Flavia Rebori presenta una serie di acquerelli per la mostra veneziana curata dal Prof. Vittorio Sgarbi

La grande mostra di “Spoleto incontra Venezia” è stata inaugurata con clamoroso successo in data 27 Settembre e resterà allestita fino al 24 Ottobre 2014 tra le possenti mura di due meravigliosi Palazzi nobili veneziani, il Falier e il Rota-Ivancich. L’esposizione, curata da Vittorio Sgarbi e diretta dal manager produttore Salvo Nugnes, vede tra i protagonisti nomi di forte spicco internazionale come Dario Fo, Eugenio Carmi, Pier Paolo Pasolini, José Dalì. Nel novero selezionato di partecipanti rientra la talentuosa pittrice Flavia Rebori con le sue delicate ed eleganti creazioni acquerellate.
La luminosità dei cromatismi negli acquerelli della Rebori si libera in quel senso di leggerezza, che concede trasparenza, fluidità e variegazione. Il libero fluire di immagini e intuizioni la accompagnano nell’atto creativo. Analoga libertà è concessa allo spettatore. Con talento e controllo del mezzo governa l’acqua colorata, che fluisce sulla superficie pittorica per fare emergere di volta in volta una realtà magica, che spetterà a noi scoprire e decifrare.
Parlando delle emozioni, che riceve tramite l’atto creativo, la Rebori dice “L’emozione più forte è quella, che sorge quando vedo una forza più in là di me stessa, che sta dietro alla realizzazione degli acquerelli che faccio. Una forza, che non controllo soltanto io e mi spinge sempre a cercare vie di perfezione, dove perfezione significa sciogliere i legami della ragione e dell’emozione e scoprire, che io metto solo alcuni ingredienti nel creare, ma poi intervengono altre forze che sento al di sopra di me. Allora quando più mi emoziono è proprio quando vedo, che ho perso il controllo della tecnica nella riuscita di un acquerello ed è grazie a questo che ottengo un risultato finale eccellente, diverso, inaspettato, imprevisto, molto più bello, che se lo avessi progettato prima a monte”.Flavia Rebori presenta una serie di acquerelli per la mostra veneziana curata dal Prof. Vittorio Sgarbi