23 gennaio 2017 – È stata una festa di più giorni quella del Natale Russo che si è tenuta di recente al Grand Hotel Paradiso e che ha visto protagonisti diversi personaggi del mondo dello spettacolo. Un evento che è stato un vero e proprio pretesto per festeggiare, brindare e rilassarsi, con originali momenti di svago.
Ecco quindi, tra le montagne della Lombardia e del Trentino, avvistate l’ex velinaVera Atyushkina, la stilista Anna Chekunova, la pittrice e showgirl Ludmilla Radchenko e il marito Matteo Viviani, in arte una “iena”.
Giorni ricchi di divertimento, dove anche il lato glamour ha primeggiato. Nella splendida location del Grand Hotel Paradiso, situato al centro del Passo del Tonale e che spesso accoglie le star della tv e dello spettacolo, i quattro amici hanno trascorso giorni indimenticabili.
Tra passeggiate, cene, sedute di massaggi nel centro benessere, la voglia di festeggiare non si è mai fermata. La stilista Anna Chekunova, designer del brand Anna Jolie, ha provveduto anche a vestire per la serata di gala la sua amica Vera Atyushkina, con un meraviglioso abito rosso della sua collezione.
Matteo Viviani, la iena più famosa d’Italia, si è quindi goduto la compagnia della moglie e delle amiche della sua consorte. Giorni che hanno tenuto gli amici lontani dalla frenesia della quotidianità, dal rumore della città, assaporando momenti ricchi di spensieratezza e brindando il 7 gennaio al Natale ortodosso.
I meravigliosi abiti da red carpet, uniti alla suggestiva atmosfera, hanno resto questo Natale unico e hanno permesso di rigenerare le star che a breve saranno impegnate in importanti progetti: la stilista Anna vestirà numerosi vip e presenterà il suo libro; Ludmilla e Matteo, in attesa del figlio, accoglieranno il loro piccolo; l’ex velina Vera sarà occupata nella gestione di una società.
Il Presidente dell’Italia dei Diritti: “chiediamo al sindaco Marino didimostrare a tutti l’intenzione di combattere realmente le condotte criminose nell’ambito dell’apparato amministrativo capitolino, recandosi presso la nostra sede che si trova proprio nei pressi di uno degli emblemi dei falsi e delle omissioni istituzionali a Ostia a favore di persone che i fatti ci indicano avere rapporti con il clan Spada”
Roma – E’ ormai trascorsa una settimana dall’avvio dell’inchiesta “Mondo di mezzo”, rivelatrice di forti legami tra criminalità organizzata e politica nella capitale. Un sistema di potere corrotto, quello che emerge dallo scandalo di “Mafia Capitale” che ha fatto cadere nella sua rete un centinaio di persone tra politici, imprenditori ed ex esponenti del terrorismo di destra e di sinistra. Un’indagine iniziata 4 anni fa e che, frutto di un meticoloso operato, ha condotto a uno dei più grandi blitz della storia della criminalità organizzata a Roma.
Sulla vicenda è intervenuto Antonello de Pierro, presidente del movimento Italia dei Diritti: “Dall’ultima operazione che ha scoperchiato una pendola di nefandezze istituzionali con infiltrazioni mafiose nel tessuto politico-amministrativo della capitale prendiamo atto, e acquisiamo conferma, che con l’arrivo a Roma del procuratore capo, Giuseppe Pignatone, il vento è veramente cambiato. Quel controllo della legalità che nei confronti della politica era stato sempre più morbido ora, senza margini di dubbio, è diventato più pressante. La grande intuizione del procuratore Pignatone è stata quella di comprendere che effettivamente a Roma esisteva la Mafia, una parolaimpronunciabile fino a poco tempo fa. Non a caso, Pignatone si è accorto che a Roma non erano mai stati effettuati sequestri per Mafia, e negli ultimi tempi mi pare che le cronache abbiano registrato una inversione di tendenza anche in questo senso”.
Il leader del movimento si rivolge, poi, anche verso quegli esponenti delle forze politiche che hanno richiesto lo scioglimento del consiglio comunale di Roma Capitale: “La giunta guidata dal sindaco Ignazio Marino è stata di certo un grosso ostacolo ai tentacoli che la criminalità organizzata aveva cercato di far penetrare nei gangli istituzionali, e qualora dovesse essere sciolto il Comune o se fosse lo stesso Marino a gettare la spugna, verrebbe di certo fatto un grosso regalo al sistema mafioso. Chi, in queste ore, sta gridando a gran voce e auspicando che ciò avvenga o non sa cosa dice oppure si sta esibendo in un esercizio retorico e demagogico funzionali a interessi politici che mirano a una conquista di scranni istituzionali su cui posare le proprie terga. Tengo a precisare – continua – che non sono un acceso sostenitore di Marino, che stimo per la sua onestà e avversione ai giochi di potere poco trasparenti ma che nonho esitato, in alcuni casi, acriticare per difetto di competenza. Tuttavia, questa volta saremocome movimento fermi e decisi nel difendere le sue posizioni e i comportamenti da lui posti in essere, in quanto che ci restituiscono l’immagine più di un cittadino impegnato in politica, e perciò lontano anni luce da percorsi clientelari, piuttosto che di un politico che quelle clientele a volte, purtroppo, è costretto a subire. Il mio rammarico è che a questi risultati si sia arrivati solo ora, come quanto avvenuto già nell’ultimo anno sul litorale romano. Sembra, infatti, che alcuni abili investigatori della polizia di stato avessero scoperto le trame del malaffare mafioso su Ostia e dintorni già da almeno 10 anni ma siano stati fermati grazie a cavilli burocratici rivelatisi, poi, inconsistenti”.
In relazione, poi, alle ultime dichiarazioni di Matteo Renzi in merito alla deflagrazione dello scandalo romano, il presidente si è così espresso: “Mi auguro che non siano promesse da marinaio frutto di spinte circostanziali. Da sempre, noi dell’Italia dei Diritti, chiediamo l’inasprimento delle pene in presenza di integrazioni penali relative ai reati di corruzione e concussione, in particolar modo nei casi di corruzione giudiziaria. A tale scopo, il sottoscritto ha dato luogo a 18 incatenamenti di protesta per ottenere la rotazione intermunicipale dei vigili urbani e dei dipendenti uffici tecnici comunali proprio per evitare possibili fenomeni corruttivi. Risale alle ultime settimane l’annuncio di Raffaele Clemente, comandante generale della Polizia Locale di Roma Capitale, di dare avvio a tali rotazioni periodiche, decretando così una grande vittoria del nostro movimento”. Alla luce di ciò, prosegue De Pierro: “In occasione delle scorse elezioni europee, in sede di deposito del simbolo dell’Italia dei Diritti, abbiamo eletto domicilio a Roma infernetto, in via Peio, 30 trasferendovi la sede nazionale. Pertanto, chiediamo al sindaco Marino di dimostrare a tutti l’intenzione di combattere realmente le condotte criminose nell’ambito dell’apparato amministrativo capitolino, recandosi presso la nostra sede che si trova proprio nei pressi di uno degli emblemi dei falsi e delle omissioni istituzionali a Ostia a favore di persone che i fatti ci indicano avere rapporti con il clan Spada. Infatti, dopo aver denunciato delle fattispecie comportamentali criminose rese possibili dalla connivenza di alcune cellule deviate dell’apparato istituzionale, unito a un atteggiamento inerte di parte della politica lidense e capitolina, le persone beneficiate da tali falsi e omissioni si sono recate sotto casa mia accompagnando in macchina Armando Spada, arrestato proprio nelle scorse settimane insieme all’ex dirigente dell’ufficio tecnico di Ostia Aldo Papalini e indicato dagli inquirenti come capo dell’omonimo clan e mandante di due omicidi, a minacciarmi di morte e aggredirmi per cui ho dovuto ricorrere alle cure sanitarie. La collega di Repubblica, Federica Angeli, a causa delle sole minacce ricevute dalla medesima persona si trova oggi a vivere sotto scorta. Chiedo, quindi, anche al procuratore Pignatone di attivarsi per verificare tali circostanze e mi domando chiedo come sia possibile che chi, nell’occasione ha formulato l’informativa di P.G., non abbia messo in evidenza la caratura criminale dello Spada facendo di fatto destinare una intimidazione mafiosa con tanto di aggressione alla competenza del Giudice di Pace con l’attivazione di un procedimento penale che è, ormai, avviato alla prescrizione”.
In una memorabile serata condotta da Giancarlo Flavi e Francesca Rettondini il giornalista presidente dell’Italia dei Diritti ha consegnato il prestigioso riconoscimento anche all’autorevole ortopedico professor Manlio Caporale
Frosinone – E’ stata Serrone, delizioso e suggestivo borgo in provincia di Frosinone, la location per lo svolgimento della 25esima edizione del prestigioso premio “Rocca d’Oro”, che vede il suo patron nell’infaticabile giornalista ciociaro Giancarlo Flavi. Nell’occasione particolare attenzione è stata rivolta ai 200 anni di vita dell’Arma dei Carabinieri e dei 50 anni della Mustang di Lee Dalmon, che è rimasta in mostra per tutta la serata. A condurre la kermesse sono stati lo stesso Flavi coadiuvato dalla brava e fascinosa Francesca Rettondini. Durante la lunga cerimonia delle premiazioni si sono alternati sul palco, regalando al pubblico presente nella “piazzitella” del piccolo comune ciociaro intense emozioni e suscitando applausi scroscianti, la Fanfara Antica della Città di Paliano, diretta dal maestro Mauro Salvatori, le tre splendide ragazze Emanuela, Eleonora e Ramona che si sono esibite nella tradizionale pizzica salentina, accompagnate dal maestro Massimo Cappello, il quale ha altresì eseguito al pianoforte l’Inno di Mameli prima della premiazione dell’Arma dei Carabinieri.
Tanti i premiati giunti in Ciociaria per essere insigniti dell’ambito trofeo e numerosi anche gli ospiti che hanno risposto all’invito dell’organizzazione, ad alcuni dei quali il riconoscimento è già stato assegnato in passato. Particolare entusiasmo ha suscitato la presenza del noto attore comico Andrea Rivera, reso celebre dalla trasmissione televisiva “Parla con me” condotta da Serena Dandini, a cui è stato consegnato il riconoscimento dalle mani del giornalista Antonello De Pierro, ex direttore e voce storica di Radio Roma e attualmente direttore del portale di informazione Italymedia.it e presidente del movimento politico Italia dei Diritti, uno dei personaggi politici più seguiti sul web, come riportato nella classifica ufficiale http://www.baroncelli.eu/politici_italiani/ in aggiornamento giornaliero. De Pierro, che si è intrattenuto a lungo a parlare con molti cittadini di Serrone, ha anche premiato uno dei più autorevoli esponenti italiani nel campo del campo clinico dell’ortopedia, il professor Manlio Caporale, attualmente primario presso i nosocomi di Tivoli e Monterotondo.
Tra i tanti presenti avvicendatisi sul palco per ricevere il premio è d’obbligo citare il capitano dei Carabinieri Camillo Giovanni Meo, il noto ex comandante della compagnia di Latina ormai da alcuni mesi approdato ad Anagni, che rappresentava l’Arma, Don Sergio Rodriguez Y Lopez-Ross, direttore dell’istituto Cervantes di Roma, la giornalista Francese Anne Camille Charlait de Le Figaro e il professor Umberto Longo, ordinario di Storia all’Università La Sapienza di Roma. Presenti in piazza anche il vice presidente dell’Ordine dei Giornalisti del Lazio e Molise Gino Falleri, il generale dei Carabinieri Carlo Felice Corsetti e padre Gianfranco Grieco, segretario del Dicastero per la Famiglia, che hanno consegnato il riconoscimento ai giornalisti Andrea Maresi, Michele Cucuzza, Alessio Porcù, Dina D’Isa e Cinzia Romani.
A completare il lungo elenco Patrizia Barattelli, direttrice del New Gate Tour – Legionari di Cristo, Aldo Mattia, presidente dell’Agenzia Mercati Roma e direttore della Coldiretti Lazio, la violinista Anyla Kraja, il noto scenografo Maurizio Varamo, gli attori Edoardo Siravo ed Emanuela Garuccio, e, per finire, Francesca Lollobrigida, campionessa italiana di pattinaggio su ghiaccio. Ad applaudire nel parterre anche il locale sindaco Natale Nucheli, che a inizio manifestazione ha pronunciato un accorato messaggio di benvenuto, interpretando e trasmettendo il grande spirito di ospitalità e di accoglienza della piccola comunità serronese.
La festa si è tenuta sulla terrazza del Mumm di Roma con la partecipazione di tanti esponenti del jet-set capitolino
Roma – Da anni impegnatissima nel panorama dello spettacolo come agente cinematografica e televisiva, tanto da diventare un imprescindibile punto di riferimento per tanti artisti e addetti ai lavori, la bella e affabile Cinzia Loffredo, accanto all’espressione concreta di un’indubbia professionalità, ha saputo seminare con successo anche il seme dell’amicizia. A dimostrarlo è stato il grande afflusso di amici vip e non che hanno affollato lo spazio della terrazza del Mumm, gestito da David Guidi nell’ambito della kermesse “Isola del Cinema”, nell’incantevole e suggestiva cornice capitolina dell’Isola Tiberina a Roma, per tributarle tutto il loro carico di affetto in occasione del party allestito per il suo genetliaco. Tra i primi a giungere per festeggiarla è stato il giornalista ex direttore e voce storica di Radio Roma Antonello De Pierro, attualmente direttore di Italymedia.it e presidente del movimento Italia dei Diritti, arrivato col suo grande amico avvocato Emiliano Varanini, presidente dell’associazione consumatori Trasparenza per Roma, e con la fascinosa ex Isola dei Famosi Roberta Allegretti. E mentre i primi arrivati cominciavano a deliziare i palati con le succulente prelibatezze offerte dal locale per la cena buffet, pian piano l’elegante e accogliente spazio del Mumm, veniva invaso, in men che non si dica, da un profluvio di ospiti. Tra questi, per la gioia degli scatenati paparazzi presenti, non è stato difficile individuare tanti personaggi noti come Giovanni Veronesi, Pino Quartullo, Antonio Covatta, Alessandro Serra, Alex Partexano, Enio Drovandi, Claudia Cavalcanti, la splendida modella internazionale Alexandra Iia, costantemente bersagliata dalle raffiche flashanti dei fotografi, la contessa Elena Aceto di Capriglia, l’editore Giò di Giorgio, il giudice Antonio Marini, il prefetto di Chieti Fulvio Rocco, il patron dell’Isola del Cinema Giorgio Ginori, Elena Presti, il noto avvocato Daniele Bocciolini, stretto collaboratore del principe del foro Nino Marazzita, in compagnia di Jolanda Gurreri, Stefania Corradetti, gli agenti Fabrizio Perrone ed Emanuela Corsello, l’effervescente reporter Elena Galifi, Walter Scognamiglio e Lucia Stara. E per finire tutti intorno alla canonica torta per le interminabili foto di rito per immortalare un’indimenticabile serata.
Ancora una clamorosa protesta per la 73enne preside coraggio Lucia Salvati, che da tempo chiede verità e giustizia per una vicenda che vede coinvolti pezzi deviati delle istituzioni, i quali hanno coperto soggetti in rapporti con la mafia. Vessata anche da alcuni vigili e minacciata di morte da un noto esponente malavitoso accompagnato dai vicini di casa che aveva denunciato
Roma – Non si placa la tenace protesta di Lucia Salvati, l’anziana ex preside che, ormai da tempo, sta denunciando una triste storia di omissioni e falsi da parte di alcuni vigili urbani e dipendenti dell’ufficio tecnico di Ostia, per coprire una serie di abusi edilizi perpetrati dai vicini ai suoi danni. Questa volta si è presentata in catene presso il Comando Generale della Polizia Locale di Roma Capitale, dove ha chiesto di essere ricevuta dal comandante Raffaele Clemente, che era assente ed è stata perciò ascoltata da vari vigili appartenenti alla segreteria, a cui ha raccontato la sua triste vicenda storia.
La pensionata 73enne aveva presentato un esposto, credendo di trovarsi in un paese normale dove chi ha il compito e l’obbligo di accertare avrebbe naturalmente perseguito gli abusi commessi. Niente di tutto questo.
“I vigili sollecitati – afferma la Salvati -, non solo hanno fatto finta di non vedere, e chiunque può agevolmente riscontrare, addirittura in alcuni casi ictu oculi, gli illeciti posti in essere, ma addirittura hanno perseguitato me e la mia famiglia con una serie interminabile di vessazioni, recandosi quasi quotidianamente presso la nostra abitazione con motivazioni di controllo rivelatesi sempre infondate, finanche per verificare il trattamento riservato al nostro cane, fino a denunciarci per inesistenti abusi edilizi, che probabilmente regnavano solamente nella loro fantasia in un progetto intimidatorio artatamente congegnato, visto che il procedimento si è concluso con un’assoluzione perché “il fatto non sussiste”,mentre avevano disinvoltamente dichiarato di aver sottoposto a controllo la parte immobiliare dove gli abusi e gli illeciti erano presenti davvero e di aver riscontrato tutto regolare. Sono a disposizione di chiunque voglia seriamente accertare quanto sia falso ciò che è stato attestato. Solo chi possiede un senso di impunità assoluta può spingersi a questo”.
“E i miei vicini non si sono fermati a questo – continua -. Si sono presentati a minacciarci di morte sotto casa con un noto boss mafioso, accompagnato da loro in macchina. Per le identiche minacce da parte della stessa persona la giornalista Federica Angeli di Repubblica si trova a vivere sotto scorta. Salvo poi denunciare noi con dichiarazioni che sfiorano il ridicolo e che nessuno ha pensato di verificare seriamente. Vista la pericolosità del soggetto, mio figlio, i signori hanno fatto nascondere il boss tutto impaurito nella loro autovettura. E ancora non si sono sentiti ridicoli a denunciare, un mese dopo quest’episodio, un’inventata aggressione addirittura con armi, da parte di mio figlio, che sarebbe avvenuta un anno e mezzo prima. Non ci crederebbe neanche un bambino che, di fronte a una cosa del genere, nessuno abbia pensato di interessare le forze dell’ordine e che qualcuno possa attendere addirittura un anno e mezzo prima di denunciare. Io personalmente, mi sarei barricata in casa, e se non fossi stata colta prima da infarto, avrei chiamato immediatamente il 113. I miei vicini hanno potuto permettersi anche questo e qualcuno li ha anche considerati credibili. Ho servito lo stato per 42 anni di onorata carriera, prima come insegnante e poi come dirigente scolastico, e ho insegnato che viviamo in uno stato di diritto, ma forse, alla luce di questi fatti, mi sbagliavo. C’è qualcosa che devia da tale concetto in un tessuto sociale dove, per colpa di cellule deviate delle istituzioni, i delinquenti diventano vittime e le vittime delinquenti. Il crimine istituzionalizzato è più odioso e subdolo di quello propriamente detto. C’è qualcosa che stride fortemente quando le istituzioni si trovano a proteggere i crimini di persone in rapporti con esponenti di un clan. E in questo caso, in primis alcuni vigili, ma anche altri, e chiunque sapeva e ha taciuto e ancora tace, hanno fatto proprio questo. E lo affermo senza tema di smentita. Basta entrare nell’immobile in questione, dove tra l’altro con varie motivazioni non è stato mai permesso di entrare, nemmeno in sede di espletamento peritale ordinato in seguito a ricorsi giurisdizionali, per verificare e accertare ciò che dico. Venga a verificare di persona il sindaco Marino, che è venuto a Ostia a gridare ai quattro venti la sua ferma posizione nella lotta alla criminalità organizzata, ha notato la mia protesta in catene nella sala del consiglio municipale, ha detto che mi avrebbe invitata in Campidoglio, ma ancora sto aspettando, ed è passato quasi un anno. Forse le coperture istituzionali a persone in rapporti con quel clan che ha dichiarato di voler combattere non rientrano nella lotta alla criminalità? Di una cosa sono certa, non mi fermerò e continuerò la mia protesta per portare alla luce, agli occhi dell’opinione pubblica i fatti gravissimi che denuncio, fino a quando non sarà accertata la verità e avrò ottenuto giustizia, nonostante l’atteggiamento omertoso delle istituzioni e la censura di alcuni organi mediatici, che viene opposta. La mia dignità e quella della mia famiglia deve essere restituita a chi la deteneva legittimamente, come uno dei miei figli, che è stato definito, in una costituzione di parte civile, un “soggetto potenzialmente molto pericoloso, in quanto esperto di arti marziali” e accusato di aver colpito con un colpo di “carate”, scritto con la c e non con la k, la signora della coppia dei vicini. Peccato che lo stesso figlio non abbia mai messo piede in una palestra e sia affetto da una grave patologia invalidante alla colonna vertebrale. Ebbene quei vicini in rapporti con un clan mafioso, tanto da essere in grado di accompagnarne il capo in automobile a minacciarci di morte, non hanno perso mai occasione per dichiarare di essere impauriti dai miei figli, e per convincere riescono a esternare dichiarazioni ai limiti del grottesco. E pensare che c’è anche chi è capace di credere, o magari far finta, a certe assurdità”.