Abbiamo Bisogno di un Nuovo “Movimento della Scapigliatura”

Sono molti i punti di contatto tra la situazione attuale e quella che diede vita al movimento della scapigliatura milanese e oggi come allora servirebbe un movimento in grado di agitare le acque stagnanti della cultura, ravvivare il panorama sociale e dare impulso alla creatività… 

Milano, 5 agosto 2015 – Tra il 1860 e il 1870, un gruppo di scrittori e di artisti, diversi per temperamento, ma uniti nell’avversione al gusto dominante e alla tradizione, schierati nella volontà di difendere l’autonomia dell’arte, di richiamarla a un più intimo contatto con la vita, a una più essenziale sincerità d’ispirazione, a una più spontanea immediatezza d’espressione diede vita ad un movimento che fu si, principalmente letterario, ma sotto un certo aspetto la scapigliatura può essere considerata anche come un fenomeno politico e morale.  Fu un tentativo d’agitare le acque della vita italiana stagnanti in un facile e ozioso quietismo, una reazione contro lo spirito borghese, pratico, utilitario, contro la povertà e la grettezza spirituale in cui si spegnevano gli eroici bagliori del Risorgimento.

Sono molti i punti di contatto tra la situazione attuale e quella che diede vita al movimento della scapigliatura milanese e oggi come allora servirebbe un movimento in grado di agitare le acque stagnanti della cultura, ravvivare il panorama sociale e dare impulso alla creatività.

La proposta editoriale che KKIEN Publishing International fa ai suoi lettori si riferisce ad alcuni tra i principali testi della scapigliatura, ad opera di autori rappresentativi.

Ecco allora Penombre di Emilio Praga, il vero poeta della scapigliatura, che in questa raccolta poetica fa confluire la tensione anticonformistica e antiborghese del movimento: alla tranquillità del mare, dei monti o della campagna, popolata da pescatori, mozzi e nocchieri, mandriani e contadine, si oppone la realtà cittadina e la frenesia di un mondo industriale fatto di fabbri e arrotini, servi e facchini, di officine stridule, opifici oscuri.

E’ così Cletto Arrighi che in La Scapigliatura e il 6 di febbraio celebre la fallita insurrezione mazziniana di Milano del 1853, da cui ha origine il nome del movimento scapigliato, e dove gli scapigliati vengono definiti un gruppo di giovani patrioti anticonformisti e amanti dell’arte, «pronti al bene quanto al male».

Carlo Dossi con La colonia felice (Utopia lirica), ci consegna un’opera che lui stesso definì un “romanzo giuridico”, nel quale espone le sue tesi sulla giustizia e accese un dibattito molto sostenuto sulla carcerazione. La lettura di questo testo è molto godibile, lasciando al lettore il gusto del calembour allegorico, umoristico e satirico dando la possibilità di entrare in contatto con le sperimentazioni letterarie che la scapigliatura milanese stava introducendo nella letterature italiana.

In questa estate assolata possiamo approfittare di un periodo di sosta dagli impegni per leggere testi che hanno contribuito a rendere importante la nostra letteratura e che, dal punto di vista morale, sociale e politico, hanno ancora molto da dirci.

Per maggiori informazioni si può consultare il sito www.kkienpublishing.it

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