Arte africana: arriva ‘Physiologus’, la mostra dell’artista Soly Cissè

Viterbo, 28 novembre 2018 – Il 15 dicembre prossimo presso la Kyo Noir Studio di Viterbo arriva un nuovo atto di ‘Ex Africa Semper aliquid novi‘, con l’artista senegalese Soly Cissè in una mostra dal titolo ‘Physiologus’, a cura di Antonella Pisilli.

Se neghiamo che nell’attuale condizione storica, l’arte non è più un mezzo per comunicare la nostra contemporaneità, la pittura ne è sicuramente il mezzo più lontano per raccontare l’oggi.
Pur tuttavia la pittura rimane ancora la più sensibile e il mezzo più adatto ad appropriarsi della spinta interiore dell’artista e trasmettere il sentimento umano più profondo.

La materia è il divenire continuo del reale e dell’essere, la materia ha la capacità di mostrare il proprio passato, trasformarsi e diventare futuro e di essere e manifestare il proprio presente.

Nell’opera di Cissè la materia diventa esistenza, che non riesce a riconoscersi e prendere coscienza del sé, che non definisce un tempo o un luogo, ma rappresenta il moto e l’esperienza fugace dell’essere.
Cissè dispone la materia pittorica direttamente sulla tela in strati spessi che si aggrovigliano: un attimo con gesti violenti e decisi e un attimo dopo delicatamente come un soffio leggero.

La pittura diventa moto esistenziale che alterna il flusso della materia viva e pura, dalle quale emergono come impigliati e prigionieri delle creature fantastiche e chimeriche, facendo assumere all’artista l’autorità di un immaginario Physiologus.
Physiologus non inteso come studioso della natura, ma come interprete sublime della natura.

Le creature fantastiche che abitano i quadri di Cissè lottano per trasformarsi da esseri informi a figure reali, che attraverso l’immaginazione della nostra mente si materializzano da puri segni illeggibili in raffigurazioni del pensiero astratto del nostro subconscio.

La mostra Phisiologus rappresenta un viaggio all’interno del nostro animo più profondo, un viaggio nell’inconscio, ma per riuscire a percorrere il viaggio è necessario guardare l’opera nel profondo, immergersi nelle pieghe della pittura, nelle tracce di colore che sfumano verso l’interno, ed abbandonarsi in una totale e sublime contemplazione.

La mostra, accompagnata da un video inedito con l’intervista realizzata da Antonella Pisilli all’artista, sarà inaugurata il 15 dicembre prossimo alle ore 18, e sarà aperta su appuntamento dal 16 dicembre 2018 al 26 gennaio 2019.

 

Mostra ‘Physiologus’, di Soly Cissè

Kyo Noir Studio

Via Maria SS Liberatrice 14 – Viterbo

Inaugurazione 15 dicembre ore 18
Aperta su appuntamento dal 16 dicembre 2018 al 26 gennaio 2019

 

Per informazioni:

Email: kyonoirpress@gmail.com

Tel. 333 9647300

 

 

 

 

 

Soly Cissè -Physiologus

 

 

 

 

 

 

 

 

Arte, a Firenze il genio africano Frédéric Bruly Bouabré nella mostra ‘Connaissance du Monde’

Firenze, 7 febbraio 2018 – Giovedì 8 febbraio alle ore 18 si inaugura, presso la SACI Gallery di Firenze, in occasione della 3a edizione del  BHMF Black History Month Florence, la mostra Connaissance du Monde dell’artista ivoriano Frédéric Bruly Bouabré a cura di Antonella Pisilli.

Lo scrittore Amadou Hampâté Bâ davanti all’assemblea dell’Unesco nel 1962 disse “In Africa ogni volta che un anziano muore è come se bruciasse una biblioteca”.

Quando il 28 gennaio del 2014 è morto Frédéric Bruly Bouabré un patrimonio di conoscenza si è perso per sempre ma nella sua lunga vita l’artista ci ha donato migliaia di “feuilles volages”, disegni in formato cartolina che rimangono a testimoniare il suo importante lavoro e hanno lasciato una traccia del sapere universale del mondo.

Nato a Zepregue Daloa ufficialmente nel 1923, ma in realtà nel 1921, nella sua lunga vita ha lavorato incessantemente ogni giorno per trasmettere al suo popolo prima e al mondo poi, la conoscenza dell’universo, occupandosi di tutti campi del sapere, fu scrittore, artista, narratore, filosofo, saggio, mistico, inventore, ricercatore, pacifista, insegnante, poeta, comunicatore, profeta, studioso, visionario, osservatore, documentarista e archivista del mondo che lo circondava.

Il lavoro di Frédéric Bruly Bouabré inizia con una visione: la “Vision du soleil”.

Giovedì 11 marzo del 1948 si aprì nel cielo, davanti ai suoi occhi il sole che si divise in altri sette sfere colorate e  descrisse un cerchio di bellezza intorno alla madre sole, in quell’istante Bouabré diventò Cheik Nadro, ‘Colui che non dimentica’.

Dal momento della rivelazione ha iniziato a disegnare su delle piccole cartoline tutto ciò che era nascosto sulla superficie delle cose, dalle forme sulle bucce dei frutti, alle immagini dei giornali, a tutto ciò che vedeva e che pensava fosse necessario per archiviare il mondo, un lungo lavoro, perpetuato per 60 anni che ha raccolto in un’enciclopedica opera dal titolo “Connaissance du monde”.

Frédéric Bruly Bouabré, si è dedicato oltre che al disegno anche alla scrittura perché voleva che la lingua parlata venisse trascritta e diventasse testo scritto, per questo inventa un alfabeto.

Frédéric Bruly Bouabré racconta che nel villaggio vicino a Daloa, a Bekora, c’erano dei piccoli ciottoli neri molto famosi per la loro bellezza, andò a Bekora e li prese, sembravano scolpiti e pensò fossero elementi di una scrittura antica. In quegli stessi giorni feci un sogno e una voce gli rivelò di pronunciare, al risveglio, il nome dei segni che aveva riconosciuto.

Da questa seconda rivelazione riuscì con fatica e molto lavoro a trovare l’equivalenza tra suoni e segni e da lì disegnò 500 sillabe. Questa totalità è ciò che chiama un sistema di scrittura, l’alfabeto Bété.

Questo lavoro riflette il pensiero universale di Frédéric Bruly Bouabré, in cui tutti gli uomini sono fratelli e tutti dovrebbero capirsi l’un l’altro attraverso l’uso di una medesima scrittura.

Il “nuovo Champollion” ha continuato fino alla sua morte con penna a biro e matite colorate il lavoro di trascrizione della poesia e della narrazione tradizionale Bété e raccontato  storie, dalla mitologia cosmica fino agli ultimi avvenimenti della vita politica internazionale.

Dal 1958 quando l’antropologo e naturalista francese Théodore Monod, direttore dell’Istituto francese in Africa pubblicò il suo sillabario, Frédéric Bruly Bouabré ha cominciato ad essere conosciuto fuori dal suo villaggio.

Scoperto da André Magnin nel 1989 il suo lavoro venne presentato per la prima volta in Europa alla mostra  “Magiciens de la terre” e da lì in un’escalation di esposizioni internazionali e di riconoscimenti lo hanno decretato uno degli artisti africani più significativi del panorama artistico internazionale.

Durante la mostra verrà proiettato il film “Nadro” (1998) della regista Ivana Massetti, la quale con un affascinante stile visivo,  ci conduce nelle tappe fondamentali della vita di Bouabré. Ivana Massetti del suo film dice: “Il film cattura tutto ciò che non esisterà più nel prossimo millennio. Tutto questo non lo rivedremo mai più”.

Nel prossimo futuro, questa figura entrerà a far parte di un’iconografia che sarà studiata e comunicata su Internet, l’immagine virtuale di una realtà virtuale. Nel film, l’uomo e l’artista coesistono.

Nel film, il suo volto è lì, la sua espressione ostinata, il suo sguardo, la sua voce. Una presenza reale, non un eco. E’ la gioia, il calore e la bellezza di un incontro. Il nostro incontro. Il compimento di un viaggio. Un viaggio di iniziazione, in cui lo sguardo del discepolo magnifica il maestro. Storie possibile solo tra esseri umani”.

Le opere esposte fanno parte della Collezione di arte contemporanea africana Kyo Noir.

 

Connaissance du Monde
del genio africano e artista ivoriano Frédéric Bruly Bouabré
a cura di Antonella Pisilli in collaborazione con Kyo Noir Gallery
per l’occasione di Black History Month Florence

SACI Gallery
Palazzo dei Cartelloni
Via Sant’Antonino 11, Firenze
8 Febbraio – 1 Marzo 2018
Inaugurazione: Giovedì, 8 Febbraio alle ore 18

Orario: Lunedì-Venerdì 9-19 / Sabato-Domenica 13-19

Tel. 055 289948 / gallery@saci-florence.edu

 

 

Arriva “Africana womanism”, rassegna video di artiste africane

Arriva a Firenze “Africana Womanism”,  la rassegna video di artiste africane che racconta le esperienze, lotte, bisogni e desideri delle donne africane, che propone una nuova visione delle madri e delle donne africane

Firenze, 25 gennaio 2017 – Venerdì 3 febbraio alle ore 17,30 si inaugura in occasione del BHMF Black History Month Florence presso Le Murate Pac, in Piazza delle Murate a Firenze, la XVI edizione della rassegna artistica “Videozoom”. Quest’anno la rassegna presenta opere di video artiste africane dal titolo “Africana womanism”, che vede come curatrice dell’edizione Antonella Pisilli.

Videozoom: Africana womanism” è un progetto “work in progress”, che racconta la video arte contemporanea nella specificità culturale delle diverse realtà territoriali del mondo.

Le edizioni precedenti hanno visto come paesi coinvolti: Israele, Polonia, Iran, Cina, Spagna, San Marino, Marocco, Giappone, Québec, Bangladesh, Grecia, Kurdistan Iraq, Romania e Danimarca.

La XVI edizione di Videozoom vede protagoniste 8 artiste africane: Nirdeva Alleck (Mauritius), Nathalie Mba Bikoro (Gabon), Rehema Chachage (Tanzania), Wanja Kimani (Kenia), Michèle Magema (RDC), Fatima Mazmouz (Marocco), Myriam Mihindou (Gabon), Tabita Rezaire (Francia-Guyana/Danese) tutte accomunate da valori comuni quali l’identità, l’autenticità, l’egualitarismo e il radicamento.

“Africana womanism” si rifà al termine creato da Cleonora Hudson Weems alla fine del 1980 e va inteso non come un’appendice al femminismo nero, ma come ideologia che vede già nel titolo la sua spiegazione. La parola ‘Africana’ identifica l’etnia della donna e la sua identità culturale, mentre il termine ‘womanism’ ricorda il potente discorso improvvisato di Sojourner Truth ‘ Ain’t I a Woman? ‘, si fonda sulla cultura africana e sull’afrocentrismo e si concentra sulle esperienze, lotte, bisogni e desideri di donne africane e della diaspora africana.

“Africana womanism” porta alla ribalta il ruolo di madri africane come leader nella lotta per ritrovare, ricostruire e creare un’integrità culturale che abbraccia gli antichi principi di reciprocità, equilibrio, armonia, giustizia, verità e ordine.

Questa rassegna vuole proporre una visione nuova della donna africana attraverso l’occhio dell’artista e vuole essere un incitamento ad imparare a vedere in modo diverso, così che inevitabilmente impariamo a vedere il mondo in modo diverso.

Viviamo in un’epoca in rapida evoluzione, quello che succede in Africa influenza la vita in Europa, ciò che accade in Europa influenza la vita delle persone in Africa e altrove.

In questi tempi eccitanti, ma delicati, della globalizzazione è più importante che mai che i nostri mondi interiori si espandano allo stesso ritmo del mondo esterno.

È tempo di un cambiamento radicale, ma questo significa che noi stessi dobbiamo cambiare drasticamente e non c’è niente di più radicata nella logica di una mente che sostituisce i malintesi con la verità.

In occasione della rassegna “Videozoom: Africana womanism” sarà pubblicato un catalogo bilingue (italiano – inglese) con un testo critico della curatrice.

Il progetto “Videozoom: Africana womanism”, è curato da Antonella Pisilli e prodotto dalla Kyo Noir in collaborazione con la Sala 1 e il Black History Month Florence.

 

 

 

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Africana Womanis, rassegna video di artiste africane

 

Peaceful Warrior – 2016
Tabita Rezaire 
Durata: 5:31 minuti
Still video
Letter to..- 2016
Rehema Chachage 
Durata: 9:37 minuti
Still video

 

One Color Video – 2011
Nirveda Alleck
Durata: 2:36 minuti
Still video

 

The kiss of Narcisse(e)- 2010
Michèle Magema
Durata: 2:29 minuti
Still video

 

We Built The Kilimanjaro (2016)
Nathalie Mba Bikoro
Durata: 11:27
Still video

 

Buttons – 2012
Wanja Kimani

La grande arte contemporanea africana in mostra a Viterbo per “Ex Africa Semper Aliquid Novi”

Viterbo, 14 ottobre 2016 – Si inaugurerà il 15 ottobre alle ore 18:00 a Viterbo presso il Kyo Noir Studio (Via Maria Santissima Liberatrice, 14) la nuova serie di mostre della “Ex Africa semper aliquid novi” create per far approfondire al grande pubblico l’arte e gli artisti contemporanei africani, protagonisti negli ultimi anni della scena artistica internazionale. Titolo, quello della mostra, tratto dalla citazione di Plinio il Vecchio che dal latino significa “dall’Africa sempre qualcosa di nuovo” e che vuole essere l’incipit di tutta la serie di mostre ed eventi che per questa c continuerà fino al 3 dicembre 2016 con visite su appuntamento.

Il secondo Focus on è su Esther Mahlangu pittrice nota a livello internazionale che ha partecipato alle più importanti esposizioni da Magiciens de la Terre ad Africa Remix ed è presente nelle più importanti istituzioni, musei e collezioni private nel mondo.

Le sue opere sono apprezzate anche nel suo paese il Sudafrica, dove è molto famosa. Partendo da Mabhoko, il villaggio dove vive, ha girato il mondo per far conoscere la tradizione pittorica Ndebele.

Come da pratica locale Esther comincia a dipingere giovanissima sotto la guida della nonna e della madre, tali dipinti decorano le case delle abitazioni e vengono rinnovati in occasione del rito di passaggio degli uomini all’età adulta ed infatti la tradizione pittorica era affidata esclusivamente alle donne. Oggi Esther Mahlangu come ha affermato durante l’intervista ad Antonella Pisilli, ha trasferito tutte le sue conoscenze sia alle ragazze che ai ragazzi della sua tribù per formare un piccolo esercito di persone in grado di decorare in stile Ndebele ogni luogo in giro per il pianeta, questo permetterà alla sua arte e la sua cultura di diffondersi nel tempo.

Il classico dipinto Ndebele, risulta dalla combinazione di moduli formali geometrici, la forma triangolare è ripetuta con una certa regolarità, le figure realizzate attraverso un netto tratto nero su fondo bianco, i colori interni sono piatti e molto vivaci con un’alternanza e simmetria molto decisa.

Da una cultura antica africana giungiamo ad una fenomenologia della forma dove l’elemento spontaneo trascina con sé una serie di valenze, dove l’astrazione della realtà ci induce ad un processo simbolico rappresentativo di una cultura. Il significante cioè l’elemento astratto prende il sopravvento sull’elemento figurativo cioè il significato. L’arte astratta geometrica della tribù Ndebele sembra molto vicina ai concetti puri dell’astrazione tanto cari ai suprematisti, la pura sensibilità delle forme diventa la vera essenza ed universalità dell’arte.

Ester Mahlangu ha trasferito queste geometrie su vari supporti dalla tela, alle automobili, dagli aerei al design, l’esperienza estetica, che il processo di contaminazione produce e rimanda alla tradizione Ndebele, l’aver contaminato il mondo e averci trasferito la sua tradizione culturale è il vero processo artistico compiuto dalla pittrice.

La Mahlangu ha realizzato nel 1991 la prima “African Art Car”, decorando con i tipici motivi della tribù Ndebele una BMW 525i. Tali disegni sono stati riportati nel 1997 anche sulle code degli aerei della British Airways, nel 2007 la stessa particolare tecnica pittorica è stata riprodotta dall’artista anche sulla nuova Fiat 500 in occasione della mostra “Why Africa?” (2007, Torino).

Nell’ultimo anno ha collaborato con un brand svedese per la progettazione in un’edizione limitata di sneaker chiamate Eytys.

Ad agosto di quest’anno ha preso parte ad una campagna promossa dal cantante John Legend, ricreando nei classici disegni Ndebele il design di una bottiglia in edizione speciale di Belvedere Vodka e i profitti della vendita saranno devoluti al Global Fund per la lotta contro l’HIV / AIDS, la malaria e la tubercolosi.

Dopo 25 anni ha lavorato ancora con la BMW e realizzato gli interni della BMW Serie 7 che sarà esposta dal 5 al 9 ottobre al Frieze Art Fair, che si terrà al Regent Park di Londra e il cui ricavato della vendita andrà in beneficienza.

La mostra é accompagnata da un video inedito con l’intervista realizzata da Antonella Pisilli all’artista.

 

MOSTRA EX AFRICA SEMPER ALIQUID NOVI

Focus on ESTER MAHLANGU

DOVE: Kyo Noir Studio, Via Maria Santissima Liberatrice, 14  – Viterbo

QUANDO: Dal 16 Ottobre al 3 dicembre 2016 – Inaugurazione 15 Ottobre 2016, ore 18.00

ORARI: Aperto su appuntamento

PATROCINIO: Esther Mahlangu Foundation, Amaci, Ambasciata del Sudafrica a Roma

A CURA DI: Antonella Pisilli

 

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Contatti stampa:

 

Ufficio Stampa Kyo

Tel 0761092529

Cell 3339647300

kyonoirpress@gmail.com

 

 

 

Arte Africana: Arriva a Viterbo la Nuova Serie di Mostre “Ex Africa semper aliquid novi”

Arriva a Viterbo “Ex Africa semper aliquid novi”, la nuova serie di mostre dedicate agli artisti contemporanei africani in partenza il 22 aprile prossimo 

Viterbo, 11 aprile 2016 – Si chiama “Ex Africa semper aliquid novi” la nuova serie di mostre della Kyo Noir Studio di Viterbo, in partenza il 22 aprile e che ha per titolo la citazione latina di Plinio il Vecchio che significa “Dall’Africa sempre qualcosa di nuovo”. Un evento che è una grande occasione per far approfondire al pubblico l’arte e gli artisti contemporanei africani, già protagonisti negli ultimi anni della scena artistica internazionale.

Il primo Focus on sarà su Gonçalo Mabunda scultore mozambicano. Fu uno dei protagonisti di Africa Remix ed è tornato al Centre Pompidou di Parigi con la mostra “Une histoire. Art architecture design des anées 1980 à nos jours”, presente all’ultima Biennale di Venezia di Okwui Enwezor è attualmente al CCCB di Barcellona con “Making Africa” ed a Palazzo Reale a Milano con ‘Breve storia del futuro”.

Gonçalo Mabunda realizza maschere, sculture e troni con oggetti inusuali come i Kalashnikov, bombe, pistole e altre armi utilizzate durante la guerra civile del Mozambico (1976-1992), successivamente disattivate da una Ong e dall’artista trasformate in opere d’arte.

Mabunda reinventa le tradizionali maschere africane e con un abile assemblaggio, l’arma perde la sua connotazione originale e proiettili bombe e caricatori si trasformano in buffe e stravaganti maschere.

Con i troni, Mabunda rappresenta il potere, l’oggetto imponente, autorevole e maestoso domina lo spazio nella sua magnificenza, ma con l’appellativo pace diventa portatore di un significato positivo il “Trono della pace” donato nel 2002 a Papa Giovanni Paolo II, esprime la volontà del Mozambico di dire no alla guerra distruggendo le proprie armi per farne delle opere d’arte.

Le armi si trasformano in oggetto, le varie componenti del Kalashnikov diventano schienali o braccioli del trono, le bombe i piedi e i proiettili frange decorative, tutte le connotazioni negative, l’idea di violenza e di morte assumono un nuovo significato, il messaggio di Mabunda sembra essere: non distruggiamo, ma trasformiamo, non cancelliamo, ma ridisegniamo un nuovo mondo di pace con le armi per non dimenticare la brutalità della guerra.

La mostra é accompagnata da un video inedito con l’intervista di Antonella Pisilli all’artista realizzata in occasione della sua visita alla Kyo Noir Studio.

 

DETTAGLI DELLA MOSTRA “EX AFRICA SEMPER ALIQUID NOV”

 

TITOLO:              EX AFRICA SEMPER ALIQUID NOVI

FOCUS ON:         GONÇALO MABUNDA

LUOGO:                 Kyo Noir Studio – Via Maria SS Liberatrice 14, Viterbo

A CURA DI:               Antonella Pisilli

INAUGURAZIONE: 22 aprile 2016 ore 18.00

ORARI:                 Aperto per appuntamento  22 aprile –15 giugno 2016

 

 

 

 

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UFFICIO STAMPA:

Ufficio Stampa Kyo

Tel 0761 092 529

Cell 333 964 7300

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Gonçalo Mabunda, The dictator, componenti militari e armi assemblate/scultura volume, 2015

 

 

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