Reputazione e Diritto all’Oblio: il 22% delle richieste arriva dai politici

Milano, 21 febbraio 2020 – Il 22% delle richieste di rimozione url pervenute a Google sulla base del Diritto all’Oblio arriva da politici e funzionari stataliIl dato, elaborato dal Centro Studi di ReputationUP, mette in evidenza quanto riportato nel Google Transparency Report dal giugno 2014 al febbraio 2020.

Questa la classifica completa di chi richiede di “ripulire” la propria reputazione online:

Minorenne: 42.0% 

Politico/Funzionario Statale: 22.2%

Entità Aziendale: 18.8%

Personaggio pubblico estraneo alla politica: 14.2%

Altro: 2.8%

Cosa è il Diritto all’Oblio

“Il Diritto all’Oblio prevede che il gestore di un motore di ricerca in internet sia il responsabile del trattamento dei dati personali” spiega Andrea Baggio, CEO di ReputationUP, specializzata nella online reputation management.

“Il gestore pertanto è obbligato a rimuovere i link a determinate pagine web dalla lista dei dati personali. Diritto che si applica qualora l’informazione sia inesatta, inadeguata, non pertinente o eccessiva.

La richiesta di rimozione viene così analizzata dai responsabili del motore di ricerca e vengono ponderati sia gli interessi della persona coinvolta che l’interesse pubblico ad accedere alle informazioni” racconta ancora Baggio.

Una sentenza storica

Degna di nota, nel settore della reputazione online, è la sentenza della Corte di Giustizia Europea emanata il 13 maggio 2014, incentrata sugli articoli 7 e 8 della Carta dei diritti. 

Il dispositivo parla per la prima volta di interesse pubblico quale discriminante del diritto di cronaca quando si tratta di informazioni “non adeguate, irrilevanti o non più rilevanti“.

Questo ha permesso a qualunque cittadino dell’Unione Europea di poter dar vita ad un’azione giudiziaria per la rimozione di tutti i contenuti digitali compromettenti e non rilevanti all’interesse pubblico.

Perché diritto all’oblio non sta funzionando

Un diritto, quello di essere dimenticati, che però non sta funzionando come dovrebbe.

Ad oggi (dati aggiornati febbraio 2020) Google ha ricevuto circa 3.5 milioni di richieste e, a causa di questo, i tempi di risposta da parte del gigante americano possono essere molto lunghi e arrivare fino a due anni.

Chi può permettersi di aspettare questi tempi lunghi per far valere il proprio diritto all’oblio?

“Nessuno tra politici, manager e imprenditori può permettersi di aspettare così tanto per vedere la propria immagine online ripristinata.

Per questo c’è  bisogno dell’aiuto di professionisti, capaci di gestire la propria reputazione in tempi veloci, e nel migliore dei modi possibili. Il motivo per cui è nata ReputationUP, una delle più grandi aziende a livello mondiale, specializzata in Online Reputation Management ed eliminazione di contenuti diffamanti online“ conclude Andrea Baggio.

Una settore così importante quello della reputazione che ReputationUP è una multinazionale, con sedi in Europa, Nord America e Sud America. Al suo interno vi lavorano alcuni tra i più grandi esperti di reputazione online, che da 20 anni lavorano per aziende, professionisti, personaggi pubblici e amministrazioni.

Per chi volesse saperne di più sullo studio completo sul Diritto all’Oblio rimandiamo all’indirizzo www.reputationup.com/it/diritto-oblio.

 

 

 

 

 

 

 

 

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