Passariello, “Il CETA è occasione di sviluppo per le nostre imprese”

Milano, 7 agosto 207 – Il CETA è un’opportunità di sviluppo per le nostre aziende e per l’Italia? Intervistato da “Imprese del Sud”, Sergio Passariello, Presidente e CEO del consorzio d’internazionalizzazione Euromed International Trade, con sedi tra Italia e Malta, ci spiega le positività dell’accordo commerciale tra Europa e Canada che sta spaccando il mondo politico ed imprenditoriale italiano in questo momento.

Passariello, prima di tutto ci spieghi cos’è il CETA.

Negoziato per quasi cinque anni e quattro mesi, il CETA è l’accordo economico e commerciale globale concluso tra l’UE e il Canada. Oggi l’accordo è pronto per la ratifica finale del Parlamento italiano, dopo che la maggioranza dei Deputati Europei lo ha sostenuto e votato, l’accordo potrebbe già essere applicato provvisoriamente nel prossimo mese di settembre.

Va precisato che il CETA non riguarda solo ed esclusivamente il settore agroalimentare ma bensì tantissimi altri settori della nostra economia.

Eliminerà tutte le tariffe e dazi tra l’UE e il Canada, ad eccezione di quelle previste sui servizi pubblici, i servizi audiovisivi e di trasporto e alcuni prodotti agricoli. Esso porterà anche al riconoscimento reciproco delle certificazioni per una vasta gamma di prodotti, dai beni elettrici ai giocattoli.

Basti pensare che prima di quest’accordo il Canada negoziava singolarmente con gli Stati Europei e sussistevano disparità di trattamento, spesso a danno delle nostre imprese. Oggi con il CETA, questo non sarà più possibile, le regole dell’accordo valgono per tutti gli Stati membri EU e non ci saranno più posizioni dominanti.

Inoltre in Canada c’è una delle più grandi comunità di italiani all’estero. A partire dal censimento del 2011, quasi un milione e mezzo di abitanti canadesi hanno dichiarato di avere origini italiane. E l’Italia deve assolutamente prendere in considerazione questo dato, se non vuole perdere quest’occasione.

Chi saranno i primi beneficiari del CETA?

Sicuramente i consumatori. L’apertura dei mercati porterà ad una maggiore scelta di prodotti e servizi a prezzi più competitivi.

Poi i lavoratori. Per molti operatori professionali dell’UE e quindi Italiani, sarà più facile fornire servizi legali, contabili, ingegneristici, architettonici o simili in Canada. Il CETA fornisce un quadro chiaro per l’UE e il Canada nel riconoscere le qualifiche degli altri in tali professioni. Sarà inoltre più agevole per le imprese spostare temporaneamente il proprio personale all’altro lato dell’Atlantico.

Ed infine per le imprese. Semplificando le procedure sarà più facile per le aziende europee di espandersi nel mercato canadese. Con il CETA, il Canada aprirà le proprie gare di appalto pubbliche alle imprese dell’UE, sia a livello federale che comunale. Per le esportazioni inoltre, sono state previste semplificazioni burocratiche con registrazione dei prodotti direttamente presso le nostre Agenzie delle Dogane.

Con la sottoscrizione del CETA, il Canada si impegna anche a rendere più trasparente i propri processi di gara pubblicando tutte le sue offerte pubbliche su un unico sito web divisi per singolo appalto. Attualmente la mancanza di accesso alle informazioni è uno dei maggiori ostacoli per le piccole imprese in mercati esteri.

Ma con il CETA ci sarà una protezione dei prodotti Italiani ed in particolare del SUD?

Anche se L’Italia potrà esportare il 92% circa dei suoi prodotti agricoli e alimentari esenti da dazi doganali, questo non sarebbe a dispetto della protezione dei suoi prodotti. Il Canada ha deciso di proteggere l’origine di  143 prodotti europei associati a una specifica città o regione, già presenti sul mercato canadese e che già godono di una grande reputazione in funzione delle loro qualità, e di questi prodotti 41 sono Italiani.

Il trattato commerciale, non interviene in modo del tutto restrittivo sulle produzioni canadesi che si ispirano alla Dop originale (con l’uso, ad esempio, della denominazione “Parmesan”), ma vieta di associarle ad elementi di “italian sounding” (il tricolore, città o monumenti italiani) che risultano ingannevoli per i consumatori. Questo passaggio assume una straordinaria rilevanza per la tutela dei nostri prodotti, che va precisato ad oggi non tutelati.

Purtroppo, con rammarico devo confermare che il Canada, per le aziende meridionali non ha mai rappresentato un mercato di riferimento, per questo credo che le polemiche attuali, sollevate anche da autorevoli esponenti del mondo politico ed imprenditoriale siano stucchevoli. Ciò che conta, nell’affermazione di un prodotto è il posizionamento commerciale, il valore del brand, la conoscenza dello stesso sul mercato e non basta avere un simbolo DOP o IG per rendere quel prodotto affermato.

Senza CETA, il meridione continuerebbe a non aver accesso al mercato canadese, considerando anche i dazi presenti, mentre con il trattato commerciale operativo, finalmente anche il tessuto imprenditoriale del sud Italia potrà guardare a questo mercato con serenità, programmare investimenti senza avere concorrenza sleale da parte di terzi nell’uso di marchi, brevetti, simboli italiani e sfruttare al massimo l’unico brand che oggi i canadesi conoscono bene, il “Made in Italy”.

Ma nel merito, molte associazioni sindacali e di consumatori stanno protestando per bloccare il CETA?

Intanto, va precisato che solo alcune associazioni di agricoltori, oggi sono contro il CETA. Tali associazioni non rappresentano la maggioranza degli operatori che invece, dalle informazioni in mio possesso, sono favorevoli all’accordo ed intravedono in questa apertura dei mercati una grande occasione di crescita.

Ciò che va valorizzato di quest’accordo è la possibilità per il nostro tessuto imprenditoriale di poter puntare, finalmente, al mercato canadese e quindi statunitense, con progetti di medio e lungo termine e con la consapevolezza di non essere aggrediti dalla aziende canadesi con concorrenza sleale. Senza la firma di questo accordo, di contro, l’industria del falso Made in Italy continuerà a crescere senza avere strumenti giuridici per tutelarci.

Inoltre, voglio precisare che molte imprese nel settore agroalimentare sono fuori dal DOP e/o IGP sebbene produttori di prodotti di alta qualità . Infine c’è chi ha costruito un vero e proprio business sul sistema della qualità certificata aumentando i costi di produzione e rendendo spesso gli stessi prodotti non collocabili sul mercato.

Ovvio che il CETA va a toccare anche interessi di parte, ma le positività di quest’accordo non possono essere messe in discussione per la protesta “tardiva” di lobby commerciali che sino ad oggi forse hanno potuto godere di protezioni.

Rispetto invece alle garanzie sanitarie dei prodotti provenienti dal Canada? Si legge sui media di grano al glifosato o carne agli ormoni, cosa c’è di vero?

Prima di tutto voglio precisare che nell’accordo commerciale è previsto, senza alcun margine d’interpretazione, che tutte le importazioni dal Canada devono rispettare le norme dell’UE. Il CETA non riduce e non modifica gli standard comunitari in materia di salute e sicurezza, ambientali e sociali o dei consumatori. Quindi non cambieranno le norme UE che disciplinano la sicurezza alimentare, anche sui prodotti OGM o il divieto di carne bovina trattata con ormoni.

Anche in questo caso, chi soffia sul vento anti CETA, specula sulla disinformazione e crea un clima di tensione tra cittadini ed imprese, ai limiti della tolleranza.

Di contro, il Canada non mi risulta essere un paese nel quale la qualità della vita è pessima, anzi ad esempio Vancouver risulta ai primi posti nella classifica mondiale tra le città dove si vive meglio, mentre l’Italia si piazza negli ultimi posti. Sarebbe opportuno fare un po di autocritica in merito.

Inoltre il CETA non si applica ai servizi pubblici, in questo modo i paesi dell’UE potranno mantenere i monopoli pubblici e continuare a decidere quali servizi, come l’approvvigionamento idrico, la salute e l’istruzione, vogliono mantenere pubblici e quali vogliono privatizzare. Anche in questo caso ogni contestazione è puramente speculativa ed ideologica.

Sfogliando l’accordo troviamo anche capitoli dedicati alla tutela della proprietà intellettuale e la protezione dell’ambiente e dei diritti dei lavoratori. Ci spieghi meglio.

Il CETA creerà condizioni di maggiore parità tra il Canada e l’UE nel campo dei diritti di proprietà intellettuale (DPI). Rafforzerà, ad esempio, la protezione dei diritti d’autore, allineando le norme canadesi a quelle dell’UE in materia di protezione delle misure tecnologiche e di gestione dei diritti digitali. Migliorerà il modo in cui il sistema dei DPI del Canada protegge i brevetti di prodotti farmaceutici dell’UE.

Oggi, un azienda italiana se volesse proteggere il proprio marchio o brevetto sul mercato canadese, dovrebbe avviare una procedura di registrazione presso l’autority canadese, con costi maggiorati e con il rischio di un rigetto. Con il CETA tutto questo sarà superato.

L’UE e il Canada hanno concordato il loro impegno a favore dello sviluppo sostenibile. Entrambe le parti sono d’accordo sul fatto che gli scambi commerciali e gli investimenti debbano promuovere la protezione dell’ambiente e i diritti dei lavoratori e non andare a loro discapito.

L’UE e il Canada si impegnano affinché il CETA contribuisca a garantire la complementarità tra crescita economica, sviluppo sociale e protezione dell’ambiente. Il CETA fa propri gli obblighi assunti dall’UE e dal Canada in forza di norme internazionali in materia di diritti dei lavoratori e di protezione dell’ambiente e del clima.

Il CETA attribuisce alla società civile dell’UE e del Canada un ruolo importante in termini di partecipazione all’attuazione degli impegni previsti in questi settori dall’accordo stesso. Il CETA istituisce inoltre una procedura di risoluzione delle controversie che comprende consultazioni tra i governi e un gruppo di esperti.

Quali iniziative avete in programma per aiutare le Imprese Italiane ad accedere nel mercato canadese, con l’approvazione provvisoria del CETA?

Prima di tutto l’approccio all’accordo, per quanto ci riguarda è positivo. I motivi che rendono il trattato commerciale un opportunità di crescita sono tanti, ed il CETA non va visto come un punto di arrivo, ma come un punto di partenza. Da qui la necessità di diventare attori principali di questa epocale trasformazione nei rapporti commerciali con il Canada e quindi come Consorzio Euromed, abbiamo deciso di  promuovere la nascita del primo CETA Business Forum.

Abbiamo pensato ad un Forum che si possa articolare in due fasi, la prima sarà totalmente informatica. Sarà creata una piattaforma web, nella quale professionisti, imprenditori ed istituzioni potranno promuovere le proprie attività, entrare in contatto diretto con potenziali clienti/fornitori e definire una collaborazione. La piattaforma sarà anche veicolo informativo con la possibilità di pubblicazione contributi da parte degli utenti e con forum di discussione tematici.

La seconda fase, si svolgerà con l’organizzazione fisica di due momenti d’incontro, a cadenza semestrale, da tenersi in Europa ed in Canada.

Saranno due momenti di condivisione e di networking, nei quali le aziende ed i professionisti potranno incontrarsi fisicamente, confrontarsi in tavoli tematici e portare all’attenzione della politica le esigenze concrete dei vari settori, per migliorare l’accordo.

 

CETA, Sergio Passariello del consorzio Euromed International Trade interviene sul trattato CETA

 

 

L’economista Usa Warren Mosler presenta a Roma il documentario ‘PIIGS

Venerdì 26 maggio 2017 h. 21:00 a Roma, presso il Cinema Jolly, l’economista Usa Warren Mosler presenta a Roma il documentario ‘PIIGS – Ovvero come imparai a preoccuparmi e a combattere l’austerity’, narrato da Claudio Santamaria.

Roma, 24 maggio 2017 – L’economista statunitense Warren Mosler sarà presente, venerdì 26 maggio al Cinema Jolly di Roma (Via Giano della Bella 4, quartiere Nomentano) per la proiezione delle ore 21:00 di “PIIGS – ovvero come imparai a preoccuparmi e a combattere l’austerity, il documentario scritto e diretto da Adriano Cutraro, Federico Greco e Mirko Melchiorre, che sta diventando il manifesto del pensiero critico alle politiche di austerità dell’Eurozona.

L’iniziativa è organizzata in collaborazione con l’associazione Rete MMT. Mosler, fondatore della scuola economica della Modern Money Theory, che la rivista Bloomberg ha inserito tra i nove economisti che predissero e spiegarono la crisi finanziaria con ampio anticipo, interverrà al termine e risponderà alle domande del pubblico insieme ai registi.

PIIGS, nelle sale dallo scorso 27 aprile, distribuito da Fil Rouge Media, è un film a metà strada tra Inside Job (documentario del 2010 sulla crisi finanziaria USA) e le storie proletarie di Ken Loach.

Narrato da Claudio Santamaria e con interviste – tra gli altri – a Noam Chomsky, Yanis Varoufakis ed Erri De Luca, è un viaggio affascinante e rivoluzionario nel cuore della tragica crisi economica europea.

Realizzato dai tre filmmaker dopo cinque anni di ricerche e due di riprese, PIIGS è un’immersione senza precedenti e senza censure nei dogmi dell’austerity.

Il documentario racconta anche le dirette conseguenze dell’austerity a Roma, concentrandosi sulla storia della sopravvivenza di una cooperativa sociale che assiste disabili e persone svantaggiate.

Dintorni di Roma, oggi. Claudia sta provando a salvare la Cooperativa “Il Pungiglione” dal fallimento. “Il Pungiglione” ha un credito di un milione di euro dal comune e dalla regione e rischia di chiudere per sempre: 100 dipendenti perderanno il lavoro e 150 disabili rimarranno senza assistenza.

È una bomba sociale a orologeria.

È vero che nell’Eurozona non c’è alternativa all’austerity, al Fiscal Compact, al pareggio di bilancio, ai tagli alla spesa sociale? Al fallimento del “Pungiglione”?

Per informazioni sull’iniziativa scrivere alla mail info@retemmt.it.

 

Capire l’economia, la nuova serie in esclusiva su Eduflix.it

Roma, 20 marzo 2017 – Cos’è lo spread e perché quando aumenta ne risentono i mercati? Quali sono state le cause della grave crisi finanziaria del 2007? Come funziona la Borsa azionaria e in che modo i titoli salgono e scendono continuamente?

Per rispondere a questi interrogativi apparentemente ostici è nata “Capire l’economia”, una serie di documentari esclusivi di Eduflix Italia (www.eduflix.it), dedicati ai temi chiave di questa disciplina.

Le più autorevoli figure dell’economia italiana e internazionale, fra cui molti premi Nobel, illustrano in modo semplice, comprensibile e completo le sfaccettature di una materia considerata di difficile accesso eppure assolutamente centrale e indispensabile per interpretare l’attualità.

Un’opera esaustiva che esamina a fondo le diverse branche dell’economia, dalla storia del capitalismo alla globalizzazione, dal mercato del lavoro alla politica fiscale.

All’interno della collezione troviamo innanzitutto i grandi protagonisti della storia economica, il liberista Adam Smith e il socialista Karl Marx, lo “statalista” John Keynes e Alfred Marshall, il padre della microeconomia.

Una sezione specifica è poi dedicata ai concetti base e ai meccanismi del mondo economico, dalla Borsa valori alle tasse, dal sistema bancario al mercato del lavoro. Non potevano mancare gli approfondimenti sulle recenti trasformazioni dell’economia: l’ascesa dei Paesi emergenti, l’Unione Europea e la moneta unica, il mercato globale e i suoi rischi.

Un’analisi che mira a essere la più completa possibile e che si avvale perciò anche dell’ausilio di discipline “parallele”, come la matematica della “teoria dei giochi”, raccontata dal premio Nobel Robert Aumann, con cui si possono osservare da un’altra prospettiva le strategie finanziarie, o la filosofia etica, punto di vista privilegiato del premio Nobel Amartya Sen per spiegare il rapporto tra giustizia e sviluppo.

“Capire l’economia” si rivela quindi una serie fondamentale per capire il mondo contemporaneo, e lo si trova  in esclusiva su Eduflix.it.

Eduflix Italia è un marchio registrato della Digital E S.r.l., azienda leader in Italia nella creazione di contenuti di divulgazione culturale.
Dall’arte alla filosofia, dall’architettura alla scienza, dall’economia alla psicologia, centinaia di documentari e contenuti video dove le figure più autorevoli della cultura italiana e mondiale (compresi diversi premi Nobel) raccontano le storie e i protagonisti che hanno costruito il patrimonio culturale dell’uomo.

 

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Per maggiori informazioni:

www.eduflix.it

comunicazione@eduflix.it

 

Capire l’economia, il nuovo documentario esclusivo di Eduflix.it

 

Capire l’economia, il nuovo documentario esclusivo di Eduflix.it

 

 

A Rivarolo nasce il Comitato per il NO alla fusione di RivaBanca

Rivarolo Canavese (To), 16 marzo 2017 – A difesa delle ragioni della Banca del Canavese nata solo 2 anni fa è nato a Rivarolo il Comitato per la Continuità di Rivabanca. In una data simbolo l’8 marzo 2017, e con una alcune domande: “Ma Tu, Socio di Rivabanca, avresti investito i tuoi risparmi per finanziare Banca d’Alba anziché costituire Rivabanca a supporto delle attività dell’area canavesana dove vivi e lavori? Ed ora perché dovresti tradire quei valori e quegli intenti? E poi, perché togliere nuovamente respiro e speranza a tante attività economiche, a tanti professionisti ed a tante famiglie che vivono e lavorano su un territorio già sin troppo martoriato dalla crisi degli ultimi vent’anni?”.

Queste le domande dei promotori, che sono un nutrito gruppo del comitato costituente ed altri soci oltre che normali cittadini, anche non soci della Banca, che vogliono assolutamente difenderne l’autonomia, la continuità e la crescita.

Il messaggio provocatorio utilizzato quasi come slogan dal Comitato è che “…nel nostro territorio si fonde solo il ferro. Forgiamo il presente ed il futuro del nostro territorio. E per questo difendiamo Rivabanca”.

Soprattutto si difendono le scelte iniziali, i sentimenti, le ragioni ed i valori che in questi anni non sono cambiati. Anzi, si sono rafforzati. E allora, perchè tradirli?

Anche il vescovo Arrigo Miglio, aveva «benedetto» il progetto   della   banca   con   l’acquisto delle quote, verificando la bontà della strategia  lungimirante e radicata nei valori , supportando una forma di auto-aiuto inedita per il territorio : la solidarieta’ reciproca . 

L’istituto valorizza lo strumento principe ed elemento di forza: la prossimità geografica, stabilendo un legame immediato tra i bisogni espressi e le strategie effettuate dalla banca per soddisfarli.    

Una banca etica, insomma, che rappresenta una grande occasione per l’intero Canavese, ancora appesantito dai postumi di una importante crisi economica e sociale.

Crisi, però, che la nascente banca ha saputo superare alla grande,  diventando un fenomeno  di  massa: 1640 i soci che hanno  sottoscritto le quote come soci fondatori, ben il 4%  dell’intera  popolazione  della zona  di  riferimento. Tanto che, con  largo  anticipo, il comitato promotore  ha raccolto i 5 milioni di  euro necessari  al capitale sociale.   

Un vero e proprio evento per il Canavese e, più in generale una banca nuova, orgoglio del territorio per il territorio, che ha  raggiunto in anticipo tutti gli obiettivi che si era  data e che gli aveva dato Banca d’Italia.

Un tasso di capitalizzazione al  37% che fa rabbrividire anche  il  buon  patron di  Mediolanum  che va in TV a costruire  un  cerchio intorno a se, sfoggiando il suo tasso del 12%.

Il Comitato diffonderà quindi le ragioni del NO, spiegherà ai soci e ai non soci il progetto di continuità e sviluppo per il territorio, spiegherà la riforma del Credito Cooperativo che consente di ottenere tutti i benefici di buon governo  nel rispetto dell’autonomia,  il decreto salva risparmio di febbraio 2017 oltre ai  contenuti  organizzativi e le potenzialità  della nostra BCC.

Rivabanca c’è ed è per questo che il Comitato dice no alla fusione, inaugurando l’hashtag #nofusione da usare sui social per la battaglia.

Per informazioni o per aderire al comitato questi i riferimenti del comitato: Comitato per l’Autonomia di Rivabanca c/o Studio Legale Avv. Francia Armando, Via Peyron, 25 10143, Torino. Tel. 377.5432760, email segreteria@comitatocontinuitarivabanca.it e sito internet www.comitatocontinuitarivabanca.it.

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Nasce Cryptonetwork, la rete per informare sulle monete digitali

Arriva, Cryptonetwork, un’iniziativa di promozione sociale per facilitare le persone a vivere meglio il mondo che cambia…

Roma, 13 marzo 2017 – È stato presentato a Firenze, nelle scorse settimane, Cryptonetwork, un ambizioso progetto per rendere alla portata delle persone comuni argomenti solitamente ad esse preclusi perché riservati solo agli esperti. Il nome parte dalla convinzione che ci sono cose poco note, criptiche appunto, che la gente invece dovrebbe conoscere e praticare.

L’obiettivo è operare perché sia disponibile a tutti conoscenza e quindi familiarità su temi poco noti che sono però già davanti a noi e che fanno parte del nostro futuro, in alcuni casi già del presente.

E’ il caso, per esempio, della blockchain, una nuova tecnologia che ha il potenziale per modificare in modo radicale e permanente la nostra vita di ogni giorno. Cryptonetwork ritiene che probabilmente è interesse dei cittadini saperne di più, in modo semplice ed alla portata di tutti. E’ a tutti noto che da sempre la conoscenza porta vantaggi alle persone.

Anche se le applicazione della blockchain sono molteplici ed ancora, probabilmente, tutte da scoprire, al momento la più importante è costituita dalle monete digitali, la più famosa delle quali è Bitcoin, che in qualche anno ha già raggiunto e superato il valore di una oncia di oro, oltre 1.200 $ e chissà dove arriverà.

Nonostante ogni giorno vengano sviluppate nuove applicazioni basate su Bitcoin, questo risulta essere sconosciuto ai più o conosciuto solo in maniera molto superficiale, al di fuori del giro degli esperti. Ma Bitcoin non è l’unica moneta digitale possibile, altre stanno nascendo o si stanno affermando, ognuna con i suoi tempi e la sua velocità.

Un mondo sta nascendo attorno alle monete digitali e la generalità delle persone ne sa poco o niente, nonostante che molti prevedano che avrà un impatto molto forte sulla nostra quotidianità. E’ un argomento con il quale alle persone merita familiarizzare. E’ questa la mission di Cryptonetwork (www.cnt.network) che si propone sia di diffondere una conoscenza basica, quella che è utile ai non addetti ai lavori, sia di dare strumenti alle persone per passare dalla teoria alla pratica e, potere così, se e quando lo vogliono, prendere contatto con queste monete, autonomamente, senza necessità di diventare degli esperti.

Tutto con molta trasparenza, da una prospettiva assai lontana da ogni aspetto che abbia a che fare con il tema degli investimenti che non è nostro e non ci interessa, focalizzata invece sul fatto pratico che è interesse tutti di conoscere, giustificato dall’alta probabilità che questa tipologia di moneta andrà a sovrapporsi se non a sostituire quella di carta, che abbiamo sempre usato.

Cryptonetwork è una società profit che intende dare vita ad una community globale, che già oggi sta crescendo nel mondo a conferma dell’interesse delle persone a conoscere meglio questo argomento. Non sarà l’unico perchè molte sono le novità che impattano sulla vita delle persone e Cryptonetwork intende dare la possibilità di non subire il futuro nell’ignoranza, ma si poter acquisire facilmente consapevolezza teorica e pratica per viverlo bene.

Entro il prossimo mese di maggio, verranno presentati i primi strumenti di conoscenza e di uso che saranno messi a disposizione degli aderenti alla community. Dovrebbero essere dei video informativi molto semplici ed  adatti a chiunque, che spiegano la blockchain, le monete digitali, le loro differenze e le loro potenzialità. Parallelamente sarà messo a disposizione un servizio (potenza di calcolo “chiavi in mano”) che permette a chiunque di produrre moneta digitale (che sceglierà tra le tante possibili) vedendosela accreditare, poi ad ogni fine mese, nel suo personale salvadanaio (ovviamente non gestito dalla community). A seguire, nel tempo, altri corsi ed altri strumenti, sempre unendo teoria e pratica, adatte a tutti.

Per rendere questi strumenti accessibili economicamente ai più, Cryptonetwork ha scelto la formula del noleggio/abbonamento, ma lasciando totalmente gratuita l’adesione alla community, in modo che le persone possano prima liberamente prendere confidenza ed, eventualmente, maturare la fiducia nell’iniziativa.

La community è quindi un grande Club ad ingresso libero e gratuito, composto da persone positive che vogliono crescere insieme al mondo che le circonda, traendone anche vantaggio personale primariamente di conoscenza e, ove possibile, anche economico.

Per ampliare la community, Cryptonetwork adotta il passaparola, il metodo che da sempre, ovunque nel mondo, fa camminare e propagare le notizie. La comunicazione virale non è infatti un’invenzione dei nostri tempi, esiste da sempre: è il passaparola; Internet l’ha solo resa più rapida. Non solo, ma Cryptonetwork, essendo una società profit, lo remunera anche, infatti ha previsto la figura del Promoter.

Pertanto, chiunque faccia parte della community, può, se vuole e quando vuole, trasmettere la sua esperienza a parenti, amici, conoscenti. Una volta che questi abbiano aderito gratuitamente a loro volta al Club, e si siano ambientati nella community, qualora scelgano di utilizzare qualche strumento prendendolo in abbonamento o in noleggio, il Promoter verrà ringraziato economicamente da Cryptonetwork per il passaparola (e tanto per essere coerente, lo fa in Bitcoin).

Cryptonetwork è un’iniziativa di frontiera, avanzata, attenta al nuovo, dedicata alla gente, a vocazione globale che già riscuote grande interesse in molti paesi del mondo. Gli obiettivi sono sicuramente sfidanti, ma Cryptonetwork è adeguato al compito; al tempo stesso è aperto e disponibile ad un crescendo di contributi fattivi, che arricchirano l’humus su cui basare il proprio sviluppo ed il proprio successo. In questo spirito già si avvia a stabilire rapporti con università, enti, fondazioni ed imprese di tutto il mondo, fra quelle che pongono al centro dei loro interessi le persone e danno valore alla conoscenza diffusa.

Per saperne di più su Cryptonetwork visitare il sito internet www.cnt.network.

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Francesca

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Centurion, buona la prima quotazione della criptovaluta

Milano, 23 febbraio 2017 – Centurion, la nuova moneta digitale lanciata sul mercato delle criptovalute il 10 febbraio scorso è stata ufficialmente inserita sul sito di riferimento del settore www.coinmarketcap.com  dove si trovano le migliori 500 criptovalute del mondo.

Centurion ha avuto un buon avvio con una quotazione vicina ai 10 centesimi di dollari, un risultato notevole per una valuta appena nata.

La criptovaluta Centurion, si differenzia dalle concorrenti sia per aspetti tecnici, come la grande velocità di pagamento, e sia per aspetti sociali, visto che Centurion ha già donato ben 5 milioni di monete alla fondazione Centurion4children.

Ma è diversa anche per come la community si sta diffondendo. Contrariamente alle criptovalute del settore che godono del sostegno di una community di appassionati e minatori esperti (i minatori sono le persone che tramite noleggio di server o propri pc potenti producono le monete mantenendo sicuro il network), Centurion ha anche il sostegno di una community face to face, che promuove servizi digitali con incontri sul territorio tramite una rete di promotori.

Riuscirà questa moneta che da fonti ben informate ci rivelano che parli anche un po’ di italiano (vedi la scelta del nome) ad affermarsi in un mercato così emergente?

A giudicare dalle quotazioni pare numerosi investitori di più paesi del mondo si stiano già muovendo sul mercato scambiando la criptovaluta, visto che dopo appena 10 giorni la moneta è sorprendentemente scambiabile sui circuiti www.novaexchange.com, www.excambiorex.com, www.coinexchange.io.

Per conoscere meglio il progetto Centurion basta visitare il sito internet ufficiale www.centurionlab.org.

 

 

 

 

 

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Contatti stampa:

 

press@centurionlab.org

 

 

 

 

Austerità: a Madrid incontro dei progressisti italiani e spagnoli contro l’austerità in Europa

Madrid, 16 gennaio 2017 – Parlamentari italiani e spagnoli, economisti e ricercatori parteciperanno a Madrid il 25 gennaio ad una importante iniziativa organizzata da chi si oppone alle politiche di austerità in Europa. Il titolo “MMT Disoccupazione 0% – Strumenti per il progresso e la piena occupazione” è già una dichiarazione di intenti.

I parlamentari Alfredo D’Attorre (parlamentare di Sinistra Italiana), Manuel Monereo (parlamentare di Podemos), Edoardo Garzón (Economista Università Complutense di Madrid), Nacho Alvarez (Economista e membro della Direzione di Podemos) Juan Laborda (Docente dell’Università Carlos III e dell’Istituto degli Studi Bursátiles) si confronteranno sul tema dei “Piani di lavoro transitorio” come soluzione alla disoccupazione del Sud Europa.

La politica e la macroeconomia si uniscono a Madrid contro l’austerità, e discuteranno sul perché le politiche di rigore hanno causato la disoccupazione e su come risolverla.

Prima della conferenza “Disoccupazione 0%” l’economista statunitense Pavlina Tcherneva  incontrerà i deputati del Congresso spagnolo.

Pavlina Tcherneva, esponente della scuola economica della “Modern Money Theory“, spiegherà poi i presupposti ed il funzionamento dei “Piani di lavoro transitorio”.

L’iniziativa è organizzata da due associazioni di divulgazione della Modern Money Theory, la spagnola Red MMT España e l’italiana Rete MMT.

Le due associazioni esporranno infine il documento congiunto che chiede la fine delle politiche di austerità e l’impegno legislativo a favore della piena occupazione.

L’appuntamento di Madrid è per mercoledi 25 gennaio alle 18:30 presso il Círculo de Bellas Artes, Sala Valle-Inclán C/Alcalá, 42.

Per maggiori informazioni visitare i siti www.mmtunemploymentzero.com e www.retemmt.it.

 

MMT Disoccupazione 0% – Strumenti per il progresso e la piena occupazione

Mercoledi 25 gennaio

ore 18.30 Madrid

CÍRCULO DE BELLAS ARTES

Sala Valle-Inclán C/Alcalá, 42

mmtunemploymentzero.com

 

 

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Per informazioni e interviste:

press@mmtunemploymentzero.com

 

 

 

Pavlina Tcherneva – Direttrice e professoressa associata del programma di studi di economia del Bard College, dal 2007 ricercatrice associata al Levy Institute of Bard College. L’economista statunitense interverrà a Madrid per dire no all’austerità in Europa
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