Migliorare il curriculum in vista della ripresa: ti aiuta l’head hunter

Milano, 1 maggio 2020 – In vista della ripresa lavorativa delle aziende, prevista dalla Fase 2 dell’emergenza sanitaria in corso, è il momento giusto per rinfrescare il curriculum, in modo da farsi trovare pronti dalle imprse in cerca di nuove figure lavorative. Il problema molto diffuso, evidenziato da tutti gli Head Hunter è che la stragrande maggioranza dei curriculum  non sono compilati in modo corretto e vengono scartati già dalle fasi iniziali.

A risolvere questo problema alcune delle stesse agenzie di selezione del personale, che offrono servizi specifici.

Come le sessioni individuali scontate per correggere e ottimizzare i curricula, proposte dell’agenzia di selezione del personale Adami & Associati, che prevede un picco di ricevimento di curriculum nelle prossime settimane.

Ad oggi è ancora presto per stimare quanti e quali saranno gli effetti del Coronavirus sul mercato del lavoro ma negli ultimi giorni qualcuno ha provato a fare delle stime. Come per esempio l’assessore regionale al Lavoro, Vincenzo Colla, che per quanto riguarda l’Emilia Romagna ha spiegato che «se il lockdown andrà avanti ancora per molto rischiamo di perdere 350.000 posti di lavoro».

L’impatto complessivo, è certo, sarà fortissimo, a livello internazionale: si pensi per esempio ai 22 milioni di disoccupati a causa della pandemia nei soli Stati Uniti.

Sono destinate dunque ad aumentare le persone alla ricerca di un lavoro, che si sommeranno a tutte quelle che, anche nelle settimane precedenti all’emergenza, inviavano i propri curricula alle agenzie di ricerca e selezione del personale per trovare una nuova occupazione lavorativa.

Come è possibile aumentare le probabilità di attirare l’attenzione dei recruiter in una situazione come questa, con un probabile incremento dei candidati per le singole posizioni lavorative?

Lo abbiamo chiesto a Carola Adami, head hunter e Ceo dell’agenzia di selezione del personale Adami & Associati.

«Prima di tutto, è essenziale concentrare la propria ricerca di una nuova occupazione negli ambiti giusti, pensando a quelle che sono le effettive necessità del mercato del lavoro e le proprie competenze» – spiega Adami – «mentre il secondo passo è fare in modo di presentarsi nel migliore dei modi possibili al recruiter».

Per fare una buona prima impressione è fondamentale accompagnare il curriculum vitae con una lettera di presentazione scritta ad hoc per l’occasione, senza quindi riutilizzare il medesimo testo per ogni candidatura.

Ma non è tutto qui: «per aumentare le probabilità di veder selezionato il proprio curriculum vitae, e quindi di essere chiamati per un colloquio di lavoro, è necessario creare un CV efficace, senza errori, chiaro ed esaustivo, capace quindi di distinguersi dai tantissimi curricula che i selezionatori si trovano a esaminare ogni giorno», sottolinea ancora l’head hunter.

Realizzare il curriculum perfetto, però, non è facile: al di là degli errori grammaticali, a ledere l’efficacia di questi documenti sono le imprecisioni, le informazioni mancanti, la struttura poco chiara, il focus insufficiente sulle parti più importanti e via dicendo.

Per questo, ormai da anni, Adami & Associati offre un servizio di valutazione, di revisione e di restyling dei CV, aiutando così le persone che cercano un nuovo lavoro a migliorare la propria presentazione, aumentando le loro probabilità di essere scelti.

E certamente questo è il momento giusto per migliorare il proprio CV, sia in vista della ripresa, sia considerando il tempo che abbiamo a disposizione durante questo lockdown.

«Vista la situazione, abbiamo deciso di offrire il nostro servizio di revisione dei curricula da remoto, attraverso videochiamate, telefonate ed email, a uno speciale prezzo scontato del 20%, in modo da permettere a tutti di prepararsi al meglio al ritorno alla vita lavorativa, creando dei curriculum d’impatto, che non passeranno inosservati» spiega ancora Adami.

Un servizio unico, che si va ad aggiungere anche ad altri servizi da remoto per chi vuole migliorare la propria carriera lavorativa, dal career coaching alla revisione del profilo LinkedIn, per arrivare fino alle consulenze di public speaking.

 

Carola Adami, Ceo di Adami & Associati

Trovare lavoro: oggi la selezione dei curriculum la fa il Pc

Milano, 20 dicembre 2019 – Molti non lo sanno, e continuano a inviare curriculum come se a leggerli fossero solo e unicamente dei recruiter umani, in carne e ossa, ma le cose non stanno esattamente così, anzi. Sono infatti sempre di più le aziende che si affidano a dei sistemi automatici per la preselezione dei curricula, per scremare velocemente i candidati.

Ma per quale motivo le aziende hanno deciso di dotarsi di un selezionatore automatico?

«Va sottolineato prima di tutto che questi software vengono usati solamente nella fase preliminare, per eliminare tutte le candidature che non presentano i requisiti minimi indicati nell’annuncio di lavoro» spiega Adami, per poi aggiungere che «le aziende utilizzano questi programmi per fare fronte alle decine o centinaia di curricula che arrivano tutti i giorni. Per avere la certezza di non cestinare dei curriculum senza leggerli, dunque, si rende indispensabile dotarsi di un aiuto digitale» spiega l’head hunter di Milano Carola Adami, amministratore delegato della società di head hunting Adami & Associati.

C’è però una sottile ma importante differenza tra lo scrivere un curriculum vitae rivolto a un recruiter e realizzare invece un CV che verrà analizzato da un software.

Senza ombra di dubbio i software in questione sono estremamente utili per velocizzare la selezione e per destinare il tempo e le energie delle risorse interne ad altre attività. Non si può però trascurare il fatto che, talvolta, questi algoritmi si rivelano poco precisi, finendo per scartare dei curricula assolutamente validi.

«I programmi per la scrematura dei curriculum sono certamente migliorati negli ultimi anni, ma ancora oggi gli algoritmi utilizzati si lasciano scappare dei candidati interessanti. Il problema, in questi casi sta nella costruzione stessa del curriculum vitae, che non risulta chiaro agli occhi del programma di selezione, che di conseguenza finisce per scartare il candidato».

Cosa possono fare dunque le persone alla ricerca di un nuovo lavoro che vogliono essere certe di superare la preselezione effettuata dai software?

«Il curriculum vitae deve sempre essere chiaro, ben strutturato e senza errori di sorta; nel caso dei CV che verranno scansionati dai software questi requisiti sono doppiamente importanti» sottolinea Carola Adami.

Ecco allora che, per non contrariare l’algoritmo incaricato di scremare le candidature, si rende necessario per esempio ‘ottimizzare’ il curriculum vitae per specifiche parole chiave. È dunque importante individuare i termini utilizzati nell’annuncio di lavoro e riportarli nel proprio curriculum, così da avere la certezza che il software sia in grado di riconoscerli. Se per esempio l’annuncio di lavoro parla di “Sales Manager”, è meglio usare quel termine anziché “responsabile delle vendite”.

É molto importante inoltre scegliere il giusto formato: alcuni programmi per la scrematura dei curriculum, per esempio, non accettano file in PDF, in HTML o nei formati di salvataggio di Open Office e Apple Pages. Meglio quindi andare sul sicuro, inviando dei CV in formato doc o txt.  E ancora, per non confondere l’algoritmo è bene ridurre immagini, grafici e tabelle al minimo. Infine, per aiutare il software a collocare correttamente il proprio curriculum vitae, è necessario spiegare in modo chiaro, diretto ed esaustivo le proprie mansioni passate.

Seguendo queste semplici regole è possibile realizzare un curriculum vitae a prova di selezione automatica fatta da dei software.

 

 

Trovare un nuovo lavoro: ora l’head hunter ti aiuta, dalla revisione del CV al colloquio

Trovare un nuovo lavoro con l’aiuto dell’head hunter, dalla revisione del CV alla simulazione di colloquio

Roma, 20 giugno 2019 – I Millennials, nei primi 5 anni dopo il conseguimento della laurea cambiano,  in media, poco meno di 3 posti di lavoro. A registrarlo l’ultimo report annuale stilato da LinkedIn, il social network più usato per motivi professionali. La generazione precedente, nel primo lustro dopo la laurea, si ‘limitava’ a cambiare 1,6 posti di lavoro in media ma econdo uno studio dell’agenzia Californiana di HR Robert Half, il 64% dei lavoratori statunitensi sarebbe costituito da ‘jop hoppers’, ovvero da ‘cavallette’ che cambiano con una discreta facilità il posto di lavoro: una cifra che pare aumentata del 22% in soli 4 anni. In effetti avere il medesimo posto di lavoro fino alla pensione è ormai un ricordo, più una caratteristica del passato che ormai poche persone vogliono – o possono – ripetere.

Ne consegue dunque che la ricerca di lavoro è un’attività continua, che molto spesso non termina nel momento in cui si viene assunti da un’azienda. Attraverso LinkedIn, visitando i portali di offerte lavorative, inviando delle autocandidature, i semplici impiegati come i manager non smettono di cercare un’occupazione migliore. Accanto a tutte questi lavoratori che vogliono far fare un passo avanti alla propria carriera, inoltre, ci sono ovviamente tutte le persone alla ricerca della prima occupazione, o che magari provengono da un lungo periodo di inattività, o ancora, che sono appena state licenziate dalla ‘vecchia’ azienda. Ogni giorno, in Italia, vengono dunque inviati migliaia e migliaia di curricula, i quali spesso si concentrano su poche offerte che calamitano l’attenzione di tutti.

Non è quindi per nulla raro, per un addetto alla ricerca e alla selezione del personale, ritrovarsi a dover esaminare centinaia di curricula per trovare i migliori candidati, finendo per cestinare la maggior parte di questi per degli errori banali.

«Molto spesso delle candidature sono cestinate in pochi secondi, a causa degli errori presenti nel curriculum» spiega Carola Adami, head hunter dell’agenzia di selezione del personale Adami&Associati. «Talvolta le informazioni sono presentate in modo disordinato, altre volte sono presenti degli errori grammaticali, e altre volte ancora non vengono riportate o enfatizzate delle skills che, magari, il candidato possiede, ma che però non ha pensato di evidenziare».

Certo, per trovare una nuova occupazione soddisfacente e in tempi brevi, non basta avere un buon curriculum vitae. Come ben sanno le persone che si sono ritrovate a cercare un nuovo lavoro negli ultimi anni, è importante curare in modo ampio il proprio personal branding: gli head hunter e i recruiter esaminano infatti non solo il curriculum ricevuto, ma fanno di più, ricercando il candidato online per valutare la sua figura sui principali social network, a partire da LinkedIn.

«Per questo motivo la nostra agenzia di ricerca e di selezione del personale offre alle persone che ricercano un nuovo lavoro non solo un servizio di revisione del curriculum vitae, ma anche un servizio di rielaborazione del profilo LinkedIn, in modo da mettere in mostra le proprie doti migliori, rendendo così la propria figura più accattivante agli occhi dei potenziali datori di lavoro» spiega Carola Adami.

E non è tutti qui, in quanto, oltre a curare la presenza online e il curriculum vitae di chi è alla ricerca di una nuova occupazione, gli head hunter di Adami & Associati – forti di una lunga esperienza nel selezionare i migliori candidati attraverso dei colloqui conoscitivi – si mettono a disposizione di tutte quelle persone che vogliono migliorare le proprie performance durante i colloqui, attraverso delle simulazioni di incontro.

«Il colloquio di lavoro è un momento cruciale per chi cerca un nuovo lavoro» sottolinea Adami «e poter contare su delle simulazioni con dei professionisti dà la preziosa opportunità di individuare i propri punti di forza e di debolezza, e di gestire al meglio la prossima job interview».

 

Lavoro, ecco gli errori da evitare nel curriculum

Milano, 5 dicembre 2018 – Trovare il lavoro dei propri sogni diventa impossibile se il proprio curriculum vitae viene puntualmente scartato dai selezionatori. Sono tanti, tantissimi i fattori da tenere in considerazione per la realizzazione e per l’invio di un curriculum vitae, e non è un caso se i candidati sono sempre in bilico tra il classico formato europeo e delle grafiche personalizzate, tra cv con foto o senza foto, e ancora, tra cv di una sola pagina e documenti più lunghi. Ma quali sono, nel concreto, i motivi che portano un recruiter a scartare un curriculum vitae?

«Non è facile riassumere tutti i fattori formali che portano un selezionatore a scartare un curriculum vitae» spiega Carola Adami, CEO e founder della società di ricerca e selezione del personale  Adami & Associati.

«Talvolta i curricula inviati non vengono nemmeno aperti dal selezionatore, per la mancanza di una lettera di presentazione». Va infatti sottolineato che le agenzie di selezione del personale, così come gli uffici HR delle grandi aziende, ricevono centinaia di curricula ogni giorno. Leggerli tutti diventa dunque impossibile, e per questo si pratica una doverosa scrematura a monte, eliminando per esempio i messaggi di tutti i candidati che non hanno introdotto il proprio cv con una lettera di presentazione. «Soprattutto per determinati ruoli, inviare un curriculum non accompagnato da una breve cover letter è un vero e proprio autogol, che lascia trasparire una certa superficialità da parte del candidato».

Se fornito di una promettente lettera di presentazione, il curriculum vitae viene certamente aperto. Quali sono i possibili errori interni al cv che possono determinare la stroncatura della candidatura? «Talvolta non si parla di errori formali, quanto invece di leggerezze da parte del candidato» spiega la head hunter di Milano.

«Spesso bastano pochi secondi per scartare un curriculum: nel caso di un ruolo che richiede obbligatoriamente una laurea in ingegneria civile è sufficiente controllare la coerenza del titolo di studio indicato per capire se continuare con la lettura del documento o cestinarlo».

Del resto sono davvero molti, ci illumina Carola Adami, gli errori che possono determinare la bocciatura di una candidatura.

«Tutti i giorni ci capitano tra le mani dei curricula popolati da errori e da refusi, con formattazioni approssimative e impaginazioni improbabili. Non è nulla di grave, ma di certo queste leggerezze non giocano a favore di un candidato, soprattutto quanto ci sono centinaia di persone che competono per un medesimo posto di lavoro».

Alcune volte un buon curriculum vitae viene macchiato da un piccolo ma lampante errore. C’è chi, per esempio, nella sezione dei contatti inserisce un contatto email scherzoso, probabilmente creato in gioventù e mai cambiato, il quale in sede di candidatura risulta ovviamente fuori luogo.

Altri candidati aggiungono delle fotografie assolutamente non professionali, scattate magari in spiaggia e ritagliate in malo modo; e ancora, un selezionatore attento non mancherà di notare, a prima vista, degli evidenti gonfiamenti nell’elenco delle esperienze lavorative.

«Riceviamo spesso dei curriculum di 3 o 4 pagine, scritti da candidati convinti che scrivere tanto sia meglio per attirare l’attenzione del recruiter» precisa Adami «laddove invece si dovrebbe puntare non sulla quantità, ma sulla qualità e su una buona organizzazione delle informazioni, così da mettere in evidenza i punti di forza del candidato».

Non deve poi mancare, infine, l’indispensabile liberatoria per il trattamento dei dati, che tanti candidati continuano tutt’oggi a dimenticare.

 

Lavoro: ecco le competenze più richieste dalle aziende nel 2018

Milano, 26 luglio 2018 – Quali competenze è necessario possedere affinché gli occhi dei cacciatori di teste si rivolgano verso di noi? Quali le skills essenziali per far svettare il nostro nome sopra a quelli degli altri candidati in un processo di ricerca e selezione di personale qualificato? A dare una risposta piuttosto precisa a queste domande è una indagine condotta e firmata da LinkedIn, tesa a individuare le hard skills e le soft skills più richieste dalle aziende a livello internazionale.

Partendo dal suo enorme database di informazioni, generate dagli oltre 500 milioni di utenti iscritti, LinkedIn ha così individuato le competenze maggiormente ricercate dalle aziende.

Per capirne di più abbiamo chiesto di delucidarci in merito alla “cacciatrice di teste” Carola Adami, Founding Partner della società di ricerca e selezione del personale di Milano Adami & Associati, chiedendole innanzitutto la differenza che intercorre tra hard skills e soft skills:

«Quando si parla di hard skills si fa riferimento ad un set di competenze tecniche facilmente e rapidamente quantificabili: ricadono per esempio in questo gruppo la conoscenza di lingue straniere, la capacità di utilizzare un determinato software e via dicendo» ha spiegato la head hunter.

«Diverso il discorso per quanto riguarda le soft skills, le quali invece corrispondono alle cosiddette ‘abilità trasversali’, ovvero a quelle competenze che hanno a che fare con la comunicazione e con la sfera interpersonale».

Le hard skills insomma si imparano, le soft skills, in linea di massima, no.

«Le competenze trasversali non si possono apprendere con corsi specifici. Dipendono dalla cultura personale, dal carattere, dall’ambiente di provenienza, dall’esperienza vissuta dal singolo, e vanno a influenzare concretamente ogni tipo di interazione» aggiunge l’head hunter.

Le soft skills, nonostante il nome, sono tutt’altro che ‘morbide e leggere’: stando al 58% degli imprenditori, infatti, queste competenze hanno un’importanza maggiore rispetto a quella riconosciuta alle competenze tecniche. La più apprezzata tra le soft skills è la capacità di leadership, e quindi di guidare in modo efficace un team. Subito dietro si piazzano le capacità comunicative, la capacità di lavorare in gruppo e il sempre più ricercato time management, qualità cruciale nell’epoca dello smart working.

Guardando alle hard skills, è la tecnologia a fare la parte del leone: si cercano infatti soprattutto professionisti con ottime competenze nel campo del cloud computing, del software middleware, del data mining, dell’analisi statistica, dell’architettura web e dell’user interface design.

«Va sottolineato che laddove solitamente nei curricula le hard skills vengono evidenziate in modo appropriato, le soft skills finiscono spesso per essere trascurate, se non espresse in modo poco chiaro» conclude Carola Adami.

Di certo il recruiter esperto è in grado di individuare e riconoscere le capacità trasversali durante il colloquio di lavoro, e inserire le proprie capacità nel curriculum potrebbe essere l’arma vincente: se infatti si mira al lavoro dei propri sogni perché rischiare di non approdare alla seconda cruciale fase del processo di ricerca e selezione del personale proprio a causa di un curriculum vitae totalmente a digiuno di soft skills?

 

 

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Cresce in Italia il Blind Recruitment: curricula senza nome e senza pregiudizi

Milano, 28 giugno 2017 – Cresce sempre di più anche in Italia il fenomeno del Blind Recruitment, ovvero dei cosiddetti ‘colloqui al buio’.

Questa particolare tecnica per la ricerca di personale qualificato ha lo scopo di eliminare ogni possibilità di pregiudizio da parte di chi seleziona i migliori candidati per la propria azienda di riferimento.

In pratica, nel momento in cui un’impresa decide di consultare i curricula vitae dei candidati per una posizione vacante, vengono cancellati volontariamente e sistematicamente tutti i dati che possono portare a dei pregiudizi inconsci.

Parliamo dunque del nome, del cognome, del genere, della nazionalità e dell’età, oltre che delle informazioni relative all’educazione: in questo modo, ogni possibile classificazione involontaria basata su dei pregiudizi viene eliminata a monte.

Una persona potrebbe per esempio essere sottovalutata per la sua provenienza, o magari sopravvalutata per una laurea conseguita presso un’università particolarmente prestigiosa.

«Di certo una tecnica di questo tipo può risultare utile per eliminare qualsiasi pregiudizio involontario e per creare un ambiente di lavoro eterogeneo e quindi più stimolante» ha spiegato Carola Adami, fondatrice nonché CEO della società di ricerca e selezione del personale Adami & Associati.

Di certo quella del blind recruitment non è una tecnica creata appositamente per le migliori società di selezione, quanto invece per le piccole e medie imprese le quali, pur non avendo degli addetti HR preposti al recruiting, si trovano talvolta a dover individuare in autonomia i candidati più adatti per il futuro del proprio business.

Vari studi dimostrano del resto come la necessità di tecniche come quella del blind recruitment sia tutto fuorché superflua.

Uno studio condotto presso la Australian National University e firmato da Alison Booth, Andrew Leigh e Elena Varganova ha infatti dimostrato che i lavoratori con dei cognomi cinesi, per riuscire ad accedere ad un colloquio di lavoro in Australia, dovevano mandare mediamente il 68% di curricula in più rispetto ai lavoratori con un cognome anglosassone.

Il pregiudizio, in questo, caso, è dunque palese, ma non solo verso i lavoratori di origine cinese: per avere un’opportunità lavorativa in Australia, per esempio, gli italiani devono inoltrare il 12% in più delle candidature rispetto a chi può vantare un nome anglosassone.

E se non sono pochi gli studi scientifici che dimostrano l’esistenza di concreti pregiudizi nel mondo del lavoro per quanto riguarda il genere e la nazionalità, altrettante ricerche accademiche provano al contrario che un ambiente lavorativo eterogeneo, con professionisti di provenienza e generi diversi, può favorire il raggiungimento di nuovi livelli di produttività fino al 35% in più.

«Ovviamente la tecnica del blind recruitment può aiutare chi si approccia sporadicamente al mondo della selezione del personale ad essere maggiormente oggettivo nell’individuare i candidati migliori» ha sottolineato Carola Adami «mentre chi si occupa quotidianamente di ricerca e selezione del personale deve per forza di cose imparare a riconoscere e quindi a controllare ogni forma di pregiudizio, così da poter reclutare davvero i migliori candidati per ogni singolo ruolo».

Non sono in ogni caso poche le realtà importanti che utilizzano regolarmente i principi del blind recruitment per rafforzare il proprio team: BBC, HSBC, Deloitte hanno per esempio dichiarato di utilizzare da tempo questa tecnica, e lo stesso – anche sull’onda dello studio australiano di cui sopra – stanno facendo sempre più società pubbliche e private in Australia.

 

Nasce CV Professionale per aiutare chi cerca lavoro a presentarsi in maniera appropriata

Roma, 22 settembre 2016 – È online CV Professionale (www.cvprofessionale.it) per aiutare chi cerca lavoro a presentarsi in maniera corretta e professionale e battere l’agguerrita concorrenza presente nel mercato del lavoro.

CV Professionale vuole dare un aiuto a tutte le persone che stanno cercando lavoro e vogliono incrementare le possibilità di essere chiamati per i colloqui.

Durante la ricerca di un nuovo lavoro i candidati si devono scontrare con una competizione sempre più agguerrita ed  i selezionatori hanno la tendenza a scegliere solo quei curriculum che fanno realmente la differenza. Per questo è assolutamente necessario avere a disposizione tutti gli strumenti preparati con alto livello di professionalità per affrontare il mercato del lavoro.

CV Professionale offre i servizi specializzati necessari per competere sul mercato del lavoro come la scrittura del Curriculum Vitae, scrittura della lettera di presentazione, compilazione profilo LinkedIn, supporto ai colloqui di lavoro e recentemente anche un aiuto a trovare i recruiters per chi vuole cercare lavoro in United Kingdom.

La filosofia che contraddistingue CV Professionale è quella di lavorare con il candidato e di non utilizzare formati standard.

Ogni persona ha la sua storia e le sue esperienze e non esiste una ricetta magica per il curriculum perfetto e per questo gli esperti di CV Professionale sono a disposizione per personalizzare al massimo ogni singolo lavoro ed ottenere il meglio per la presentazione di ogni candidato.

Si inizia con un’analisi gratuita aperta a tutti del proprio curriculum, da inviare tramite il sito internet.

In pochi giorni si riceverà una mail con l’analisi del suo documento ed alcuni consigli per migliorarlo.

A questo punto l’utente potrà decidere se proseguire ed acquistare uno dei pacchetti a disposizione ed in caso affermativo l’esperto che ha già analizzato il CV si attiverà per raccogliere le informazioni e compilare il curriculum, la lettera di presentazione e/o il profilo di LinkedIn nel modo più giusto.

Il lavoro sarà consegnato nel giro di una decina di giorni e il candidato ha sempre la possibilità di interagire e suggerire eventuali modifiche o rettifiche del lavoro svolto.

Per i candidati alla ricerca del primo lavoro CV Professionale ha studiato un servizio scontato per la scrittura del curriculum.

Sul sito www.cvprofessionale.it si possono trovare tutte le agevolazioni economiche per chi compra più servizi insieme ed il pagamento avviene direttamente online via PayPal.

CV Professionale è un servizio utile per chi ha bisogno di presentarsi in maniera professionale ai selezionatori ed avere tutte le carte in regola per vincere l’agguerrita competizione tra chi cerca un lavoro oggi.

 

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Sito web: https://www.cvprofessionale.it
Contatti: info@cvprofessionale.it

 

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MasterMind Italia: Inizia la Sfida

Taranto, 3 Novembre 2015 –  Primi successi per la I^ edizione del webtalent “MasterMind Italia, Semplicemente il migliore” che ha ottenuto già oltre 55mila visualizzazioni sul canale YouTube ufficiale.

Lo scorso 28 ottobre sono stati davvero migliaia i telespettatori che hanno seguito il lancio di questo straordinario webtalent, nato dalla creatività di Antonio e Mariagrazia Mariggiò , titolari dell’agenzia pubblicitaria Quattrocolori, che per la prima volta offre l’opportunità ai suoi concorrenti di mettersi in gioco, scoprire il loro talento e trovare un’occupazione.

Nella giornata successiva alla presentazione  l’elevato numero di accessi simultanei al sito ufficiale, lo hanno reso addirittura  irraggiungibile per diversi minuti.

Nel corso della puntata zero,  andata in onda lo scorso 28 ottobre, abbiamo conosciuto gli otto concorrenti che ora vedremo all’opera nelle sette sfide che decreteranno il “migliore”.
La  puntata  “MasterMind Italia, Semplicemente il migliore”  numero zero è stata trasmessa non solo sul canale You Tube dedicato ma anche sul circuito Filandolarete monitorato da AltraTV composto da oltre 300 webTv in Italia e all’estero tramite il partner Italiani all’Estero Tv.

E’ stato possibile seguire la puntata anche sul digitale terrestre, in particolare su MA1TV, nota realtà ligure che ha arricchito il programma con delle live chat durante la settimana, alle quali hanno preso parte i concorrenti ed i boss, ossia le aziende che hanno ospitato il talent.

La prossima puntata, la numero uno, sarà trasmessa mercoledì 4 novembre alle 20:00, in streaming e sul digitale terrestre ai seguenti canali: Canale 173 per Liguria, basso Piemonte, bassa Lombardia; Canale 819 per Campania, basso Lazio e alta Calabria; Canale 185 per Napoli, Caserta, Avellino e Benevento; Canale 645 per Abruzzo e Molise.

Durante la puntata numero uno vedremo i concorrenti alle prese con la prima prova nel Parco Giochi Partylandia, ad Erchie in provincia di Brindisi. Annamaria, Enrico, Carla, Ilaria, Leo, Massimo, Nadia e Valentino divisi in due squadre che affronteranno la sfida in un contesto lavorativo totalmente nuovo per loro.

A dirigere i lavori ci sarà il Boss di turno che alla fine della prova ne valuterà l’esito e decreterà il migliore della sfida e l’eliminazione del peggiore.

Per non perdere tutte le novità di “MasterMind Italia” è possibile visitare il sito web www.masterminditalia.com, iscriversi al canale YouTube ufficiale o seguire sui social l’hashtag #MMItalia.

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Area Stampa MasterMind Italia

Lucia Pezzuto

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