato le competenze maggiormente ricercate dalle aziende.
Per capirne di più abbiamo chiesto di delucidarci in merito alla “cacciatrice di teste” Carola Adami, Founding Partner della società di ricerca e selezione del personale di Milano Adami & Associati, chiedendole innanzitutto la differenza che intercorre tra hard skills e soft skills:
«Quando si parla di hard skills si fa riferimento ad un set di competenze tecniche facilmente e rapidamente quantificabili: ricadono per esempio in questo gruppo la conoscenza di lingue straniere, la capacità di utilizzare un determinato software e via dicendo» ha spiegato la head hunter.
«Diverso il discorso per quanto riguarda le soft skills, le quali invece corrispondono alle cosiddette ‘abilità trasversali’, ovvero a quelle competenze che hanno a che fare con la comunicazione e con la sfera interpersonale».
Le hard skills insomma si imparano, le soft skills, in linea di massima, no.
«Le competenze trasversali non si possono apprendere con corsi specifici. Dipendono dalla cultura personale, dal carattere, dall’ambiente di provenienza, dall’esperienza vissuta dal singolo, e vanno a influenzare concretamente ogni tipo di interazione» aggiunge l’head hunter.
Le soft skills, nonostante il nome, sono tutt’altro che ‘morbide e leggere’: stando al 58% degli imprenditori, infatti, queste competenze hanno un’importanza maggiore rispetto a quella riconosciuta alle competenze tecniche. La più apprezzata tra le soft skills è la capacità di leadership, e quindi di guidare in modo efficace un team. Subito dietro si piazzano le capacità comunicative, la capacità di lavorare in gruppo e il sempre più ricercato time management, qualità cruciale nell’epoca dello smart working.
Guardando alle hard skills, è la tecnologia a fare la parte del leone: si cercano infatti soprattutto professionisti con ottime competenze nel campo del cloud computing, del software middleware, del data mining, dell’analisi statistica, dell’architettura web e dell’user interface design.
«Va sottolineato che laddove solitamente nei curricula le hard skills vengono evidenziate in modo appropriato, le soft skills finiscono spesso per essere trascurate, se non espresse in modo poco chiaro» conclude Carola Adami.
Di certo il recruiter esperto è in grado di individuare e riconoscere le capacità trasversali durante il colloquio di lavoro, e inserire le proprie capacità nel curriculum potrebbe essere l’arma vincente: se infatti si mira al lavoro dei propri sogni perché rischiare di non approdare alla seconda cruciale fase del processo di ricerca e selezione del personale proprio a causa di un curriculum vitae totalmente a digiuno di soft skills?
Roma, 10 luglio 2018 – I social media sono oggi tra gli strumenti più usati per promuoversi online. Tra questi Instagram riveste la parte del leone, usato dai più famosi influencer per ottenere visibilità per sé e le aziende che promuovono.
Quello che molti non sanno è che gli influencer per crescere ed ottenere visibilità su instagram usano precise e mirate strategie.
Come gli hashtag per esempio, preziosi per chi intende promuoversi via Instagram dato che i post con almeno un hashtag per Instagram hanno un coinvolgimento maggiore del 12,6% medio rispetto ai post senza hashtag.
Implementare quindi la giusta strategia di hashtag è il modo migliore per far conoscere i propri post su Instagram a nuovi segmenti di audience, e si traduce in un maggior numero di followers e di clienti.
Ma come funzionano gli hashtag per Instagram?
Per saperne ci siamo fatti aiutare dagli esperti di Insta-go.it, startup specializzata in gestione profili Instagram.
Innanzitutto è necessario sapere che come su Twitter, e tutti gli altri social, gli hashtag per Instagram aiutano a classificare ed a trovare meglio i contenuti multimediali. Ogni post su Instagram che viene creato può essere accompagnato da una didascalia e dagli hashtag, con un massimo di 30, per permettere agli utenti di reperire nuovi interessanti contenuti.
Ad esempio, un food blogger potrebbe pubblicare un’immagine di uno squisito e gustoso frullato e utilizzare gli hashtag #superfoods, #cleaneating e #vegansofig. In questo modo l’immagine viene catalogata e trovata più facilmente da altri utenti di Instagram che apprezzano e seguono un regime alimentare sano e vegano.
I tipi di hashtag per Instagram
Hashtag che contengono il brand
Un hashtag che contiene il nome aziendale, la ragione sociale o il brand del prodotto/servizio offerto da un’impresa è unico e di grande valore aggiunto per il proprio business. Si può scegliere la ragione sociale della società o il nome di uno dei prodotti e/o campagne promozionali. In alternativa si può optare anche per un hashtag che non ha nulla a che vedere con il marchio, ma che richiama l’identità e la reputazione commerciale.
Mentre gli hashtag delle community hanno lo scopo di aumentare le possibilità di raggiungere un maggior numero di utenti, gli hashtag che contengono un brand sono utilizzati dalle aziende per fidelizzare la clientela e/o per promuovere i prodotti e i servizi offerti da un marchio. Questa strategia di marketing offre ai propri followers un nuovo canale per poter condividere contenuti pertinenti.
Community hashtag
I Comunity hashtag non devono essere direttamente correlati a un business, ma possono essere più ampi e meno focalizzati. Ad esempio, molto utilizzato è l’hashtag #welltravelled creato dal brand canadese Herschel Supply per connettere gli utenti che condividono la stessa passione per la fotografia e i viaggi.
Pur non promuovendo direttamente i prodotti del brand Herschel, l’hashtag è stato utilizzato su oltre 3,5 milioni di post e ha decretato la crescita della comunità di Herschel.
Hashtag della campagna promozionale
Mentre gli hashtag brand e di community sono destinati ad essere utilizzati sempre nel tempo, quelli che contengono i riferimenti alle campagne promozionali sono generalmente estemporanei e di breve durata, utilizzati solo per un certo lasso temporale, da pochi giorni o addirittura una stagione o un anno. La ragione per cui questa tipologia di hashtag ha una longevità breve risiede nel semplice fatto di essere legato a campagne specifiche, come il lancio di un nuovo prodotto. Di conseguenza, le imprese utilizzano un determinato hashtag della campagna per ottenere il massimo della visibilità e della promozione commerciale e una volta terminata la campagna pubblicitaria l’hashtag non viene più utilizzato.
Come trovare i migliori hashtag per Instagram per il proprio account
Per avere successo e accrescere la propria visibilità, è importante implementare una strategia efficace sulle modalità di reperimento dei migliori hashtag di Instagram. Se si utilizzano quelli più popolari come #love, #happy o #dog, non è detto che automaticamente si ottengano un sacco di Mi piace. Invece di ricorrere agli hashtag più popolari e utilizzati dalla “massa”, è meglio utilizzare i migliori hashtag di “nicchia” ovvero quelli più mirati e maggiormente “targetizzati” per coinvolgere una specifica community.
Ma come trovare gli hashtag più creativi ed utili per raggiungere il target?
“Il modo migliore è tenere sotto costante monitoraggio gli hashtag già utilizzati dai competitors e dai leader del settore in cui si opera. Più ristretto è l’ambito di utilizzo dell’hashtag e più gli utenti vengono coinvolti e raggiunti” spiegano gli esperti di Insta-go.it (www.insta-go.it), specializzati nel social media marketing via Instagram.
Gli hashtag di nicchia aiutano insomma le imprese e tutto il mondo “corporate” a raggiungere migliori bacini di utenza.
“Ad esempio se si pubblica una foto di un bulldog francese, invece di limitarsi a taggare #dogstagram (oltre 15 milioni di post), meglio taggare le foto anche con l’hashtag #frenchbulldoglove (478 mila post), e #frenchbulldoglife (oltre 369 mila post), per raggiungere un pubblico più mirato di persone che amano i bulldog francesi. Questa è la strategia migliore per ottenere un coinvolgimento per i propri posts” continuano gli esperti di Insta-go.it.
Questo perchè inserire hashtag casuali alla fine dei post su Instagram non accresce il pubblico mentre invece la migliore strategia è ricercare quelli più utilizzati dal pubblico attuale e potenziale e capire quali hashtag sono maggiormente correlati al contenuto da pubblicare.
“Per far crescere la propria community è fondamentale trovare hashtag correlati ai nostri e tenere sotto costante monitoraggio i trends, le preferenze e le mode più in voga del momento.
Per farlo basta digitare l’hashtag nella barra di ricerca dell’app, selezionare “tag” dal menu a discesa e visualizzare tutti gli hashtag principali strettamente correlati al nostro” raccontano ancora i ragazzi di Insta-go.it
Gli hashtag per Instagram sono quindi un potente strumento di marketing se utilizzati correttamente, ma possono anche sembrare spam e danneggiare l’account, se utilizzati in modo scorretto.
“Noi consigliamo gli utenti di non esagerare con gli hashtag, di non utilizzare il numero massimo consentito, dato che oggi non offrono maggiori opportunità di essere trovati dall’audience, e consigliamo di usarne 7-15, fino ad un massimo di 20, e che siano di qualità ed attinenti al post” spiegano ancora da Insta-go.it.
“La migliore strategia che consigliamo è provare a cercare ed utilizzare community hashtag “di nicchia”, che siano pertinenti ai contenuti pubblicati e contengano keywords.
Altra strategia per farsi scoprire è quella di cercare gli hashtag tra i “Top Posts”, nella parte superiore della pagina dei risultati, sulla versione desktop di Instagram. Grazie ad un recente aggiornamento è possibile visionare i primi 9 post “Top” e “Recent”
Classificarsi tra le prime posizioni è infatti un ottimo modo per essere trovati dai nuovi utenti e riuscire a comparire sulla pagina Esplora può portare ad un enorme vantaggio e aiuta a perseguire una strategia di marketing virale”.
Quale strategia seguire dunque per far sì che un post diventi virale all’interno della community?
“I due fattori che giocano un ruolo determinante sono il grado di coinvolgimento del post e la rapidità con cui ottenere il massimo coinvolgimento. I post virali, in genere, raggiungono il migliore posizionamento entro le prime 24 ore dalla pubblicazione. Se riesci a ottenere più Like possibili subito dopo la pubblicazione, ciò “segnala” a Instagram che il post è di qualità e il contenuto è accattivante”.
“Il nostro consiglio per generare un alto coinvolgimento è quello di pianificare i propri post su Instagram quando il pubblico è attivo. Quanto maggiore è il coinvolgimento dell’audience, maggiore è la tua visibilità sul social” concludono gli specialisti di Insta-go.it.
Londra, 30 marzo 2018 – Una nuova avvincente scommessa per il musicista ferrarese Carlo Zannetti che grazie ad un nuovo progetto di respiro internazionale è ritornato dopo alcuni anni di assenza, passati dietro le quinte della scena musicale professionale, nelle vesti di guitarist session player per alcune importanti produzioni in U.S.A con la R. Liberty Records, qualificata etichetta discografica americana, e a Londra nei famosi studi della Premises.
Un glorioso passato trascorso per trentacinque anni come chitarrista turnista a fianco di alcuni dei più importanti artisti della scena musicale italiana, e un’amicizia durata quasi un decennio con il famosissimo batterista e cantante Levon Helm purtroppo scomparso nel 2012.
Carlo Zannetti in questi ultimi anni si é dedicato alla scrittura, ha firmato tre libri pubblicati a livello nazionale e si appresta a consegnare alle stampe un nuovo romanzo in uscita entro la fine del 2018.
Noto al pubblico di internet anche per i suoi particolari racconti dedicati all’amore ha cominciato parte della sua attività in ambito culturale a Padova nei primi anni ’90 per poi trasferirsi a Milano per seguire la sua passione principale, la musica rock.
Per saperne di più sull’artista rimandiamo al sito internet www.carlozannetti.it.
Roma, 1 febbraio 2018 – Dall’ 1 di febbraio cambiano le regole per la vincita del Disco d’Oro. Per la conquista dell’ambito riconoscimento ora conteranno anche le “play” da YouTube a Spotify, che verranno calcolate alla pari della vendita di un cd. Così vi sarà la possibilità di vincere un Disco d’Oro anche solo con lo streaming ad esempio.
L’ aumento dei “play” su Spotify, YouTube, Vevo e Apple Music entrano quindi a pieno titolo fra i parametri per l’assegnazione del Disco d’Oro e di Platino negli USA.
L’annuncio che la Recording Industry of America conterà i dati dello streaming per la premiazione con il Gold e Platinum Disc è l’occasione per riflettere sui successi commerciali della musica più popolare, andando a valutare l’ascolto effettivo di quel brano.
Un cambiamento dettato poi dal fatto che negli ultimi anni sempre più personehanno smesso di pagare per scaricare un brano o addirittura di comprare fisicamente un album e hanno iniziato a consumare musica in streaming su piattaforme come Spotify, YouTube e Apple Music.
Il cambio delle regola per la metrica di valutazione della RIAA significa che l’utente può spingere un album verso la vincita di un Disco d’Oro o Platino.
Finora un Disco d’Oro era calcolato come 500.000 copie vendute nei negozi o su piattaforme come iTunes, mentre per il Platino ne servivano un milione.
Potrebbe sembrare piuttosto semplice sapere come l’industria della musica riconosce il successo di un brano o album, ma ci sono alcuni dettagli importanti da notare al fine di comprendere appieno come un album diviene Disco d’Oro, da adesso in poi.
Da oggi l’equivalente sarà: 1.500 “play” Spotify o YouTube ecc., equivalgono a 10 vendite di tracce e 1 vendita di album.
Se il calcolo è “equo”, non potremmo mai saperlo, ma quello che è chiaro è che questi premi, passeranno da essere un punto di riferimento semplice e chiaro ad essere più approssimativi in quanto l’aumento di “play” su Spotify possono essere oggi facilmente acquistati per aiutare la commercializzazione del brano online.
I premi del Disco d’Oro e di Platino sono sempre stati l’idea del successo musicale per tutti gli artisti, come un riconoscimento per il duro lavoro e il programma si è sempre adeguato all’evoluzione del mercato musicale, dal vinile, ai download, fino allo streaming.
Non a caso si è rilevata una crescita dell’80% dei servizi streaming musicali tra il 2014 e il 2015, che superano anche i download con un 57% rispetto ad un 43%.
Quali servizi saranno inclusi in questa nuova forma di metrica?
Ci sono in realtà diverse dozzine di servizi che faranno parte di questa nuova metodologia, e ci sono anche molti diversi tipi di servizi.
La RIAA accetterà “play” da piattaforme video come YouTube, così come siti on demand come Spotify e simili.
L’elenco dei servizi inclusi in questo nuovo sistema di certificazione è troppo lungo per essere elencato, ma include opzioni popolari come Beatport, Amazon Prime Music, Deezer e così via. Non include servizi radio come Pandora e iHeartRadio, in quanto tali piattaforme, non consentono alle persone di scegliere la canzone che vogliono, ogni volta che vogliono.
L’elenco include anche alcuni siti e app strani, come Hulu, Flipagram, nonché negozi ben visitati come Target TGT, Kmart e Walmart.
Questi potrebbero non essere i primi posti in cui si andrebbe a comprare o suonare musica, ma le canzoni e gli album hanno un posto in tutte queste piattaforme, quindi contano per il consumo totale della musica di un artista.
Diversi servizi operano poi in diversi paesi, a seconda di una serie di fattori. Alcune aziende non possono ottenere le licenze necessarie per lavorare in altri territori, mentre alcune semplicemente non sono ancora riuscite ad espandersi a livello globale.
Detto questo, solo gli stream consumati negli Stati Uniti valgono per la certificazione di un album, quindi non tutte le visualizzazioni di YouTube o Spotify sono incluse.
Una manciata di titoli ha già beneficiato di questa nuova struttura, e nei prossimi mesi ci saranno molti altri album che saranno certificati, nonostante non abbiano effettivamente venduto una certa quantità di copie.
Detto questo, in quanti sanno oggi che se un’artista vuole, e ne ha possibilità, può aumentare artificialmente i “play” delle proprie canzoni su Spotify, attingendo ad un mercato “parallelo” impiegato dai musicisti per promuovere un brano o un album.
Basta farsi un giro su siti come marketing-seo.it/spotify per capire che un artista può comprare “play” su Spotify alla luce del sole, e da oggi magari vincere anche un Disco d’Oro o addirittura di Platino, anche senza alcuna notorietà.
Vincita Disco d’Oro in streaming: anche con Play comprati su Spotify?
Milano, 1 dicembre 2017 – Quante volte ci è capitato di andare su YouTube e prima di guardare un video ecco apparire un buon mezzo minuto di pubblicità senza possibilità di saltarla?
Finalmente nel 2018 sta per arrivare una interessante novità per tutti gli amanti dei video.
Per il suo sterminato popolo la piattaforma sociale di videosharing farà infatti un passo indietro sul formato video-pubblicitario.
Pubblicità di YouTube: cosa accadrà
YouTube non eliminerà in totalità la presenza dei contenuti pubblicitari, ma ne ridurrà il tempo da 30 secondi, sfruttando maggiormente i brevissimi video pubblicità di6 secondi, magari introducendone altri di breve durata durante la riproduzione del filmato, anche se quest’ultima, rimane una notizia non ancora certa.
Certo è che l’utente, non dovrà più aspettare quei noiosi 30 secondi di visualizzazione di pubblicità prima di poter vedere il video su YouTube.
L’esperienza degli utenti sarà alla lunga migliore favorendo un crescendo di visualizzazioni YouTube dei contenuti.
Per adesso l’unico metodo per non visualizzare le pubblicità di 30 secondi di YouTube è quello di iscriversi a “YouTube Red” con un costo mensile di 9,99 dollari e comunque non disponibile nel nostro paese.
Un portavoce dell’azienda dichiara che rimarranno attive le pubblicità da 20 e da 15 secondi, anch’esse non skippabili, mentre saranno maggiormente utilizzate le micro-pubblicità “bumper ads” da 6 secondi l’una, introdotte solo lo scorso aprile.
I “bumper ads” furono inseriti da Google sulla piattaforma YouTube per rivolgersi a quel target di utenti “mobili” che preferiscono utilizzare smartphone e tablet per la riproduzione video, che ormai superano il 50% delle visualizzazioni YouTube con un target di persone che va dai 18 ai 49 anni.
Una strategia pubblicitaria per adattarsi alle modalità con la quale gli utenti guardano i video, che anche oggi devono evolversi con le necessità dei visitatori di YouTube e rispondere agli interessi degli inserzionisti.
Una scelta dettata, oggi, dalla necessità di garantire una bella esperienza sia per gli utenti, che non verranno distratti dalla pubblicità, ma anzi saranno attirati dalla una pubblicità mirata e breve, sia una valida forma di guadagno per l’inserzionista.
“Anche se questa novità forse non piacerà tanto agli inserzionisti rimane un passo necessario per migliorare l’esperienza di pubblicità online per gli utenti, annunciato con preavviso sufficiente, permettendo anche alle agenzie di avere il tempo necessario per adeguare i propri piani.
Questa mossa, oltre che rendere l’esperienza migliore agli utenti, potrebbe essere stata pensata per attirare a sé i visitatori di Facebook, una tra le piattaforme social concorrenti più agguerrite, che in questo momento sta puntando sempre più sui video brevi per monetizzare la propria attività.
YouTube, sempre attento alle necessità dell’utente mira così a rendere meno “snervante” la fruizione gratuita del video senza rinunciare alla parte della revenue pubblicitaria.
Una lotta a colpi di strategie tra le due piattaforme social, per garantirsi la supremazia nel campo dei video-ad, è ufficialmente cominciata.
Messina, 25 settembre 2017 – Davide contro Golia. È quanto accaduto in questi giorni a Rometta, in provincia di Messina, dove Google costituitasi in giudizio per non aver voluto restituire 25 dollari, ha perso la causa contro il programmatore che l’aveva chiamata in giudizio.
Ma andiamo con ordine e vediamo cosa è successo esattamente.
A Martino Giorgianni, fratello dello sviluppatore software Davide Giorgianni, titolare della One Multimedia Srl, la chiusura ingiustificata del proprio account di distribuzione di App sul Play Store di Google non era andata giù.
Ancora meno era andato giù che, per aprirlo, aveva dovuto versare alla Google Payment Ltd la somma di 25 dollari, mai rimborsatagli dopo la chiusura dell’account che non aveva nemmeno avuto la possibilità di utilizzare.
Ma già Davide, vistosi “espulso” senza appello da Google dalla possibilità di vendere le proprie App per Android, si era dovuto rivolgere al Tribunale, inviando citazione alla società statunitense.
Martino, con l’assistenza dell’Avv. Andrea Caristi, del Foro di Messina, ha citato – azionando l’art 4 del Reg. CE n. 861/2007 c.d. “procedimento europeo per le controverse di modesta entità” – la Google Payments Ltd, innanzi il Giudice di pace di Rometta, in provincia di Messina, per richiedere la restituzione dei 25 dollari.
Google si costituiva in giudizio, producendo corposa memoria difensiva e sollevando numerose eccezioni di giurisdizione, asserendo la competenza dei Tribunali U.S.A. di Santa Clara (California) ovvero del Regno Unito (Galles) ma il Giudice di Pace di Rometta (ME) ritenuta la sua competenza e giurisdizione ha condannato il colosso a restituire a Martino i 25 dollari ed a pagargli le spese del giudizio.
“Finalmente una prima linea di indirizzo che si muove contro queste multinazionali che schiacciano l’utente utilizzando la loro caratura ed il fatto che non hanno problemi a buttare milioni in cause legali” ha commentato Corrado Faletti, direttore di Betapress.it (www.betapress.it).
“Dobbiamo fare molta attenzione allo strapotere dei colossi del web perché se non ci rendiamo conto che oggi tutto ormai passa per il web, che è in mano a pochissimi giganti, allora manco ci accorgiamo che in pochi hanno in mano il mondo intero” ha concluso il direttore Faletti.
Roma, 20 settembre 2017 – PitturiAmo il portale dedicato all’autopromozione degli artisti si è trasformato in un vero e proprio network di siti internet collegati.
Alla galleria virtuale che ospita ormai quasi 11.000 artisti e quasi 100.000 quadri si è affiancato un Magazine, dedicato all’artista, e un e-commerce, per la vendita di servizi finalizzati alla promozione dell’artista.
Una trasformazione avvenuta mantenendo fede alla propria vocazione iniziale, ovvero quella di invitare l’artista ad autopromuoversi.
Due i nuovi portali che spingono proprio in questa direzione:
www.pitturiamo.eu – Il Magazine per conoscere e farsi conoscere: una rivista d’arte con articoli culturali, eventi d’arte e utili suggerimenti per vendere quadri online;
www.pitturiamo.shop – L’E-commerce per promuovere l’arte e gli artisti: il primo negozio online dedicato completamente alla promozione dell’artista. In vendita si possono trovare servizi e strumenti per promuoversi su PitturiAmo.com, su internet o dal vivo in mostre, fiere ed eventi.
“Noi siamo convinti che gli artisti, oggi, abbiano molte più possibilità, rispetto al passato, di farsi notare, crescere e arrivare a traguardi anche importanti” – sostiene Nino Argentati, ideatore e creatore di PitturiAmo con un’esperienza ultraventennale in Web Marketing – “a patto però che siano essi stessi i primi a credere nella propria arte e nel proprio talento e a darsi direttamente da fare per farsi notare da critici, galleristi, curatori, collezionisti e appassionati di arte in genere”.
Nino Argentati, ha ideato e realizzato PitturiAmo – il network dei pittori contemporanei
“PitturiAmo.Com, il sito madre del Network, offre una importante vetrina online gratuita. Lavoriamo quotidianamente per migliorare la visibilità del nostro portale, sia su tutti i motori di ricerca, in primis Google, ovviamente, sia sui social network, come Facebook, oltre che con altri mezzi quali ad esempio le mail.”
“Questo porta PitturiAmo.com ad avere un’ottima visibilità e molto traffico, da parte di semplici amanti dell’arte ma anche da critici, curatori, galleristi e collezionisti.”
“Ogni giorno registriamo infatti migliaia di accessi e decine di migliaia di visualizzazione di quadri.”
“Questi dati fanno di PitturiAmo.com il più grande ed importante sito online in Italia dedicato ai pittori contemporanei.”
“È possibile utilizzare PitturiAmo in molti modi. Può essere una vetrina online molto utile per presentare tutta la propria produzione artistica, giacché è possibile caricare tutti i quadri senza alcuna limitazione. Alcuni artisti hanno inserito oltre 500 quadri.”
“Monitorando l’andamento delle visualizzazioni e dei “mi piace” é possibile ad esempio verificare quale, dei propri quadri, è più gradito al pubblico o se un particolare tema relativo alla propria produzione può risultare più interessante di un altro.”
“Poiché siamo convinti che un’opera d’arte si apprezzi anche e soprattutto dal vero, spingiamo gli utenti a contattare gli artisti per incontrarli nel loro atelier. Abbiamo quindi predisposto una serie di servizi di ricerca finalizzati a facilitare i contatti con gli artisti della propria provincia o regione di residenza. In questo modo facilitiamo i contatti diretti con l’utenza, della stessa area di residenza dell’artista, interessata all’arte.”
“Collaborano, con la nostra redazione, tre critici d’arte che hanno il compito di analizzare l’operato degli artisti e individuare i più talentuosi per inserirli nella selezione dei ” Maestri di PitturiAmo”, ovvero artisti di caratura internazionale, nazionale, affermati o emergenti che hanno così la possibilità di ottenere ulteriore visibilità.”
Tutti i servizi descritti sono gratuiti e facilmente gestibili dallo stesso artista.
Chi volesse ottenere maggiore visibilità sul portale ha poi la possibilità di acquistare alcuni servizi finalizzati ad aumentare le visualizzazioni dei quadri o del proprio profilo. La scelta, se acquistare o meno i servizi, è del tutto libera e non influisce sulla presenza gratuita nel portale.
“Come detto inizialmente” – continua Argentati – “noi pensiamo che debbano essere gli stessi artisti a credere per primi nelle proprie capacità e ad investire per la crescita professionale.”
“La registrazione su PitturiAmo comporta anche tanti altri vantaggi. Aiutiamo infatti tutti gli iscritti a capire un poco meglio le dinamiche della rete, ad orientarsi nelle varie scelte promozionali su Facebook, Google o altri mezzi di diffusione e forniamo costantemente consigli su come operare al meglio online ed offline, nel mondo reale.”
Su PitturiAmo trovano spazio anche critici, curatori, galleristi, collezionisti che possono registrarsi in qualità di Tutor e pubblicare sempre gratuitamente i loro eventi d’arte, commentare le opere esposte ‘In Evidenza’ e contattare gli artisti registrati.