Roma, 13 marzo 2019 – È uscito per Kimerik Editore il romanzo storico a fumetti “Italia a fumetti, Italia a denti stretti” dell’autrice Barbara Appiano, che con un taglio nuovo e divertente descrive eventi accaduti in Italia a partire dalla Seconda Guerra Mondiale.
Il libro, strutturato in tre parti, procede come a tappe su un treno. La scrittrice sale sul treno dell’immaginazione con delle guide d’eccezione, Topo Gigio e Calimero. I due diventano, rispettivamente, il capotreno e il bigliettaio di un convoglio diretto verso l’ignoto della Storia, con stazioni immaginarie, immerse nelle città fantasma di un mondo dominato solo dal desiderio di dimenticare, senza considerare come conoscere, secondo quanto diceva già Platone, non sia altro che ricordare.
Come dice la Prof.ssa Sonia Francisetti Brolin dalla prefazione:
“L’autrice stessa rivela al pubblico la genesi di questa narrazione così onirica e trasversale, nata una mattina in autostrada, quando vide, per caso, la sagoma di una locomotiva KRUPP abbandonata. Rispetto all’oblio indifferente della massa degli automobilisti, Barbara Appiano è salita sul treno dell’immaginazione, con delle guide eccezionali: Topo Gigio e Calimero.
Rispetto all’imbuto della storia, il giovane moderno, concentrato soltanto sul telefonino e sulle veloci immagini dei social, è così guidato ad analizzare episodi e vicende fondamentali per il nostro paese, perché impari a raccogliere i pezzettini smontati del puzzle dell’Italia, guardando, per esempio, al boom economico del secondo dopoguerra, alla rivoluzione sessantottina, alle stragi delle Brigate Rosse o ai veleni di Quirra.
Di fronte alla società attuale, così incentrata sul modello iconico, l’autrice ha il merito di saper trattare questioni importanti per la coscienza degli Italiani con immagini evocative, in grado di richiamare i ricordi di ciascuno di noi, per indurci a uscire dalla caverna di platonica memoria, in modo da vedere non più solo le ombre delle varie forme, bensì il sole stesso. Fuor di metafora, attraverso i baffi di Hitler, lo scaldabagno del dopoguerra o le bacinelle dell’infanzia, il romanzo mostra il degrado dell’Italia, guardando con nostalgia ai giochi fanciulleschi nell’aia, quando ancora non esisteva il lavoro interinale o il cinismo imperante dell’ultimo selfie con lo smartphone.
Topo Gigio e Calimero sono dunque degli eroi, dei demiurghi, ridotti a minatori, perché sono costretti a scavare sotto le macerie di un’umanità morta dentro, incapace di reggere la luce solare.
Se si vuole ricominciare, traendo dalla storia stessa una vera lezione di vita, è necessario superare i nostri archetipi mentali per vagare con le parole verso la bellezza della fantasia. Si tratta di un viaggio senza fine su una locomotiva sempre in movimento, sulla quale Barbara Appiano ci aiuta a salire con la sua scrittura senza freni, così libera e priva di definizioni. Infatti, definire limita il potere dell’immaginazione, unica guida, forse utopica, verso un nuovo umanesimo, in cui storia, letteratura e arte possono salvare l’uomo dall’esilio forzato per traghettarlo verso un altro modo di pensare, al fine di costruire un futuro migliore, in cui le generazioni si confronteranno non rispetto alla settimana del sottocosto, ma in relazione dalla nostra essenza di homines“.
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