Revenge Porn: esce il jingle “Da quando lui le ha messe online”

L’anonimo artista torinese scende in campo a favore delle vittime di revenge porn

Torino, 11 maggio 2021 – L’artista senza volto Colline di tristezza scende in campo contro il revenge porn con un jingle-karaoke dal  titolo “Da quando lui le ha messe online” caricato sul suo canale Youtube ( https://www.youtube.com/watch?v=WKfv8uASEKI ).

Il revenge porn è diventato un tema tristemente noto all’opinione pubblica per via di alcune vicende note tra le quali la tragedia di Tiziana Cantone e la storia della maestra torinese che ha perso il lavoro.

Revenge porn: piaga di una società malata

Il non-cantante ha reputato opportuno scendere in campo contro questa piaga sociale “consapevole che il mondo dell’arte e dell’entertainment in generale stanno facendo qualcosa di molto utile per sensibilizzare su questa tematica” anche se date le notizie che si leggono, “più se ne parla e meglio è”.

Nel jingle ci si riferisce alla vita di una donna dopo la diffusione di alcune sue foto intime online.

“Ho voluto accennare anche ad una modalità più subdola e meno eclatante, ma non per questo meno dolorosa”, sostiene Colline di Tristezza.

Un esempio, tratto dal testo del jingle, sono le persone che al supermercato “scuotono il capo” come gesto di disapprovazione quando la vedono (dopo averla riconosciuta).

Il riferimento è più alla vita reale che non alla vita online, in cui è chiaro che purtroppo “le vittime di revenge porn vengono esposte ad un vero e proprio linciaggio sul web che fa parte a pieno titolo del cyberbullismo.”

Anche la reazione da parte della famiglia può essere di tipo diverso. Alcune famiglie potrebbero dare la colpa di tutto quello che è successo alla vittima e abbandonarla ed è questa la situazione cui ha pensato Colline di tristezza per “Da quando lui le ha messe online”.

Un abuso che colpisce più le donne

“Il jingle è stato scritto al femminile, in quanto la maggior parte delle vittime di revenge porn sono donne, ma non bisogna dimenticare che purtroppo vi sono casi di revenge porn anche contro gli uomini.” – conclude l’artista. I casi di revenge porn contro le donne sono stimati essere intorno al 90% del totale (e quindi gli uomini stimati al 10% del totale) e costituiscono pertanto la maggioranza.

Il jingle non è cantato, ma lo spettatore potrà cantare con i sottotitoli divisi nota per nota,  seguendo la melodia del violino che sostituisce il canto.

Colline di tristezza è un artista anonimo noto per i suoi jingle e per diverse proposte in vari ambiti, tra le quali le più note sono la maglietta con l’igienizzante (T-Soap) e la proposta per le stanze della rabbia e del pianto in ospedali, RSA e scuole.

 

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Per info e contatti:

collineditristezza@gmail.com

Breve Rassegna Stampa

https://drive.google.com/file/d/1iiBtef2KgEnuBXmXilwkvy8_BXpFJEeJ/view?usp=sharing

 

L’artista “inventore” della maglietta con l’igienizzante: “I giornali torinesi mi censurano”

Torino, 26 maggio 2020 – L’artista torinese “Colline di tristezza”, noto in Italia per aver proposto l’idea della T-Soap, la speciale T-Shirt con l’igienizzante per disinfettare le mani e conosciuto per il jingle-karaoke “Smetti di fumare“, nonché per le sue jingle-petizioni, lancia un durissimo attacco dal suo canale Youtube al mondo del giornalismo torinese.

L’accusa che l’artista fa ai giornali della sua città, è di “discriminare i vegani e quindi censurare” tutte le sue iniziative, “anche quelle non vegane” e da cui potrebbe beneficiare tutta la comunità, in particolare la bizzarra e semplice idea della maglietta con igienizzante, chiamata  T-Soap (proposta lanciata alle imprese italiane e al Presidente della Repubblica Sergio Mattarella).

Come da copione, anche questa volta il non-cantante torinese sceglie il format da lui preferito, ovvero quello del jingle-karaoke, ossia un jingle (in questo caso non un vero e proprio jingle) non cantato, ma sottotitolato, in modo che gli spettatori possano cantarlo per conto proprio e lancia dure accuse di censura e discriminazione nei confronti della sua scelta vegana alla stampa della città sabauda, colpevole, a suo dire, di “stralciare ogni suo comunicato stampa e anche notizie vere”, pubblicate da giornali autorevoli.

Colline di tristezza ammette di tenere in modo particolare alla sua privacy e questo “potrebbe aver contribuito ad incrinare i rapporti con il mondo dell’informazione torinese”.

Al link www.youtube.com/watch?v=O6insp1rfJs il “dissing” ai giornali torinesi, dal titolo ‘Amen‘, ascoltabile previa attivazione dei sottotitoli.

 

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Per informazioni e contatti:

collineditristezza@gmail.com

 

 

 

 

GDPR: arriva a Firenze il primo Privacy Camp, per imprese e professionisti

Firenze, 21 maggio 2019 – L’Accademia Italiana Privacy organizza, con l’aiuto di Gdprlab.it, il primo Privacy Camp, un incontro  itinerante in Italia per aziende, attività commerciali e studi professionali per informarli sul Regolamento Europeo della Privacy.
Il primo appuntamento, completamente gratuito, si terrà giovedi 13 giugno 2019 alle ore 9,00 presso l‘Hotel The Gate, area di servizio Firenze nord.
Come bisogna comportarsi con i dipendenti e con i clienti in merito alla loro privacy? Cosa si deve fare per essere in regola con la legge?
L’evento aiuterà imprenditori e professionisti a rispondere a queste e tante altre domande.
Quello di Firenze sarà il primo di una serie di date a giro per l’Italia per sensibilizzare tutti sulla cultura della privacy e della protezione dei dati.
I relatori dell’evento saranno Avv. Gianni Dell’Aiuto del Foro di Roma, esperto in privacy, Avv. John Giuliattini del Foro di Firenze,
Dr. Papini Presidente dell’Accademia Italiana della privacy, relatore di numeroso congressi in Italia e autore del libro “Regolamento Europeo della privacy, vademecum per aziende e professionisti”, e  il Dr. Michele Risegari, esperto in sicurezza e nuove tecnologie.
L’incontro avrà come tema l’adeguamento delle imprese al Regolamento Europeo della privacy, con indicazioni su cosa fare e sopratutto cosa non fare.

Come ci spiega il Dr. Papini “Il dato è il bene più prezioso che esiste, più dell’oro e più del denaro e per questo oggetto di frequenti rapine. Ancora gli italiani non si sono resi conto di quanto sia fondamentale oggi difendere il dato e il diritto stesso alla protezione del dato, per noi stessi e per le generazioni future. Siamo i primi, spesso, a fare abuso di trattamento, ma ci inalberiamo se qualcuno al telefono ci offre un contratto di fornitura dell’energia elettrica nuovo”.

“Iniziamo a dare l’esempio dalle piccole cose, rispettando per esempio i dati altrui e utilizzandoli solo per quello di cui abbiamo il permesso; custodiamo i dati nella loro integrità, modificandoli se serve e aggiornandoli ogni volta che ci viene richiesto dal proprietario. Difendiamoli da attacchi esterni o dall’incuria. In questo modo inizieremo a dare un segnale forte che qualcosa sta realmente cambiando” conclude il Dr. Papini.

Nell’ambito dell’evento verrà offerto ai partecipanti un coffee break e il brunch e ci sarà l’occasione per dialogare ed esporre i propri casi pratici ai migliori esperti del settore.

Per iscriversi gratuitamente all’evento e per consultare il programma basta visitare il sito internet www.privacycamp.it.

 

Locandina del primo Privacy Camp

 

Troppi oneri sulle scuole: i Dirigenti Scolastici soli nella bufera della Privacy

Roma, 20 marzo 2019 – L’ennesima tegola cade sulla testa dei Dirigenti Scolastici, e si tratta di una tegola importante ovvero quella della Privacy.

Oggi il percorso di adeguamento al mondo della Privacy, introdotto con il nuovo regolamento europeo 679/2016, non è ancora a regime e le fasi si preannunciano complesse.

Le scuole infatti sono importanti contenitori di dati sensibili, da quelli classici anagrafici, a quelli sanitari e giuridici, e la loro gestione tramite il principio di accountability potrebbe risultare estremamente complessa in un mondo non così abituato a focalizzarsi.

Ovviamente la forte componente formale introdotta dal nuovo regolamento carica le scuole di oneri aggiuntivi, tra nomine ed informative.

Da un’indagine conoscitiva svolta dal Gruppo Editoriale CCEditore risulta che più del 30% delle scuole Italiane non hanno ancora nominato il Data Protection Officer e che oltre il 40% non risulterebbero adeguate in un confronto sui siti istituzionali.

Per saperne di più abbiamo sentito Corrado Faletti, presidente del Gruppo CCEditore, ed esperto della materia.

“È veramente inaccettabile che ogni volta che esce una normativa nuova e complessa le scuole vengano lasciate in balia di loro stesse. Senza formazione, senza strumenti e sopratutto senza soldi. Parliamo delle classiche nozze coi fichi secchi” osserva Corrado Faletti.

D: Quindi ritiene che questo adeguamento al GDPR sia in pericolo?

R: “Guardi, se vogliamo essere sinceri, non si può pretendere che una scuola dove Dirigente e Direttore dei servizi generali appena entrano la mattina sono assediati dai mille problemi della quotidianità, tra cui l’endemica mancanza di fondi, possano risolvere problemi di così ampia portata senza gli strumenti adatti. E nemmeno possiamo pensare di scaricare sulle scuole delle norme complesse senza un adeguato periodo cuscinetto che le aiuti nel passaggio. Ma la cosa più grave è che poi si pretende che i Dirigenti divengano delle specie di super esperti e tuttologi di qualsiasi cosa. In ogni caso le scuole alla fine ce la faranno, ma di certo non con i tempi desiderati dal legislatore”.

D: Lei è DPO su alcune scuole, come stanno lavorando?

R: “Noi abbiamo adottato un metodo per aiutare le scuole fatto da formazione, consulenza e realizzazione da parte nostra di tutta la documentazione necessaria affinché la scuola possa almeno essere ad un livello sette di compliance. In pratica ci siamo caricati di parte del lavoro che le scuole avrebbero dovuto fare”.

D: Come valuta il profilo di rischio delle scuole rispetto alla gestione dei dati sensibili?

R: “Purtroppo in questa prima fase il rischio è molto alto perché molto si basa sulla sicurezza dei sistemi tecnologici che le scuole utilizzano, e qui c’è un forte divario tra scuole di primo grado e scuole di secondo grado, in pratica fra elementari medie e superiori. Molto è dovuto al fatto che nelle superiori è più facile trovare competenze tecnologiche che nelle elementari e medie, oltre che disponibilità economica. Non dimentichiamo inoltre che nel 2017 le scuole avrebbero dovuto compilare il questionario per le misure minime che identificava il rischio informatico complessivo. Questo questionario era veramente complesso e poco gestibile da un’istituzione scolastica, cosa che poi si nota dalla compilazione stessa che a voler essere gentili il più delle volte è stata semplicemente “abbozzata” ”

D: Quindi un percorso difficile…

R: “Difficile e che richiede competenze alte, ma ridicolmente è un problema del legislatore, perché chi crea una legge dovrebbe anche trovare i fondi perché la stessa possa essere applicata. Basta vedere l’esempio della legge sulla sicurezza degli edifici scolastici, responsabilità dei Dirigenti Scolastici su strutture non loro, senza fondi per metterle a posto, ma comunque responsabilità penali a loro carico. Troppo facile fare leggi così” conclude Corrado Faletti.

 

 

 

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Ufficio Stampa Betapress.it

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Trovare lavoro a dicembre: ecco i ruoli più ricercati

Milano, 20 novembre 2018 – Non sono poche le persone alla ricerca di lavoro che, con l’approssimarsi di dicembre, mollano la presa, nella piena convinzione che le settimane pre-natalizie non possano offrire buone opportunità lavorative. In realtà le cose son ben diverse e anche il mese di dicembre può offrire interessanti possibilità lavorative a chi intende osare.

«Molti candidati a dicembre smettono di inviare i proprio curricula alle aziende e persino di rispondere agli annunci di lavoro, pensando che ormai la ricerca di una nuova occupazione possa essere rimandata all’anno venturo, dalla metà di gennaio in poi» spiega Carola Adami, fondatrice e CEO della società di ricerca e selezione del personale Adami & Associati di Milano.

In effetti le statistiche mostrano chiaramente che il periodo migliore per trovare un nuovo lavoro, in media e per la maggior parte dei settori, sia quello che corre tra settembre e ottobre. In quei mesi in effetti il mercato si riaccende dopo il lungo stand by estivo. Settembre, in particolare, è il mese deputato all’approvazione dei piani di sviluppo, e questo comporta l’avvio di molti processi di ricerca personale. Altro periodo particolarmente favorevole alle nuove assunzioni è poi quello che va da gennaio a febbraio: tutto l’organico è in azienda, non ci sono dipendenti in vacanza, e con la presenza di tutto il personale sono più probabili gli ingressi di nuove figure professionali.

Sembrerebbe dunque che le persone che sul finire di novembre smettono di mandare le proprie lettere di presentazione alle aziende e ai cacciatori di teste abbiano delle ottime ragioni. Ma non è così perché quello natalizio può al contrario essere un periodo perfetto per trovare un nuovo soddisfacente lavoro.

«Non si parla solo e unicamente dei lavoratori che trovano occupazione nelle attività che tipicamente assumono in vista del Natale, come i ristoranti, gli alberghi, i negozi e le attività legate agli sport sulla neve.

Ci sono tante altre figure che proprio in vista delle ultime settimane dell’anno sono particolarmente ricercate dalle aziende, e per molte persone alla ricerca di un nuovo lavoro sarebbe dunque davvero sbagliato tirare i remi in barca in questo periodo», spiega ancora la Adami.

Ma di quali figure stiamo parlando?

«In particolare ci sono molte aziende che, in vista dell’introduzione della fatturazione elettronica obbligatoria a partire dal gennaio del 2019, sono alla ricerca di professionisti IT e di ruoli data entry, per poter così accompagnare questa importante evoluzione».

Ma non è tutto qui: un’altra particolarità del 2018 è stata l’introduzione del GDPR, e di conseguenza sono tantissime le aziende che si sono poste dicembre come termine ultimo per individuare esperti nel campo della privacy.

«Non solo i lavoratori stagionali impiegati nel mondo del turismo, dunque, devono guardare a dicembre come a un mese ricco di opportunità: le ultime settimane dell’anno possono trasformarsi nel periodo giusto per un’ampia gamma di professionisti alla ricerca di una nuova occupazione», conclude l’head hunter..

Come sottolineato da Adami, del resto, in queste settimane le figure maggiormente ricercate a livello nazionale dalle aziende, oltre alle figure legate al GDPR e all’IT, sono i diplomati tecnici, gli esperti di big data, gli sviluppatori e gli immancabili agenti di commercio e responsabili delle vendite.

In alcuni casi si ha a che fare con delle collaborazioni temporanee, ma non va trascurato il fatto che i processi di selezione pre-natalizi coinvolgono uno svariato numero di settori, richiamando candidati con i più differenti livelli di esperienza.

 

 

 

 

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Esce al cinema “Clic”, la riscossa degli In-influencer

Roma, 19 novembre 2018 – Sono, almeno fino ad oggi, i divi del momento, i personaggi sociali che hanno acquistato non solamente una grande visibilità, ma soprattutto la capacità e il potere di determinare abitudini, mode e tendenze, influenzando milioni di fedelissimi pronti a indossare il loro abito, deodorarsi con il loro parfum, mangiare le stesse cose scimmiottandoli in tutto e per tutto.

Dalla posa plastica con la bocca socchiusa stile pesce lesso a quella un pò più provocante con il baricentro arquato per protendere le curve verso la fotocamera dello smartphone, simulando con le labbra un improbabile bacio, molto più simile al “cul de gallina”.

Uno dei prodotti di punta di questa società priva di carattere e personalità, bisognosa di affidarsi ad un apostolo qualunque pur di idolatrare qualcuno in grado di indicargli uno stile di vita o un trend da seguire.

Sono loro, gli influencer.

Non sono molti eppure condizionano moltissimi discepoli, milioni e milioni di fans che passano intere giornate a condividere, taggare, commentare e soprattutto imitare questi guru della comunicazione trash, del gossip, una ennesima ondata di cultura-spazzatura che nonostante decenni di degrado ancora una volta riesce a superare se stessa e scendere ancora più in basso.

Sino ad oggi, dicevamo… Sì!!! Perchè a tutto c’è, fortunatamente, un limite e tutti, prima o poi, si possono risvegliare da questo comatoso stato di passiva sudditanza social per entrare in una condizione diversa, viva e reattiva, costruttiva e positiva.

E’ l’ora della rivincita, della riscossa per tutti e, quindi, per l’intera nostra società.

È giunto il momento degli In-Influencer e non sono pochi, non sono uno o qualcuno ma sono milioni, forse miliardi.

Passano la vita a postare di tutto, dalle polpettine al caffè, dal battesimo al 50mo di matrimonio, fotografano e commentano ogni istante della loro vita per ricevere 15-20 likes, un paio di commenti e condivisioni e, pur di far salire l’ago della bilancia del loro peso sociale, sono disposti a svendere la propria privacy e la la loro stessa vita per concedere la propria amicizia a perfetti sconosciuti condividendo con loro tutti i propri dati personali, interessi, amicizie, luoghi, ricorrenze e gusti, sogni e desideri, pensieri e vacanze pur di ricevere qualche faccina o qualche ditino alzato di consenso.

“E allora fuori! Fuori dall’anonimato, fuori dall’infelicità che attanaglia e morde bruciante quando vediamo che la nostra meravigliosa foto che ci è costata tempo, amore e sacrificio ha ricevuto solamente un paio di like dai fedelissimi del nostro profilo, quelli che non perdono un colpo e mitragliano like ovunque. È fantastico, è giunto il nostro momento. Siamo noi il tutto, siamo noi la società social, siamo noiiiii!”

È questa la premessa, purtroppo gravemente realistica, che introduce una delle principali tematiche di CLIC (www.filmclic.it), l’ultimo film realizzato da Paolo Goglio, che presto sarà presentato in anteprima al cinema Anteo di Milano.

Io stesso sono un In-Influencer, ossia uno di quegli indomabili sognatori che non influenza nessuno. Non ho nessun potere di persuasione perchè la mia pagina è vista da una 40ina di persone e i like che ricevono i miei post sono sempre al massimo 4-5 dalle stesse amicizie”. 

Così Paolo Goglio, regista e interprete del film CLIC, illustra questo innovativo, divertente e significativo fenomeno.

“Qui non si tratta di avere un popolo di followers ma di essere autentici, liberi e sinceri, puri e disinteressati. Il resto no, si è venuta a determinare una ennesima fenomenologia di massa dove come sempre la manipolazione della propria personalità, dei propri pensieri e delle proprie azioni è integralmente falsa e manipolata per l’interesse di un tornaconto economico che altera il profilo per postare solamente quello che, scientificamente studiato, rende di più”.

AUTENTICITA’ vs FALSITA’

“Non c’è confronto, gli In-Influencer sono in tutto e per tutto la nuova tendenza, la nuova moda, così trendy, così smart, così poco innovativi da esserlo più che mai”.

In un mondo governato dal denaro dove tutto viene condiviso, valutato e calcolato, CLIC affronta con uno stile inedito tematiche molto attuali quali la crisi degli imprenditori distrutti dalle banche, la ricerca di valori autentici e profondi, l’asfissiante conquista di uno spazio nella società virtuale che ci assenta definitivamente da quello che dovrebbe essere il nostro spazio più autentico: quello della presenza.

Annunciato ai primi del 2018 come il primo progetto di Movie Sharing ossia un film realizzato senza budget economici, contratti, mezzi e strumenti, con la partecipazione di un gruppo di volontari animati solamente dal desiderio di ribaltare le leggi del mercato corrotto e influenzato per trasmettere di qualcosa di nuovo in un modo nuovo. La sfida alla comunicazione di tipo trash, ai cinepanettoni, al gossip e agli stessi strumenti social che, per paradosso di sceneggiatura, sono l’asse portante della trama di CLIC.

Prodotto dalla ‘Associazione Amore con il Mondo’, con un cast di soli 8 attori e colonna sonora royaltyfree, CLIC è un film della durata di 82 minuti e si posiziona come una boa velica intorno a cui svoltare per intraprendere una nuova rotta, una direzione diversa.

E’ un concept, un film sperimentale e come tale non possiamo sapere se il nostro messaggio sarà ricevuto” conclude l’autore Paolo Goglio. “Presto inviteremo al cinema Anteo di Milano gli addetti ai lavori: produttori, distributori, giornalisti, attori e operatori per unire le forze e tentare la distribuzione nazionale e in seguito quella televisiva. Con una buona casa di produzione allineata con le nostre tecniche di comunicazione potremo sicuramente dare vita a nuovi film, documentari e serie TV” conclude il regista Paolo Goglio.

Per saperne di più sul film consigliamo il sito internet www.filmclic.it e la visione del trailer su Youtube al link https://youtu.be/6uOdfRzqBjk.

 

 

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Contatti stampa:

Paolo Goglio, Presidente della Associazione Amore con il Mondo

Tel. 335-6342166

Sito dedicato al film CLIC:

www.filmclic.it

Trailer: https://youtu.be/6uOdfRzqBjk

 

 

 

 

GDPR e cookies: ancora molte aziende non adeguate

Milano, 1 ottobre 2018 – Dopo l’approvazione del nuovo Regolamento Generale sulla protezione dei dati personali n. 679/2016 o GDPR, entrato in vigore dal 25 maggio 2018, si stima in circa il 65% il numero delle aziende non ancora in regola. Con la nuova normativa assumono particolare rilievo il trattamento dei dati, la tematica dei cookies e tutte le tecnologie assimilabili (come i web beacon o clear gift) per la tracciatura e il monitoraggio degli utenti on line.

L’utilizzo di queste tecnologie su web è già stata in precedenza oggetto della normativa detta “ePrivacy”, tuttavia l’entrata in vigore del GDPR impone ai gestori dei siti web un’attenzione particolare nel trovare nuove soluzioni tecniche, in particolare sul tema del consenso dell’utente, per rendere il proprio sito GDPR compliant.

La compliance del sito web al GDPR è una tematica delicata visto richiede molta attenzione e l’integrazione di competenze sia tecniche che normative. In realtà, l’attenzione del legislatore europeo verso il tema dei cookie iniziò già nel 2002, con un susseguirsi di normative che hanno più volte affrontato e aggiornato questo tema.

Ma come mai i cookies sono presi così di mira anche dal GDPR?

I cookies sono dei file di testo inviati sul computer dell’utente nel momento in cui sta visitando un sito web: in origine, sono nati come strumenti per migliorare la navigazione, in quanto permettevano di leggere e/o memorizzare delle informazioni (es. preferenze sull’aspetto grafico, ultima lingua scelta dall’utente sul sito, etc…) che al successivo accesso venivano direttamente riproposte, migliorando l’esperienza dell’utente.

Ben presto, tuttavia, i cookies iniziarono ad essere utilizzati anche per identificare, riconoscere e classificare il visitatore del sito. Le aziende ne compresero il potenziale e insieme ai “cookie tecnici” (necessari per il funzionamento del sito) iniziarono a sviluppare cookie statistici (per analizzare le visite al sito) e anche cookies di profilazione, con il fine di creare annunci personalizzati e aderenti ai gusti del visitatore.

La tecniche di profilazione dei visitatori su web diventarono così sempre più avanzate e spesso all’insaputa dell’utente: i cookie iniziano ad essere distribuiti anche da siti terzi, e nacquero società come DoubleClick (acquisita a marzo 2008 da Google) che tracciavano gli utenti durante tutta la loro navigazione online, per poi mostragli annunci personalizzati sui vari siti.

“Questo è un aspetto sottovalutato da molti web master” – osserva Delia Caraci, consulente e owner di Digitalsfera, agenzia specializzata in web marketing – “per questo da quando è entrato in vigore il GDPR, stiamo affiancando un team di consulenti privacy sugli aspetti tecnologici legati al web, ed in particolare relativi ai cookie. In più occasioni, negli ultimi 4 mesi, ci siamo imbattuti in siti web che non erano stati adeguati correttamente al GDPR, in quanto i webmaster stessi non sapevano esattamente cosa fare, esponendo così ad un alto rischio il titolare dello stesso sito web”.

Ed è l’uso dei cookie di “profilazione” ad essere preso di mira soprattutto dalle diverse normative, e non meno dal GDPR, perché questi cookie tracciano il percorso di navigazione di una persona fisica anche su siti differenti, acquisendone a sua insaputa informazioni comportamentali, tracciandone il profilo e usando queste informazioni a fini di marketing.

“Oggi molti siti web devono integrare obbligatoriamente procedure di analisi delle performance e dei cookies di profilazione pubblicitari che però devono richiedere il consenso del visitatore web, in mancanza del quale il titolare del sito rischia pesanti sanzioni” conclude Caraci.

Per saperne di più sulle normative e gli adempimenti consigliamo la lettura dell’articolo dedicato sul sito di Digitalsfera, nel quale è possibile trovare tutti i riferimenti alle normative e alle fonti ufficiali.

 

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Contatti stampa:

Delia Caraci
Mail: delia.caraci@digitalsfera.it
Digitalsfera.it

 

GDPR, il 65% delle aziende non ancora adeguate: rischio di multe salate

Roma, 3 settembre 2018 – Il 65% delle aziende italiane non sono ancora adeguate alla GDPR, la normativa europea per la protezione dei dati personali, e per questo rischiano multe davvero salate.

Tuttavia molte aziende si sono già mosse nella ricerca di consulenti o società di servizi capaci di renderle conformi al GDPR, ma purtroppo nel panorama italiano sono davvero poche le professionalità capaci di affrontare questo tipo di adempimento con serietà.

A rendere noti i dati delle imprese non ancora adeguate alla normativa il portale www.adeguamentiGDPR.it, un servizio online con un sistema di intelligenza artificiale che riesce a stimare il rischio in ambito di protezione dati e rilascia immediatamente alle aziende non ancora adeguate un preventivo per l’adeguamento al GDPR.

Lo strumento calcola il costo in base ad una serie di parametri come dipendenti, quantità di dati trattati, video sorveglianza, sito con privacy policy, cookie law, ecc.

Il servizio è gestito da 3 D.P.O. esperti in privacy, che elaborano i documenti in backoffice ma che su richiesta possono svolgere anche il tradizionale compito di consulenti con visite dirette in azienda.

Si tratta di un sito estremamente utile dato che stima nell’immediato il costo dell’adeguamento, evitando le lunghe fasi di preventivazione, con l’assicurazione di avere prezzi estremamente concorrenziali.

Per maggiori informazioni sul servizio è disponibile il sito internet www.adeguamentiGDPR.it .

 

 

Conto alla rovescia per GDPR e Privacy: pronta solo 1 azienda su 10

Milano, 22 maggio 2018 – Mancano 4 giorni al termine per adeguarsi al nuovo Regolamento UE 2016/679 detto Regolamento Europeo sulla Privacy (GDPR), che entrerà definitivamente in vigore il 25 maggio 2018 in tutti gli stati membri dell’Unione Europea e regolerà la gestione dei dati personali (privacy) senza necessità di leggi nazionali di recepimento.

In un’era come la nostra, dove la tecnologia ormai è presente a tutti i livelli, la raccolta dei dati personali diventa una vera e propria “materia prima” della nostra economia. Preso coscienza di quanto oggi i dati personali siano diventati la base per lo sviluppo di nuovi servizi e prodotti innovativi, soltanto regolando le condizione di raccolta, gestione e uso si potrà perseguire l’obiettivo di un’economia basata sull’uso esteso dei dati personali, nel pieno rispetto dei diritti della persona.

Con il nuovo regolamento europeo si fa così un vero e proprio salto di qualità, passando da un approccio meramente giuridico ad un approccio strategico di gestione aziendale. Anche se, nella fattispecie concreta, sono poche le aziende che la pensano esattamente così!

Il Regolamento UE 2016/679 è stato emanato il 27 aprile 2016, e gli stati membri hanno avuto 2 anni di tempo per mettersi in regola: tuttavia, è notizia di stamattina (diffusa dall’ANSA) che, a pochi giorni dal momento clou, c’è ancora quasi la metà degli stati membri a non esser pronta.

E le aziende italiane, a che punto sono?

Sono decisamente in ritardo sulla tabella di marcia: almeno quelle a cui abbiamo chiesto direttamente, settimana scorsa, a che punto fossero” ci racconta Delia Caraci, consulente di web marketing “su una cinquantina di aziende, solamente 6 ci hanno risposto di aver completato tutto il percorso necessario per adeguarsi. Una percentuale veramente bassa”.

Un dato preoccupante, considerando anche il clima di fake news che si è creato intorno all’argomento.

Su internet circolano informazioni di ogni tipo” continua Caraci “e molte di queste sono completamente sbagliate: molti siti web, nati ad hoc per sfruttare il momento e arrivare in prima pagina google, pubblicano notizie del tutto false e strumentali a vendere i servizi professionali, proposti dal sito stesso”.

Al punto che il Garante privacy, il 19 aprile scorso, si è dovuto pronunciare sul tema del presunto differimento dell’applicazione alle sanzioni, pubblicando il seguente comunicato ufficiale:

Con riferimento a notizie circolanti in Internet, è necessario precisare che non è vero che il Garante per la protezione dei dati si sia pronunciato sul differimento dello svolgimento delle funzioni ispettive e sanzionatorie né il provvedimento richiamato nei siti attiene a tale materia. Nessun provvedimento del Garante, peraltro, potrebbe incidere sulla data di entrata in vigore del Regolamento europeo fissata al 25 maggio 2018.” (Fonte: Garante Privacy).

In un clima di sovrabbondanza di notizie – di cui molte sbagliate – il consiglio è di consultare sempre le fonti ufficiali, oppure i siti web che le citano direttamente: ad esempio, sul sito Datalog.it trovate molti articoli sul tema del GDPR, come questo “GDPR Privacy 2018: cos’è e come si gestisce” che riporta una spiegazione semplificata delle principali novità e tutti i riferimenti alle fonti ufficiali.

Sullo stesso sito, nella pagina dedicata al software GDPR trovate inoltre, a circa a metà della pagina, la sezione “La normativa punto per punto” con un elenco di tutte le novità e il link ai relativi articoli del blog professionale. Una sorta di mini-guida che potrebbe tornare molto utile.

 

 

 

 

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Contatti stampa:

Delia Caraci
Mail: delia.caraci@digitalsfera.it
Digitalsfera.it

 

 

Scuola: tra Privacy, DPO e Titolari del trattamento piomba sulla scuola la nuova complessa normativa

Roma, 14 maggio 2018 – È una ennesima beffa per il mondo della scuola il nuovo codice della privacy, che abolisce in toto la vecchia normativa contenuta nelle disposizioni del DLGS 196 del 2003.

Siamo di fronte ad una svolta epocale in materia di protezione dei dati personali in quanto sono talmente significative le nuove indicazioni contenute nel regolamento europeo 679/2016 che la vecchia norma non poteva nemmeno essere più aggiornata.

Dal 25 maggio prossimo avremo un’unica legge applicabile in tutta l’Unione Europea che regolerà in maniera uniforme il flusso dei dati tra gli Stati membri e tra questi e gli Stati extra-UE.

Ci sarà inoltre uniformità nella tutela dei diritti degli interessati.

Ottima cosa, non c’è che dire, ma come sempre sul mondo della scuola e sulla responsabilità dei dirigenti si abbatte l’ennesima “tegola” di difficile gestione e comprensione.

Il regolamento pone con forza l’accento sulla “responsabilizzazione” (accountability nell’accezione inglese) di titolari e responsabili, ossia sull’adozione di comportamenti proattivi e tali da dimostrare la concreta adozione di misure finalizzate ad assicurare l’applicazione del regolamento (si vedano artt. 23-25, in particolare, e l’intero Capo IV del regolamento).

Si tratta di una grande novità per la protezione dei dati in quanto viene affidato ai titolari il compito di decidere autonomamente le modalità, le garanzie e i limiti del trattamento dei dati personali, nel rispetto delle disposizioni normative e alla luce di alcuni criteri specifici indicati nel regolamento.

Il primo fra tali criteri è sintetizzato dall’espressione inglese “Data protection by default and by design” (si veda art. 25), ossia dalla necessità di configurare il trattamento prevedendo fin dall’inizio le garanzie indispensabili “al fine di soddisfare i requisiti” del regolamento e tutelare i diritti degli interessati, tenendo conto del contesto complessivo ove il trattamento si colloca e dei rischi per i diritti e le libertà degli interessati.

Tutto questo deve avvenire a monte, prima di procedere al trattamento dei dati vero e proprio (“sia al momento di determinare i mezzi del trattamento sia all’atto del trattamento stesso”, secondo quanto afferma l’art. 25, paragrafo 1 del regolamento) e richiede, pertanto, un’analisi preventiva e un impegno applicativo da parte dei titolari che devono sostanziarsi in una serie di attività specifiche e dimostrabili.

Le principali novità introdotte sono:

  1. Privacy by Desing e Privacy by Default
  2. Le condizioni di liceità del trattamento.
  3. Il trattamento di categorie particolari di dati personali.
  4. La valutazione di impatto sulla protezione dei dati.
  5. L’informativa all’interessato.
  6. I nuovi diritti degli interessati: il diritto all’oblio e il diritto alla portabilità dei dati.
  7. Il Data Privacy Officer.

In questi giorni le scuole, già abbastanza oberate di lavoro per conto loro, hanno dovuto correre a seguire corsi di formazione, spesso a pagamento, cercare di capire tra circolari usr e avvisi sindacali chiaramente contro legge in quanto sostenitori della teoria “non fate nulla aspettate”.

“Udir ha organizzato un convegno gratuito per i dirigenti il 19 maggio 2018 a Palermo a cui ne seguiranno altri, perché siamo convinti che non è possibile mettere SEMPRE i dirigenti scolastici in queste condizioni” segnala Marcello Pacifico presidente di UDIR, il sindacato dei dirigenti scolastici.

Infatti, il 19 maggio a Palermo si terrà un convegno di aggiornamento per la dirigenza, anche per i non iscritti a UDIR, in cui si tratteranno temi importantissimi come sicurezza, privacy, legge 205, il nuovo contratto.

“Facciamo della concretezza il nostro modello. Infatti il 19 maggio parleranno esperti che già oggi operano nel settore, abbiamo coinvolto un Data Protection Officer, il Dott. Corrado Faletti, che già da un anno segue più di 40 realtà tra scuole e pubbliche amministrazioni e che ha definito un modello che renderà l’impatto meno complesso per i Dirigenti, sulla Sicurezza l’esperto coinvolto, ing. Natale Saccone,  ha già aiutato decine di Dirigenti ad evitare grossi guai. In pratica UDIR vuole aiutare i dirigenti anche non iscritti perché la scuola è importante per il paese indipendentemente dagli interessi specifici di sindacati ed altri. Sul tema privacy inoltre abbiamo potenziato il nostro servizio di consulenza agli iscritti aggiungendo risorse operative sull’argomento” conclude il Presidente Pacifico.

 

 

Marcello Pacifico – Presidente UDIR

 

 

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