Farsi assumere oggi: “Un CV non basta, i recruiter controllano la reputazione online”

Oggi chi seleziona il personale per valutare un’assunzione controlla, oltre il curriculum e le referenze, anche la reputazione online dei candidati

Milano, 9 febbraio 2023 – Perché rischiare di assumere un collaboratore sbagliato quando si può avere la certezza di scegliere il candidato giusto? Assumere un nuovo dipendente non è mai una decisione da prendere alla leggera, sia per le piccole imprese che per le grandi. Ecco perché i recruiter effettuano un’analisi dettagliata dei candidati, controllando non solo i curriculum e i colloqui conoscitivi, ma anche le referenze online di ogni candidato.

I rischi di un’assunzione sbagliata

Per questo chi non vuole affrontare costi elevati per la formazione di un nuovo dipendente, o peggio ancora, perdite di produttività o danni all’immagine a causa di un’assunzione sbagliata, si affida ai cacciatori di teste, per assicurarsi di trovare il collaboratore perfetto per la propria azienda.

Per questo i recruiter controllano quanto più attentamente possibile i candidati per ogni posizione aperta.

Il controllo della reputazione online dei candidati

Le classiche analisi si effettuano a livello di curriculum vitae e colloqui conoscitivi, a cui si aggiungono il controllo delle referenze dei candidati, e le ricerche online sulle persone che vengono effettivamente prese in considerazione per l’assunzione.

Secondo le ultime indagini, a compiere questo ulteriore passo sono circa 8 recruiter su 10, che vanno a controllare la digital reputation dei candidati online, dai motori di ricerca ai social network. E qui le informazioni trovate possono sia favorire, sia allontanare, come accade sempre più spesso, la possibilità di essere assunti.

Cosa fare quindi nel momento in cui ci si mette alla ricerca di un nuovo lavoro?

L’importanza di controllare la propria reputazione online

«Chi si mette alla ricerca di una nuova occupazione deve prepararsi da molti punti di vista: penso per esempio all’aggiornamento del curriculum vitae, a dei corsi di formazione mirati per colmare eventuali lacune, nonché all’allenamento mirato per affrontare al meglio i colloqui di lavoro» spiega Carola Adami, fondatrice di Adami & Associati, società specializzata nella selezione di personale qualificato e nello sviluppo di carriera.

«Ma non è tutto qui: sapendo che i recruiter controlleranno molto probabilmente la digital reputation dei candidati, è ormai fondamentale curare anche questo aspetto, per avere la certezza che delle informazioni online non possano compromettere un’assunzione».

Diventa dunque importante mettersi nei panni del recruiter, per controllare qual è l’effettivo stato della propria reputazione online.

Quali sono i risultati che restituiscono i motori di ricerca nel momento in cui si digita il proprio nome? Quali sono le informazioni disponibili a tutti sui social network?

Reputazione online: per i candidati meglio cancellare le informazioni compromettenti sul web

«Di certo i primi canali da controllare sono quelli dei social network: il consiglio è quello di guardare ai propri account con gli occhi di un recruiter, eliminando o nascondendo delle informazioni, dei post o delle fotografie che potrebbero risultare nocive per il processo di selezione. È buona norma in ogni caso mantenere i propri post personali visibili solo per ristrette liste di amici» sottolinea l’head hunter, aggiungendo che «aiuta moltissimo avere un profilo aggiornato e curato su LinkedIn, volto a mostrare effettivo interesse per il proprio settore lavorativo e per la propria carriera professionale», prosegue Carola Adami.

Non si parla peraltro unicamente di social network, in quanto esistono tracce della propria reputazione digitale anche al di fuori di questi portali.

«Pensiamo per esempio ai propri commenti su forum, a un blog gestito in gioventù o ad altre risorse simili: tutto quello che può uscire in prima o in seconda pagina su Google sul proprio conto può fornire informazioni utili, buone o meno, al recruiter. Per questo è importante controllare quali informazioni sono presenti su di noi online, ed eliminare ciò che potrebbe danneggiare la nostra reputazione», conclude la cacciatrice di teste di Adami e Associati.