Roma, 12 marzo 2020 – Da oggi lavare i denti ad un disabile non sarà più un problema grazie ad una startup bresciana attiva nella produzione di dispositivi biomedicali. Una felice realtà che è stata invata dal Ministero per lo Sviluppo Economico a New York a seguire un percorso di accelerazione insieme ad altre aziende innovative italiane, e ora dopo pochi mesi è già in grado di fatturare alcune decine di migliaia di euro.
La Plus Biomedicals, questo il nome della startup, porta in dote una domanda di brevetto, depositata un anno fa, per una mascherina automatizzata a rilascio graduale per lavaggio dentale, in grado di lavare i denti con azione meccanica senza l’utilizzo né di acqua né di dentifricio. Una soluzione pensata principalmente per il mercato degli ausili per disabili, come gli altri prodotti dell’azienda.
La giovanissima startup fondata da due neolaureati in ingegneria nel 2019 ha messo sul mercato tre lavatesta innovativi in grado di migliorare sia le condizioni di lavoro di chi si occupa di cura delle persone costrette alla sedia a rotelle o allettate, sia la dignità di chi riceve la toeletta.
La Plus Biomedicals ha già chiuso l’anno con alcune decine di migliaia di euro di fatturato ma ora ha però bisogno di un finanziamento per lanciare i prossimi progetti.
“Dopo la prima fase in cui abbiamo messo quello che potevamo sotto il profilo personale per iniziare, chiedendo aiuto a parenti e amici, siamo in quel gradino che devono affrontare molte startup: raccogliere i capitali necessari per affrontare la fase di crescita”, dichiarano i due fondatori Simone Mora e Francesco Vavassori.
Le banche, attraverso il Medio Credito Centrale che ha linee dedicate alle startup e alle aziende innovative, sarebbero state disponibili a finanziare, ma i tempi per aprire la pratica e avere poi i soldi sul conto corrente sarebbero stati troppo lunghi. E l’azienda vuole crescere e lanciarsi nel 2020 anche con altri progetti.
“A New York abbiamo lavorato a stretto contatto con una startup Fintech, Criptalia, che si occupa di prestiti smart tra aziende che hanno un progetto da finanziare e soggetti che vogliono investire la loro liquidità in maniera innovativa”, spiegano i fondatori. “Così abbiamo deciso di aprire una campagna e di offrire un interesse del 9% su un capitale massimo da raccogliere di 40mila euro”.
“Solitamente non lavoriamo con startup, siamo più dedicati a progetti di sviluppo di aziende già consolidate”, svela Diego Dal Cero, amministratore delegato di Criptalia.
“Ho potuto lavorare fianco a fianco con i fondatori di Plus Biomedicals a New York per tre mesi e ho deciso che meritavano un’opportunità che non siamo soliti dare, proprio perché mi hanno mostrato quello che sanno fare nonostante la giovane età”.
Per partecipare a questo prestito ci si può registrare come investitori sul portale di Criptalia.com, dove è presente una pagina dedicata al progetto. I soldi raccolti, massimo 40mila euro, verranno investiti in marketing e nelle spese che ci sono da sostenere fino al lancio della campagna di crowdfunding su Kickstarter. A quel punto sarà possibile pre-ordinare Cwash, il device per il lavaggio orale automatico.
“In futuro, quando saremo in produzione completa, saranno realizzati Cwash personalizzati, mentre sul portale di Cickstarter ci saranno solo le misure standard” concludono i fondatori.
Da settembre il progetto di sviluppo prevede una campagna di equity crowdfunding per arrivare a raccogliere circa 400mila euro, la restituizione del prestito ponte e la commercializzazione di tutti i prodotti.
L’investitore che decidesse di prestare i soldi avrebbe un ritorno del 9% all’anno, che nei nove mesi di durata prevista del prestito fanno un interesse del 6,75%. Un’ulteriore garanzia, se l’azienda dovesse essere in difficoltà di liquidità a novembre al momento di restituire il prestito, sarebbe la possibilità di trasformare il prestito in una quota nella società, come se fosse un convertibile.
Roma, 20 febbraio 2020 – È partito il bando 2020 per la donazione di apparati informatici agli istituti superiori.
Due anni fa a vincere il bando fu l’I.T.T. Pacinotti di Fondi e lo scorso anno l’I.T.I. Cannizzaro di Colleferro.
Il bando viene quindi rinnovato anche quest’anno, in modo da donare alcuni apparati informatici per scopi didattici ad un altro istituto superiore, dotato di un laboratorio di informatica, e che abbia tra le proprie materie lo studio delle reti.
L’iniziativa è aperta anche ad associazioni, enti ed università che abbiano come scopo o oggetto sociale lo studio delle telecomunicazioni e dell’informatica.
Il valore degli apparati, sebbene utilizzati ma perfettamente funzionanti, è pari a circa € 4000.
Il bando è a cura della TLC Telecomunicazioni, compagnia telefonica nazionale con sede a Formia, nell’ambito delle proprie attività di sostegno del territorio, della formazione scolastica e dell’istruzione dei giovani.
Gli istituti interessati a candidarsi devono inviare una mail all’indirizzo commerciale@tlctel.com e verranno contattati
da un responsabile dalla TLC Telecomunicazioni per gli accordi del caso.
Qualora si ricevano più richieste rispetto agli apparati disponibili, a
suo insindacabile giudizio la TLC Telecomunicazioni (www.tlctel.com) selezionerà l’istituto a cui donarli sulla base dello scopo didattico per cui verrebbero utilizzati.
Questi il materiale oggetto della donazione:
n.1 Cavo coassiale fascia premium
(metri lineari 100 – utilizzabile per test
collegamenti satellitari)
n.10 Cavi di rete Ethernet
n.10 Cavi di rete RJ11
n.10 Filtri RJ11
n.10 Filtri tripolari
n.1 Grandstream GXP1620
n.1 Gigaset A540IP
n.1 Mini PABX Analogico
n.6 Netgear N150
n.5 Netgear N300
n.1 Raspberry PI3 B+ Set Centralino VOIP
n.3 Technicolor TG703
n.1 Technicolor TG784N
n.1 Technicolor TG788
n.1 Technicolor TG789
n.1 Tenda N300
n.4 Tenda D301
Per informazioni sul bando:
Web. www.tlctel.com
Mail. commerciale@tlctel.com
Centralino 0771321154 dott. Giuseppe Del Prete
Trento, 17 dicembre 2019 – Dal 1° luglio 2020 entrerà in vigore il regolamento EASA per il settore droni ad uso professionali e ricreativi. A lavorare sul controllo della presenza dei dispositivi in aria, in rispetto del regolamento, ci sta lavorando la startup trentina JT Drone, che ha dato il via alla sperimentazione e industrializzazione del nuovo sistema.
JT Drone si mette in gioco con il suo sistema di controllo del traffico aereo per droni, pensato nel 2015, ed oggi richiesto sia da Enac che da Easa grazie al nuovo regolamento europeo. Entro fine gennaio 2020 di fatto la sperimentazione sul campo del sistema innovativo sarà completata e si inizierà l’industrializzazione del prodotto.
Con questo sistema identificativo, brevettato, grazie alla normativa si potranno creare nuove possibilità di sviluppo per il settore lavorativo con i droni, aiutando anche chi non riesce ad oggi a controllare lo spazio aereo di questi dispositivi volanti.
Il fondatore della startup, Roberto Guarnati, sta portando avanti la sua missione credendo fortemente nel progetto:
“Siamo come Davide contro Golia in questo settore, e viste le previsioni per il 2022 la nostra startup potrebbe fare la differenza” sostiene Guarnati.
“Negli ultimi mesi, abbiamo avuto incontri con diversi stati europei, presentando la nostra soluzione e ottenendo dei feedback positivi. Invece, in Italia, da parte di Enac non siamo stati ancora ascoltati ma già nel 2016 la nostra innovazione era stata presentata ad Enac e vi era stato un interesse per la sperimentazione sul campo pratico” continua ancora il fondatore dela JT Drone.
Diverse startup italiane, negli ultimi anni, hanno già avuto successo grazie a nuove idee arrivando a industrializzare il loro prodotto a livello mondiale, e questo è lo stesso obiettivo della JT Drone, il cui fondatore intende portare al successo l’innovazione tecnologica proposta dalla sua startup.
“Vogliamo rilanciare il Made in Italy dell’alta tecnologia. Abbiamo incontrato molti ostacoli sul nostro cammino, ma credendo in noi, e grazie ai nostri collaboratori, siamo arrivati ad un buon punto e crediamo di poter fare la differenza sia in Italia che in Europa nel settore dei droni” conclude Guarnati.
Il prossimo step sarà ora attendere la chiusura della sperimentazione sul campo, prevista per la fine di gennaio 2020, per poi iniziare l’industrializzazione del prodotto grazie ad alcune venture capital che stanno credendo nel progetto.
Per saperne di più sul progetto di JT Drone rimandiamo al sito internet www.jtdrone.com.
«I quarantenni e il lavoro», il documentario shock sulla perdita dei posti di lavoro che sta facendo il giro del web
Roma, 13 dicembre 2019 – Il lavoro operaio è in via di estinzione. E fin qui niente di nuovo. Ma ciò che sorprende, e un po’ spaventa, è il dato relativo al lavoro impiegatizio e manageriale: nel prossimo decennio infatti anche gli impiegati e i manager saranno ridimensionati nella stessa misura degli operai.
Secondo uno studio di Domenico De Masi, professore emerito di sociologia del lavoro presso l’università La Sapienza di Roma, a causa dell’automazione nei prossimi anni ci sarà un calo drastico dell’occupazione sia di operai che di impiegati.
Si stima infatti in circa 4 milioni i posti di lavoro che saranno sostituiti dai robot, e rimpiazzati dagli algoritmi.
Dati ben peggiori quelli diffusi dallo studio di McKinsey, “A Future That Works: Automation, Employment, and Productivity”, che prevede per l’Italia la metà dei posti di lavoro, cioè circa 11 milioni di posti, andare in fumo.
A pagarne di più il prezzo i quarantenni di oggi, stretti nella morsa di una crisi che è anche culturale. Una generazione di mezzo, costretta tra quella dei padri analogici e quella dei figli digitali, definita dei “tardivi digitali“. Una generazione di eterni precari, imprigionati tra i vecchi che hanno beneficiato dei “bei tempi andati” e i giovani che vivono incollati allo smartphone senza colpo ferire.
I CAMBIAMENTI NEL MONDO DEL LAVORO
Cosa accadrà quindi ai quarantenni di oggi? E quali mosse serviranno già a partire dal 2020 per non rimanere completamente fuori dal mercato?
A rispondere a queste domande Carlo D’Angiò, ricercatore e studioso della materia da oltre 25 anni, nel video documentario «I quarantenni e il lavoro». Una sintesi cruda ma efficace di una serie importante di dati, interviste e informazioni tecniche e socio-economiche, raccolti per questo contenuto di straordinaria visione.
“Operai e impiegati non serviranno più al sistema; tuttavia, c’è una nuova figura professionale che non può essere sostituita dalla tecnologia. Ed è proprio questa figura, verso cui dovrebbero orientarsi i quarantenni di oggi, trasversale nei ruoli e nei mercati, che occuperà lo scenario del lavoro nei prossimi anni” dice D’Angiò.
Roma, 4 novembre 2019 – Lo stand dell‘Ambasciata di Cuba in Giappone ha vinto il “Booth Gran Prix“, un premio organizzato dalla JATA, l’Associazione del Turismo del Giappone. Il riconoscimento è stato assegnato durante il Tourism Expo Japan 2019 ad Osaka (JATA Osaka 2019), ed è consegnato dal Presidente Hiromi Tagawa, a Maylem Rivero, consigliere economico commerciale dell’Ambasciata di Cuba in Giappone.
Il concorso premia il concept migliore, sulla base del voto di una giuria composta da rappresentanti dell’organizzazione, del pubblico e degli espositori.
Le motivazioni dell’assegnazione l’aver coinvolto i visitatori grazie a un video in realtà virtuale VR, per aver messo a disposizione il frontale di un almendron (la classica vettura cubana degli anni 50) in cui il pubblico poteva fare dei selfie e condividere sui social la visita, per le degustazioni di Caffè e Rhum e per l’immancabile “Alegria” che non è mai mancata
Nello stand del Ministero del Turismo Cubano (B001 posto nell’area dedicata ai Caraibi e all’America Latina) sono state allestite tre postazioni per la fruizione di video immersivi VR, realizzati in occasione delle celebrazioni dei 500 anni dell’ Habana (1519 – 2019).
L’evento in Giappone è una delle più grandi manifestazioni dedicate al turismo mondiale, ed è considerato un punto di riferimento per attrarre visitatori provenienti dall’estremo oriente verso le destinazioni di tutto il mondo.
L’Ambasciata di Cuba in Giappone ha scelto di dotare il proprio stand di apparati dedicati alla visione a 360 gradi VR anche per via della particolare propensione all’impiego di tecnologia immersiva da parte del pubblico giapponese.
Il materiale verrà poi reso disponibile per gli eventi in occasione del prossimo cinquecentenario dell’ Habana.
La produzione dei video a 360 gradi Vr è stata curata dall’italianl Giuseppe Galliano Studio, (www.giuseppegalliano.it) che ha registrato per questo evento una nuova serie di video immersivi nella capitale Cubana. Una produzione che è stata seguita personalmente anche da Mauricio Nunez, uno dei più noti registi della Televisione Cubana
L’allestimento dell’apparato tecnologico è stato curato inoltre da Latinoamericando Nihon, una struttura con base a Tokio che si occupa di promuovere il turismo dall’Oriente verso l’ America Latina e che, nella stessa manifestazione, seguiva anche gli stand di Bolivia e Repubblica Dominicana
I contatti tra le tre strutture, solo apparentemente lontane da un punto di vista geografico, ma unite nell’intento promozionale, sono iniziati a seguito del rilascio della piattaforma Habana@360 (www.habana-360.com).
Un sistema che raccoglie più di 140 video immersivi diversi, tutti girati a 360 gradi Vr che consentono una visita virtuale in tutta la capitale cubana, ora a piedi, ora in auto, ora in almendron, per raggiungere i punti più noti e quelli più nascosti.
Nei tre video 360 Vr che sono stati presentati al Tourism Expo Japan 2019 sono stati inserite le zone più note come Malecon, Capitolio, Gran Teatro dell’Habana, Parque Central, Plaza de la Catedral, Plaza de Armas, Hotel Nacional, Malecon, Plaza Vieja, Plaza de San Francisco, Obispo, El Cristo, Castillo del Morro, Plaza de la Revolucion.
Oltre quelle più metropolitane, come Estadio Latino Americano, Avenida 23, Cine Yara e Copelia.
I nuovi hotel appena inaugurati Grand Hotel Manzana, Hotel Packard, Hotel Paseo del Prado.
I luoghi degli artisti plastici, Callejon de Hamel e Casa Fuster
E i luoghi di Hemingway, la Finca Vigia e la Marina.
Si tratta di una fruizione coinvolgente perchè permette allo spettatore di calarsi virtualmente nella capitale cubana, indossando i visori a disposizione nello stand con i quali basta ruotare il capo per interagire con l’ambiente circostante. Oppure attraverso i dispositivi mobili, tablet o cellulari (con e senza cardboard), e dove l’esperienza è interattiva perchè si sfruttano i movimenti dello smartphone.
La scelta dell’ Ambasciata di Cuba in Giappone mostra come risulti interessante e premiante servirsi dei filmati immersivi durante gli eventi fieristici. Un approccio permette di attrarre un numero elevato di visitatori e di poter interagire con loro quando vengono indossati i device. Prova ne è poi l’impiego dei medesimi contributi virtuali sui canali social, quali YouTube e Facebook.
Sardegna, Lazio e Emilia Romagna le regioni italiane con le maggiori rotture di cellulari nell’estate 2019: il mare, i laghi e i locali notturni i luoghi più pericolosi per gli amati smartphone
Roma, 3 ottobre 2019 – È l’estate la stagione più pericolosa per i nostri smartphone. È durante le vacanze infatti che si verificano gli episodi più “pericolosi” per i nostri smartphone. Tra tuffi in mare, sabbiature non richieste e cadute improbabili è nella stagione calda che si registra il più alto picco di rotture dei cellulari d’Italia.
Ma dove e come gli italiani hanno rotto il cellulare in questa estate del 2019?
In testa alla classifica la Spagna seguita dalla Grecia, mete più gettonate dai giovanissimi, che si sono rivelati però i più attenti visto che le richieste di assistenza per la fascia 18-24 anni è stata solo dell’ 11,26%.
Al terzo posto si è piazzata la Francia, dove si sono svolti i mondiali di calcio femminile (probabile che, come l’anno scorso per i tifosi croati, i festeggiamenti abbiano involontariamente contribuito a far salire il numero di incidenti) nonchè meta preferita dai 25-35enni, che anche quest’anno guadagnano la fascia dei più distratti, con un boom di richieste del 29,85%.
A seguire gli Usa, Albania, Germania, Gran Bretagna, Svizzera, Turchia ed infine l’Irlanda.
A rendere pubblica la classifica delle regioni e nazioni “tecnologicamente più sfortunate”, dove si sono rotti piùtelefoni, il centro studi statistico di iFix-iPhone.com, network di centri specializzati in riparazione smartphone, che ha incluso nello studio le indicazioni relative a luoghi, età media, cause e tipi di danno più frequenti.
Per quanto riguarda i generi a dispetto dello scorso anno sono stati gli uomini a rompere più dispositivi (59.15%) rispetto alla donne (40,85%), mentre
I luoghi in cui si sono verificate le maggiori rotture sono stati il mare e il lago più che la montagna, i locali notturni(podio praticamente identico al 2018) ed in casa, principalmente in cucina e in bagno.
Il 2019 ha visto un notevole incremento di cittadini che sono rimasti per la maggior parte del periodo estivo in città oltre che un’ulteriore crescita di vacanze “mordi e fuggi” nel Bel paese, magari a cortissimo raggio, per trascorrere qualche giorno di relax.
La top ten delle regioni italiane più “pericolose” per i cellulari conferma al primo posto la bellissima, e a quanto pare fatalissima, Sardegna, con le città di Cagliari ed Olbia tra le più sfortunate, insieme sul podio a Lazio e Emilia Romagna rispettivamente al 2° e 3° posto. A seguire la Campania, Toscana, Puglia, Veneto, Trentino, Liguria, mentre la regione con i più attenti è stata il Molise.
“Il luogo più pericoloso rimane sempre la spiaggia e la causa più diffusa la classica caduta in acqua, mentre sorprende l’alto numero di smartphone dimenticati sul tettuccio dell’auto con la disastrosa conseguenza di vedere gli smartphone cadere alla prima frenata ed essere calpestati dai veicoli” spiega Joseph Caruso, responsabile del centro statistico iFix-iPhone.com.
Per la serie “smartphone, cosa non farei per te!” dagli uffici dell’assistenza raccontano anche il curioso episodio di un facoltoso turista in vacanza ad Olbia che ha accettato un preventivo di ben 450€ per una configurazione dello smartphone appena acquistato, a “domicilio”, ovvero presso l’albergo dove alloggiava.
Lostudio ben dettagliato su come gli italiani hanno rotto il cellulare in vacanza è stato possibile grazie alle analisi dei Big Data elaborati dal Centro Statistico di iFix-iPhone.com, un servizio definito “il booking delle riparazioni smartphone e tablet”. Con una rete di oltre 100 riparatori indipendenti in tutta Italia, e a fronte di una prenotazione gratuita online, il servizio offre assistenza sulla rotture dei telefoni con tariffe chiare e trasparenti consultabili online, compresa una garanzia di 12 mesi, un unico referente dedicato tramite il negozio assegnato dal sistema e un tempo medio di riconsegna di 30 minuti.
“I nostri dati ci dicono che sono i mesi estivi quelli a maggior rischio per i cellulari, a causa dei maggiori trasferimenti e distrazioni. Eppure per evitare di rovinarci le vacanze basterebbe seguire alcuni semplici accorgimenti, adottando qualche accortezza in più, come per esempio acquistare custodie antiurto o impermeabili oppure evitare di lasciare lo smartphone al sole” Joseph Caruso.
Insomma, approfittare dell’estate per fare un po’ di “digital detox” potrebbe far bene oltre che a noi anche ai nostri cellulari.
Milano, 3 settembre 2019 – La vita moderna, si sa, è colma di fonti di stress. La rincorsa alle nuove tecnologie poi è sempre più frenetica e travolgente e sta culminando nella controversa installazione e sperimentazione di sempre più apparati e applicazioni per le reti 5G. Un aspetto delle nostre esistenze che ha dato vita ad una ricerca specifica sulle fonti di stress della vita moderna, curata dall’associazione “Amore con il Mondo”.
La ricerca è stata curata da Paolo Goglio, presidente dell’associazione, che da oltre 10 anni si è dedicato ad un progetto di comunicazione monitorando il comportamento sociale che deriva dal flusso di informazioni mediatiche, per il quale ha già realizzato numerosi reportage, conferenze, libri di saggistica sociale e documentari televisivi e cinematografici.
IL PESO DELLA PRESSIONE MEDIATICA
La ricerca ha evidenziato che la sola affissione stradale ci porta a ricevere messaggi condizionanti con una frequenza che supera i 3.000 input/giorno e sono posizionati ovunque, ai semafori e agli incroci, nei punti di maggiore affluenza, stazioni, fermate dei bus e aeroporti, sempre più grandi, accattivanti e aggressivi.
E’ un bombardamento che supera le 5.000 unità input/giorno considerando che, qualunque cosa facciamo e ovunque ci troviamo, riceviamo questo mitragliamento feroce e costante di messaggi da televisioni e monitor posizionati ovunque ormai.
Le stesse vetrine dei negozi invitano ad acquisti che sollecitano costantemente la percezione di avere sempre desiderio e bisogno di qualcosa, depliant e volantini ovunque, persone che cercano in ogni modo di catturare la nostra attenzione per vendere prodotti e servizi e per completare il quadro ora non esiste più neppure un minuscolo rifugio, un’isola che ci consenta di avere quel momento di pace per dedicare un istante a noi stessi, vedere la realtà che ci circonda, rapportarci alla vita e all’essere.
“L’avvento della telefonia mobile ha posto la pietra tombale su questa triste realtà, e ha saturato ogni restante minuscolo spaziodi vita rimasto, portando questi input su un piano talmente elevato da deformare completamente la nostra vita. La nostra percezione della realtà, le nostre esigenze, i gusti e le abitudini sono deformate, non c’è quasi più nulla di autentico e l’invadenza dei call center e della profilazione ai fini di advertising ha trasformato la nostra vita in un frenetico e logorante percorso di astrazione” spiega Paolo Goglio, presidente dell’associazione “Amore con il mondo” (www.amoreconilmondo.com).
L’AUMENTO DELLO STRESS
“Il problema è che anziché combattere lo stressabbiamo creato strumenti per aumentarlo sempre di più, la visione è evidente soprattutto nelle città dove tutti sono conformati in uno spazio grande come il display del proprio smartphone, camminano assenti dal mondo esterno, lo consultano centinaia di volte al giorno, spesso compulsivamente e senza bisogno alcuno, le notifiche arrivano a centinaia” continua Goglio.
La ricerca evidenzia che inoltre che mentre da una parte si grida il proprio diritto alla privacy dall’altra si postano immagini della propria vita familiare, dei propri momenti e dei propri spazi su piattaforme social visibili da tutti in tutto il mondo. Ogni cosa che mangiamo, ogni abito che indossiamo e ogni luogo che visitiamo non è più visto per quello che è ma sempre e solamente attraverso il mirino della fotocamera che inquadra e condivide ogni momento per ricevere quella inutile gratificazione sotto forma di like, smile e cuoricini vari. Il malessere che ne deriva alimenta i casi di depressione che oggi è la seconda causa di disabilità dopo le malattie cardiovascolari
“Io non sono contrario alla tecnologia e meno che mai al progresso ma proprio perché opero nel campo della comunicazione da molti decenni ho fatto numerosi e approfonditi studi sul rapporto tra le tecnologia e la felicità, intesa come benessere interiore ed esteriore sia sul piano individuale che della società in genere. Il quadro che ne deriva è molto allarmante, c’è una profonda sensazione di malessere diffusa ad ogni livello, la domanda che mi viene posta più volte è ‘Ma come è possibile essere felici con tutto quello che succede, ma vi rendete conto in che mondo viviamo?’ e magari quella persona è sulla sponda di un lago con un cagnolino che gioca e una figlia sorridente, ma è incapace di vedere tutto questo, asfissiato e accecato dal peso ormai abnorme di informazioni negative che riceve su tutti i fronti”.
Un problema che secondo la ricerca di “Amore nel Mondo” onlus in Italia ne è colpito 12,5% degli italiani. Cifra che secondo alcuni studiosi è anche ottimista rispetto ai reali danni che l’abuso delle nuove tecnologie stanno provocando
LA CONVIVENZA CON LE TECNOLOGIE
Qui non si tratta di contrastare l’aspetto tecnologico, ma di osservare con estrema attenzione quello che sta avvenendo perché il peso che ciascuno di noi è chiamato a sostenere è enorme e lo stress che ne deriva è insostenibile, non c’è e non ci sarà mai tempo per sé stessi, si parla di essere sempre connessi.
“Quando siamo veramente connessi a noi stessi e alle nostre vite? Quando avremo tempo per accorgerci di questo grande inganno che sta fagocitando il nostro tempo? Passiamo anche 4 ore al giorno sui social per non parlare delle ore passate sul divano a ricevere condizionamenti dalla Tv e la conseguenza è che non c’è mai tempo. Molti parlano rapidamente come se avessero bisogno di guadagnare tempo, in realtà sono talmente stressati da questa morsa distruttiva che per fare una telefonata di 2 minuti ne occorrono 10 e magari ripetono 3-4 volte le stesse cose” spiega ancora il presidente dell’associazione Paolo Goglio.
Ecco perché l’avvento di nuove, ulteriori tecnologie per aumentare la potenza e la portata del volume di input/giorno può essere oggetto di discussioni sulle conseguenze dei danni alla salute fisica o all’ambiente ma non può assolutamente essere sottovalutata né discussa sul piano del benessere individuale e sociale.
La soglia è già abbondantemente superata con l’avvento di milioni di applicazioni, memorie sempre più veloci e capienti, processori sempre più veloci, display sempre più definiti e batterie sempre più potenti.
“Con il passaggio al 5G tutto questo si moltiplicheràesponenzialmente e se da una parte è doveroso prestare ascolto alle numerose voci che allertano sui possibili rischi che milioni di antenne inevitabilmente porteranno con la relativa overdose di emissioni elettromagnetiche e i conseguenti rischi di danno biologico, dall’altra è necessario, anche solo per un istante, fare una pausa” commenta ancora Goglio.
L’IMPORTANZA DI FARE UNA PAUSA
E’ proprio la pausa il vero segreto per provare a riflettere. Se non c’è mai tempo per farlo è chiaro che tutto andrà sempre e solamente in una sola direzione e saremo sempre più sommersi dalla tecnologia.
Basti pensare che in Finlandia stanno già sperimentando il 6g. Dal punto di vista strettamente tecnologico il progresso è semplicemente stupefacente, ma esiste un progresso dell’umanità, un progresso sociale, un progresso individuale che Goglio invita a prendere coscienza.
“Mi rivolgo a tutti, enti e comuni, associazioni, attivisti e inattivisti, e invito tutti a prendersi una pausa da questo incessante frenetismo tecnologico. E’ orribile, lo so, fermarsi un solo istante. Ma proprio in quell’attimo potrebbe scattare un clic interiore che ci porta ad una semplice consapevolezza: noi siamo vivi e la nostra unica risorsa è il tempo, siamo veramente liberi di investirlo come desideriamo o siamo piuttosto caduti in una specie di frullatore dell’umanità dove la tecnologia è diventata talmente affascinante, divertente e potente da impedirci di avere quell’attimo di connessione con la realtà creata e non solamente con la realtà costruita?” si chiede Paolo Goglio.
Ogni volta che qualcuno dice di sì c’è sempre qualcuno che dice di no, favorevoli e contrari esistono ad ogni livello e per qualunque tematica, qui non si tratta di contrastare nulla e nessuno ma semplicemente di fare una piccola pausa e osservare, ascoltare le cose su un piano diverso, affidarsi al buon senso, alla propria voce interiore, provare a connettersi non solo alle radiofrequenze ma anche ai propri sentimenti, alle proprie emozioni, al proprio cuore, immaginare anche solamente un attimo di vivere una sensazione di pace.
Chi siamo, cosa siamo, cosa abbiamo fatto, chi siamo stati, cosa abbiamo dato, ricevuto, cosa abbiamo sentito, cosa abbiamo donato, che cosa abbiamo dato in cambio di questo grande dono di vita?
“L’abbiamo sprecata girando una manovella per tutta la vita, a sederci sul divano per ingannare il tempo, a usare dei passatempi perché il tempo non passa e quando non passa ci annoiamo e quella noia è la drammatica testimonianza che non siamo capaci di sentire la linfa vitale che scorre in noi e che ci chiama ad essere parte di un sistema talmente grande e potente. Così bello che è veramente impossibile pensare che possa esistere artificialmente in un televisore o dentro un telefono, qualcosa in grado di sostituire le nostre emozioni”.
UN FILM DEVOLUTO ALLA CAUSA
A dicembre 2018 Paolo Goglio ha presentato al cinema Anteo di Milano un film intitolato “CLIC – 10 giorni guidato dal vento“, una autentica impresa cinematografica già entrata nella storia del cinema dalla porta principale, per essere stato il primo SELFIEFILM della storia del cinema, in quanto realizzato, prodotto e interpretato da una sola persona.
“Inizialmente ho riservato questa mia opera alla piccola distribuzione e ai circuiti cinematografici indipendenti, ho riscosso numerosi consensi e ora ho piacere di dedicarlo ad una causa che considero di vitale importanza per il benessere individuale e sociale. Non si tratta di dire SI o NO, di dire basta, ancora, stop. E’ sufficiente una pausa, solamente questo: non abbiamo nessun reale bisogno di connettere il frigorifero o il forno a microonde, le lampadine e gli elettrodomestici, non abbiamo bisogno di una realtà virtuale. Il vero paradosso è che quanto più pensiamo di creare una realtà aumentata e quanto più ci ritroviamo in una realtà diminuita“.
Se facciamo un attimo di pausa potremo accorgercene e magari risvegliarci, come da un sogno sgradito, scoprire che il grande spazio della vita, quella reale, è l’unico vero spazio a cui connetterci per giungere a livelli maggiori di benessere e di felicità.
“Invito chiunque stia operando per sensibilizzare non solo all’uso sconsiderato delle tecnologie ma chiunque sia attivo sul piano sociale, educativo, didattico o formativo a contattarmi tramite il sito web dell’associazione www.amoreconilmondo.com o alla mail paologoglio@gmail.com, per ricevere gratuitamente una copia del film ‘CLIC – 10 giorni guidato dal vento’ con nulla osta per la proiezione in pubblico. Si possono organizzare proiezioni e dare vita a un dibattito a cui, se disponibile, avrò il piacere di presenziare e partecipare” conclude Paolo Goglio.
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Contatti:
Paolo Goglio, presidente della associazione Amore con il Mondo ODV
La casa editrice di fumetti giapponesi Mangasenpai sbarca sull’App di eMooks: nuovi titoli in catalogo, a fronte di una campagna abbonamenti speciale, mai avvenuta prima
Bergamo, 15 maggio 2019 – A pochi mesi dall’approdo sul mercato italiano, e a pochi giorni dal lancio del nuovo design, eMooks, l’App che sta portando fiabe e fumetti nel futuro, grazie ad una amplificazione multimediale della lettura, è pronta ad arricchire il proprio catalogo con una serie di nuovi titoli che arriveranno grazie alla nuova partnership siglata con la casa editrice Mangasenpai.
Scopo dell’accordo è quello di dare nuova linfa ed energia al mercato italiano del fumetto ‘manga’, grazie a nuovi fumetti creati da giovani e promettenti artisti italiani, capaci di riproporre agli appassionati atmosfere, ambientazioni ed emozioni che il genere ‘Made in Japan’ sa offrire.
Tra i primi titoli a sbarcare nel catalogo ci saranno Dada Adventure, Butterfly Effect, Devil’s Joke, Amalia Maindream Cafè.
Per celebrare queste novità la startup alle porte di Bergamo ha deciso di dare ai propri iscritti una chance senza precedenti per sottoscrivere l’abbonamento annuale all’applicazione. Fino al 22 maggio infatti, coloro che decideranno di sottoscrivere l’abbonamento annuale potranno beneficiare di eccezionali condizioni: abbonamento mensile a 0,99€/mese (anzichè 4,99€), oppure annuale a 10,99€ da pagare in un’unica soluzione.
“Le case editrici hanno dimostrato interesse nei nostri confronti e per questo siamo molto soddisfatti. Mangasenpai è solo l’ultima importante realtà che ha deciso di condividere il progetto targato eMooks: con loro contiamo di arricchire lo store con tanti nuovi titoli manga” dice l’ideatore e Ceo di eMooks, Luca Tom Bilotta.
“Da gennaio 2019, data di approdo ufficiale sul mercato Android e iOS, i titoli in catalogo sono aumentati sensibilmente e continueranno ancora a farlo. Per questo – aggiunge ancora Bilotta – vogliamo celebrare la novità con il maggior numero di appassionati possibile. In quest’ottica si pone la nostra vantaggiosa offerta che, tuttavia avrà una durata limitata nel tempo”.
eMooks è un’applicazione che permette di aggiungere suoni, musiche e rumori d’ambiente, prodotti in avanzati studi di registrazione, ai contenuti di fumetti, favole e testi di narrativa in formato ebook. Un’App “animata” da un algoritmo nativo, brevettato, che permette di associare ai testi in scorrimento automatico su tablet e smartphone la parte sonora. Tutto questo in modo completamente automatizzato e sincronizzato (file .mks).
L’App di eMooks permette quindi di trasformare la lettura in un’esperienza più affascinante, che va ad amplificare la fantasia del lettore, dando vita ad un fenomeno capace di rivoluzionare la lettura digitale.
Molte le collaborazioni già in essere con alcuni dei fumettisti più importanti del panorama nazionale ed internazionale, tra cui ricordiamo quelle con Fabio Celoni, Fabiano Ambu, Giuseppe Di Bernardo, Francesco Matteuzzi, Ariel Olivetti.
Per ulteriori informazioni sull’App rimandiamo al sito internet www.emooks.net.
Per girare Clic, il primo selfiefilm della storia del cinema, sono state utilizzate dal protagonista, una Gopro e actioncam, che hanno documentato il suo viaggio negli stupendi paesaggi della Danimarca…
Milano, 2 gennaio 2019 – Sono state svelate le tecniche estreme cinematografiche che hanno permesso di girare Clic, il primo selfiefilm della storia del cinema, girato lungo tutto il perimetro della Danimarca.
Abbiamo provato a sentire Paolo Goglio, autore e protagonista di ‘CLIC – 10 giorni guidato dal vento’, che ha dimostrato di essere il pioniere N. 1 in Italia, e forse anche del mondo, di questo tipo di tecniche cinematografiche avanzate.
Allora Paolo raccontaci, cosa intendi quando si parla di selfie estremo? Non c’è già abbastanza abuso di questa tecnica, non sempre apprezzata?
“Il termine ‘Selfie’ è certamente abusato e inflazionato ma qui stiamo parlando più letteralmente di fai-da-te, un pò come quando vai dal benzinaio e fai benzina da solo, o vai alla mensa con il vassoio, si dice self-service no? In questo caso ho fatto un film da solo, utilizzando non solo le tradizionali bacchette per azionare Gopro ed actioncam di ultima generazione ma anche due cavalletti, morsetti, ventose, mini-stativi e persino un’asta da 2,70cm e una da 5 metri e mezzo con cui posso realizzare inquadrature di grande effetto simulando addirittura il volo di un drone” ci spiega Paolo.
“Pensa che ottengo un diametro in escursione di ben 11 metri e questo significa raggiungere con la mia telecamera le fronde di un grande albero, il tetto di un palazzo di 3 piani ovvero anfratti e punti di ripresa apparentemente impossibili come, ad esempio, il getto di una cascata o l’interno di una fessura tra le rocce.
Proprio stamane un mio caro amico mi ha chiamato incuriosito, convinto che avessi acquistato le immagini dalla National Geographic e quando gli ho spiegato come le ho realizzate ha subito voluto organizzare un seminario per illustrare queste tecniche inedite, di grande impatto e anche estremamente economiche.
Basti pensare che con le actioncam di ultima generazione possiamo ottenere una risoluzione ultraHD 4k che corrisponde ad una qualità cinematografica con poche centinaia di euro. E che non abbiamo più bisogno di cameraman, assistenti, dolly, macchinisti o molte altre figure e strutture tradizionali e costosissime. Oggi, con le mie aste telescopiche, il drone e un pò di ingegno e fantasia, realizzo da solo quello che fino a ieri richiedeva un intero cast e attrezzature costosissime, con relativi permessi d’impiego, trasporto e tecnici specializzati”
Se fino ad oggi per realizzare un film, anche relativamente semplice, era necessario un cast di qualche decina di persone, stupisce leggere i titoli di coda di ‘CLIC – 10 giorni guidato dal vento’. Solamente nel finale appaiono 7 comparse che hanno partecipato con entusiasmo e talento alle riprese del film, integrando una trama insolita, innovativa e multi emotiva: sorrisi, lacrime, sogni ed incubi si fondono in un viaggio tra paesaggi di struggente bellezza: foreste, praterie, spiagge, scogliere e brughiere. E in questo spazio naturale il contatto uomo-natura trapassa lo schermo per giungere allo spettatore.
È impossibile restare indifferenti davantiva questa immersione che coinvolge con il fascino di una poesia dove l’autore interpreta uno Youtuber un pò sfortunato, impacciato ma appassionato, travolto dallo stress di una vita social che non lascia più spazio nè tempo per ascoltare la voce del proprio cuore.
Ci sono tanti elementi di riflessione in questo film, sia per quanto riguarda i contenuti che per la tecnica impiegata, per la qualità del montaggio digitale privo di effetti artificiosi e al tempo stesso ricco di virtuosismi, frutto di una padronanza tecnica e stilistica che merita certamente attenzione soprattutto in Italia. Un paese in cui a fronte di una cultura millenaria, l’industria cinematografica produce cinepanettoni e prodotti trash che degradano il potenziale di categoria relegandola ad una ripetitiva fabbrica dei tornaconti di botteghino.
“Il mondo della comunicazione ha una responsabilità immensa in termini di valorizzazione del patrimonio artistico e culturale, abusare degli strumenti a disposizione per privilegiare l’ego individuale e l’interesse personale significa distruggere un patrimonio nazionale che fin dagli albori della civiltà ha caratterizzato il nostro popolo e il nostro territorio. I tempi cambiano per fortuna e la prima presentazione in anteprima di ‘CLIC – 10 giorni guidato dal vento’ al cinema Anteo di Milano ha ottenuto un riscontro molto positivo. In attesa del nulla osta per le proiezione al pubblico siamo ora in fase di valutazione di proposte di distribuzione”, conclude Paolo Goglio, il primo avveniristico protagonista di un genere di film tutto nuovo, in un mondo quale quello del cinema, affamato di nuove proposte ed idee.
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Contatti stampa:
Paolo Goglio, produttore e presidente della Associazione Amore con il Mondo ODV
Londra, 21 dicembre 2018 – Siglato l’accordo di partnership tecnologico tra l’azienda italiana Feber Group (www.febergroup.it) leader mondiale nella produzione di dispositivi e device per il controllo remoto in ambito trasporti building e Ice, e TelcaVoIP International Ltd (www.telcavoip.net) che garantirà, tramite l’utilizzo della propria rete dati IoT M2M (Machine To Machine), il servizio di telecontrollo e gestione dei propri dispositivi.
L’accordo è seguito dopo 6 mesi di provesulcampo durante i quali la rete dati M2M di TelcaVoIP International è stata testata dagli ingegneri di Feber Group grazie ai microchip dati forniti e montati su dispositivi utilizzati in vari Paesi, ed i cui risultati si sono rivelati sorprendenti per velocità di allacciamento alle reti locali rispetto ad atri competitors nonchè per il livello di sicurezza offerto grazie alla crittografia dati su VPN.
TelcaVoIP International si propone quindi come outsider anche nel mercato Italiano per il settore Industria 4.0 e IoT (Internet Of Things) grazie alla copertura della propria rete M2M garantita in oltre 154 paesi e da 368 operatori.