Trovare lavoro con il Curriculum: l’Europass non è sempre la soluzione ideale

Milano, 30 agosto 2021 – Il curriculum vitae è lo strumento più potente e più importante nelle mani di chi si pone alla ricerca di un nuovo lavoro. Per questo motivo questo documento deve essere pianificato nel dettaglio, corretto con grandissima attenzione, e aggiornato regolarmente, per renderlo di volta in volta più efficace per ogni nuova candidatura.

La prima decisione, nel momento in cui si decide di creare un nuovo curriculum, è come è noto quella relativa alla struttura, e quindi all’organizzazione dei contenuti nel documento: è possibile creare un nuovo cv a partire da zero oppure affidarsi a dei modelli standard o comunque predefiniti. Il più diffuso, in tal senso, è senza ombra di dubbio il cosiddetto formato europeo, anche detto Europass. Si tratta dello standard per la redazione dei cv proposto circa 20 anni dalla Commissione Europea, allo scopo di creare una struttura condivisa per i curricula circolanti nell’Unione.

Ma il curriculum vitae in formato europeo è davvero così efficace? Non è forse meglio, in taluni casi, creare il proprio cv a partire da un formato più originale e meno banale?

Lo abbiamo chiesto a Carola Adami, co-fondatrice della società di selezione del personale Adami & Associati.

«Il curriculum vitae in formato europeo presenta indubbiamente dei vantaggi: è stato creato appositamente per garantire una presentazione strutturata e intuitiva delle informazioni del candidato, a livello internazionale. La peculiarità di questo formato» spiega l’head hunter «è quella di presentare un layout preimpostato a colonne, con i nomi delle diverse sezioni che occupano circa 1/3 della pagina nella colonna sinistra, per lasciare quindi alle informazioni sul candidato i restanti 2/3 della pagina». In alto troviamo il logo Europass, la fotografia del candidato e i dati personali, mentre procedendo verso il basso troveremo le diverse sezioni, dedicate di volta in volta alle esperienze professionali, alle esperienze formative, alle lingue straniere e alle altre competenze.

«I vantaggi dell’Europass sono chiari: questo formato facilita la compilazione al candidato, ed è immediatamente intuitivo per il selezionatore. Va peraltro detto che al giorno d’oggi il formato europeo presenta tre impaginazioni possibili tra le quali scegliere» spiega Adami. Ma ci sono anche degli svantaggi.

«I contro del cv in formato europeo non possono essere trascurati, a partire da una questione di fondo: lo scopo del candidato deve essere quello di spiccare sopra agli altri, di distinguersi dagli altri candidati. In che modo un formato standard, volto a uniformare i vari profili, può aiutare in tal senso?» si domanda l’head hunter, per poi sottolineare che «l’impaginazione dell’Europass, per quanto presente attualmente in tre versioni differenti, risulta piuttosto noiosa e superata dal punto di vista della grafica».

Quando, quindi, si dovrebbe usare il formato europeo, e quando invece sarebbe meglio farne a meno?

«Senza ombra di dubbio è sempre bene avere a portata di mano una versione del proprio curriculum in formato europeo, per il semplice fatto che molti annunci continuano ancora oggi a chiedere in modo specifico questa impaginazione. Detto questo, visto lo sviluppo verticale di questa struttura, Europass può essere un buon modello per chi ha poche informazioni da inserire: i giovani con una o due esperienze professionali possono infatti trarre vantaggio dallo spazio “occupato” dalla colonna di sinistra per presentare un cv leggermente più lungo; viceversa, chi ha tante informazioni da riportare rischia di presentare un documento troppo lungo servendosi di un Europass.

L’Europass è inoltre sconsigliato per chi vuole emergere e farsi notare fin dalla presentazione del cv, e può considerarsi una scelta palesemente sbagliata per chi è interessato a mettere in luce la propria creatività. Questo modello rappresenta poi una scelta poco saggia per chi vuole mettere in evidenza le proprie competenze, che nel formato europeo sono relegate nella parte bassa della struttura», conclude Carola Adami.