Spoleto incontra Venezia: intervista con la “figlia d’arte” Laura Scaringi

Le opere dell’artista Laura Scaringi sono in esposizione, fino al 24 Ottobre 2014, all’interno della grande mostra “Spoleto incontra Venezia” curata da Vittorio Sgarbi e diretta dal manager Salvo Nugnes, presso Palazzo Falier, storico edificio che si affaccia sul Canal Grande. Di seguito l’intervista alla Scaringi.

D: È la prima volta, che espone a Venezia?

R: Non è la prima volta, ho già esposto a Venezia nella mostra d’arte contemporanea “La Fine del Mondo tra Apocalisse e Apocatastasi”, tenutasi nel febbraio 2012 nell’ambito del Carnevale di Venezia,  presso la sede della Reale Società Bucintoro ai Magazzini del Sale.

D: Come nasce l’occasione di partecipare a questo importante evento espositivo?

R: L’occasione nasce in seguito alla partecipazione avvenuta nella rassegna “Spoleto Arte”. Si è creata così l’opportunità e la conferma di un percorso, grazie al Prof. Sgarbi, con la mia presenza anche in questa illustre manifestazione veneziana.

D: Quali opere espone e quale orientamento tematico seguono?

R: Le opere che propongo sono parte di un percorso di analisi compositiva, risultato di una profonda e personale dimensione emotiva. Una ricerca che coordina respiro spaziale, forme, texture, segni e scritture, nel concetto di sintesi del linguaggio. La tecnica utilizzata è il collage, nello specifico il papier collé. La carta precedentemente trattata e costruita in una sua prima forma, viene ricomposta in una seconda realtà formale.

D: Quando e come è avvenuto il suo approccio al mondo dell’arte?

R: Sono nata in una famiglia di artisti, tra cui mio padre Franco Scaringi, a tutt’oggi nel pieno della sua attività artistica. Circondata da tele, colori, libri, materiali e pensieri necessari a creare, è stato inevitabile che maturasse in me l’attitudine e l’amore per l’arte. Compiuti gli studi accademici, vivo questa passione, sia nel mio lavoro di docente di prima fascia presso l’Accademia di Belle Arti di Foggia, sia nell’attività e nella produzione individuale di artista.

D: È compiaciuta di esporre accanto a illustri nomi del calibro di Dario Fo, Eugenio Carmi, José Dalì e altri nomi di spicco del panorama contemporaneo?

R: Ne sono onorata, questo incontro è fonte di arricchimento, ma anche di scambio e dialogo tra i vari linguaggi sia artistici, che generazionali.

D: Un commento di riflessione in parallelo tra Spoleto e Venezia, come poli di eccellente portata, nella divulgazione dell’arte e della cultura, con fama internazionale?

R: Eccellente congiunzione in cui si compie la perfezione, due “luoghi” forti e accoglienti, carichi di storia, tradizione e bellezza, entrambi fulcro di prestigiose manifestazioni artistiche e culturali.

D: Se dovesse dare una breve definizione sul concetto di arte in generale?

R: L’arte è la spinta alla creazione, è comunicazione, è il linguaggio dell’immaginazione che crea ed emoziona. Pur differenziandosi nei secoli, nelle sue funzioni, nei canoni estetici e nei contesti, come afferma Gillo Dorfles, l’arte viene sempre dall’animo dell’uomo ed è l’emanazione della sua psiche.

D: Ci sono degli artisti e/o delle correnti, che apprezza in modo particolare?

R: Amo tutta l’arte e  ammiro la bellezza del suo comunicare, in ogni linguaggio, idea e rappresentazione. Il mio sguardo è orientato all’arte contemporanea, ne apprezzo le avanguardie e le neoavanguardie, in modo specifico, dall’informale segnico alla poesia visiva, in ogni configurazione e sperimentazione.

I morbidi acquarelli di Flavia Rebori in mostra “Spoleto incontra Venezia”: intervista con l’artista

E’ stata intervistata la pittrice Flavia Rebori, in occasione della sua partecipazione alle mostre “Spoleto incontra Venezia” curate dal Prof. Vittorio Sgarbi e dirette dal manager Salvo Nugnes. I suoi meravigliosi acquerelli sono in esposizione fino al 24 Ottobre 2014, presso lo storico Palazzo Falier, monumentale edificio a pochi passi da Ponte dell’Accademia.

D: Per lei, l’arte, è stata una valvola di sfogo nella sua vita?

R: Assolutamente. Lo è sempre stata. Senza lo spazio fisico e mentale per creare, credo che arriverei a un punto di tensione, il quale si allevia mettendo, nel mio caso, su carta le macchie acquose che generano forme e trasparenze, in un modo che sempre sento più certo, indirizzandomi forse ad una consapevolezza sul sentirmi utile umanamente, svolgendo un compito di ricerca della bellezza e la perfezione, in modo che gli altri possano , se riuscito questo mio compito, vederla riflessa nei miei acquerelli.

D: A quale corrente artistica si ispira?

R: Mi ispiro alla pittura di Edward Hopper, di Edvard Munch, di Giorgio Morandi. Vedo nelle loro opere l’idea del silenzio e la solitudine, nelle quali mi vedo riflessa.

D: Qual è l’emozione più forte che le ha dato creare una sua opera?

R: L ‘emozione più forte è quella che sorge quando vedo una forza più in là di me stessa che sta dietro alla realizzazione degli acquerelli che faccio. Una forza che non controllo soltanto io, una forza che mi spinge sempre a cercare vie di perfezione, dove perfezione è sciogliere i legami della ragione e dell’emozione e scoprire che metto solo alcuni ingredienti nel creare, ma poi intervengono altre forze che sento al di sopra di me. Allora quando più mi emoziono è quando vedo che ho perso il controllo della tecnica nella riuscita di un acquerello in particolare e che proprio grazie a questo viene fuori un risultato eccellente, diverso, imprevedibile, molto più bello che se l’avessi progettato.

D: Come concepisce l’arte?

R: Concepisco l’arte come un modo di salvezza. Lei riempie quei miei vuoti che altrimenti, sarebbero insopportabili. Ricordo l’idea svolta da Milan Kundera, nella sua ” L’insostenibile leggerezza dell’essere” dove questo autore gira intorno all’idea che dobbiamo essere legati a qualcosa o a qualcuno per sopportare l’esistenza, avvicinandoci a un modo di trascendenza di noi stessi.

D: Che cosa l’ha spinta a dipingere ?

R: A quanto pare mi ha spinta a dipingere una forma di solitudine che da bambina faceva sì che il mio mondo, svolto su un foglio di carta e colori, era più bello di quello reale, scoprendo questo bellissimo modo di creare realtà sognate, sentite, intraviste nella mia immaginazione.

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