Ricerca su come migliorare la voce: al via “Presta la tua voce alla ricerca”

È partita la ricerca scientifica sulla voce relazionale, per capire la relazione tra emotività e comunicazione paraverbale

Roma, 11 novembre 2018 – Analizzare la relazione tra comunicazione paraverbale ed emotività, con l’obiettivo di sviluppare una WebApp che valuti le aree di miglioramento della propria voce.

È questa l’ultima ricerca scientifica sulla voce relazionale avviata della Interago Academy in collaborazione con ProVoice.

Una ricerca in corso in questi mesi, unica in Italia nel suo genere, che mira a trovare una correlazione sistematica tra componenti paraverbali di un discorso, ovvero ritmo, tono, pause ed enfasi della voce, e condizione emotiva dell’oratore.

La ricerca nasce dalla necessità di comprendere quali sono gli elementi paraverbali che rendono una comunicazione efficace e quali invece la rendono debole, e in particolare di come la condizione psicologica della persona influisca sulla validità e autorevolezza della presentazione orale.

Questo progetto, dedicato a tutti coloro che usano la voce come strumento di lavoro, è portato avanti da Interago Academy, società di formazione specializzata in psicologia relazionale e PR.O.VOICE, equipe torinese i cui soci sono professori e ricercatori del Politecnico di Torino e dell’Università di Torino, composta da foniatri, logopedisti e ingegneri acustici ed elettronici.

Se i dati ottenuti dai prossimi mesi di studi saranno quelli attesi, il gruppo di ricerca potrà sviluppare un avanzato strumento digitale nel campo delle nuove tecnologie, che possa interpretare dal punto di vista relazionale i dati statistici.

Lo strumento digitale in fase di sviluppo è una WebApp che sarà in grado di:

  • esaminare registrazioni vocali e analizzare nel dettaglio tono di voce, enfasi, pause e ritmo;
  • realizzare grafici personalizzati sulle componenti paraverbali delle registrazioni vocali;
  • individuare quali elementi della comunicazione paraverbale danneggiano la comunicazione e interpretare quali fattori psico-comportamentali emergono dalla registrazione;
  • suggerire training vocali e seminari ad hoc per migliorare la propria comunicazione.

Attualmente l’intero team è al lavoro sulla fase preliminare della ricerca, ovvero l’ascolto e l’analisi di centinaia di registrazioni vocali, al fine di ottenere quanti più risultati possibili.

Interago Academy e PR.O.VOICE, per portare a termine il loro innovativo progetto, hanno indetto una campagna di reclutamento voci interessate a partecipare alla ricerca.

Tutti possono are i proprio contributo alla ricerca, basta andare su https://prestalatuavoce.interagoacademy.it/ ed effettuare la propria registrazione vocale per avere accesso gratuitamente, una volta sviluppata, alla WebApp di analisi e correzione della propria voce relazionale.

Come ringraziamento per il proprio contributo alla ricerca inoltre, il team offre un buono sconto di € 5,00 spendibile su Amazon Shopping.

Interago Academy progetta e realizza in tutta Italia percorsi formativi individuali, di gruppo e per aziende nell’ambito della Psicologia Relazionale.

Il comitato scientifico, dall’esperienza pluridecennale, si compone di psicologi, psicoterapeuti, terapisti EMDR, trainer, coach, emotusologi e consulenti in comunicazione relazionale.

 

 

 

 

 

 

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Contatti stampa:

 

Ufficio stampa

Michela Mari

m.mari@interagoacademy.it

+39 3388634822

 

 

 

 

Celiachia, sensibilità al glutine o solo una moda? Gli esperti: “Necessario fare chiarezza”

Tra diete prive di glutine, celiachia, sensibilità al glutine non celiaca e diete prive di glutine fai da te cresce il numero di chi si preoccupa dell’intolleranza al glutine. È necessario per questo fare oggi un po’ di chiarezza sull’argomento grazie all’aiuto di professori e ricercatori che hanno dedicato una vita all’argomento

Genova, 6 luglio 2018 – In Italia ad oggi sono stati diagnosticati 198.427 celiaci, un fenomeno in crescita del 9% su base annua secondo l’ultimo rapporto del Ministero della Salute. La crescita della commercializzazione di diete e prodotti privi di glutine dimostra poi che sono in tanti oggi a preoccuparsi dell’intolleranza al glutine, anche se in molti non sanno che si può soffrire veramente di celiachia o si può essere solo sensibili al glutine.

Il gruppo di ricerca dell’Università di Genova, diretto dal Prof. Antonio Puccetti, in collaborazione con il gruppo di ricerca diretto dal Prof. Claudio Lunardi e dalla Dr.ssa Dolcino, ha recentemente pubblicato uno studio sulla sensibilità al glutine non celiaca, che ha rivelato che la malattia potrebbe avere un’origine autoimmune, come la malattia celiaca.

“A seguito del nostro comunicato stampa abbiamo ricevuto molte richieste da persone preoccupate dato che su consiglio del proprio nutrizionista seguivano una dieta priva di glutine. Molti tra i soggetti con presunta sensibilità al glutine non celiaca, magari autodiagnostica tramite Google, si sono quindi chiesti se  avessero una malattia autoimmune” racconta il Prof. Puccetti.

E’ necessario per questo fare chiarezza su alcuni punti con l’aiuto del professore.

1) Innanzitutto specifichiamo che la celiachia è una malattia autoimmune, che provoca un’infiammazione cronica all’intestino tenue, dovuta a una intolleranza al glutine. Si tratta di una malattia molto frequente che colpisce una persona ogni 100-150 circa in Nord America ed Europa.

L’incidenza stimata in Italia è alta visto che secondo l’Associazione italiana celiachia (Aic), i celiaci italiani potrebbero essere 600mila. Ma si arriva ad una diagnosi solo in un caso ogni sette persone affette da celiachia.

Attualmente sono stati diagnosticati 198.427 casi (rapporto del Ministero della Salute), con un incremento annuo molto alto pari al 9%, dovuto, pare, soprattutto al perfezionarsi degli screening.

La celiachia è quindi l’intolleranza alimentare più frequente e la stima della sua prevalenza si aggira intorno all’1% (link: www.epicentro.iss.it/problemi/celiachia/epidItalia.asp).

2) La sensibilità al glutine non celiaca è una nuova entità clinica che comprende tutti quei casi in cui un paziente ha sintomi caratteristici della celiachia, e trae beneficio da una dieta priva di glutine, nonostante gli accertamenti medici escludano la presenza di malattia celiaca o di allergia ai cereali. La sensibilità al glutine sembra essere molto più frequente della celiachia e si ritiene colpisca il 6-10% della popolazione. Le manifestazioni cliniche comprendono sintomi gastrointestinali e/o extraintestinali che regrediscono con l’eliminazione di glutine dalla dieta. 

Per entrambe le situazioni esistono precisi criteri diagnostici per esempio per la celiachia esistono dei test di laboratorio che permettono di fare diagnosi quali la presenza di anticorpi anti-transglutaminasi e presenza del gene predisponente DQ2/DQ8.

Per la sensibilità al glutine non celiaca la diagnosi è di esclusione, vale a dire dopo aver escluso che il paziente sia affetto da celiachia o da allergia al grano: in questo caso c’è un preciso iter diagnostico che deve essere eseguito da personale medico in centri specialistici.

Diverso è il caso di chi da se, o su consiglio di un’amico o perché ha letto articoli su internet, intraprende una dieta priva di glutine perché ritiene che il glutine faccia male e vada eliminato dalla dieta.

“Ci sono varie opinioni in proposito riguardo il fatto se faccia bene o meno eliminare il glutine dalla dieta. Personalmente penso che abbassare il contenuto di glutine in soggetti con determinate patologie infiammatorie/autoimmuni sia una scelta condivisibile, ma dovrebbe essere fatto dietro consiglio medico o di un nutrizionista” specifica il prof. Puccetti.

Se si decide di fare da sé e di privarsi di pasta e pane senza una ragione specifica non si può però sostenere che sia una scelta giusta e salutare. Anche perché oggi ognuno vuole essere medico, farsi la propria diagnosi e darsi la propria terapia, parlando di cibo non sempre a proposito” conclude il professore.

Visto quanto detto dal Prof. Puccetti possiamo quindi trarre a proposito alcune semplici conclusioni:

1) Noi siamo cio’ che mangiamo e Feuerbach aveva ragione, mangiare alimenti sani e cotti in maniera opportuna è essenziale per la salute.

2) Privarsi di pane e pasta può essere una scelta di vita, non necessariamente una scelta razionale da un punto di vita medico.

Riguardo il Prof. Antonio Puccetti

Il Prof. Antonio Puccetti si occupa di celiachia e sensibilità al glutine da oltre 12 anni e insieme al gruppo del Prof. Lunardi dell’Universita di Verona ha pubblicato lavori scientifici di fondamentale importanza per queste condizioni morbose.

Per chi volesse maggiori delucidazioni sull’argomento è a disposizione il team del prof. Puccetti alla mail apuccetti@gmail.com o tramite Whatsapp al numero 327 2591563 (martedì e giovedì).

 

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Contatti stampa:
Prof. Antonio Puccetti
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Ricerca italiana: “Identificati geni che regolano la comparsa di tumori nella sclerodermia”

Verona, 18 giugno 2018 – Ricercatori dell’Università di Verona e dell’Università di Genova, guidati rispettivamente dai Prof. Claudio Lunardi, dalla Dr.ssa Marzia Dolcino e dal Prof. Antonio Puccetti hanno pubblicato sulla prestigiosa rivista “Frontiers in Immunology” i risultati di una ricerca che dimostra che nella sclerodermia, alcune molecole regolatrici (microRNA) del nostro genoma possono controllare lo sviluppo di tumori quali, ad esempio, le neoplasie mammarie, polmonari e ematologiche.

La Sclerodermia, o SSc, sclerosi sistemica progressiva, è una rara malattia autoimmune sistemica caratterizzata da:

1) alterazione del sistema immunitario con presenza di anticorpi e cellule dirette contro i nostri tessuti (reazione autoimmune)

2) vasculopatia con proliferazione e morte delle cellule di rivestimento (endoteliali) dei vasi sanguigni, proliferazione delle cellule muscolari dei vasi che comportano una ridotta circolazione e ossigenazione a livello della cute e degli organi interni (rene, intestino, polmone etc) con conseguente

3) indurimento ed ispessimento della cute e degli organi interni. Nella SSc vi può essere un aumento della frequenza di alcuni tipi di neoplasie, in particolare neoplasie mammarie, polmonari e ematologiche. La ragione di questa associazione era ancora sconosciuta.

“Nella nostra ricerca abbiamo voluto indagare se particolari fattori genetici possano giocare un ruolo nel favorire lo sviluppo di tumori nei pazienti con SSc” dice il Prof. A. Puccetti, uno degli autori dello studio.

“Attraverso un’approfondita analisi genetica condotta su 540 mila geni umani abbiamo dimostrato che le varie categorie di geni legati allo sviluppo della SSc (ad es. geni che controllano le lesione vascolari, lo sviluppo della fibrosi cutanea e degli organi interni, la risposta autoimmunitaria e infiammatoria) comprendono anche geni che partecipano allo sviluppo di tumori o che sono coinvolti nei processi di carcinogenesi” continua il ricercatore.

“Poiché si ritiene che alcune molecole regolatrici del nostro genoma, come i microRNA (miRNA), svolgano un ruolo centrale nello sviluppo delle malattie autoimmuni, neoplastiche e cardiovascolari, abbiamo valutato se specifici miRNA associati ad alcuni tumori potessero essere alterati nei pazienti con SSc. Abbiamo identificato 4 miRNA (miR-21-5p, miR-92a-3p, miR-155-5p e miR-16-5p) la cui espressione era significativamente più alta nei pazienti con SSc rispetto agli individui sani. La nostra ricerca dimostra che la presenza di particolari combinazioni di geni svolge un ruolo predisponente nello sviluppo di neoplasie in corso di SSc ed ha importanti risvolti applicativi per una migliore identificazione dei pazienti a rischio e la messa a punto di nuove strategie di medicina di precisione.

Il Prof. C. Lunardi, uno degli autori dello studio infine precisa che “l’identificazione di questi fattori genetici, nei pazienti con SSc non significa assolutamente che chi è affetto da SSc svilupperà una neoplasia: si tratta di altro piccolo passo avanti per capire alcuni aspetti poco o nulla conosciuti della malattia sclerodermica che ci aiuteranno a mettere in atto misure preventive e terapeutiche più mirate nel singolo paziente. Vogliamo altresì precisare che tali indagini non sono ancora eseguibili di routine al momento attuale” conclude il ricercatore.

 

 

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Contatti stampa:

Prof. A. Puccetti

apuccetti@gmail.com

Cell. 334 1989039

 

 

 

 

Il Prof. A. Puccetti, tra gli autori della ricerca

 

 

Morti in culla: importanti risultati per l’Italia in Scozia, alla conferenza sulla SIDS

Torino, 18 giugno 2018 – Alla recente conferenza internazionale, organizzata dalla ISPID, Società Internazionale per gli studi e la prevenzione dei decessi nel periodo perinatale e nel primo anno di vita, tenutasi a Glasgow (Scozia) dal 7 al 9 giugno 2018, si è data particolare attenzione alla prevenzione e alla ricerca sulla SIDS (Sudden and Unexpected Infant Death) e gli altri eventi correlati al sonno conosciuti come “morti in culla” .

La comunità scientifica ha selezionato tra le varie presentazioni, dei numerosi “Abstract” realizzati da 24 Paesi del mondo, i lavori realizzati dall’Associazione SUID & SIDS Italia Onlus, un associazione nazionale con sede in Torino che si occupa di ricerca, prevenzione e sostegno alle famiglie vittime di questi eventi, e dal Centro della Medicina del Sonno e della SIDS della Regione Piemonte.

Lo studio “The victimization in absence of a culprit.The limbic victim“, realizzato dall’ Associazione SUID & SIDS Italia Onlus ha assunto notevole importanza per l’aspetto psicologico delle famiglie vittime di questi eventi, permettendo di identificare per la vittimologia con il nuovo termine “Vittima limbica“, i genitori che hanno subito la perdita improvvisa e inaspettata del loro figlio a causa di eventi come la SIDS.

Lo studio ha rilevato inoltre attraverso le interviste delle famiglie di varie regioni italiane, vittime di questi eventi, come la differenza e la variabilità del percorso di vittimizzazione assuma fondamentale importanza in funzione alla gestione di questi eventi.

L’adozione di un percorso rappresentato dal “Modello Circolare“, descritto nel lavoro realizzato, dimostra come evitare che la vittima limbica (ossia il genitore colpito da questi eventi) rimanga intrappolata in un processo di disagio, di senso di colpa e di sofferenza. Il lavoro realizzato dal gruppo formato dal Responsabile del Supporto e del Sostegno alle famiglie colpite D.ssa E. Imparato e dalla Vice Presidente S. Scopelliti, in collaborazione con il Prof. Monzani dell’Istituto Universitario Salesiano di Venezia Dipartimento di Psicologia di Venezia, rileva l’importanza di un giusto approccio, da parte delle istituzioni coinvolte, con le famiglie colpite che vivono il senso di colpa tanto da arrivare a colpevolizzarsi pur non avendo compiuto alcun reato.

Un altro importante lavoro dal titolo “Three cases of life-threatening positional asphyxia” realizzato dall’Ospedale Infantile Regina Margherita di Torino tramite il gruppo di lavoro del Centro della Medicina del Sonno della SIDS, rappresentato dal Dr. Vigo, dalla D.ssa Noce e dalla D.ssa Costagliola dell’Università di Torino ha evidenziato tre situazioni, rilevati da casi esaminati, pericolose per la vita di un bambino a causa dell’alta probabilità di asfissia posizionale. Questo lavoro ha fornito importanti elementi di approfondimento sulla prevenzione dei decessi in culla (http://suidsidsitalia.com/sonno-sicuro) in caso di presenza delle situazioni evidenziate.

L’Associazione SUID & SIDS Italia Onlus (www.suidsidsitalia.com) lotta attivamente contro le morti in culla con diverse iniziative, impegnandosi a 360 gradi nella prevenzione e nella ricerca.

Tra i progetti in corso per il 2018/2019 quello di una borsa di studio a favore di un giovane medico che si impegnerà nella ‘Medicina del Sonno’, rilasciata in memoria della D.ssa Elisa Ferrero che perse la vita il 9 luglio scorso in un tragico incidente, alla donazione di strumentazioni tra cui un apparecchio di rianimazione neonatale per la Neonatologia dell’Ospedale “Carlo Poma” di Mantova e un’apparecchio per gli esami strumentali della Medicina del Sonno per il Centro SIDS della Regione Piemonte.

Presto operativi anche i corsi informativi gratuiti in partenza da fine settembre 2018 a giugno 2019, destinati alla popolazione, che riguarderanno la prevenzione del bambino da 0 a 12 mesi da eventi quali la SIDS, il soffocamento accidentale e altri eventi correlati al sonno.

 

 

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Contatti stampa:

suid.sids@yahoo.it

 

 

I rappresentanti dell’associazione SUID & SIDS Italia Onlus con la D.ssa Giulia Costagliola dell’Università degli Studi di Torino

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Arriva NEUROSpritz, l’evento che avvicina la neuroscienza alla gente

Roma, 20 febbraio 2017 – La neuroscienza si veste di festa e si fa popolare per avvicinare la ricerca di base alla gente, grazie a  Neurospritz, un evento organizzato a Roma da ricercatori delle neuroscienze per diffondere maggiore cultura sulla materia.

Un evento che ha obiettivi ambiziosi e che vede l’organizzazione di aperitivi serali con l’intento di far conoscere al grande pubblico come funziona il nostro cervello. L’aperitivo non è solo un momento ludico ma anche un momento formativo e informativo in cui la divulgazione scientifica si avvicina alle persone in modo interattivo.

La gente si avvicina incuriosita e partecipa attivamente stimolata da esperti del settore con video, giochi e comicità.

Vengono affrontate di volta in volta tematiche differenti come ad esempio: Cervello e Arte, Cervello e Cioccolato, Cervello e Profumi, Cervello e Cibo, ecc., così come riassunto anche nell’immagine visuale della “word cloud” NEUROspritz, la nuvola della locandina che contiene tutti i temi dei sette incontri pianificati in questa prima fase.

Nel secondo degli appuntamenti, che si terrà il 22 febbraio al Rec23 (al quartiere Testaccio in Piazza dell’Emporio 2), si tratterà il tema Cervello e Sesso,

NEUROSpritz ha come obiettivo futuro quello di diventare un evento periodico fisso di divulgazione scientifica e di raccolta fondi per poter promuovere borse di studio e progetti di ricerca nell’ambito delle Neuroscienze.

Oltre all’evento mensile, dunque, l’argomento del mese, oggetto dell’aperitivo, viene anticipato con una pillola informativa giornaliera, frutto del lavoro di ricerca del gruppo di lavoro che affianca i 3 ricercatori promotori di NEUROspritz: Isabella, Marco e Massimo:

  • Isabella Imbimbo: psicologo specializzanda in psicoterapia gestalt analitica. Ricercatore scientifico in ambito riabilitativo per le malattie neurodegenerative presso la Fondazione Don Carlo Gnocchi di Roma.
  • Marco Feligioni: ricercatore nell’ambito delle Neuroscienze, dirige un laboratorio di ricerca di base sulle malattie neurodegenerative (Alzheimer, Parkinson, Sclerosi Amiotrofica Laterale, etc…) all’Istituto EBRI di Roma.
  • Massimo D’Angelo: Statistico Metodologo in progetti di ricerca sulle malattie di Alzhiemer e Parkinson, PMP (PMI), esperto di  tecnologie social media e cognitive services ma soprattutto Pittore emozionale.

Neurospritz si propone quindi non solo di rappresentare un meta-sistema divulgativo e informativo unico nel suo genere ma anche di sfruttare la comunicazione come strumento visuale e la tecnologia attraverso un sw implementato dal gruppo di lavoro in grado di riconoscere le emozioni (face reading).

La pagina Facebook all’indirizzo www.facebook.com/neurospritz.it è il canale ufficiale per comunicare con chi segue Neurospritz.

 

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Contatti:

Ufficio Stampa Comunikiamo

Sandra Manzi

Mob 327.05.85.088

 

 

Nasce il Progetto Hornesis, la ricerca biomedica con le radici nell’ICT

Roma, 10 febbraio 2017 – Da oggi anche in Italia è possibile usare le proprie competenze informatiche per fare ricerca in campo biomedico, grazie alla nascita di un innovativo progetto capace di guardare al futuro e di investire in tecnologia e risorse umane.

Si tratta del neonato progetto di ricerca biomedica Hornesis ad opera di Accademia Domani (www.accademiadomani.it), Startup tutta italiana che realizza progetti ICT e corsi di formazione di alta specializzazione.

La ricerca riguarda la metformina, ovvero il principio attivo del Glucophage, il farmaco più diffuso per il trattamento del diabete di tipo 2. L’interesse per la metformina è dato dal fatto che nonostante il Glucophage venga prescritto da decenni in tutto il mondo, e siano ben conosciuti i suoi effetti sull’organismo, il suo meccanismo di azione a livello molecolare è ancora ignoto.

Gli obiettivi della ricerca 

La ricerca punta a individuare nuove ipotesi di azione molecolare attraverso metodologie di molecular modelling e molecular docking, ovvero simulazioni software che modellano i farmaci e gli enzimi bersaglio come strutture geometriche tridimensionali e calcolano le loro interazioni dal punto di vista elettromagnetico e quantistico. Una volta individuati i meccanismi il passo successivo è verificarli sperimentalmente in laboratorio.

Ad oggi la prima fase di simulazione software è stata completata ed ha suggerito un meccanismo d’azione innovativo. I molecular docking hanno infatti suggerito che la metformina non agisce da sola ma come complesso metallico rameico, dopo aver catturato del rame endogeno nella cellula. Sulla base di questo schema di azione è stato realizzato anche un virtual screening, ovvero una ricerca di molecole dalle funzionalità simili che potrebbero agire come farmaci alternativi.

Le potenzialità della ricerca 

La metformina non è soltanto un ottimo farmaco anti-iperglicemico, ma studi recenti hanno evidenziato effetti antitumorali per alcuni tipi di cancro e pro-longevità su determinati organismi modello. Comprenderne il meccanismo potrebbe aiutarci a progettare nuovi farmaci caratterizzati da maggiore efficacia e minori effetti collaterali.

Aperta la ricerca di bio-informatici 

Accademia Domani seleziona profili con formazione o esperienze nel campo della bio-informatica, gli interessati possono candidarsi su cv@accademiadomani.it. Università o enti di ricerca pubblici e privati interessati a vagliare la possibilità di una partnership possono contattare invece la mail aziende@accademiadomani.it.

I prossimi passi

Il prossimo passo è la verifica in laboratorio dei meccanismi ipotizzati, attraverso la cristallografia a raggi X e a una tecnica di ingegneria genetica chiamata site-directed mutagenesis. Sono in corso al momento contatti con Università italiane e straniere per una collaborazione in questo settore.

 

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