A 92 anni dalla nascita Domenico Modugno continua a farci sognare

Roma, 9 gennaio 2020 – Il 9 gennaio 1928 nasceva Domenico Modugno, il grande artista pugliese le cui canzoni a distanza di un secolo rimangono più attuali che mai.

Da Gipsy Kings, Louis Armstrong, Ray Charles, Frank Sinatra, The Platters, Paul Mc Carthney a Luciano Pavarotti, Mina, Carmen Consoli e Negramaro, passando per Stefano Bollani senza dimenticare la bella fiction prodotta da Rai Uno, nonché il recente allestimento del musical Cyrano musicato da Modugno, sono tanti e sempre attuali gli omaggi a Mr. Volare.

Già Quasimodo diceva che “alcune poesie di Modugno sono assai belle”, tanto che egli sembra “quasi uno scrittore siciliano”.

Ed è proprio la poesia che rende Modugno immortale.

Oggi la poesia è quasi scomparsa, come genere innanzitutto, ma non solo. La poesia è scomparsa come modo di vivere e vedere l’esistenza e nella capacità degli artisti di svelare un mondo precedente, portatore di un sentimento delicato.

Monica Vitti diceva che “La poesia è una grazia, una possibilità di staccarsi per un po’ dalla terra e sognare, volare, usare le parole come speranze, come occhi nuovi per reinventare quello che vediamo”.

E nell’ambito musicale, occorre un grande artista che sappia destreggiarsi con la musica del verso per emozionare.

Domenico Modugno è sicuramente tra questi, che per la diffusione della lingua italiana nel mondo, ha fatto tanto.

“Ciao, ciao bambina” è un’espressione largamente usata ovunque, mentre “Volare” rimane l’emblema della canzone italiana, quella più cantata al mondo con “O Sole mio”: un canto transgenerazionale, transculturale e multiculturale, atto ad unire quindi popoli e generazioni, di qualsiasi estrazione. Un testo che porta la testimonianza indelebile del desiderio di superare la povertà, un’arretratezza generale del dopo guerra, in altre parole la Storia: desidero che un giovane cantante del sud, nel 1958, trasforma in un sogno di riscatto a portata di mano di chiunque, vincendo Sanremo…

Modugno dunque, diventa così un uomo-simbolo e da tale, nel corso della sua splendente carriera, interpreta e racconta, scavando nel profondo dell’animo di altri uomini, rivoluzionari e paladini della giustizia, degni della sua forte personalità.

Due per tutti: “Tommaso d’Amalfi” detto” Masaniello” scritta dal grande Eduardo De Filippo, e soprattutto “Cyrano de Bergerac” tratto da Rostand su testo di Riccardo Pazzaglia. Di quest’ultimo, è recente un magnifico allestimento che parte da Napoli, per la regia di Bruno Garofalo con l’interpretazione di un magistrale Gennaro Cannavacciuolo, che con Cyrano ma anche con il suo recital “Volare-concerto a Domenico Modugno” – giunto a 600 repliche (l’unico spettacolo omonimo autorizzato in vita da Modugno stesso) spicca artisticamente nel portare in giro per l’Italia e nel mondo, l’animo poetico-musicale e viscerale, del grande artista pugliese.

Una rara artisticità, elegante e poetica, oggi a forte rischio di estinzione e che è quindi doveroso difendere rammentandola e portandola, sempre ed ovunque, come esempio di autentica bellezza.

 

Comunicato a cura di Gianni Gori