Coronavirus: 1 milione di euro alle aziende italiane da parte di ReputationUP

Quartier Generale ReputationUP

Castefranco Veneto, 10 marzo 2020 – Quando tutti sono in crisi ed ognuno pensa, forse giustamente, al proprio orticello per fortuna c’è qualcuno che pensa ad aiutare le aziende in crisi della Zona Rossa, da qualche ora estesa all’Italia intera.

A mettere in campo azioni in aiuto delle impere ReputationUP, multinazionale della reputazione online con sede a Castelfranco Veneto, in quel Veneto martoriato dal Coronavirus e dalla crisi economica prodotta dal virus stesso.

 

Quartier Generale ReputationUP

 

Obiettivo: offrire a tutte le aziende italiane 1 milione di euro in consulenza reputazionale, per aiutarle ad uscire in fretta dalla crisi.

Questo è il momento di restituire al territorio quello che il territorio ci ha dato negli anni“, racconta Andrea Baggio, giovane founder-CEO di ReputationUP.

In azienda per fortuna stiamo tutti bene ma quello che vediamo attorno a noi è motivo di forte preoccupazione. Vogliamo quindi sostenere le aziende della Zona Rossa offrendo loro un piano di crescita attuabile in tempo zero e che garantisce risultati certificati, come dimostrano tutte le attività di reputazione online effettuate per i nostri clienti“.

 

Andrea Baggio, CEO e Founder di ReputationUP

 

I servizi in questione mirano a risolvere tre problemi di fondo che tutte le aziende della Zona Rossa stanno vivendo in questo periodo: 

  1. Come mantenere il contatto con il cliente in un periodo in cui i contatti sono quasi vietati;
  2. Come infondere fiducia nei mercati italiani ed esteri ed evitare di perdere le commesse passate e future;
  3. Come gestire la reputazione online in un momento in cui gli scenari cambiano di giorno in giorno. 

Le aziende che si trovano a fronteggiare una severa contrazione del mercato, a causa del panico da Coronavirus”, conclude Andrea Baggio, “possono scrivere una e-mail a sos@reputationup.com o chiamare il numero 0422 1626683. Troveranno i nostri esperti di Crisis Management e Reputazione Online pronti a fornire una consulenza gratuita ed immediata per far ripartire la crescita del fatturato”.

 

Juan Ricardo Palacio, Co-Founder ReputationUP

 

 

 

 

 

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Cyberbullismo: “Vittima 1 adolescente su 2”

Roma, 1 ottobre 2019 – Le ultime rilevazioni Istat parlano chiaro: 1 adolescente su 2 ha dichiarato di essere stato vittima di cyberbullismo negli ultimi dodici mesi. E secondo i dati del Centro Studi di ReputationUP, società leader nella gestione della reputazione online, il social network più colpito dal fenomeno del Cyberbullismo è Instagram.

Un fenomeno devastante, che negli ultimi 15 anni è drammaticamente cresciuto, come dimostrano anche i dati delle ricerche effettuate su Google per l’argomento “Cyberbullismo”.

ReputationUP, guidata dai CEOs e Founders Andrea Baggio e Juan Ricardo Palacio, è da anni impegnata in prima linea contro il Cyberbullismo. 

“Entro fine anno – precisa Palacio – presenteremo un progetto innovativo per aiutare le istituzioni scolastiche e le forze dell’ordine a contrastare questa assurda  piaga sociale, le cui conseguenze sono spesso drammatiche”.

Quali sono le conseguenze del Cyberbullismo?

Le conseguenze del Cyberbullismo sulle vittime sono devastanti, come evidenziato dalla ricerca di ReputationUP, che per elaborare i dati sul Cyberbullismo, il Centro Studi di ReputationUP ha utilizzato un software proprietario di Intelligenza Artificiale che ha monitorato la rete in base a determinati hashtag o parole chiavi.

Il bullismo via internet provoca enorme ansia sociale nel 41% dei casi studiati, fenomeni depressivi nel 37% dei casi, pensieri suicidi nel 26% dei casi, poi l’autolesionismo al 25%, stop dell’utilizzo dei social nel 24% degli episodi interessati. Infine il bullismo via internet provoca assenze scolastiche nel 20% delle volte, disturbi alimentari nel 14% dei casi e abuso di alcol e droghe nel 9% dei casi.

Oltre al monitoraggio, e quindi al numero di menzioni, il software di ReputationUP è anche in grado di calcolare il sentimento (positivo, negativo e neutrale) e l’emozione (gioia, sorpresa, tristezza, rabbia, disgusto, paura) di tutte le interazioni che avvengono intorno alla parola chiave o hashtag.

“Infine – specifica Baggio – il Centro Studi ha confrontato i nostri dati con quelli dell’Istat, del Miur e del Ministero della Famiglia, per ricavarne un’analisi accurata, specifica e attendibile”.

“Invitiamo giornalisti ed esponenti politici – concludono Andrea Baggio e Juan Ricardo Palacio – a contattarci per creare un fronte comune, perché la prevenzione è un punto di partenza fondamentale ma a volte non basta. In certi casi servono interventi immediati, che i giganti del web non possono garantire, per evitare sofferenze inutili alle vittime.”

 

 

 

 

 

Juan Ricardo Palacio e Andrea Baggio, CEOs e Founders di ReputationUP

 

 

Report Shock: il crimine finanziario globale supera il Pil della Spagna

L’economia mondiale in serio pericolo a causa dell’enorme ammontare dei crimini finanziari

Roma, 24 settembre 2019 – È stato pubblicato il World Check Risk Intelligence 2019 che raccoglie i dati sui crimini finanziari globali. Secondo i dati elaborati dal Centro Studi di ReputationUP, società leader in gestione della reputazione online, l’ammontare del fatturato del crimini finanziari globali (1,45 trilioni di dollari) supera il Pil della Spagna (1,3 trilioni di dollari).

Per capirci parliamo di una cifra con dodici zeri, che scritto per esteso diventa 1.450.000.000.000

“Questo dato incredibile mostra chiaramente quanto tutta l’economia mondiale sia in serio pericoloÈ infatti inconcepibile che il Pil di una grande nazione europea come la Spagna sia addirittura inferiore al Pil del Global Financial Crime”, afferma Andrea Baggio, CEO e Founder di ReputationUP.

Come rivelato dal rapporto “World Check Risk Intelligence: La Guida Definitiva” (www.reputationup.com/it/world-check-guida), gli esperti di ReputationUP mettono in correlazione il crimine finanziario con il riciclaggio di denaro sporco (money laundering) e il finanziamento al terrorismo (money dirtying):

“I soggetti più a rischio sono soprattutto le banche, gli istituti finanziari e creditizi, i servizi governativi e di intelligence, che devono adottare misure sempre più stringenti di KYC, Due Diligence e Risk Intelligence” sottolinea ancora Baggio.

Una truffa che colpisce ogni anno migliaia di aziende e che vede da diversi anni proprio ReputationUP proteggere la reputazione finanziaria di questi soggetti da truffe finanziarie di qualsiasi tipo.

Questo perché, quanto rivelato dal Report 2018 ‘Revealing the True Cost of Financial Crime”, quasi il 50% delle società globali è stata vittima di almeno un crimine finanziario negli ultimi 12 mesi.

“Invitiamo giornalisti ed esponenti politici a contattarci per condividere le statistiche elaborate dal nostro Centro Studi e aprire un confronto su come migliorare l’attuale sistema normativo in termini di Anti Money Laundering e Combating the Financing of Terrorism”, conclude il Ceo di ReputationUp Andrea Baggio –

 

 

 

 

 

 

Cyberbullismo: è Instagram il social network più colpito

Milano, 7 agosto 2019 – È Instagram il social network più colpito dal fenomeno del Cyberbullismo. A confermarlo i dati del Centro Studi di ReputationUP, società specializzata nella gestione della reputazione online,

Il cyberbullismo è un fenomeno che negli ultimi 15 anni è drammaticamente cresciuto, come dimostrano anche i dati delle ricerche effettuate su Google per l’argomento “Cyberbullismo”.

Per elaborare i dati sul Cyberbullismo, il Centro Studi di ReputationUP ha utilizzato un software proprietario di Intelligenza Artificiale che monitora la rete in base a determinati hashtag o parole chiavi.

Oltre al monitoraggio, e quindi al numero di menzioni, il software di ReputationUP (reputationup.com/it) è anche in grado di calcolare il sentimento (positivo, negativo e neutrale) e le emozioni (gioia, sorpresa, tristezza, rabbia, disgusto, paura) di tutte le interazioni che avvengono intorno alla parola chiave o hashtag.

Il Centro Studi ha poi confrontato i dati da loro ottenuticon quelli dell’Istat, del Miur e del Ministero della Famiglia, per ricavarne un’analisi quanto più accurata, specifica e attendibile possibile.

Dal monitoraggio di ReputationUp si evince che Instagram è il social più afflitto dagli episodi di cyberbullismo, con il 42% dei casi, a seguire Facebook con il 37% dei casi,  Snapchat con il 31%, Whatsapp con il 12%, Youtube con i 10% e infine Twitter con il 9% degli episodi di bullismo online.

Le conseguenze devastanti del Cyberbullismo

Le conseguenze del Cyberbullismo sulle vittime sono devastanti, come evidenziato dalla approfondita ricerca di ReputationUP.

Il bullismo via internet provoca enorme ansia sociale nel 41% dei casi studiati, fenomeni depressivi nel 37% dei casi, pensieri suicidi nel 26% dei casi, poi l’autolesionismo al 25%, stop dell’utilizzo dei social nel 24% degli episodi interessati. Infine il bullismo via internet provoca assenze scolastiche nel 20% delle volte, disturbi alimentari nel 14% dei casi e abuso di alcol e droghe nel 9% dei casi.

“Lo studio evidenzia che in Italia è necessario fare molta prevenzione – spiega Andrea Baggio (baggioandrea.com), CEO e Founder di ReputationUp. Da tempo siamo per questo  impegnati in prima linea contro il Cyberbullismo e entro fine anno presenteremo un progetto innovativo per aiutare le istituzioni scolastiche e le forze dell’ordine a contrastare questa assurda  piaga sociale, le cui conseguenze sono spesso drammatiche” spiega ancora Baggio, 

“Invitiamo giornalisti ed esponenti politici a contattarci (reputationup.com/it/contattaci) per creare un fronte comune con la prevenzione, che è un punto di partenza fondamentale, anche se a volte non basta. In certi casi servono interventi immediati, che i giganti del web non possono garantire, per evitare sofferenze inutili alle vittime” conclude Baggio.

 

 

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Andrea Baggio, Ceo e founder di ReputationUp

 

 

 

Lavoro: più tempo libero la nuova strategia per catturare i talenti

Milano, 7 novembre 2018 – Cosa possono fare le aziende per attirare i migliori talenti? In molti casi i processi di ricerca e di selezione del personale terminano con esiti insoddisfacenti e talvolta l’insuccesso è da attribuire a degli errori del reparto HR, mentre in altre occasioni il problema è più a monte, a livello di “employer branding“.

È un dato di fatto che alcune aziende hanno un’ottima immagine in qualità di datore di lavoro, mentre altre invece non possono vantare un ritratto altrettanto lusinghiero, e questo si ripercuote ovviamente sulle concrete possibilità di attirare i migliori lavoratori.

«Quando si tratta di ricerca di personale qualificato, o ancora di più quando in ballo c’è la ricerca di personale specializzato, di manager e di dirigenti, la reputazione dell’azienda assume un’importanza molto marcata» spiega Carola Adami, CEO dell’agenzia di ricerca e selezione del personale Adami & Associati.

«I migliori talenti sono corteggiati da diverse aziende, e per questo diventa fondamentale poter offrire il meglio ai candidati più competenti. Non si parla solo di retribuzione, ma anche delle possibilità di carriera, di visibilità, di ambiente lavorativo e di welfare aziendale» sottolinea l’head hunter.

Alcune aziende, per essere viste come la meta lavorativa ideale dai candidati più preparati, puntano su retribuzioni maggiori, mentre altre, invece, elaborano piani di welfare aziendale particolarmente apprezzati. A quanto pare a raccogliere i maggiori consensi è proprio l’attenzione da parte delle aziende al cosiddetto work-life balance: stando ai più recenti studi portati avanti dal Top Employers Institute, sarebbe infatti soprattutto la gestione flessibile e intelligente del tempo a fare la differenza quanto a Employer Branding.

Tutti quanti, ormai, andiamo di fretta e siamo stressati, schiacciati tra gli impegni professionali e quelli familiari. Ne risulta dunque che è il tempo, e non più il denaro, la risorsa massima alla quale guardano i lavoratori. E, come evidenziato dal Top Employers Institute (che si occupa di valutare le eccellenze aziendali a livello HR in 1300 aziende in 115 Paesi di tutto il mondo) le migliori aziende se ne stanno accorgendo, sforzandosi di offrire ai propri dipendenti la possibilità di dedicare ore preziose ai loro interessi e alle loro famiglie.

In questo contesto, il tempo inizia ad essere visto come un bene di lusso, che viene dunque assegnato dai vertici aziendali come apprezzatissimo bonus.

Guardando alle 90 aziende italiane certificate Top Employers 2018, il 74% dei dipendenti usufruisce di orari flessibili. Una fetta del 30%, invece, approfitta dello smart working, mentre più della metà – il 52% – utilizza dei congedi speciali per genitori. Di più: il 48% gode della possibilità di portare i propri figli in azienda in un giorno lavorativo.

«Cresce di anno in anno il numero delle aziende italiane consapevoli dell’importanza di soddisfare i bisogni dei propri dipendenti, per essere così in grado di fidelizzare i lavoratori già assunti e di acquisire nuovi candidati competenti, e quindi in grado di sostenere lo sviluppo del business» osserva Carola Adami.

E, come sottolinea Davide Banterla, Senior HR Project Manager di Top Employers Institute, «nel venire incontro alle esigenze delle persone, il work-life balance si conferma prioritario e contribuisce a creare un rapporto di fiducia e un engagement in cui sono i dipendenti a ‘fare un’azienda d’eccellenza’, e non viceversa».

 

 

 

 

 

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