Dopo il supporto nell’ondata pandemica l’aiuto all’emergenza Ucraina del portale che promuove il baratto per fini solidali
Roma, 10 marzo 2022 – “Il momento è critico. La solidarietà è necessaria. Tutti noi abbiamo l’obbligo morale di contribuire a sostenere la lotta al #coronavirus.” Così si leggeva sul sito web barterforgood.com lanciato circa 2 anni fa dall’imprenditore Marco Melega, un portale realizzato appositamente per massimizzare il flusso di donazioni a sostegno della lotta contro l’inizio dell’ondata pandemica nel 2020.
Ora con l’Emergenza Ucraina Barterforgood.com, ovvero “il baratto per il bene”, ritorna.
Merci invendute pro-bono
Con il medesimo meccanismo che ha caratterizzato il supporto nel contrasto alla pandemia da Covid-19, il portale stimola il contributo di chi preferirebbe utilizzare le proprie merci invendute, eccedenze di magazzino e cespiti in luogo di donazioni in denaro per sostenere l’emergenza umanitaria riveniente dal conflitto in Ucraina.
Come funziona Barterforgood.com
Il funzionamento é molto semplice. Le società a scopo benefico impegnate nell’emergenza potranno candidarsi a ricevere donazioni in natura. Le aziende interessate a donare faranno lo stesso. Barterforgood.com si occuperà della valutazione delle donazioni in natura e dell’eventuale rivendita, al solo fine di tramutare in denaro le merci e cespiti donati qualora gli stessi non fossero strumentali all’obiettivo ed alla causa dei vari enti. Il rapporto sarà diretto e trasparente tra clienti ed enti benefici per la liquidazione delle donazioni. Tutta l’attività di Barterforgood.com sarà svolta gratuitamente dallo staff appositamente dedicato dal Gruppo Melega.
Liberati di un peso. Fai del bene.
Il messaggio è chiaro e rivolto a tutti. Non solo a chi può liberarsi dal peso di eccedenze inerti soggette a svalutazione. Ma anche a tutti coloro che possono liberarsi dal peso delle scuse e dell’inerzia. Liberiamo le nostre idee.
Ognuno di noi, con piccoli gesti, con senso di responsabilità può fare qualcosa per contribuire a sostenere il peso di questi tempi cupi. Fermiamo la guerra. Per la pace. Per il nostro futuro.
L’appello dell’artista Colline di tristezza per candidare la città piemontese come location per un meeting tra i capi di stato di USA e Russia è rivolto ad Appendino, Draghi e Di Maio senza dimenticare la situazione di Navalny
Torino, 19 aprile 2021 – L’artista Colline di tristezza chiede alla Sindaca di Torino Chiara Appendino, al Ministro degli Esteri Luigi Di Maio e al Presidente del Consiglio Mario Draghi di candidare Torino come sede per un eventuale incontro traBiden e Putin in cui si discuterà di vari temi, in primis la crisi del Donbass, oggetto di contesa tra Russia e Ucraina.
Per l’attuazione di questa proposta di candidatura della città come sede di questo eventuale summit, a detta dell’artista, “devono però essere fatti passi in avanti sul fronte dei diritti umani dei detenuti in Russia e quindi sul caso Navalny”, ma è importante “non abbandonare la strada del dialogo”.
Secondo il “non-cantante” torinese sarebbe “un vanto per la città” ospitare un tale evento in cui si possa auspicabilmente “scrivere un futuro di pace in Europa e nel mondo”.
Inoltre l’artista fa notare che Torino potrebbe garantire una maggiore terzietà rispetto a Roma e Milano che sono, rispettivamente, la capitale politica ed economica del paese.
I Paesi che si sono proposti
I paesi che si sono offerti per ospitare questo meeting sono Svizzera, Finlandia, Repubblica Ceca ed Austria.
Va detto che l’Italia è sì membro NATO e dell’UE, ma “lo è pure la Repubblica Ceca”, pertanto secondo Colline di tristezza Torino costituirebbe comunque una “candidatura idonea” ad ospitare un eventuale summit bilaterale tra i capi di stato americano e russo.
Va chiarito che la proposta della Cechia è arrivata prima dell’espulsione dei 18 diplomatici russi accusati di spionaggio, pertanto questa offerta di disponibilità da parte di Praga potrebbe non essere più un’opzione percorribile.
Cenni sull’artista
L’artista senza volto Colline di tristezza, è noto per i suoi jingle e per varie proposte in differenti campi tra cui veganismo, calcio, mobilità sostenibile e lotta al fumo. Le sue proposte più note sono quella per una maglietta con l’igienizzante (T-Soap) e quella per l’istituzione di rage room e camere del pianto in ospedali, Rsa e scuole nell’ottica della prevenzione del burnout.
Prosegue il viaggio “alla scoperta della Rus’ di Kiev”: dopo Istanbul, ecco Kiev, la capitale dell’Ucraina, ai confini tra l’Europa orientale e la Russia europea
Roma, 13 marzo 2020 – Nell’ambito del progetto “Le Vie Aleramiche”, è in fase conclusiva il documentario nato con la collaborazione di Anna Placa del Club per l’UNESCO di Piazza Armerina, e Fabrizio Di Salvo, promotore del progetto, socio onorario. Per il prosieguo del progetto è stato necessario seguire la traccia lasciata dagli Aleramici in tutta Europa, perché “Le Vie Aleramiche” coinvolgono dinastie, persone, popoli e si intrecciano con fatti storici di portata internazionale.
“Il documentario probabilmente andrà in onda su una grossa Tv nazionale (gli accordi con la Tv sono in progress), siamo in fase di editing ma l’obiettivo e’ di completare il lavoro per il prossimo inverno, la voce narrante e’ quella di Mimmo Strati, l’attuale voce ufficiale dei programmi Rai e di molti documentari”, racconta Fabrizio Di Salvo, promotore del progetto.
IL PROGETTO NEI DETTAGLI
Da tempo Fabrizio Di Salvo, del Circolo Culturale Marchesi del Monferrato, promotore e fondatore insieme al compianto Roberto Maestri, del progetto “Aleramici in Sicilia” e regista del documentario “Le Vie Aleramiche, Normanno Sveve”, supportato dai prestigiosi pareri del Comitato Scientifico e dalle sue intuizioni, è consapevole che la Sicilia del X, XI e XII secolo sia stata teatro di un intricato intreccio di popoli.
Dagli Aleramici agli Altavilla e ai Normanni, per arrivare fino agli Svevi; da qui le visite in Normandia e nella Svevia, in Germania, alla ricerca delle loro origini. Tuttavia, altri popoli erano in Sicilia in quei secoli: i Bizantini, come ha dimostrato la tappa adIstanbul,e la Guardia Variaga presente sia a Costantinopoli che in Sicilia, un esercito selezionato dell’Europa dell’est, la Rus’ di Kiev: un legame che ha spinto Fabrizio Di Salvo ad andare in visita anche a Kiev per scoprire di più su questo esercito e su questa terra.
Nel 988 il collegamento tra la Rus’ e l’impero bizantino diventa ufficiale, in quanto Basilio II chiede un ingente numero di uomini, i soldati variaghi, a Vladimir di Kiev: la sua Rus’ è il primo stato slavo-orientale organizzato, con un territorio che comprendeva numerose nazioni odierne quali l’Ucraina, la Russia occidentale, la Bielorussia, la Polonia, la Lituania, la Lettonia e l’ Estonia.
Lo Stato, lo si apprende dalle fonti, nasce da alcune tribù vichinghe svedesi, conosciute come Rus’, che si stabiliscono, verso la fine del IX secolo, lungo le sponde del Dnepr e fissano in Kiev, importante centro della via variago-greca, la loro capitale. La Rus’ durerà, con alterne vicende, fino all’invasione dei tartaro-mongoli nel XIII secolo.
Sarà proprio grazie al coraggio e al valore della Guardia Variaga che nel 989 Basilio II, ormai stanco dell’inaffidabilità della guardia imperiale bizantina, la istituzionalizza come proprio esercito di difesa e, per oltre cento anni, vi partecipano, quasi esclusivamente, uomini provenienti da Russia, Svezia e Norvegia. Sarà proprio la Guardia Variaga a far parte dell’eterogenea spedizione bizantina, che partirà per la Sicilia nel 1038 con l’intento di liberare l’Italia e annetterla all’impero. A capo di quella spedizione, con i figli di Tancredi dall’Altavilla sono presenti altri due personaggi: il cognato dell’imperatore Stefano ed il macedone Giorgio Maniace, grande condottiero, tanto carismatico quanto sanguinario, di cui ancora oggi si trovatestimonianza nella toponomastica, dalpiccolo comune in provincia di Catania all’abbazia di Santa Maria di Maniace.
Il viaggio nell’odierna Kiev, oggi capitale dell’Ucraina, iniziacon l’incontro, all’Università Nazionale Taras Shevchenko (una costruzione dall’ imponente colonnato rosso), del capo del dipartimento Viktor Stavnyuk, che accenna al collegamento tra Bizantini e Rus’ di Kiev, confermando il lavoro di ricerca avviato con il progetto.
Sarà poi il professore Oleksandr Okhrimenko, capo del dipartimento di storia medievale, a sottolinearecome la Rus’ di Kiev abbia avuto forti legami con le genti vichinghe, mostrando un libro con le caratteristiche navi di quei popoli. Infatti, è in fase di elaborazione un progetto di lavoro traNorvegia e Ucraina per sottolineare questa radice comune.Ancora una volta un collegamento tra storie di popoli apparentemente distanti: come tra nord e sud dell’Europa per Aleramici e Normanni, si unisce il nord ovest e l’est, scandinavi a slavi, Norvegia e Ucraina in un passato unitario. Un legame per il quale la Guardia Variaga è quasi un perno sul quale ruota.
Fabrizio e Oleksandr continuano l’incontro passeggiando per la città insieme alla ricercatrice Tetiana Akchurina, passando perl’imponente Vlodymyrska street, intitolata a quel Vladimir I che, nel medioevo, ha reso la Rus’ di Kiev un importante stato; quindi raggiungono il monumentale golden gate, la porta principale della città nell’XI secolo, che richiama nel nome quella ben nota di Costantinopoli. Una porta che ancora oggi mostra, seppur non più fedele all’originale, la maestosità alla quale Vladimir I aveva condotto la Rus’ nel X secolo.
Dopo avere salutato il prof. Oleksandr, la passeggiata continua verso la cattedrale di Santa Sofia, uguale nel nome a quella di Costantinopoli.
Primo sito ucraino inserito nella lista dei patrimoni UNESCO, risale all’XI secolo, periodo in cui la Rus’ era in auge. Fondata da Jaroslav I di Kiev, in onore di Santa Sofia, ma ispirata secondo la leggenda a quella di Novgorod, subì devastazioni durante l’invasione mongola della Russia nel XIII secolo, come pure accaddealla prima chiesa di Kiev sorta per volere di Vladimir I il Grande, tra il 989 e il 996, con le decime delle entrate statali. Lì fu tumulato con la moglie, la principessa Anna sorella dell’imperatore bizantino Basilio II, e la nonna Olga. Anche quest’opera in mattoni venne rasa al suolo dai mongoli nel 1240 e oggi si visita soloil perimetro segnato dalle pietre di base della costruzione.
Ultima meta, una sorta di riconoscimento al lavoro italiano nel mondo, è la chiesa di Sant’Andrea, costruzione in stile barocco settecentesco, a cui lavoròl’architetto italiano Bartolomeo Rastrelli, sorta sull’antica base di una piccola chiesa dell’XI secolo, sempre intitolata a Sant’Andrea e voluta da Vsvolod I.
Una giornata intensa per i riscontri che ha lasciato intravedere e per gli ulteriori spunti di riflessione. Un viaggio inatteso, ricco di scoperte, che rendono ancora più internazionale un lavoro che sta assumendo un respiro europeo, unendo da nord a sud e da ovest ad est tutte le genti in un’unica e grande razza: quella umana in costante migrazione.
TRAILER DOCUMENTARIO:
Fabrizio Di Salvo e Anna Placa a Piazza Armerina, durante la presentazione del Progetto “Le Vie Aleramiche, Normanno-Sveve”.