[Ricerca] Aumento prezzi da Coronavirus: l’emergenza presenta il conto

Coronavirus: l'aumento dei prezzi durante il Lockdown in Italia

Roma, 12 maggio 2020 – Andrà tutto bene? Sicuramente per quelli a cui andava già bene prima. Per tutti gli altri invece, quelli che faticavano, quelli che armati di coupon andavano a caccia di offerte nei supermercati, quelli che accendevano un cero al mese davanti al sito dell’INPS, quelli che insomma compongono l’80% della popolazione italiana, il lieto fine non è poi così sicuro.

È quanto rivela un’indagine di Spesarossa.it sui prezzi dei generi alimentari e le abitudini di spesa degli italiani durante il lockdown, realizzata tramite un sondaggio somministrato a consumatori di tutta Italia.

Il prezzo dell’emergenza

Cominciamo da un dato di fatto. L’87,6% degli intervistati ritiene che i prezzi dei prodotti alimentari nelle ultime settimane siano aumentati, nonostante gli appelli alla calma (verso i consumatori) e al buonsenso (verso produttori e distributori) da parte del governo.

Come ci si sarebbe potuto aspettare il maggior incremento dei prezzi, secondo il 63% degli intervistati, ha riguardato prodotti per la pulizia e l’igienizzazione. Seguono carne e pesce, il cui prezzo è aumentato rispettivamente secondo il 34% e il 28% degli intervistati.

Ma il primato lo detengono frutta e verdura, gli alimenti “sani” per eccellenza, il cui prezzo, secondo l’esperienza dell’84% degli intervistati, è aumentato molto più degli altri: sarà un caso?

La spesa degli italiani

Dopo un primo momento di incertezza, le abitudini di acquisto dei consumatori italiani durante l’emergenza hanno ritrovato il proprio equilibrio, anche se un po’ diverso da quello iniziale.

Per i propri acquisti di beni di prima necessità, il 40% degli intervistati si è servito presso i grandi supermercati, ma solo il 29% lo ha indicato come modalità preferita.

La “zona rossa” e le restrizioni agli spostamenti negli ormai proverbiali 200 m da casa, hanno invece determinato il successo dei negozi di quartiere, frequentati dal 38% degli intervistati. Anche qui però la preferenza a questa modalità, in una scala assoluta, viene concessa solo dal 14% del totale.

La dimensione del piccolo supermercato local sembra invece mettere d’accordo tutti: la varietà dell’offerta, la comodità e la prossimità di queste piccole realtà di quartiere, unite alla convenienza e alla presenza di offerte periodiche, ha attirato almeno una volta il 53% dei consumatori. Questa modalità è stata indicata come preferita dal 43% degli intervistati – che non tralasciano però di segnalare anche qui i disagi relativi alle lunghe attese all’ingresso, ai limiti imposti alle quantità di prodotti acquistabili e ai prezzi talvolta raddoppiati.

In coda ci sono i mercati rionali frequentati almeno una volta dal 12,4% degli intervistati, e preferiti solo dal 4%.

Siamo davvero pronti per la spesa online?

E per quanto riguarda gli acquisti online? Rapida, spesso più conveniente e soprattutto a domicilio (#iorestoacasa, ricordate?) la spesa online ha tutti i requisiti per affrontare l’emergenza, sia quella sanitaria che quella dei prezzi.

Ma quella che sembrava dovesse essere finalmente la rivoluzione digitale del nostro paese  ha convinto solo il 17,5% dei consumatori, ed è stata indicata come modalità preferenziale solo dal 9,4%.

Dall’indagine di Spesarossa.it risulta infatti che, pur manifestando curiosità e apertura al mondo dell’acquisto online, la maggior parte degli italiani non è fondamentalmente disposta a rinunciare alla componente personale e umana, che si tratti del proprio fruttivendolo di fiducia, del cassiere del supermercato o del negoziante.

Per questo la strada tracciata da alcune piattaforme online, tra cui la stessa piattaforma di spesa online di Spesarossa.it,  sembra essere la sintesi ideale tra le necessità e i desideri delle persone: uniscono la convenienza e la sicurezza degli acquisti online alla personalità del rapporto dal vivo, che dall’acquisto fino alla consegna avviene con il proprio negoziante di fiducia.

La Fase 2 sarà il banco di prova per l’economia italiana, e la spinta non può che cominciare dal basso.

 

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