Roma, 6 agosto 2018 – Negli ultimi mesi si sono interessati a lui quotidiani, riviste e testate web di settore, e questo mese è apparso addirittura sul mensile Millionaire, grazie ai suoi straordinari risultati in fatto di vendite. Stiamo parlando di Simon Sword, nome d’arte di Simone Spada, affermato autore in cima alla classifiche di vendite di libri illustrati e fiabe per bambini.
In questi giorni attraverso i social, in occasione delle imminenti vacanze estive, Simon Sword ha risposto alle domande più significative dei suoi lettori, che qui vi riproponiamo.
D) Ciao Simon, sei un autore indipendente e senza case editrici alle spalle, ci spieghi il segreto del tuo successo?
R) Non esiste una formula magica. L’anno scorso ho cercato attraverso i social di attirare quante più persone possibili, illustrando passo dopo passo i miei progetti e le mie fiabe in uscita. Ma per essere letto da decine di migliaia di individui, devi saper scrivere e nel mio caso ti devi appoggiare a illustratori validi e molto preparati.
D) In passato hai usato parole dure nei confronti di alcuni editori, in questi mesi la tua opinione su di loro è cambiata?
R) No anzi, a dire il vero la considerazione che nutro per alcuni di loro è addirittura peggiorata. In queste ultime settimane nel caso specifico, un importante editore di libri per ragazzi, mi ha attaccato per il non corretto posizionamento di un paio di virgole all’interno di un mio testo. Polemica assurda e infantile, che fortunatamente non ho colto. Più avanti mi è stato riferito che uno dei suoi libri più noti dopo 6 ristampe e 8 anni, ha venduto meno copie della mia fiaba “La città degli aquiloni” (uscita a maggio dello scorso anno solo in formato digitale, in esclusiva su Amazon.it) Evidentemente questa cosa può provocare bruciori di stomaco e…lascio a voi le dovute conclusioni.
D) Hai mai pensato di pubblicare con case editrici tradizionali?
R) Si certo e non escludo che possa capitare a breve. Il problema sostanziale è che per quanto riguarda i libri illustrati per bambini, esiste un mercato particolare con linee editoriali ben circoscritte. Il mio disappunto nei confronti di alcuni editori nasce proprio da questo motivo. Se in libreria su 100 albi illustrati, 90 sono frutto di traduzioni di titoli stranieri, significa che c’é qualcosa che non funziona. E credetemi, ci sono illustratori e autori italiani che non hanno nulla da invidiare ai loro colleghi d’oltreoceano.
D) Quanto guadagna uno scrittore? Ci fai una panoramica della situazione attuale?
R) E’ un po’ difficile non generalizzare. Molte case editrici riconoscono agli autori percentuali molto basse, spesso sotto il 10% del prezzo di copertina. Per quanto mi riguarda invece, Amazon corrisponde agli autori percentuali che variano dal 30% al 70%, in base al prezzo che è stato attribuito al volume. Non sono molte le persone che possono vivere di scrittura nel nostro paese, soprattutto tra gli autori indipendenti.
D) Tu però hai venduto moltissime copie dei tuoi ebook. Diversi scrittori sono sempre poco propensi a parlare di numeri, puoi dirci quante copie vendi al mese e in che modo retribuisci i tuoi collaboratori/illustratori?
R) Sia gli illustratori, che i traduttori con i quali collaboro, vengono retribuiti in un’unica soluzione in base al loro preventivo. A seconda della complessità del testo da tradurre o delle illustrazioni da realizzare, il costo può variare sensibilmente, ma è sempre stabilito da loro. Riconoscere a loro una percentuale è rischioso, dato che in quanto autore indipendente potrei vendere una copia del libro in questione oppure un milione, una fastidiosa incognita. A distanza di un anno dalla loro prima uscita, le mie fiabe vendono in media 1.500-2.000 copie mensili, dicono che siano cifre davvero incredibili.
D) Hai mai pensato di scrivere romanzi per ragazzi e non più libri per bambini?
R) Si certo. Ho cinque testi da revisionare in questi mesi, quasi pronti per essere pubblicati. Si tratta di romanzi per ragazzi che toccano varie tematiche, inoltre da qualche tempo sto lavorando alla traduzione di un libro di Jack London, che ha avuto poca fortuna nel nostro paese. La mia speranza è quello di poterlo rilanciare e farlo conoscere al pubblico come si deve.
D) Un’ultima domanda ora Simon. C’è un consiglio che vorresti dare ai tuoi colleghi che scrivono libri per bambini?
D) Mi piacerebbe che si pensasse meno alla politica e più alle esigenze dei nostri piccoli lettori. Non serve schierarsi apertamente o addirittura paventare scenari apocalittici, come sta avvenendo in queste settimane, non serve proprio a nulla. Ai bambini vanno trasmessi valori universali che con la politica non hanno nulla a che vedere, non rendiamo pesante l’infanzia di un fanciullo. Ha tutta la vita davanti per potersi arrabbiare e intristirsi, ma nel frattempo è importante comunicare con il cuore e con tanta fantasia, attraverso i nostri libri.
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