Roma, 24 giugno 2022 – Si sente spesso parlare del concetto “amarsi per amare l’altro“, concetto veritiero, ma che molti trovano un poco confuso. Cosa veramente significa amarsi? Come si capisce se ci stiamo amando o se ci manca l’ingrediente dell’amor proprio nella nostra relazione di coppia e stiamo cadendo nella dipendenza affettiva?
Cosa significa amarsi?
L’amor proprio è alla base di una relazione d’amore sana con l’altro e si manifesta con una autostima difficile da scalfire e con l’ accettazione della propria persona a tutto tondo, con pregi e difetti. Proprio la questione “difetti” diventa fondamentale per poter riconoscere una persona che ha una sana autostima.
Che siano difetti fisici o psichici, se una persona sa accettarli ed accettarsi riconoscendoli, si può dire che abbia una visione non solo realistica di sé stessa, ma anche che abbia una autostima sana ed equilibrata.
Sapere ed accettare di sbagliare, riconoscerlo, risulta fondamentale per saper chiedere scusa in un dato momento e ritrattare se c’è bisogno di cambiare. Questo aiuta nel dialogo con l’altro, nella comunicazione di coppia, nella comprensione e nell’atteggiamento propositivo di entrambi i partner .
Per una sana autostima, si sa che il ruolo dell’infanzia è fondamentale, il rapporto coi propri genitori, la maniera in cui si é ricevuta l’educazione e il legame affettivo, risultano importanti.
Si può comunque arrivare ad avere un’ autostima sana, sebbene non si abbia avuto un’infanzia per così dire “idilliaca”, grazie alla psicoterapia.
Al riguardo Gianni Lanari, psicoterapeuta responsabile del Pronto Soccorso Psicologico “Roma Est” ci ricorda che “da alcune settimane il decreto per attivare il Bonus Psicologo è stato firmato dal ministro Speranza. Il Bonus Psicologo è utile anche per chi aspira a gestire meglio il proprio rapporto di coppia. Consiste in un contributo fino a 600 euro per effettuare delle sedute con psicoterapeuti regolarmente iscritti al relativo albo professionale. Per tale scopo sono stati assegnati 10 milioni di euro per l’anno 2022.
Adesso, dopo la pubblicazione in gazzetta ufficiale, il tutto sarà gradualmente operativo e si potrà così aiutare chi non può permettersi di pagare di tasca propria le sedute di terapia di coppia“.
A proposito di autostima, la dr.ssa Cristina Mitola, collaboratrice del Pronto Soccorso Psicologico “Roma Est”, sostiene che grazie all’accettazione del sé, si instaura una relazione con l’altro, col partner, molto più sana, fatta di dialogo, fiducia, una comunicazione sana e libera.
La dipendenza affettiva invece, che molti scambiano per amore, ma che in realtà non è altro che un “riempitivo amoroso” volto a supplire le carenze dell’ infanzia, ostacola una serena vita di coppia.
La dipendenza affettiva è molto difficile da vedere e molte volte non se ne riconosce la tossicità.
Per questo, quando la coppia sente che il dialogo sta venendo meno, la fiducia anche e la stima nei confronti dell’ altro vacilla, si consiglia, prima di prendere drastiche decisioni, di ricorrere ad un terapeuta di coppia in grado di mediare tra le due parti, evidenziare la tossicità eventuale nella dinamica relazionale e sanare ciò che è sanabile.
L’ amore è sereno e da serenità, la dipendenza affettiva crea invece ansia ed incomprensioni inutili.
Queste ultime potrebbero essere risolte facilmente con una buona psicoterapia e la volontà di cambiare e migliorare.
Il Pronto Soccorso Psicologico “Roma Est” ha quindi deciso di offrire in tutta Italia e in 24 paesi esteri, tramite i suoi 393 collaboratori, un servizio di aiuto psicologico per gestire al meglio la vita di coppia.
L’appuntamento potrà essere telefonico, online o dal vivo e si potrà avere l’aiuto di Psicologi e Psicoterapeuti professionisti, a prezzi accessibili, contattabili 24 ore su 24, 7 giorni su 7.
Si può contattare il Pronto Soccorso Psicologico “Roma Est” al numero 0622796355, al numero 3773961178, o tramite il sito www.pronto-soccorso-psicologico-roma.it.
Roma, 28 marzo 2022 – Nella nostra società si è finalmente capita l’importanza della prevenzione del maltrattamento familiare e di coppia, in quanto la famiglia è il primo nucleo sociale esistente e l’armonia in famiglia significa individui più sani mentalmente che vivono nella nostra società.
Per maltrattamento non si intende solo quello uomo-donna, ma anche quello figli-genitori e quello sorelle-fratelli.
La tossicità in un rapporto si manifesta in un ciclo continuo di mancanza di rispetto e calma successiva, per poi ritornare all’aggressività verbale o fisica e alla fase di calma seguente e così successivamente, fino a diventare un’ abitudine nell’ arco della vita di alcune famiglie.
Ciò che è importante sottolineare però è che molte volte si sensibilizza la società su temi del maltrattamento fisico, con conseguente aggressività e violenza.
Ciò che non si conosce ancora bene è che esiste anche un maltrattamento psicologico “silenzioso” che non si manifesta a livello fisico con lividi sulla pelle o sul viso, ma si può intravedere negli occhi della persona maltrattata.
Parliamo di persone e non generi, femminile o maschile, perché la tossicità in un rapporto può essere perpetuata dal compagno nei confronti della compagna o viceversa o, come menzionato prima, tra genitore e figli e tra fratelli e sorelle.
Il comune denominatore è la mancanza di rispetto, pazienza e serenità in una relazione, con l’obbiettivo di una persona di“scavalcare” la dignità dell’altra per ergersi con superiorità, nascondendo in realtà sotto sotto una mancanza di autostima e autocontrollo.
I lividi del cuore sono lividi invisibili alla vista, ma reali. Così reali da creare delle conseguenze nefaste nella persona vittima di tale tipo di violenza.
Il maltrattamento psicologico perpetuato nei confronti della persona più debole della relazione mina infatti moltissimi aspetti della vita della vittima.
Mina la sua autonomia, il senso di sé, l’autostima, la capacità di socializzazione e lavorativa. La persona vittima di maltrattamento infatti si comincia poco a poco a convincere che non vale come individuo, vive con angoscia e paura, ingabbiata in un senso di sé dispregiativo e autolimitante.
Evita di uscire e socializzare per paura delle eventuali rappresaglie in casa o per evitare il confronto con le persone vicine e per non dover dare spiegazioni della propria relazione o famiglia.
A livello lavorativo molte volte si comincia ad assentarsi al lavoro per depressione o ansia e mancanza di volontà, in quanto, come detto sopra, la violenza anche solo psicologica, mina in maniera totalitaria l’ autostima della vittima, che arriva quasi a pensare di “meritarsi” le rappresaglie eventuali o il maltrattamento continuo.
C’è anche da aggiungere che molte volte il maltrattatore non si comporta in maniera violenta tutto il tempo, ma può alternare momenti di calma ad aggressività, aspetto questo che può ulteriormente esacerbare la confusione nella vittima e può ritardare di anni una eventuale presa di coscienza da parte della persona maltrattata.
Gianni Lanari, psicoterapeuta responsabile del Pronto Soccorso Psicologico “Roma Est” ci ricorda che “il bonus psicologo é stato approvato anche per affrontare il maltrattamento psicologico nella famiglia.
Giovedi 17 febbraio 2022 le Commissioni riunite Affari Costituzionali e Bilancio hanno infatti definito un voucher fino a 600 euro per sedute con professionisti iscritti all’Ordine degli Psicologi.
Si accede con Isee sotto i 50.000 euro e il voucher dovrebbe essere erogato dal medico di base. I particolari applicativi saranno stabiliti nei prossimi giorni con un decreto del Ministro della Salute, di concerto con il Ministro dell’Economia”.
La dr.ssa Cristina Mitola, psicologa del Pronto Soccorso Psicologico ” Roma Est ” afferma inoltre che “con l’avvento della pandemia ed il lockdown questo status quo si è aggravato ulteriormente, in quanto non c’è stato per molto tempo neanche uno sfogo lavorativo fuori di casa e molti, avendo perso anche il lavoro, si sono trovati con debiti ed una situazione economica deficitaria che ha ulteriormente inasprito le relazioni all’ interno delle quattro mura domestiche.
Depressione, ansia, paura del futuro, instabilità, hanno causato in molti individui delle conseguenze psicologiche molto gravi che andrebbero indirizzate verso una maggiore presa di coscienza delle proprie risorse.
Un aiuto psicologico serio e professionale è l’unica via d’uscita in questi anni di totale confusione ed instabilità costante sotto tutti i punti di vista, sociale, economico, personale e psicologico.
La guerra scoppiata in Ucraina e l’ eventualità dello scoppio di una terza guerra mondiale non aiuta in assoluto, con persone che sentono il bisogno di ricorrere a psicofarmaci per poter far fronte a questo senso di totale confusione e smarrimento.
Il Pronto Soccorso Psicologico “Roma Est” ha quindi deciso di offrire un aiuto contro tutti questi problemi.
Il servizio di aiuto è offerto, in 29 lingue, da una rete di 384 psicologi presenti in tutte le regioni italiane e in 24 paesi esteri.
Roma, 20 ottobre 2021 – Chi di noi non ha mentito almeno una volta nella vita? La risposta sarà che almeno una volta nella vita tutti hanno mentito. I bambini ad esempio mentono moltissimo, un po’ per gioco, un po’ per sfidare gli adulti, un po’ per testare le proprie capacità. Gli adultimentono per svariati motivi, come per proteggere una persona cara o un partner da un dispiacere o per giustificare una propria mancanza o un proprio errore. In amore, per questo, molte persone hanno la tendenza a mentire.
Un atto che, da un certo punto di vista, potrebbe essere addirittura considerato un processo fisiologico e normale.
E allora quando è che si parla di ‘bugiardo patologico‘?
É importante fare una distinzione tra bugiardo patologico e bugiardo compulsivo.
Bugiardo patologico: è un bugiardo cronico, fa delle sue bugie uno stile di vita. Il suo obiettivo è manipolare le persone per portarle a fare ciò che lui desidera. Non si cura delle conseguenze del proprio comportamento, persevera nella sua pratica, dritto verso i suoi scopi e non è minimamente empatico.
Bugiardo compulsivo: mente per abitudine, non in maniera manipolativa. La bugia appare come l’unico modo per lui di affrontare la realtà, è una pulsione compulsiva e, quindi, incontrollabile.
Il Bugiardo patologico spesso ha imparato a mentire fin dall’infanzia, come difesa psicologica. Questo nasconde una grave carenza di autostima. Molte volte ci troviamo davanti a un quadro patologico più ampio. In più non sempre c’è una netta distinzione tra i due tipi di bugiardo, infatti un bugiardo patologico può essere anche compulsivo.
In generale possiamo comunque ipotizzare che siano persone non pienamente consapevoli dei propri limiti e del loro funzionamento.
Come riconoscere un bugiardo patologico?
Mente molto spesso, riguardo l’amore, il lavoro, le attività svolte, le amicizie, le relazioni passate, ecc. Ha bisogno di sentirsi speciale, non accetta alcuna sua fragilità e mente per abbellire e ingigantire ogni sua realtà.
Molte volte racconta agli amici episodi accaduti in maniera esagerata, inventando particolari che non sono accaduti, per raccontare ogni aspetto della sua vita in maniera grandiosa.
Succede spesso che creda e si identifichi con le sue stesse bugie, tanto da modificare i propri ricordi che si confondono con la realtà.
L’obiettivo delle sue bugie è quello di manipolare gli altri, che gli servono soprattutto a scopi narcisistici (farlo sentire importante, potente, far agire altre persone per suo tornaconto, etc). Non è empatico, infatti non bada e non si preoccupa delle emozioni e dei sentimenti degli altri. Indagando sul passato lavorativo si scoprirà che spesso ha cambiato lavoro (magari per conflitti con i responsabili, anche se non lo ammetterebbe mai).
Indagando invece il suo passato sentimentale sembra abbia avuto infinite relazioni, ma non si riesce a coglierne la natura e nessuna gli è rimasta nel cuore. Fa fatica a riconoscere le proprie responsabilità in un conflitto, sono sempre gli altri a sbagliare e lui non ha mai torto.
Spesso è svalutante con le persone che gli stanno accanto. Questo lo mette in una posizione di superiorità e rende le persone sempre più dipendenti da lui.
Se le sue menzogne vengono scoperte diventa aggressivo ed evasivo.
E’ vago nel dare chiare informazioni sui suoi impegni. Spesso capita che si assenti e non si riesca a capire dove sia stato. I suoi racconti sono nebulosi e pieni di contraddizioni/contrattempi. Ma anche ricchi di particolari.
Mente sempre con il sorriso e guardando negli occhi l’interlocutore.
Le sue relazioni si basano sulla passione, quando con il passare del tempo la passione diminuisce, non sa in che altro modo gestire il rapporto.
Spesso sono persone affascinanti e seduttive, collezioniste di storie d’amore.
Ha difficoltà ad essere fedele poiché ha bisogno di continue tensioni eccitatorie che lo facciano sentire vivo e cerca continue conferme del proprio fascino.
Le menzogne sono la sua dipendenza.
Gianni Lanari, psicoterapeuta responsabile del Pronto Soccorso Psicologico “Roma Est”, ci ricorda che la “menzogna patologica “risulta un sintomo presente in diversi disturbi, ma soprattutto nel disturbo istrionico di personalità (caratterizzato da una modalità di eccessiva ricerca di attenzione) e nel disturbo narcisistico di personalità (caratterizzato da una modalità in cui si ricerca ammirazione e si ha una mancanza di empatia verso gli altri).
Interagire con un partner bugiardo patologico, fa sentire le persone manipolate e tradite.
In tali situazioni la vita sentimentale diventa veramente difficile da gestire.
Cosa succede al partner del bugiardo patologico?
Il bugiardo patologico non ha consapevolezza della sua problematica, tendenzialmente narcisista, si lega a persone fragili. Con il passare del tempo il/la partner diventerà sempre più dipendente e, nonostante le bugie, non riuscirà a separarsi. Questo spesso porta a relazioni disfunzionali. Il bugiardo patologico reagisce tendenzialmente con aggressività quando le sue bugie vengono scoperte dal partner, che subirà quindi un comportamento svalutante, pieno di rabbia e frustrazione. E le bugie continue causano una stanchezza psichica davvero molto forte del partner, che vorrebbe aiutare l’amato/a, ma non sa come fare. A lungo andare può anche succedere che il partner del bugiardo patologico cada in depressione, o slatentizzi comportamenti disfunzionali.
Cosa fare allora?
L’unico aiuto che un partner può dare è cercare di far prendere consapevolezza del problema al bugiardo patologico, ma per guarire dovrà seguire un percorso psicoterapeutico.
Francesca Mero, psicologa del Pronto Soccorso Psicologico “Roma Est”, sostiene che “solitamente alla base di questo funzionamento vi sia una carenza profonda, vissuta sin dall’infanzia. Carenza che non è mai stata affrontata ed elaborata. La persona allora si crea questa maschera per difendersi da un senso di impotenza profonda, dalla mancanza di autostima e da sentimenti di tristezza e vuoto. Spesso da piccola si é sentita sola, incompresa e non é capace di stabilire dei legami veri e profondi. La difesa psicologica della menzogna, infatti, impedisce di legarsi realmente a qualcuno, evitando di entrare in connessione con i sentimenti propri e altrui. Raramente si fida degli altri e si lascia guardare dentro. Il modo di porsi grandioso, la sicurezza nel parlare e nel comportarsi nascondono aspetti depressivi e sofferenti molto gravi”.
Per questo nel corso di un percorso psicoterapeutico sarebbe utile:
– Aiutare la persona a prendere consapevolezza della pervasività della dipendenza a mentire e di quanto possa essere distruttivo il potere esercitato da questa su di lei e sulle persone care;
– Comprendere quale sia il bisogno emotivo sottostante alla bugia, cosa significa per lei, cosa intende ottenere e se, comportandosi in questo modo, lo ottiene davvero;
– Ricostruire la storia della persona per cercare di capire quando il bisogno di mentire è comparso.
Un esercizio utile potrebbe essere quello di tenere traccia, scrivendo, dei propri comportamenti disfunzionali (bugie, tradimenti, mancato controllo degli impulsi, etc. ). Questo è un esercizio di autoconsapevolezza e serve per capire e non dimenticare la realtà al fine di non perseverare nella realtà inventata.
Un consiglio per il partner è quello di non accettare le bugie, è utile smascherarle chiedendo al bugiardo l’autoriconoscimento delle sue fantasie. Tutto ciò è finalizzato ad offrire spunti di riflessione che, se accolti, dovrebbero portare a un aiuto psicologico per risolvere la sintomatologia.
Il Pronto Soccorso Psicologico “Roma Est”, grazie alla sua rete professionale di 351 psicologi, offre in tutte le regioni italiane (e in 22 paesi esteri) un servizio di aiuto per chi, direttamente o indirettamente, ha a che fare con tali problematiche.
Il servizio è offerto in 27 lingue, i prezzi sono accessibili e gli psicologi lavorano 7 giorni su 7.
Per contattare il Pronto Soccorso Psicologico “Roma Est” telefonare al numero 06 22796355 o al numero 392 9050134 o visitare il sito www.pronto-soccorso-psicologico-roma.it.
Roma, 11 febbraio 2021 – Una parola che recentemente salta all’occhio nel momento in cui si descrivono relazioni interpersonali compromesse è narcisismo, spesso utilizzata per definire le caratteristiche di un partner che assume atteggiamenti disfunzionali all’interno della coppia.
Accade spesso però che questo termine venga abusato o che questa etichetta venga attribuita senza davvero conoscerne il significato. È necessario conoscere bene i criteri di definizione e le dinamiche legate al narcisismo, dal momento che si tratta di un disturbo della personalità e non di una semplice caratteristica.
Facciamo chiarezza: chi è il narcisista?
Il narcisista è una personalità che manifesta un sistema di funzionamento cognitivo, emotivo e comportamentale pervaso da grandiosità e necessità di ammirazione.
Queste caratteristiche della personalità iniziano a comparire entro la prima età adulta e possono essere presenti in svariati contesti.
La persona con disturbo narcisistico della personalità appartiene a coloro (donne o uomini) che sentono di avere un senso grandioso di importanza, la narrazione della propria esistenza è costellata dalla tendenza ad esagerare risultati e talenti, da fantasie di successo, potere, fascino e bellezza illimitati spingendo il soggetto a considerarsi superiore agli altri, tanto da convincersi del diritto di ricevere trattamenti di favore o soddisfazione immediata delle proprie aspettative.
Il soggetto narcisista sceglie di frequentare solo ambienti di un certo livello e persone di un certo prestigio sociale, spinto dalla convinzione di essere un privilegiato, una convinzione che spesso lo porta ad assumere atteggiamenti arroganti e presuntuosi in vari contesti sociali ed alla certezza di essere oggetto di invidia altrui.
Ginni Maria Giovanna, psicologa del Pronto Soccorso Psicologico “Roma Est” (www.pronto-soccorso-psicologico-roma.it) afferma:
“Ciò che più colpisce nella relazione con il soggetto narcisista è la mancanza di empatia: egli sembra incapace di mentalizzare gli stati mentali altrui e identificarsi con i sentimenti e le necessità di chi gli sta attorno. Questo è ciò che, più di tutto, porta a ledere le relazioni interpersonali.
Il fallimento della capacità di mentalizzazione ed empatia trae origine dai meccanismi legati alla relazione di attaccamento con i caregiver durante l’infanzia. Il genitoreche si prende cura del bambino nei suoi primi anni di vita ha una funzione fondamentale nella regolazione degli affetti e nel rispecchiamento emozionale, elementi che portano allo sviluppo di un sano apparato emotivo e personologico nei primi anni di vita; questo è ciò che sta alla base della formazione di un Sé ben strutturato, che si evolverà durante l’arco della vita. Il fallimento della funzione di rispecchiamento affettivo da parte del caregiver, porta a ciò che Fonagy e Target definiscono “rispecchiamento affettivo non congruente”, ossia un’esperienza in cui un genitore il più delle volte iper-controllante o con meccanismi di difesa non funzionali, provoca una percezione distorta da parte del bambino di sé stesso. Quanto “rispecchiato” emozionalmente dal genitore non è congruo con la reale immagine del bambino, il quale andrà verso la formazione di quello che Winnicott definisce “falso sé”, che spesso sfocia in un disturbo narcisistico della personalità”.
La percezione esterna che si ha di un soggetto con la personalità narcisistica è quella di una persona fredda e calcolatrice, presa totalmente da sé stessa, ma allo stesso tempo incapace di esprimere la propria vulnerabilità o di comunicare i propri bisogni. Spesso la motivazione di ciò è proprio legata all’incapacità di stabilire una relazione profonda con l’altro, poiché un coinvolgimento totale in una relazione riattiva nel narcisista vecchi schemi diadici infantili nei quali i suoi bisogni sono stati respinti, ignorati, talvolta puniti (Young & Klosko) da parte di un caregiver mal ricettivo.
Al contrario può accadere che a influenzare la capacità di coinvolgimento del narcisista e ad alimentare il suo senso di grandiosità vi siano esperienze infantili costituite da esaltazione, idealizzazione e sovrastima da parte della figura di accudimento, che porterà quindi alla convinzione di sé stessi come esseri superiori, meritevoli di attenzioni ed elogi continui.
Detto ciò, si può ben comprendere come, in età adulta, di fronte a soggetti non disposti ad assecondare i bisogni del narcisista, quest’ultimo provi un forte senso di rabbia e di ingiustizia. Egli percepisce di essere privato di un suo fondamentale diritto e metterà in atto una serie di meccanismi svalutanti nei confronti dell’altro.
Come conseguenza della convinzione di meritare sempre il meglio e di essere destinati a tutto ciò che è speciale e meritevole di attenzione, il narcisista, nella scelta del proprio partner, punta a prediligere caratteristiche dell’altro legate a particolari talenti, capacità o aspetto fisico, proprio perché il fine ultimo è quello di dover suscitare invidia negli altri. Di fatto egli non guarda alla persona in sé, ma essa diventa una sorta di trofeo da ostentare, nonché un’estensione di sé stesso che serve ad accrescere il suo valore.
All’interno della relazione stessa si attuano una serie di meccanismi che potremmo suddividere in fasi, poiché spesso caratterizzano un vero e proprio cliché, stando a quanto le stesse “vittime” raccontano.
Gianni Lanari, psicoterapeuta responsabile del Pronto Soccorso Psicologico “Roma Est”, afferma che “cadere nella trappola del narcisista è molto semplice: lui/lei esercita un forte fascino sull’altro, poiché è dotato di carisma, savoir faire, risulta estremamente seduttivo e sicuro di sé”.
Nel momento in cui ci si innamora di un narcisista (prima fase del rapporto) si vive ciò che viene definito “periodo d’oro”, costituito da forti sensazioni positive dovute al fatto che egli si mostra devoto, promettente, sempre pieno di attenzioni e gesti eclatanti verso l’altro; assume un atteggiamento rassicurante e premuroso e al contempo inizia a bruciare le tappe parlando di convivenza, matrimonio o addirittura figli. Il narcisista corre perché di fatto concentrare l’attenzione su qualcuno che non sia sé stesso richiede un forte dispendio di energia da parte sua, fino a che non potrà rilassarsi nella “seconda fase”.
La seconda fase è quella della “svalutazione”: il soggetto narcisista smette di dedicare attenzioni e premure all’altro, poiché si rende conto di averlo in qualche modo soggiogato sotto il suo potere e aver solidificato un aspetto di dipendenza da lui. È qui che egli manifesta il suo vero sé: si mostra indisponibile, non empatico, pretenzioso, bugiardo, esprimendo continue critiche al proprio partner.
La conseguenza “sana” da parte del partner a questo atteggiamento svalutante è quello di arrabbiarsi e cercare durante le discussioni un punto comune di crescita, ma il narcisista non è consapevole dei suoi errori per cui spesso le discussioni non portano a nulla. Egli è convinto di esser privo di difetti e di agire sempre nel giusto. Non di rado tali scontri si concludono con lo sfinimento o la fuga da parte della vittima.
Questo è ciò che prepara il terreno all’ultima fase, ossia quella dello “scarto”, che consiste in una drastica interruzione del rapporto da parte del narcisista; questa è di fatto l’ultima arma che gli rimane per ripristinare l’equilibrio con sé stesso di fronte alla minaccia alla sua grandiosità. Spesso il narcisista sceglie un momento particolarmente importante per la vittima, come un traguardo o addirittura un lutto, proprio perché il suo intento è quello di lasciare il segno e generare una reazione di confusione nell’altro.
Lo scarto, percepito come improvviso e scioccante da parte del partner in realtà è un gesto premeditato: succede spesso che il soggetto narcisista già da tempo abbia cominciato a svalutare e giudicare male il proprio partner anche alle sue spalle, scaturendo spesso il consenso di chi lo ascolta a interrompere la relazione.
“Di fronte a questo evento, il partner del narcisista può reagire in due modi: se è dotato di una struttura di personalità ben salda, la rottura della relazione diventa un’occasione per liberarsi da un contesto dannoso; se invece il partner ha una personalità fragile, dipendente, con bassa autostima, insicurezza e con una passata storia di abusi, soprusi e svalutazioni infantili, resterà invischiato sempre più nei meccanismi del narcisista” conclude Lanari.
Chi è la vittima ideale?
Anche la vittima “ideale” del narcisista sembra corrispondere a un tipo particolare di personalità: alcuni studi e testimonianze cliniche riportano che il profilo della personalità dipendente è quella che più di tutte risulta complementare agli schemi del suo carnefice.
In maniera speculare, il dipendente è colui/colei che assume un atteggiamento sottomesso e timoroso, l’idea di una separazione lo spaventa e lo fa vivere in un incubo persistente. Il narcisista trova terreno fertile in una persona che ha difficoltà ad assumere un atteggiamento deciso, assertivo e responsabile, che non è in grado di compiere delle scelte e che ha paura di esprimere disaccordo verso qualcuno, per il timore di perderne il supporto e l’approvazione. Una relazione disfunzionale in questo caso non ha mai fine, poiché il legame seppur malato è sempre preferito all’abbandono e alla solitudine.
“La psicoterapia, sia per il narcisista che per la persona che si trova invischiata in questo meccanismo senza uscita, è utile innanzitutto per render loro consapevoli delle loro caratteristiche e della disfunzionalità delle loro relazioni. Una volta acquisita la consapevolezza, si procede gradualmente all’acquisizione delle abilitá necessarie per uscire fuori da tale “trappola”.” – aggiunge Ginni.
Il Pronto Soccorso Psicologico “Roma Est” ha 261 psicologi collaboratori presenti in tutte le regioni italiane e in 18 paesi esteri ( Regno Unito, Hong Kong, Messico, Russia, Argentina, Grecia, Kenya, Ghana, Brasile, Portogallo, Serbia, Romania, Bulgaria, Giordania, Azerbaijan, India, Spagna, Svizzera).
Tale rete di psicologi si occupa di aiutare tutti coloro che, direttamente o indirettamente, vogliono uscire dalla “trappola narcisistica” e che puntano quindi al ripristino di una sana relazione con sé stessi, alla presa di coscienza del proprio valore e delle strategie da attuare per riprendere in mano la propria vita.
Per contattare il servizio, offerto in 21 lingue, telefonare al n. 0622796355 o al n. 3491874670, o collegarsi al sito www.pronto-soccorso-psicologico-roma.it.
Tante le coppie in crisi a causa della quarantena: ecco come affrontare la perdita di un amore…
Roma, 4 maggio 2020 – Il lutto è definibile come “uno stato psicologico conseguente alla perdita di un oggetto significativo, che ha fatto parte integrante dell’esistenza”. Si può, quindi, sperimentare un lutto anche con la perdita della persona amata.
Le separazioni e i divorzi sono diffusi nella società odierna, e le statistiche sembrano evidenziare che il fenomeno sia in continuo aumento.
Il Dott. Gianni Lanari, Psicoterapeuta responsabile del Pronto Soccorso Psicologico Roma Est, sostiene che “la sofferenza provocata dalla rottura di una relazione sentimentale, possa essere in grado di stravolgere l’equilibrio profondo di una persona e di provocare grosse crisi dell’identità personale”.
“Nell’attuale emergenza sanitaria da Coronavirus, il quotidiano assume contorni incerti e negativi. Il continuo senso di isolamento e le limitazioni all’ autodeterminazione individuale, influiscono pesantemente sull’umore e sulla fiducia nelle proprie risorse. Le relazioni sono messe a dura prova da un nuovo contesto, che ostacola i fisiologici momenti di vicinanza e di distanza dei partner” continua il dottore.
“Il rapporto di coppia assume così una dimensione rigida, caratterizzata da assenza prolungata o, all’opposto, da saturazione del legame. Tutti elementi che possono diventare il detonatoreche porta alla fine della relazione.
La sofferenza emotiva dovuta all’interruzione di un rapporto sentimentale, spesso viene trascurata o minimizzata dall’ambiente circostante. Vissuti di tristezza, senso di vuoto, sonno disturbato, inappetenza, stanchezza cronica, sentimenti di autosvalutazione e di colpa ricorrenti, difficoltà a lavorare, agitazione e irritabilità, sono sintomi frequenti. Se perdurano nel tempo, rischiano di condurre a veri e propri disturbi d’ansia e a quadri depressivi” spiega ancora il Dott. Lanari.
La Dott.ssa Debora Barrea, Psicologa del Pronto Soccorso Psicologico Roma Est, evidenzia invece che “gli equilibri all’ interno delle coppie sono a rischio in questo momento.
Ció riguarda soprattutto le coppie già disfunzionali, che subiscono maggiormente lo stravolgimento repentino della propria quotidianità, l’ansia e la preoccupazione.
L’emergenza attuale manifesta quindi inevitabilmente i suoi effetti sulle relazioni: maggior tempo per guardarsi dentro, confronto con un inesorabile arresto della vita e dei legami, riflessioni relative al proprio ruoloall’interno della coppia.
È in questi casi, che l’evento doloroso di perdita della relazione sentimentale, necessita di un supporto psicologico. L’aiuto ricevuto permette di riscrivere la storia individuale, raggiungere un nuovo equilibrio e ripartire piú forti verso il futuro” conclude la dottoressa Barrea.
A venire incontro agli italiani in difficoltà psicologiche il Pronto Soccorso Psicologico Roma Est, che opera in tutta Italia telefonicamente grazie all’aiuto di 67 psicologi.
Un vero e proprio pronto soccorso sempre disponibile, 24 ore su 24, 7 giorni su 7, con uno staff multilingue e tariffe agevolate, facilmente accessibili.
Per rivolgersi al Pronto Soccorso Psicologico Roma Est basta chiamare il numero 06 2279 6355, il numero 380 68 83 135 oppure collegandosi al sito www.pronto-soccorso-psicologico-roma.it.
Molte le crisi di coppie in quarantena da Coronavirus: discussioni, incomprensioni, dubbi, conflitti, mancanza di interessi comuni e di attenzioni tra i problemi più diffusi
Roma, 15 aprile 2020 – È da diverse settimane che la nostra vita è cambiata e abbiamo dovuto modificare le nostre abitudini lavorative. È venuta meno la nostra libertà di movimento, dovendo passare la maggior parte del tempo in casa, fra angosce e paure di ogni genere, che hanno investito tutte le nostre sfere di azione.
Una clausura che sta mettendo a dura prova anche i rapporti delle coppie più solide.
Gianni Lanari, psicoterapeuta responsabile del Pronto Soccorso Psicologico Roma Est, evidenzia che “in tale contesto i rapporti di coppia, anche quelli apparentemente più solidi, sono messi a dura prova”.
“La costrizione a vivere 24 ore su 24 insieme, o all’opposto, i periodi prolungati di solitudine forzata, innestano criticità nelle coppie e portano molte persone a rivedere le loro relazioni” aggiunge il Dr. Lanari.
Problemi di comunicazione, discussioni, incomprensioni, dubbi, conflitti, frustrazioni, ansia, mancanza di interessi comuni, mancanza di attenzioni, progetti che vacillano, insicurezza sul futuro, scarso o eccessivo desiderio sessuale, paura del tradimento, abbassamento dell’umore, rabbia, violenza domestica, sono solo alcune delle difficoltà che oggi colpiscono la maggior parte delle coppie.
“È opportuno che ogni persona trovi in se le proprie consapevolezze, attraverso l’utilizzo di strumenti utili per una completa sintonia con il partner, che portino ad esprimere i propri bisogni, nonché l’ascolto reciproco, ricreando il giusto equilibrio basato sul sentimento amore” afferma Giuliano Inciocchi .
Per far fronte a questi problemi il Pronto Soccorso Psicologico Roma Est ha quindi deciso di offrire in tutta Italia, tramite i suoi 52 collaboratori, un servizio di aiuto psicologico per gestire al meglio la vita di coppia.
L’appuntamento potrà essere telefonico, online o dal vivo e si potrà avere l’aiuto di Psicologi professionisti, a prezzi accessibili, contattabili 24 ore su 24, 7 giorni su 7.
“L’iniziativa è rivolta alle persone e/o alle coppie che in questo momento stanno affrontando problematiche sentimentali. A chi desidera ritrovare la giusta armonia sentimentale e vivere appieno l’esperienza dell’amore, che ad oggi risulta essere uno dei migliori vaccini per sentirsi bene” conclude Gianni Lanari.