A Vercelli anziani ammalati e bistrattati: “l’assistenza domiciliare solo un sogno”

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Vercelli, 27 settembre 2018 – Sei un anziano ammalato, bisognose di cure ed assistenza ma hai una pensione e una casa, guadagnati dopo 40 anni di lavoro e duri sacrifici? Allora non hai diritto ad alcuna assistenza da parte delle istituzioni perché considerato “ricco”.

A denunciarlo la scrittrice Barbara Appiano, paladina della buona sanità, dell’ecologia, dell’ambiente e dell’arte, che interroga l’Italia e le istituzioni locali della Città di Santhià, in provincia di Vercelli, ove attualmente dimora, nella persona del sindaco Sig. Angelo Cappuccio, presidente del CISAS consorzio intercomunale per i servizi sociali, sulla inesistente assistenza domiciliare agli anziani, sebbene sia prevista da provvedimenti della stessa Regione Piemonte.

In Italia secondo studi recenti si invecchia senza che vi sia ricambio generazionale, perché non si fanno più figli.

Gli anziani sono il punto di partenza e di arrivo per educazione, testimonianza e senso del sacrificio con il quale hanno contribuito, sacrificandosi a ricostruire il paese nell’ultimo dopoguerra.

Gli anziani, sostiene la scrittrice, sono la memoria e il punto di riferimento fra passato, presente e futuro anche se oggi sono strumentalizzati in ogni dove, dalle truffe porta a porta ai maltrattamenti nelle case di riposo, all’abbandono totale.

Ed è proprio l’abbandono il protagonista dell’appello della scrittrice che vuole focalizzare l’attenzione del mondo della politica nazionale e locale partendo da una storia personale.

La scrittrice Barbara Appiano recentemente è stata operata di un tumore e oggi, ancora convalescente e sottoposta a terapie, vive una situazione famigliare al limite dell’assurdo.

La scrittrice, proprio per quello che svolge a livello letterario e nell’ambito della sua famiglia si ritiene una “lavoratrice socialmente utile“, assiste un fratello disabile psichiatrico, Mario di 52 anni, che sebbene sia da secoli iscritto alla lista dei lavoratori di fascia protetta con collocamento obbligatorio per inserimento obbligatorio nel mondo del lavoro , il lavoro non lo “trova” mai.

Ad allargare la sua famiglia vi è un zio materno, zio Pinotto, ultra 85enne, spesso personaggio dei suoi romanzi per le storie che narra e per la temerarietà con cui a 7 anni durante la guerra, andava di nascosto a vedere i film di Tarzan per imparare a nuotare. Che per lui significava gettarsi da un’altezza di 10 metri circa da un ponte del canale Cavour a Crova, nel vercellese dove è nato, per portare a casa le carpe, altrimenti non si mangiava…

Fatta questa premessa e preso in considerazione che ultimamente in Piemonte si è parlato molto del “Care Giver”, figura molto attenzionata ultimamente dai media e dai vari governi che si sono susseguiti, per cercare di intervenire sulla problematica dell’emarginazione e dell’abbandono degli anziani, mediante contributi economici finalizzati alla qualificazione professionale dell’assistenza famigliare.

Ruolo ricoperto attivamente dalla stessa scrittrice nella sua famiglia, vista l’assistenza a zio Pinotto 24 ore al giorno, pur essendo malata lei stessa, e che per questo ha interpellato le istituzioni per essere riconosciuta come Care Giver.

La Regione Piemonte, ove la scrittrice risiede, ha istituito leggi regionali varie quali la DGR 39 e seguenti mirate previa valutazione tecnicamente detta U.V.G. (Valutazione geriatrica , che comporta una commissione medico-sociale atta alla stessa valutazione del caso), che hanno lo scopo di aiutare a domicilio le persone anziane non autosufficienti ultra 65 anni e anche di età inferiore, riconoscendo un contributo per l’anziano non autosufficiente o per l’assistente famigliare.

La scrittrice, avuta la comunicazione del punteggio che colloca lo zio Pinotto nella fascia di intensa assistenza con un contributo riconosciuto nella GDGR 39 istituita dalla Regione Piemonte fino ad euro 1.350 euro o in alternativa un contributo fino ad euro 400,00 all’assistente famigliare, si è rivolta al CISAS di Santhià, ente gestore che deve erogare tali contributi.

La risposta è stata da parte dell’assistente sociale addetta ai servizi per gli anziani che l’ultimo contributo l’hanno dato ad un signore privo di reddito e allettato e che lo zio in fondo è ricco perché ha la pensione del lavoro e la casa. Pensione che secondo la scrittrice non gli hanno regalato, visto che ha lavorato per più di 40 anni e casa che ha acquistato con enormi sacrifici e che purtroppo non è agibile avendo barriere architettoniche che non consentono allo zio di abitarvi, visto che è allettato in ossigeno terapia 24 ore su 24.

Barbara Appiano ha chiesto spiegazioni alle istituzioni sanitarie di Vercelli, nella persona della dott.Serpieri, direttore generale, che nonostante ripetute telefonate e nonostante una comunicazione via mail inviatagli, rappresentando e documentando il problema.

“La DGR 39 non preveda liste d’attesa ed è assurdo che una persona allettata, sofferente, cardiopatica e non autosufficiente debba ancora aspettare. Èd è assurdo che si preveda la decurtazione di punti di valutazione e una penalizzazione perché si è “ricchi” perché si ha una casa ed una pensione dopo 40 anni di lavoro come agricoltore e operaio metalmeccanico” denuncia accorata la scrittrice.

Inoltre a tale discordanza circa lista d’attesa per erogazione contributi e in alternativa erogazione all’assistente famigliare nella fascia di assistenza alta per anziani non autosufficienti, non pongono i veti che il Consorzio CISAS pone, e nonostante questo Appiano non ha ricevuto nessuna spiegazione.

Se poi questa lista d’attesa è un provvedimento ad hoc per sfiancare i cittadini bisognosi, allora la scrittrice propone che si dia qualcosa a tutti, si da non discriminare i malati tra di loro per non innescare quella che è una guerra fra poveri.

La scrittrice ha spiegato che deve assentarsi per le terapia antitumorali e che non sa come fare e la risposta è stata una proposta di ricovero in una casa di riposo, che andrebbe a sradicare lo zio Pinotto dalla sua famiglia e dai suoi nipoti, dal cane Vera e dal gatto Rufus, che gli tengono compagnia.

Lo zio della scrittrice passa interi pomeriggi a narrare le storie della sua infanzia alla nipote che utilizza le sue testimonianze da inserire nei libri che scrive.

Perché zio Pinotto, anche se allettato e sottoposto ad ossigeno terapia e cure che prevedono ben 14 pastiglie giornaliere, è una persona che ricorda, magari a tratti, la sua infanzia in modo romantico e surreale, raccontando storie vissute che la nipote trasfonde nei suoi racconti e romanzi.

La DGR 39 della Regione Piemonte oggetto della richiesta della scrittrice non prevede inserimento in casa di riposo, ma prevede l’esatto contrario, e cioè un progetto di umanizzazione della malattia, delle infermità degli anziani finalizzate a conservare il ruolo che l’anziano ha come depositario di saggezza ed esperienza all’interno del proprio nucleo famigliare.

“Se è vero che è impossibile attuare la DGR 39 perché non vi sono denari sufficienti, perché allora l’assessorato alle politiche sociali e dell’assistenza sociale non comunica in modo ufficiale che tale legge non è più attuabile e che i progetti di domiciliarizzazione dell’anziano in ambito famigliare mediante i contributi non è più attuabile?Si eviterebbe quantomeno che le persone perdano tempo,senza false speranza di una assistenza di facciata, destinata solo a pochissime persone”, si interroga la scrittrice, non trovando alcuna risposta dalle istituzioni.

Non dimentica la scrittrice di sottolineare di come la DGR 39 per valorizzare il progetto di assistenza a domicilio dell’anziano non autosufficiente prevede obbligatoriamente che vi sia già riconosciuto anche il contributo dell’indennità di accompagnamento proprio per stigmatizzare che non c’entra il fatto che l’anziano di turno abbia questo contributo, che di per se non è sufficiente per un eventuale ricovero in casa di riposto.

Anzi, al contrario, la DGR 39 vuole contribuire per evitare il ricovero in casa di riposo.

Barbara Appiano si è sempre distinta per le sue battaglie e per la sua passione civile, e attende che le istituzioni rispondano  a lei e a tutte quelle famiglie che hanno lo stesso problema dell’assistenza a domicilio degli anziani.

 

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Per interviste e contatti:

bappiano@virgilio.it

 

 

 

 

 

A Santhià chiude radiologia: “Ci tagliano la Sanità, la dignità e la vita”

Vercelli, 11 giugno 2018 – Dopo la diffusione, inaspettata ed improvvisa, della notizia della chiusura del centro di radiologia a Santhià (Vercelli) sono molte le voci di protesta e dissenso che si sono sollevate sul territorio.

Pubblichiamo a tal proposito l’intervento della scrittrice Barbara Appiano, cittadina residente proprio a Santhià, che ha deciso di voler intervenire sulla sciagurata decisione.

LETTERA APERTA SULLA CHIUSURA DI RADIOLOGIA A SANTHIA’

CI TAGLIANO LA SANITÀ, LA DIGNITÀ E LA VITA

Sfratti eccellenti a Santhià provincia (trascurata) di Vercelli.

Chiude anche la radiologia e si sollevano i malumori della cittadinanza

Si dice che chiude provvisoriamente, o forse per sempre, senza che i cittadini siano stati informati in tempo e senza che abbiano potuto dire la loro su un argomento, come quello della salute, che li occupa e preoccupa quotidianamente.

Dopo le fabbriche che chiudono, le invasioni dei call center e il jobs act che continua a mietere vittime ora a Santhià viene dismessa anche la salute.

La spending review è ormai un fenomeno globale internazionale che sta mietendo molte vittime ovunque, nel silenzio delle case, negli ospedali e nelle case di riposo dove la salute viene oltraggiata dai tagli di una scimitarra che taglia tutto, oltre che le medicine la dignità e le stesse vite umane.

Viviamo ormai nell’epoca del turismo ospedaliero e sempre più ci sono realtà dove i cittadini sono costretti a prendere voli aerei per curarsi in cliniche lontane da casa.

Un realtà inaccettabile perché la salute è un diritto universale che non può essere negato a nessun cittadino.

Ormai viviamo in un mondo sempre più bipolare: l’1% dei ricchi si cura in cliniche costose e all’avanguardia, in cui ti ridonano persino la giovinezza, mentre il restante 99% della popolazione è costretta a fare la spesa nei discount e le uniche radiografie che riesce a fare è al proprio portafoglio, che va in rosso anche solo per pagare un semplice ticket.

E allora?

E allora è vietato ammalarsi. È vietato ammalarsi e anche lamentarsi.

Gli ospedali diventeranno sempre più degli alberghi di lusso a 5 stelle con percorsi riabilitativi dedicati solo a coloro che la salute se la possono comprare

I vertici politici ed amministrativi hanno deciso unilateralmente che la salute dei cittadini di Santhià, così come tanti altri posti in Italia, non necessita di radiografie e di mammografie, impattando sulla vita di tante persone.

E la tragedia è che già tanti anziani ormai non si curano più, perché con una pensione da fame rinunciano alla salute per aiutare nipoti e bisnipoti senza lavoro.

Le istituzioni poi ignorano che gli anziani sono malati anche di solitudine, incarcerati negli affetti che li tengono ostaggio di nipoti fannulloni, o prigionieri in case di riposo, con la retta da pagare.

La salute, sia fisica che mentale, è ormai stata declassata a malattia sociale, un peso sociale ed economico che mal si sopporta.

Siamo ormai all’immortalità dei tagli alla spesa pubblica, che ci seppellirà tutti.

Barbara Appiano

www.appianobarbara.it

 

 

Discarica di Salussola: il grido di dolore della scrittrice Barbara Appiano

Vercelli, 27 marzo 2018 – Anche la scrittrice Barbara Appiano, famosa per battersi a favore dell’ambiente e della tutela degli animali, in special modo gli elefanti, si è espressa duramente contro la discarica di Salussola, lanciando il seguente appello, che è anche un grido di dolore.

DICIAMO NO AI FRUTTI MALEFICI DELLA DISCARICA DI SALUSSOLA

A Salussola, paesino ridente tra la provincia di Vercelli e Biella, vogliono inaugurare il luogo per eccellenza deputato a diventare il luogo del turismo ecologicamente scorretto del futuro.

Sarà una discarica da “interramento ” con cubatura di 2.000.000.000 m3 di amianto da interrarre nel triangolo tra Salussola – Carisio-Buronzo e Santhia’ e relativo terreno della Baraggia, ove e’ coltivato il riso Arborio D.o.p.

Nel mese di febbraio scorso l’Ordine dei Medici di Vercelli si è opposto descrivendo tutti i problemi che sorgerebbero per la salute umana, le falde acquifere con relativi acquedotti, oltre alla devastazione paesaggistica di borghi come Nebbione e relativo Castello e il Borgo di S.Damiano con chiesetta votiva del ‘600, dove d’estate fanno la festa del riso sull’aia.

Uno scempio assurdo.

Amianto a più non posso sarà sotterrato come il milite ignoto in terra di risaia, sfrattando il riso arborio D.o.p. di Baraggia.

Una mutazione in piena regola con il plauso degli esperti dell’inquinamento insostenibile, ai danni dei nostri polmoni che al momento non hanno a magazzino il ricambio come fossero delle ruote di scorte.

Tante le firme per fermare il Leviatano dei Leviatani, sua maestà l’amianto, che diffonderà il suo verbo di mortale genia, disperdendo nell’aria la sua genia inestirpabile.

E così il nostro “Dio Amianto” che nessuno è richiesto vuole diventare il nostro vicino di casa, il nostro buttafuori, che più che buttare fuori, butta dentro in falda acquifera ben 2.000.000.000 di figli e nipoti suoi che altrimenti non saprebbero dove andare.

E così da Salussola minuscolo paesino che mai vorrebbe diventare famoso per tale futuro santuario immacolato, di amianto investito, fino alla tenuta del Nebbione e alla Tenuta di S.Damiano, luoghi a me cari che io descrivo in “città senza semafori e case con le ruote” avremo la Silicon Valley, un esodo del riso  che più che amaro sarà infiltrato di fibre che nulla hanno a che vedere con le fibre alimentari, quelle buone.

Luoghi certo non da location, ma luoghi agresti ricchi di storia che verranno polverizzati dall’amianto.

L’Ordine dei Medici di Vercelli ha posto il veto spiegando che non basterà la tachipirina per neutralizzare i potenziali mesoteliomi che infetteranno contadini, galline, cani, gatti, mucche e quant’altro, ma pare che il Leviatano dell’economia mondiale nella sua immortalità finanziaria, abbia deciso di trasformare questo luogo in un campo di concentramento  di fibre cancerogene che per viaggiare non avranno bisogni di treni carri bestiame.

Basterà il soffio del vento, e anche a riposo la fibra che non è la fibra del telefono senza fili, viaggerà più veloce della luce, più lenta del tempo che impiega a stazionare nei tuoi polmoni per diventare un mesoteliomi da gran turismo, quello delle discariche e relativi contenuti.

Solo Dio in questo é bravo, che l’amianto sarà l’unico Dio che ci aspetta in questi luoghi?

Esperti catechisti consiglieranno gite in loco con maschere antigas e consiglieranno accessori salvavita che creeranno un indotto da PIL nazionale

Cavie di ogni specie, taglia e genere, armatevi, vi aspetta un futuro polverizzato da polveri sottili e malefiche.

L’italia, paese dell’accoglienza, accoglie e adotta l’amianto dell’epoca giurassica del sig. Schmiedeiny, rispettabile cittadino svizzero dimorante in un luogo, la Svizzera, che oltre a custodire segreti e forzieri è allergica all’estradizione dei suoi cittadini.

Ergo, Il padre dell’amianto immune dalle polveri sottili respira l’aria di montagna di elvetica memoria, mentre il vercellese ed il biellese ospiterà i tanti frutti avvelenati del lavoro di Schmiedeiny, che dopo Padre Pio é l’esule del terzo millennio, cercato da tutti senza che nessuno lo voglia veramente cercare.

 

Firmato

Barbara Appiano

www.appianobarbara.it

 

Salussola, panorama da San Daminano di Carisio (Fonte foto Wikipedia: https://commons.wikimedia.org/wiki/File:Salussola_pan_da_san_daminano_di_carisio.jpg)

 

Arriva il ‘Tour della Lettura‘: “Sono un libro, non sono un Hot Dog”

Vercelli, 6 marzo 2018 – Partirà a metà marzo il “Tour della Lettura”,  che vedrà come protagonista assoluto il libro. Un libro pellegrino che andrà in tour nelle scuole elementari, medie e superiori, per andare incontro ai lettori, visto che negli ultimi tempi sono sempre meno i lettori ad andare verso i libri.

Il tour partirà da Santhià, Vercelli, per poi toccare Torino e Firenze, e poi approdare nel resto d’Italia.

Ad organizzare il tour l’autrice e poetessa Barbara Appiano, che leggerà il manifesto “Sono un libro, non sono un Hot Dog” a difesa dei libri.

Un tour che nasce dalla incontenibile fantasia della scrittrice piemontese, che già anni fa si inventò il “Vu leggè” (www.appianobarbara.it/372-2/),  un tour in bicicletta per promuovere la lettura e che per questa singolare iniziativa venne invitata da Costanzo per una serata del “Maurizio Costanzo Show”.

“Io amo i libri con tutta me stessa, perché un libro è capace di creare interazione tra il mondo della scrittura, dell’immaginazione, della suggestione e il lettore, attraverso le emozioni” racconta Barbara Appiano.

“Chi dedica tempo alla lettura ama immaginare, e diventa libero, perché capace di pensare che esiste un mondo migliore.

La cultura deve fare questo, è la pietra filosofale per eccellenza perché un libro è pensiero in movimento, e uno strumento per collegare la nostra interiorità al mondo esteriore. Infatti io considero il libro un essere vivente, perché è in grado di interagire con il lettore, creando una vera e propria ombra del lettore su carta stampata” continua l’autrice.

“L’acquisto di un libro è un investimento e non una spesa, perché ci arricchisce, ci fa immaginare nuovi mondi e ci fa crescere. Per questo nel mondo ci vorrebbero più libri e meno fabbriche di automobili ed oggetti e più cartiere di libri, magari in carta riciclata, in rispetto degli alberi.  Lo considero l’unico modo per salvarsi da se stessi, e per contagiare in positivo l’uomo, in un mondo dove tutto è ormai molto mediocre e piatto” conclude Barbara Appiano, entusiasta per il tour in partenza.

Durante il tour la scrittrice interagirà con gli studenti e parlerà con loro di cultura, della magia dei libri, e leggerà loro alcuni estratti del suo ultimo romanzo “Umanità Anno Zero”, facendo spegnere gli smartphone ai ragazzi perché “a parlare in quei frangenti dovranno essere solo e soltanto i libri”.

Qui di seguito il manifesto che sarà letto nel “Tour della Lettura”

Manifesto “Sono un libro, non sono un Hot Dog”

Sono un libro e sono vivo.

Sono un prigioniero politico, ingombrante per dimensioni anche se tascabili, per i miei contenuti che non sempre fanno audience.

Non trattatemi come fossi un cadavere da sezionare in obitorio.

Io sono il libro, un essere vivente politicamente corretto, frequentato dai lettori che praticano il turismo letterario a Km. Zero, praticamente un genere umano che sta scomparendo per via della mia sostituzione con i vari aggeggi telefonici, diventati oggi “smartphone”.

Una specie di fattucchiera lo smartphone, che quando lo consulti tutto ti sa dire, se piove o se c’è il sole, se la borsa di New York è crollata o se sta bene, oppure l’ultima stupidaggine accaduta dall’altra parte del mondo…

Ma non ti insegna a leggere.

Per quello c’erano i maestri di scuola, che mi chiamavano sussidiario, e io felice come non mai ad essere chiamato sussidiario mi accompagnavo ai miei lettori delle prima ora, i bambini dell’asilo.

Poi tutto è mutato, circondato da telefoni più o meno intelligenti, televisori che ti mostrano senza dover leggere il mondo a colori, che hanno attentato alla mia dignità di essere libro e così sono finito nei bui sgabuzzini dei grandi magazzini a far compagnia  a lavatrici, asciugatrici, lavastoviglie e spremi agrumi elettrici, catalogato come “invenduto”.

Prossima fermata un inceneritore, ovviamente intelligente, dove poter finire i miei giorni di gloria e di oblìo, all’ombra di un XFactor dove il talento dei lettori, per essere tali devono leggermi, si è eclissato come genere sorpassato.

Sono animato dall’insostenibile ragione di moltiplicarmi all’infinito, ormai però senza una vera famiglia alle spalle, come quella degli editori, che mi collochi nel mio habitat giusto, la libreria.

Il mio posto è su uno scaffale, una vetrina, o una biblioteca.

Anni fa avevo un genitore affidatario che si chiamava editore, ora scomparso perchè con la fecondazione in vitro anche coloro che partoriscono libri e cioè gli scrittori, hanno deciso di fare tutto da soli, di essere genitori e diffusori del mio verbo.

Ciò ha comportato il fatto che sono stato declassato allo status di un elettrodomestico, prodotto nei paesi globalmente poveri, e alla stregua di un aspirapolvere.

Sono in saldo nei vari “stores” dove mi ritrovo come vicino di banco e di casa aspirapolveri, lavatrici e scope elettriche.

Nel caso tale luogo non mi andasse bene ho l’opzione degli ipermercati dove mi pongono in attesa di trovare il mio futuro genitore-lettore al fianco di pannolini e deodoranti, come  se io fossi inadeguato a stare in mezzo agli altri libri.

Ma io non sono un Hot Dog.

Sono fatto di carta, una carta pulsante che sposta gli alberi dalle foreste a casa tua.

Vorrei che tu mi vedessi come io sono veramente, una voce che narra un mondo di parole, un mondo parallelo che ti accompagna ogni giorno della tua vita, ma poiché mi hanno oscurato facendomi passare per un oggetto attentatore se mai venissi sfogliato sarebbe soltanto per una perquisizione.

Sfogliate e cercate.

Da me troverete parole, carta, verbi e sostantivi.

Da me troverete il mondo che oggi avete perso, quello dell’immaginazione, perché un Hot Dog si può anche digerire, ma io sono indigesto, sono nato per vivere e far vivere coloro che mi leggono.

Sono il libro, quello che resta invenduto sugli scaffali delle librerie e delle biblioteche, santuari dove vige l’extra territorialità diplomatica del leggere in silenzio, accendendo la fantasia prima che una scopa elettrica venga e mi ramazzi via.

Io sono il libro, sono il tuo mondo, quello dell’immaginazione messa in moto dalla scrittura, sono la tua noia e il tuo passatempo se mai ti accorgessi che leggermi non è perdere del tempo e se mai provassi a pensare lontanamente all’analfabetismo, una malattia debellata con la libertà della cultura che mi ha messo a dirigere il traffico della parole.

Sapresti che la mia esistenza è stata cruciale per far leggere tutti gli italiani, magari soltanto le pagine di un quotidiano, ma comunque pagine di parole e carta che da qualche parte dovranno pure abitare, e chi se non io, il libro può ospitare il mondo delle parole che descrivono il mondo in cui viviamo?

Attenzione a non accelerare lo sfogliare dei miei consimili, non tutti i libri  sono sensibili alle dita che sfogliandoti si fermano sul particolare, una parola, una virgola che sospende e sorprende mescolando la realtà con la fantasia.

Anche a leggerci ci vuole empatia, perché noi siamo vivi come lo siete voi che ci prendete in mano ci guardate, leggete il prezzo per portarci a casa e poi ci lasciate dove ci avevate visto, sugli scaffali del mondo che non legge più, un mondo visto con la barra di scorrimento di uno smartphone che ti ha insegnato a fare in fretta e ti ha educato a non perdere tempo, programmandoti la vita anche per annoiarti.

Annoiatevi fintanto che avete tempo, il tempo non vi aspetta e io a restare invenduto e non letto divento disoccupato proprio come te che non mi compri perché a me preferisci il gratta e vinci.

 

 

 

 

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“Salviamo la natura, per salvare noi stessi”: a Santhià il grido di allarme dell’autrice Barbara Appiano

Vercelli, 19 febbraio 2018 – Santhià, una cittadina di provincia Vercelli, sabato 24 febbraio diventerà capitale della cultura, e di un mondo che vuole cambiare rotta.

Alle ore 10.30, presso la Biblioteca Civica di Santhià, si terrà infatti un interessante aperitivo letterario, ‘per astemi’ e ‘per vegani’ e con l’invito di tenere “fuori gli smartphone”, con l’autrice Barbara Appiano per parlare con lei di libri, cultura, natura e dei disastri a cui sta andando incontro l’uomo.

Il dibattito prenderà spunto dal libro ‘Umanità Anno Zero’,  della prolifica e creativa autrice, un romanzo di formazione presentato al Circolo dei Lettori di Torino lo scorso gennaio, di cui molti stanno parlando.

Il romanzo sarà nuovamente protagonista con i suoi incredibili personaggi tra cui una elefantessa di nome Araba e i suoi piccoli amici, Calypso, Benjamin, Blasdemetrio, Gonzalo e Apostolo.

Nomi emblematici collegati alla sanguinosa guerra civile di El Salvador, e alla Siria, anch’essa devastata dalla guerra.

Calypso è una bambina che, decidendo di liberare Araba da un circo, dà il via al romanzo, che diviene così un frullatore e un grande contenitore delle gesta dell’umanità, ove tutto frulla, comprese distruzione, guerre e rinascite.

‘Umanità Anno Zero’ vuole essere un punto di partenza, un punto zero, cioè un luogo da cui l’umanità può ripartire per riscattarsi e prendere coscienza di sé.

Una umanità ormai bestiale dove i disvalori, con il mancato rispetto della natura, la svalorizzazione della stessa vita umana, se non vengono azzerati ridurranno il consorzio umano in un deserto di cuori.

L’evento sarà l’occasione per l’autrice di presentare anche il progetto culturale di trasformare il libro in un film attraverso un manifesto già pubblicato on line, ove l’autrice con forza e determinazione spiegherà perché un libro come ‘Umanità Anno Zero’ debba diventare un film come la favola di Pinocchio.

Perchè ‘Umanità Anno Zero’ e’ l’umanità degli animali che ci descrivono nella nostra banalità.

Durante l’aperitivo letterario Barbara Appiano leggerà inoltre la sua ‘Lettera aperta a Sua Maestà la Plastica’, protagonista delle nostre vite con un capitolo dedicato all’interno del romanzo.

La plastica vista dall’autrice e’ una presenza ingombrante e a suo dire quasi persecutoria, perché non c’e’ luogo ove non sia presente.

Per meglio polarizzare sugli effetti devastanti della plastica, con relativi derivati sociali e comportamentali, l’autrice presenterà  anche una petizione dalla stessa lanciata su change.org dal titolo “L’arte non e’ un outlet” che sottolinea  l’assurdità del nostro vivere e demonizza la frequentazione degli outlet, come il catechismo o come un luogo di svago, quasi fossero dei centri ricreativi.

Una triste massificazione che l’autrice ricorda volere essere stata prevista da un grande poeta geniale come Pier Paolo Pasolini, che ben oltre 40 anni fa come un visionario vide la dissoluzione del nostro vivere, una forma di antropologia all’incontrario dove l’uomo anzichè cercare rifugio nella natura che è la nostra prima madre, distrugge il suo ambiente per distruggere se stesso, in nome di un conformismo che appiattisce sempre più le menti.

Una distruzione narcotizzata da finto divertimento che aliena le nuove generazioni verso una forma di vuoto esistenziale, da riempire con gli outlet e gli smartphone, un’alienazione che abdica alla ricerca della felicità, come lo stato di natura che l’uomo vive da quando è sulla terra e cioè con una forma di partecipazione solidale con la natura e gli animali.

Barbara Appiano resta una persona semplice, che con una scrittura autentica e graffiante rifiuta ogni etichetta e apparentamento, facendo della sua scrittura “anti-sistema” un’alternativa di verità, di cui oggi il mondo ha tanto bisogno.

Il 24 febbraio 2018 a Santhia’ l’umanità avrà l’alternativa di scegliere altri modi di vivere e sentire, con una visione universale della vita, che è un abbraccio al mondo e ai suoi abitanti tutti, piante, animali e gli stessi esseri umani.

‘Umanità Anno Zero’ è un percorso impegnativo  dove la Natura descritta con parole che trascendono e realizzano il mondo nella sua interezza vogliono svegliare l’amore sopito, che ognuno di noi porta dentro di sé.

“L’arte non e’ un outlet”,  “Lettera aperta a Sua Maestà la Plastica” e “Dalle pagine di un libro, un manifesto per creare un film documentario per salvare il mondo”: non sono degli slogan per vendere ma le battaglie e gli urli di dolore dell’autrice

Un grido di allarme che comincia a riecheggiare e che Barbara Appiano non smetterà di portare in giro, per far sentire l’eco in tutto il mondo.

Un eco a cui parteciperà donando parte dei ricavati dei suoi libri all’Istituto Oncologico Europeo Centro Cardiologico Monzino, alla Ricerca cardio vascolare e alla Pengo Life Project, visto il suo amore per gli elefanti, un progetto  italiano che mira a sensibilizzare il problema drammatico del bracconaggio degli elefanti e dei rinoceronti in Africa, che li hanno ridotti a rischio estinzione.

Ogni 15 minuti infatti viene ucciso un elefante e se non faremo nulla nel 2025 non ci sarà più un elefante sulla faccia della terra, privando le nuove generazioni di un patrimonio della natura dal valore incommensurabile.

“Vogliamo veramente tutto questo?” si chiede e ci chiede Barbara Appiano.

A ognuno di noi la risposta.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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