Il minor costo del biosimilare è solo un vantaggio in più

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Il caso dei pazienti di Foggia che contestano il ricorso al biosimilare dell’ormone della crescita è frutto soprattutto di una visione riduttiva di questi medicinali, che sono efficaci, sicuri e sono anche il frutto del progresso delle biotecnologie

“Nella vicenda di Foggia mi pare emergano diverse contraddizioni probabilmente frutto di una scarsa conoscenza della materia. È evidente che va tutelato il diritto del paziente a essere curato con farmaci efficaci e sicuri, anzi con le migliori cure possibili, e che debba essere il medico a scegliere in scienza e coscienza quale medicinale usare. Ma è quello che pare essere effettivamente successo: un medico ha scelto il biosimilare dell’ormone della crescita (GH) e i biosimilari del GH sono farmaci efficaci e sicuri, che vantano ormai una storia clinica piuttosto lunga e che vengono impiegati con successo da anni in Europa”.

Questo il primo commento di Francesco Colantuoni, vicepresidente di AssoGenerici e coordinatore del Biosimilar Italian Group in merito al caso dei genitori che si sarebbero opposti alla scelta della Regione Puglia di promuovere l’impiego del biosimilare anziché del farmaco originatore.

“Al di là del modo un po’ confuso con cui è stata divulgata la notizia, sarebbe più utile parlare di biosimilare non solo come di un medicinale a minor costo ma come di un farmaco frutto di una tecnologia più recente. Perché di questo si tratta: il biosimilare è prodotto facendo tesoro dei progressi registrati nelle biotecnologie, presenta alcune caratteristiche migliorative e ha dimostrato sui pazienti di essere altrettanto efficace del farmaco originatore e in più costa meno. E questo avviene per diverse ragioni, perché i costi di ricerca sono inferiori, perché le stesse tecnologie, nel tempo, migliorano pur costando meno. Si pensi a un esempio chiaro a tutti: un PC degli anni novanta costava l’equivalente dello stipendio di un impiegato, oggi un prodotto analogo costa un decimo e ha prestazioni anche 1000 volte superiori. E nessuno, credo, vorrebbe comprare oggi un personal computer degli anni novanta…” conclude Francesco Colantuoni.

FONTE: AssoGenerici

Farmaci Biosimilari: un’occasione unica che l’Italia non può perdere

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Le alternative ai farmaci biotecnologici originatori non sono copie a basso prezzo, ma farmaci frutto della ricerca e dell’innovazione con le stesse caratteristiche terapeutiche. “Malgrado si siano accumulate negli anni le prove di efficacia e sicurezza, in Italia è presente un quadro irrazionale, con variazioni enormi tra le Regioni e persino le ASL. Eppure i biosimilari potrebbero far risparmiare non meno del 25% della spesa” dice Francesco Colantuoni, vicepresidente di AssoGenerici.

“I tre farmaci biosimilari disponibili già oggi potrebbero fare risparmiare ben oltre il 25% rispetto alla spesa attuale” diceFrancesco Colantuoni, vicepresidente di AssoGenerici, a margine di un convegno romano dedicato ai farmaci biotecnologici a brevetto scaduto. “Invece la situazione italiana continua a mostrare elementi illogici. Certamente se paragoniamo il dato complessivo del nostro Paese rispetto a quello dei sistemi sanitari europei possiamo concludere che stiamo riallineandoci al dato generale: in Italia i biosimilari rappresentano circa il 30% del mercato di riferimento, contro il quasi 50% della Germania e il 40% circa di Francia, Spagna e Gran Bretagna. Tuttavia non si può non sottolineare come preoccupante la constatazione di una grande variabilità regionale e, addirittura, tra una ASL e l’altra nell’impiego dei biosimilari” prosegue Colantuoni.

“È un dato che non trova alcuna giustificazione sul piano clinico e scientifico: ormai da quasi un decennio sono disponibili le prove che il farmaco biosimilare è efficace e sicuro, perché lo dimostrano gli studi clinici necessari alla registrazione così come la sorveglianza post-marketing, che monitora l’uso quotidiano in corsia”.

Le Regioni devono essere sostenute nel raccogliere e mettere a disposizione dei clinici e del decisore sanitario tutte queste evidenze. “Spesso si sente dire che alla base della diffidenza nei confronti del biosimilare ci sia un principio di cautela nei confronti del paziente, ma si trascura di dire che questa diffidenza non c’è nel momento in cui il clinico decide di passare da un farmaco biotecnologico a quello “innovativo” appena registrato. Ma questi nuovi farmaci sono supportati dalle stesse prove di efficacia e sicurezza che può esibire anche il biosimilare, che è anch’esso un farmaco “nuovo”. Bisogna creare le condizioni perché il medico possa acquisire confidenza con l’uso del biosimilare, considerando anche la necessità di poter continuare a offrire le migliori cure possibili senza mettere a rischio i bilanci e, anzi, allargando l’impiego a una più vasta platea di pazienti”.

FONTE:AssoGenerici

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