Internazionalizzazione, le proposte del Consorzio Euromed per i Voucher 2017

Napoli, 16 novembre 2017 – Si terrà il prossimo 21 novembre alle ore 15.30, a Napoli presso la sede di Compagnia delle Opere Campania, il work shop informativo “Internazionalizzare l’Impresa”.

Prevista la partecipazione di Sergio Passariello, presidente del Consorzio italo-maltese Euromed International Trade che presentarà i progetti d’internazionalizzazione programmati per il biennio 2018/2019.

Tra i focus progettuali che saranno illustrati durante l’intervento, particolare attenzione sarà offerta ai Progetti COMMONWEALTH 2018 ed  EUROMED Business Trade.

“Le imprese che si affideranno a noi – dichiara Sergio Passariello – saranno seguite in un percorso di accompagnamento della durata di 6/8 mesi, in collaborazione con Specialis Temporary Export Manager, già operativi sul campo e quindi in grado di garantire risultati concreti e tangibili”.

“Abbiamo deciso di puntare su questi due progetti in quanto da un lato la crescita economica nel Commonwealth ha accelerato in netto contrasto con l’Unione europea con un notevole potenziale commerciale non sfruttato, in particolare i paesi situati in Africa e Asia. Mentre nell’area geografica denominata Euromed vive il 7,7% della popolazione mondiale, genera il 13,7% del prodotto lordo reale globale e a ha attirato il 14,4% dei flussi di investimento mondiali” precisa ancora Passariello.

Le due iniziative potranno beneficiare del voucher 2017, messo a disposizione dal MISE per progetti d’internazionalizzazione.

Un finanziamento a fondo perduto destinato a PMI che hanno raggiunto un volume d’affari minimo di 500 mila euro, nell’ultimo esercizio.

A tal proposito, il Consorzio Euromed ha messo a disposizione una mail dedicata voucher2017@consorzioeuromed.com ed una pagina informativa raggiungibile al link www.consorzioeuromed.com/voucher2017.

Prevista la partecipazione al work shop di Stefano Barbieri (CDO International), Giovanni Pecorari (White Srl soc. TEM), – Domenico Letizia (IREPI) – Giampiero Falco (Confapi), Francesco Corbello (Dubai FDI).

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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Economia, arriva il voucher per l’internazionalizzazione delle PMI italiane

Roma, 3 novembre 2017 – Nell’ambito del programma MISE “voucher internazionalizzazione – 2017”, il Consorzio Italo-maltese Euromed International Trade e la società TEM White Srl, hanno raggiunto un accordo di partenariato, le cui finalità saranno quelle di potenziare e valorizzare le azioni per l’internazionalizzazione da offrire alle PMI Italiane.

Il programma di sostegno sull’internazionalizzazione, messo a disposizione dal MISE, prevede l’erogazione di un contributo a fondo perduto sotto forma di voucher, in favore di tutte quelle PMI che intendono guardare ai mercati oltre confine attraverso una figura specializzata (il cd. Temporary Export Manager o TEM) capace di studiare, progettare e gestire i processi e i programmi sui mercati esteri.

Per poter beneficiare del voucher, le imprese devono rivolgersi ad una società fornitrice dei servizi, scegliendola tra quelle inserite nell’ apposito elenco che sarà pubblicato sul sito del Ministero entro il giorno 20 dicembre 2017.

La partnership realizzata, tra Euromed e White, si pone l’obiettivo di offrire alle PMI interessate, di aderire a focus tematici e/o geografici specifici, già sperimentati, consolidati e competitivi nello attuale scenario commerciale.

“Il progetto di internazionalizzazione è uno strumento strategico di enorme valore per la crescita del business” – dichiara Giovanni Pecorari, Ceo di White Srl, la società TEM, già accreditata al Ministero dello Sviluppo Economico in occasione del bando 2015.

“I TEM di White  – continua Pecorari – già collaborano con imprese operanti in diversi settori, tra questi: meccanica, arredamento, elettronica, automotive, agroalimentare, edilizia, energie rinnovabili, moda e materiali compositi e la partnership con Euromed è per noi fondamentale per esplorare i mercati post brexit e del Commonwealth”.

“La rete commerciale del  Commonwealth – conferma Sergio Passariello, CEO del Consorzio Euromed –  con 52 stati aderenti e 2,5 miliardi di cittadini rappresenta sicuramente un mercato al quale le imprese italiane devono e possono guardare”.

Se poi a tutto ciò aggiungiamo le potenzialità dell’accordo CETA (l’accordo economico e commerciale tra l’UE e il Canada), entrato in vigore provvisoriamente lo scorso 21 settembre, è evidente che spendere il proprio voucher in un progetto accompagnato da noi, può determinare per l’impresa un ottimo risultato.

“Nell’ambito dei focus – conclude Passariello –  abbiamo deciso di coinvolgere la nostra sede di Malta, in quanto Stato contestualmente aderente alla Comunità Europea ed alla rete commerciale del Commonwealth, oltre che con spiccate doti commerciali e di giurisdizione anglosassone che facilità le relazioni commerciali”.

Per partecipare al bando MISE, è necessario che le imprese interessate, con fatturato realizzato nell’ultimo esercizio superiore a 500 mila euro, presentino apposita domanda al MISE, a partire dal 28 novembre 2017.

A tal proposto, al fine di poter ottenere un supporto, è possibile contattare i nostri uffici scrivendo una mail a: voucher2017@consorzioeuromed.com oppure compilare il form alla pagina web dedicata all’indirizzo www.consorzioeuromed.com/voucher2017.

 

 

Ischia: il vero terremoto rischia di essere la cattiva informazione

Ischia, 24 agosto 2017 – Ad Ischia il vero terremoto rischia di essere la cattiva informazione. Sono infatti grandi i danni di immagine recati all’economia dell’isola collegata al turismo. Ad intervenire sulla questione Sergio Passariello, Presidente del movimento Imprese del Sud.

“I tanti amici imprenditori che vivono e lavorano sull’isola di Ischia sono seriamente preoccupati. Il danno di immagine che si sta registrando con la diffusione di notizie non rispondenti alla realtà rischia di creare danni maggiori di quelli causati dal terremoto stesso” dichiara Passariello.

“Le disdette che si stanno registrando alcune anche comprensibili, non trovano giustificazione rispetto alla reale situazione presente sull’isola. Le zone veramente inagibili sono ben circoscritte e le strutture ricettive presenti sull’Isola sono tutte accoglienti” continua il Presidente di Imprese del Sud.

Settembre e ottobre sono mesi ancora di lavoro e molti operatori, considerando ciò che sta accadendo, non sapranno come far fronte agli impegni economici in scadenza, in particolar modo per quanto riguarda il pagamento delle imposte, spese di personale e delle utenze”.

Anche a Malta – precisa Passariello – dove mi trovo per lavoro, stamane è stata avvertita una scossa di terremoto con epicentro al largo dell’Isola. Subito i media web italiani hanno iniziato a diramare la notizia di un forte terremoto che avrebbe causato panico tra la popolazione. Nulla di più falso. La vita sull’isola scorre normalmente senza turbative.

“Auspico che le autorità locali, di concerto con quelle regionali e nazionali, diramino con urgenza idonei comunicati stampa che possano attestare la vera situazione dell’isola d’Ischia al fine di poter tranquillizzare i turisti, oltre a chiedere con immediatezza l’esecuzione di un provvedimento di sospensione delle tasse e dei tributi con un rinvio di pagamenti e rientri fidi” conclude Passariello.

Isola di Ischia (Foto:Wikipedia.org)

 

Sergio Passariello, Presidente del movimento Imprese del Sud

Camere di Commercio, “Bene la riduzione, ora nuove regole per eleggere i CDA”

Roma, 11 agosto 2017 – “Con la firma del decreto che razionalizza e rende più efficiente il sistema delle Camere di Commercio a conclusione di un percorso avviato ai sensi di quanto previsto dal decreto legislativo n. 219 del 2016, sicuramente un passo decisivo è stato fatto. Ora è giunto il momento di riformare le modalità di elezione dei Consigli di Amministrazione“, è quanto dichiara Sergio Passariello Presidente del movimento imprenditoriale Imprese del Sud.

“Non è possibile – continua Passariello – che i CDA degli enti camerali siano espressione della minoranza delle imprese iscritte, e che gli stessi siano decisi in base a spartizioni sindacali, ormai anacronistiche e non rispettose della vera rappresentanza datoriale”.

“Oggi la maggioranza delle imprese, degli artigiani e dei professionisti  iscritti al Registro Imprese – precisa Passariello – non aderisce a nessuna associazione di categoria, ma paga regolarmente i contributi camerali e riceve i servizi dalle CCIAA. E’ assurdo che a queste imprese sia negato il diritto di poter esprimere il proprio voto per la nomina dei CDA solo ed esclusivamente perché non aderenti ad alcuna associazione”.

“E’ necessario – conclude Passariello – rendere le procedure elettive dei consigli d’Amministrazione delle CCIAA, aperte a tutti gli iscritti, tramite un voto elettronico collegato alla posta certificata. In questo modo avremo amministratori più attenti agli interessi collettivi del sistema imprenditoriale”.

 

Logo Camere di Commercio

 

 

Sergio Passariello, presidente del movimento imprenditoriale Imprese del Sud

 

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Ufficio Stampa

Imprese del Sud

info@euromed.com

 

Tag: riforma camere di commercio, riforma camera di commercio, riduzione camere di commercio

Passariello, “Il CETA è occasione di sviluppo per le nostre imprese”

Milano, 7 agosto 207 – Il CETA è un’opportunità di sviluppo per le nostre aziende e per l’Italia? Intervistato da “Imprese del Sud”, Sergio Passariello, Presidente e CEO del consorzio d’internazionalizzazione Euromed International Trade, con sedi tra Italia e Malta, ci spiega le positività dell’accordo commerciale tra Europa e Canada che sta spaccando il mondo politico ed imprenditoriale italiano in questo momento.

Passariello, prima di tutto ci spieghi cos’è il CETA.

Negoziato per quasi cinque anni e quattro mesi, il CETA è l’accordo economico e commerciale globale concluso tra l’UE e il Canada. Oggi l’accordo è pronto per la ratifica finale del Parlamento italiano, dopo che la maggioranza dei Deputati Europei lo ha sostenuto e votato, l’accordo potrebbe già essere applicato provvisoriamente nel prossimo mese di settembre.

Va precisato che il CETA non riguarda solo ed esclusivamente il settore agroalimentare ma bensì tantissimi altri settori della nostra economia.

Eliminerà tutte le tariffe e dazi tra l’UE e il Canada, ad eccezione di quelle previste sui servizi pubblici, i servizi audiovisivi e di trasporto e alcuni prodotti agricoli. Esso porterà anche al riconoscimento reciproco delle certificazioni per una vasta gamma di prodotti, dai beni elettrici ai giocattoli.

Basti pensare che prima di quest’accordo il Canada negoziava singolarmente con gli Stati Europei e sussistevano disparità di trattamento, spesso a danno delle nostre imprese. Oggi con il CETA, questo non sarà più possibile, le regole dell’accordo valgono per tutti gli Stati membri EU e non ci saranno più posizioni dominanti.

Inoltre in Canada c’è una delle più grandi comunità di italiani all’estero. A partire dal censimento del 2011, quasi un milione e mezzo di abitanti canadesi hanno dichiarato di avere origini italiane. E l’Italia deve assolutamente prendere in considerazione questo dato, se non vuole perdere quest’occasione.

Chi saranno i primi beneficiari del CETA?

Sicuramente i consumatori. L’apertura dei mercati porterà ad una maggiore scelta di prodotti e servizi a prezzi più competitivi.

Poi i lavoratori. Per molti operatori professionali dell’UE e quindi Italiani, sarà più facile fornire servizi legali, contabili, ingegneristici, architettonici o simili in Canada. Il CETA fornisce un quadro chiaro per l’UE e il Canada nel riconoscere le qualifiche degli altri in tali professioni. Sarà inoltre più agevole per le imprese spostare temporaneamente il proprio personale all’altro lato dell’Atlantico.

Ed infine per le imprese. Semplificando le procedure sarà più facile per le aziende europee di espandersi nel mercato canadese. Con il CETA, il Canada aprirà le proprie gare di appalto pubbliche alle imprese dell’UE, sia a livello federale che comunale. Per le esportazioni inoltre, sono state previste semplificazioni burocratiche con registrazione dei prodotti direttamente presso le nostre Agenzie delle Dogane.

Con la sottoscrizione del CETA, il Canada si impegna anche a rendere più trasparente i propri processi di gara pubblicando tutte le sue offerte pubbliche su un unico sito web divisi per singolo appalto. Attualmente la mancanza di accesso alle informazioni è uno dei maggiori ostacoli per le piccole imprese in mercati esteri.

Ma con il CETA ci sarà una protezione dei prodotti Italiani ed in particolare del SUD?

Anche se L’Italia potrà esportare il 92% circa dei suoi prodotti agricoli e alimentari esenti da dazi doganali, questo non sarebbe a dispetto della protezione dei suoi prodotti. Il Canada ha deciso di proteggere l’origine di  143 prodotti europei associati a una specifica città o regione, già presenti sul mercato canadese e che già godono di una grande reputazione in funzione delle loro qualità, e di questi prodotti 41 sono Italiani.

Il trattato commerciale, non interviene in modo del tutto restrittivo sulle produzioni canadesi che si ispirano alla Dop originale (con l’uso, ad esempio, della denominazione “Parmesan”), ma vieta di associarle ad elementi di “italian sounding” (il tricolore, città o monumenti italiani) che risultano ingannevoli per i consumatori. Questo passaggio assume una straordinaria rilevanza per la tutela dei nostri prodotti, che va precisato ad oggi non tutelati.

Purtroppo, con rammarico devo confermare che il Canada, per le aziende meridionali non ha mai rappresentato un mercato di riferimento, per questo credo che le polemiche attuali, sollevate anche da autorevoli esponenti del mondo politico ed imprenditoriale siano stucchevoli. Ciò che conta, nell’affermazione di un prodotto è il posizionamento commerciale, il valore del brand, la conoscenza dello stesso sul mercato e non basta avere un simbolo DOP o IG per rendere quel prodotto affermato.

Senza CETA, il meridione continuerebbe a non aver accesso al mercato canadese, considerando anche i dazi presenti, mentre con il trattato commerciale operativo, finalmente anche il tessuto imprenditoriale del sud Italia potrà guardare a questo mercato con serenità, programmare investimenti senza avere concorrenza sleale da parte di terzi nell’uso di marchi, brevetti, simboli italiani e sfruttare al massimo l’unico brand che oggi i canadesi conoscono bene, il “Made in Italy”.

Ma nel merito, molte associazioni sindacali e di consumatori stanno protestando per bloccare il CETA?

Intanto, va precisato che solo alcune associazioni di agricoltori, oggi sono contro il CETA. Tali associazioni non rappresentano la maggioranza degli operatori che invece, dalle informazioni in mio possesso, sono favorevoli all’accordo ed intravedono in questa apertura dei mercati una grande occasione di crescita.

Ciò che va valorizzato di quest’accordo è la possibilità per il nostro tessuto imprenditoriale di poter puntare, finalmente, al mercato canadese e quindi statunitense, con progetti di medio e lungo termine e con la consapevolezza di non essere aggrediti dalla aziende canadesi con concorrenza sleale. Senza la firma di questo accordo, di contro, l’industria del falso Made in Italy continuerà a crescere senza avere strumenti giuridici per tutelarci.

Inoltre, voglio precisare che molte imprese nel settore agroalimentare sono fuori dal DOP e/o IGP sebbene produttori di prodotti di alta qualità . Infine c’è chi ha costruito un vero e proprio business sul sistema della qualità certificata aumentando i costi di produzione e rendendo spesso gli stessi prodotti non collocabili sul mercato.

Ovvio che il CETA va a toccare anche interessi di parte, ma le positività di quest’accordo non possono essere messe in discussione per la protesta “tardiva” di lobby commerciali che sino ad oggi forse hanno potuto godere di protezioni.

Rispetto invece alle garanzie sanitarie dei prodotti provenienti dal Canada? Si legge sui media di grano al glifosato o carne agli ormoni, cosa c’è di vero?

Prima di tutto voglio precisare che nell’accordo commerciale è previsto, senza alcun margine d’interpretazione, che tutte le importazioni dal Canada devono rispettare le norme dell’UE. Il CETA non riduce e non modifica gli standard comunitari in materia di salute e sicurezza, ambientali e sociali o dei consumatori. Quindi non cambieranno le norme UE che disciplinano la sicurezza alimentare, anche sui prodotti OGM o il divieto di carne bovina trattata con ormoni.

Anche in questo caso, chi soffia sul vento anti CETA, specula sulla disinformazione e crea un clima di tensione tra cittadini ed imprese, ai limiti della tolleranza.

Di contro, il Canada non mi risulta essere un paese nel quale la qualità della vita è pessima, anzi ad esempio Vancouver risulta ai primi posti nella classifica mondiale tra le città dove si vive meglio, mentre l’Italia si piazza negli ultimi posti. Sarebbe opportuno fare un po di autocritica in merito.

Inoltre il CETA non si applica ai servizi pubblici, in questo modo i paesi dell’UE potranno mantenere i monopoli pubblici e continuare a decidere quali servizi, come l’approvvigionamento idrico, la salute e l’istruzione, vogliono mantenere pubblici e quali vogliono privatizzare. Anche in questo caso ogni contestazione è puramente speculativa ed ideologica.

Sfogliando l’accordo troviamo anche capitoli dedicati alla tutela della proprietà intellettuale e la protezione dell’ambiente e dei diritti dei lavoratori. Ci spieghi meglio.

Il CETA creerà condizioni di maggiore parità tra il Canada e l’UE nel campo dei diritti di proprietà intellettuale (DPI). Rafforzerà, ad esempio, la protezione dei diritti d’autore, allineando le norme canadesi a quelle dell’UE in materia di protezione delle misure tecnologiche e di gestione dei diritti digitali. Migliorerà il modo in cui il sistema dei DPI del Canada protegge i brevetti di prodotti farmaceutici dell’UE.

Oggi, un azienda italiana se volesse proteggere il proprio marchio o brevetto sul mercato canadese, dovrebbe avviare una procedura di registrazione presso l’autority canadese, con costi maggiorati e con il rischio di un rigetto. Con il CETA tutto questo sarà superato.

L’UE e il Canada hanno concordato il loro impegno a favore dello sviluppo sostenibile. Entrambe le parti sono d’accordo sul fatto che gli scambi commerciali e gli investimenti debbano promuovere la protezione dell’ambiente e i diritti dei lavoratori e non andare a loro discapito.

L’UE e il Canada si impegnano affinché il CETA contribuisca a garantire la complementarità tra crescita economica, sviluppo sociale e protezione dell’ambiente. Il CETA fa propri gli obblighi assunti dall’UE e dal Canada in forza di norme internazionali in materia di diritti dei lavoratori e di protezione dell’ambiente e del clima.

Il CETA attribuisce alla società civile dell’UE e del Canada un ruolo importante in termini di partecipazione all’attuazione degli impegni previsti in questi settori dall’accordo stesso. Il CETA istituisce inoltre una procedura di risoluzione delle controversie che comprende consultazioni tra i governi e un gruppo di esperti.

Quali iniziative avete in programma per aiutare le Imprese Italiane ad accedere nel mercato canadese, con l’approvazione provvisoria del CETA?

Prima di tutto l’approccio all’accordo, per quanto ci riguarda è positivo. I motivi che rendono il trattato commerciale un opportunità di crescita sono tanti, ed il CETA non va visto come un punto di arrivo, ma come un punto di partenza. Da qui la necessità di diventare attori principali di questa epocale trasformazione nei rapporti commerciali con il Canada e quindi come Consorzio Euromed, abbiamo deciso di  promuovere la nascita del primo CETA Business Forum.

Abbiamo pensato ad un Forum che si possa articolare in due fasi, la prima sarà totalmente informatica. Sarà creata una piattaforma web, nella quale professionisti, imprenditori ed istituzioni potranno promuovere le proprie attività, entrare in contatto diretto con potenziali clienti/fornitori e definire una collaborazione. La piattaforma sarà anche veicolo informativo con la possibilità di pubblicazione contributi da parte degli utenti e con forum di discussione tematici.

La seconda fase, si svolgerà con l’organizzazione fisica di due momenti d’incontro, a cadenza semestrale, da tenersi in Europa ed in Canada.

Saranno due momenti di condivisione e di networking, nei quali le aziende ed i professionisti potranno incontrarsi fisicamente, confrontarsi in tavoli tematici e portare all’attenzione della politica le esigenze concrete dei vari settori, per migliorare l’accordo.

 

CETA, Sergio Passariello del consorzio Euromed International Trade interviene sul trattato CETA

 

 

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