Roma, 26 luglio 2024 – E’ italiano l’artista che guiderà il progetto “100 Teatri in Cinque Continenti”, uno dei più grandi progetti internazionali di teatro. Dopo aver rappresentato il teatro italiano in tutto il mondo e dopo aver ricevuto numerosi premi e riconoscimenti, Fabio Omodei ha fatto prevalere la sua grande esperienza internazionale come regista e come Maestro di Teatro apprezzato in Italia ed all’Estero.
Da Broadway all’Australia, passando per il Nord Africa, l’Asia e l’Europa; tutti uniti per la produzione e la distribuzione di spettacoli dal vivo.
Abbiamo avuto il piacere di incontrare il regista campano durante la prima riunione organizzativa con tutto lo staff tecnico del suo prossimo spettacolo internazionale.
Come nasce questo progetto e dove vuole arrivare?
Questo progetto idealmente è iniziato più di 20 anni fa, durante uno dei miei primi viaggi di lavoro all’estero. Eravamo in scena a Praga in un meraviglioso festival internazionale. Rappresentavamo l’Italia e portavamo con noi una lettera del nostro Presidente della Repubblica, che era orgoglioso di noi per quello che stavamo facendo.
Dopo venti anni è giunto il momento di coinvolgere ambasciate, istituti di cultura e consolati per creare una rete fitta e robusta tra 100 teatri, 20 in ogni continente, che approfitteranno di questa incredibile occasione.
Andare in scena a Broadway non deve essere più un sogno per un artista, così come salire su un palcoscenico dall’altro capo del mondo.
Il teatro a livello mondiale deve parlare una sola lingua, deve fare da collante e da connessione tra il pubblico e gli artisti; ma soprattutto il teatro deve essere un luogo di pace, perché la cultura è sinonimo di pace.
Selezioneremo spettacoli da tutto il mondo, ma soprattutto selezioneremo oltre 50 tra attori e attrici disposti a viaggiare e lavorare. I criteri di selezione sono ovviamente la qualità artistica dei progetti esoprattutto la qualità umana delle persone.
Qualità artistica e qualità umana, quanto è difficile trovarle entrambe in una società che sembra insegnare sempre di più l’importanza di una condivisione “social” e distaccata, piuttosto che una condivisione sociale ed umana?
Tutto sta cambiando e non so se avremo la forza di fare un passo indietro. Il social è un mezzo importante per la diffusione immediata delle informazioni ma soprattutto è diventato uno strumento fondamentale per gli artisti che vogliono promuovere il loro lavoro. Siamo bombardati quotidianamente da messaggi che si soffermano sull’importanza della propria immagine.
Il “se” ha già sostituito il “noi”. Mi spiego meglio, spesso su un social come Instagram ci troviamo davanti ad attori o attrici con tanta esperienza in Italia ed all’estero, che hanno preferito sostituire il proprio curriculum con la propria immagine.
Delle volte è difficile capire la differenza tra un’artista e una persona senza esperienza. Bisognerebbe chiedere il curriculum a tutti e non sempre è possibile. Tutto questo può essere molto dannoso per tutto il sistema perché provoca un livellamento verso il basso del lavoro, almeno in apparenza.
Sono d’accordo che la propria immagine giochi un ruolo importante nella società di oggi, ma non può essere più importante dello studio, della preparazione e delle esperienze lavorative che man mano si fanno.
Quando ricevo domande, complimenti o considerazioni su due miei ex allievi, oggi meravigliosi artisti, Marisa Serra e Leonardo Maltese che sono presenti su tutti i giornali per essere due grandi protagonisti del cinema italiano e che “hanno un bel viso per la telecamera”, devo sempre specificare che, al di là della verità oggettiva di questa affermazione, stiamo parlando di due artisti di livello altissimo che hanno studiato tanto e continuano a farlo.
Ridurre tutto all’immagine non è corretto e non è reale, rischiamo di livellare tutto verso il basso, perché dietro il loro successo c’è il loro merito di aver fatto un lavoro molto duro fatto di studio e sacrificio. Quindi per rispondere alla domanda si, è difficile trovare le due cose, ma non impossibile; bisogna far capire alle nuove generazioni che sia nel teatro come nel cinema è fondamentale, il sacrificio, lo studio ed il lavoro di squadra perché la crescita professionale avviene proprio attraverso quella umana. L’una è imprescindibile dall’altra;
Sei stato proposto, ultimamente, per dirigere un importante Teatro Romano…
Adesso non è il momento, mi occupo della Direzione, con Paolo Alessandri e Monica Raponi, dell’Accademia Teatrale di Roma Sofia Amendolea.
Abbiamo tanti progetti di spettacolo e di formazione da sviluppare in tutto il mondo. Quando sentirò che sarà il momento giusto mi occuperò di avere uno spazio teatrale importante anche per fare grandi produzioni teatrali. Non è lontano questo momento, ma non è oggi.
Tra i progetti futuri c’è anche la realizzazione di uno spettacolo nuovo tratto dall’unione di spettacoli che hai già realizzato? Come hai fatto già in passato?
Si è vero che c’è questa possibilità. A dire il vero è stato un gruppo di attori che mi ha proposto di prendere due spettacoli recenti che ho realizzato che sono collegati fra di loro e portarli in scena in un’unica rappresentazione. Dieci anni fa l’ultima grande produzione di questo tipo in scena al Teatro Quirino di Roma.
Il discorso è sempre lo stesso, c’è bisogno di trovare un numero di artisti dalla doppia qualità. Se dovesse arrivare il numero di persone giuste per questo progetto, mi piacerebbe molto tornare in scena al Teatro Argentina e quando accadrà sarete i primi a saperlo.
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