Mismatch: come cercare i lavoratori che non si trovano

Milano, 20 settembre 2022 – Per tutta l’estate si è parlato della grande difficoltà delle imprese del turismo, a partire dalle strutture ricettive, nel trovare le professionalità necessarie. Il settore non è certo nuovo alle complicazioni nell’attirare talenti nei periodi di picco, ma è indubbio che la pandemia abbia inflitto un duro colpo anche da questo punto di vista.

Durante il lockdown, ad attività ferme, le persone che erano solite lavorare nel turismo hanno infatti cercato un’occupazione altrove, privilegiando lidi più sicuri. A dimostrarlo è l’ultimo rapporto FIPE (Federazione Italiana Pubblici Esercizi), il quale spiega che il mondo dell’accoglienza gastronomica ha perso in due anni 300mila addetti, nonché 45mila imprese. È così che tante strutture ricettive italiane – stando alle rilevazioni di Federalberghi – si trovano a lavorare con il 40% dei dipendenti in meno, dovendo di conseguenza tagliare numerosi servizi. E se è vero che il picco di richieste è stato tra luglio e agosto è vero anche che il problema permane anche per i mesi più calmi di settembre e ottobre, soprattutto in regioni come la Sardegna.

Ma a fare le spese con il mismatch non è unicamente il settore del turismo. Le difficoltà nel trovare talenti da assumere sono aumentate anche nel campo ingegneristico, nonché per quanto riguarda la selezione di operai specializzati, di tecnici della salute, di meccanici e via dicendo. Stando a uno studio congiunto di Unioncamere e Anpal, è difficile reperire il 38,3% dei lavoratori ricercati.

In uno scenario in cui il tasso di disoccupazione destagionalizzato è pari al 7,9%, con 2 milioni di persone senza impiego, accettare un fenomeno di questo tipo è difficile. Eppure sono tante le imprese che ormai hanno fatto l’abitudine all’ampiezza tra il mismatch tra domanda e offerta di lavoro, sapendo fin dall’inizio che determinati processi di ricerca e selezione del personale saranno estremamente difficili.

Trovare i lavoratori: come risolvere il mismatch

Esistono però delle soluzioni. In un mercato in cui è sempre più difficile individuare talune figure professionali, aumentano i benefici del rivolgersi a degli head hunter specializzati, e quindi a dei cacciatori di teste specializzati nella selezione di personale in un determinato settore lavorativo.

“Per noi questo ad esempio è una prassi nel recruiting visto che abbiamo un team di head hunter ognuno dei quali lavora verticalmente su una o più aree”, racconta Carola Adami della società di head hunting Adami & Associati.

“In questo modo la squadra di cacciatori di teste di Milano riesce a coprire in modo esperto le ricerche di personali nelle aree Automotive, Banking, Chimico-Farmaceutico, Costruzioni, Horeca-GDO-Retail, TCT, Legal, Logistica e Trasporti, Luxury e Fashion, Ingegneria, Oil & Gas, Sales e Marketing, offrendo sempre alle imprese un servizio specialistico”, continua l’head hunter.

A fare la differenza in questo senso sono le competenze e l’esperienza dell’head hunter, che conoscendo alla perfezione il mercato di riferimento, e avendo coltivato nel tempo una solida rete di contatti, potrà rendere più efficace e veloce la ricerca di personale qualificato.