Sicurezza: da oggi è possibile prevenire i crimini con una telecamera

Roma, 9 giugno 2017 – Il titolo potrebbe evocare una puntata di Person of Interest, il telefilm in cui un supercomputer collegato alla rete di videosorveglianza della città è in grado di prevedere eventi criminali col fine di sventarli in tempo. Invece si tratta di realtà.

E’ un sistema di intelligenza artificiale che nasce in Russia da quasi 30 anni di studi nel campo della biometria e del legame diretto tra lo stato psicofisico di una persona ed i suoi micromovimenti involontari.

Il software si chiama Vibraimage, è distribuito in Italia da Tommesani e riesce, attraverso una comune telecamera di sorveglianza, a rilevare lo stato emotivo delle persone inquadrate e segnalare quelle con un livello di stress, aggressività e tensione tali da poter essere classificate come “potenzialmente pericolose”.

Questo sistema, brevettato, è già in uso in numerose strutture in tutto il mondo ed è stato adottato come sistema di sicurezza alle Olimpiadi invernali di Sochi nel 2014 e al G7 in Giappone nel 2016.

Ma come funziona, in pratica, questo sistema?

Si tratta di un software che lavora su piattaforma Microsoft (da Windows XP a Windows 10), disponibile in diverse versioni e che può essere installato su un personal computer di ultima generazione.

Vibraimage è in grado di analizzare filmati registrati oppure controllare in tempo reale il flusso video di una webcam, di un dvr, di una telecamera analogica o di una ip-camera. Una volta tarato con precisione il sistema è completamente autonomo e segnala la presenza nel filmato di una persona “anomala” con un avviso acustico e con un riquadro rosso sul suo volto, quindi scatta un istantanea che può essere anche archiviata o addirittura inviata via mail.

Gli incaricati alla sicurezza potranno così decidere come intervenire in base alla situazione, se con un semplice pedinamento o una perquisizione.

Può essere impiegato nei portali di accesso come ad esempio in aeroporti, stazioni, check-in, ingressi di manifestazioni, eventi e luoghi pubblici, ma anche per la videosorveglianza di aree affollate come atri, piazze, strade ecc…

Si tratta quindi di una nuova frontiera per la sicurezza e potrebbe essere la risposta ad un’esigenza che ogni giorno purtroppo si fa sempre più crescente.

Fino ad oggi la videosorveglianza serviva per identificare l’autore di un crimine solo dopo che è stato commesso, la speranza è che sistemi come questo possano essere utili invece a prevenire, per evitare che accadano nuovamente fatti come quelli tristi accaduti negli ultimi mesi e poter finalmente tornare a godersi un evento, che sia una partita o un concerto senza la paura o la fobia che possa accadere qualcosa.

 

 

 

Terrorismo: la privacy informatica è più importante della lotta al terrore?

Lotta al terrorismo e privacy informatica: quale delle due la più importante?

Roma, 27 marzo 2017 – La piattaforma di dibattito Proversi.it pubblica oggi un testo di approfondimento su un argomento di grande attualità, il rapporto tra lotta al terrorismo e privacy informatica. I recenti tragici avvenimenti riconducibili al fenomeno del terrorismo di matrice jihadista, verificatisi in Europa a partire dal 2014, hanno portato il governo italiano a reagire di conseguenza e a dotarsi degli strumenti e delle tecniche necessarie a prevenire qualunque tipo di minaccia sul proprio territorio.

Tra le strategie di prevenzione il primo posto è occupato dalla proposta di intensificare gli strumenti di intelligence, al momento troppo limitati e poco coordinati su tutto il territorio nazionale.

Attraverso un impiego massiccio delle intercettazioni, sia tradizionali che telematiche, il governo ha proposto di combattere le minacce di terrorismo e prevenire eventuali stragi rivendicabili dallo Stato Islamico.

L’utilizzo di strumenti sofisticati di intercettazione non è tuttavia assecondato da una parte dell’opinione pubblica e da diversi esperti di diritto dell’informatica, i quali ritengono che la lotta al terrorismo non debba assolutamente prevalere sulla privacy informatica.

Il dibattito si divide tra autori che sostengono un ampio utilizzo di metodi di intercettazione anche se a discapito della privacy e dei diritti alla riservatezza e autori che invece difendono tali diritti e non ritengono la minaccia di terrorismo un motivo evidente per intensificare i controlli su tutta la popolazione.

Alcuni aspetti come l’emendamento della legge antiterrorismo e la questione dello spyware di Stato hanno contribuito ad accrescere il dibattito attorno a questa tematica.

Per approfondimenti leggere la discussione alla pagina http://www.proversi.it/discussioni/pro-contro/138-la-lotta-al-terrorismo-deve-prevalere-sulla-privacy-informatica, seguire la Pagina Facebook all’indirizzo https://www.facebook.com/iproversiProfilo e il profilo Twitter al link https://twitter.com/iproversi.

 

 

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Tag: terrorismo e privacy

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