Roma, 23 maggio 2022 – La pandemia ha generato uno stato di incertezza a tutti i livelli. A livello sanitario e medico, ovviamente perché ha portato una grande fetta della popolazione mondiale nelle terapie intensive, con conseguenze nefaste per il proprio organismo. A livello economico perché il lock down ha generato una diminuzione di posti di lavoro considerevole ed ha messo in ginocchio tantissime famiglie, non solo italiane, ma di tutto il mondo. Il gap tra ricchi e poveri é diventato ancora più grande. A livello sociale perché ha ridotto al minimo per mesi i contatti sociali, gli abbracci, le strette di mano e le visite a parenti ed amici. Tantissimi si sono ritrovati in un isolamento forzato, protratto per troppo tempo, che ha fatto dimenticare il piacere del socializzare.
“Oltre all’incertezza finora subita, secondo uno studio della Washington University di Saint Louis, il 60 % dei pazienti che ha contratto il Covid, ha la possibilità di sviluppare attacchi di ansia, disturbi del sonno e depressione. Tutto ciò anche a distanza di un anno dalla malattia. Malgrado ciò, sarebbe comunque auspicabile provare a sfidare la paura e apprendere a convivere con l’incertezza. Lo stesso Bonus Psicologo, che sarà a breve operativo, va in tale direzione.”, spiega Gianni Lanari, psicoterapeuta responsabile del Pronto Soccorso Psicologico “Roma Est”.
“Secondo un sondaggio BIDIMEDIA dell’ Ordine degli Psicologi della Puglia, la figura dello psicologo ha incrementato notevolmente la sua importanza nella popolazione a causa dell’ incertezza che il Covid-19 ha creato a livello globale”, racconta la psicologa clinica Cristina Mitola.
A tutto ció si é aggiunto il vaiolo delle scimmie, la nuova malattia infettiva che fa paura al mondo.
Inoltre, la guerra in Ucraina, ha stimolato ancora di più la sensazione di incertezza. Si é verificato un rincaro generalizzato dei prezzi, misto alla sensazione di una possibile terza guerra mondiale.
Quest’ atmosfera di precarietà generale, non ha fatto altro che incrementare notevolmente le malattie mentali nella gente, colpendo sempre di più la mente di tanti cittadini.
Inoltre, se non ci si preoccupa per la salute propria o dei propri cari, ci si angustia per le conseguenze economiche di tale crisi sociale, a livello lavorativo e familiare. Tanti hanno perso il lavoro, altri temono sempre che ci sia una impennata ulteriore nei contagi o un aumento considerevole nei prezzi, cosi da non poter affrontarne le conseguenze.
Basandosi sul fatto che un corretto intervento psicologico nell’ambito di tale emergenza possa evitare l’insorgenza di psicopatologie strutturate, il Pronto Soccorso Psicologico “Roma Est” ha quindi deciso di offrire un aiuto preventivo per evitare la graduale degenerazione di tale situazione globale.
Il servizio di aiuto è offerto, in 29 lingue, da una rete di 390 psicologi presenti in tutte le regioni italiane e in 24 paesi esteri.
Como, 24 gennaio 2022 – Al tempo del Covid-19 si sta registrando un incremento nella quantità di sogni e un cambiamento della loro qualità. Lo scrive su Psychology Today il dottor Patrick McNamara, professore di neurologia alla scuola di medicina della Boston University, che insieme ad altri ricercatori sta raccogliendo i sogni all’epoca del Covid-19, per analizzarli e confrontarli con quelli pre-pandemia.
In questo periodo di emergenza e auto isolamento, molte persone raccontano di avere un’attività onirica più intensa, con sogni più vividi, che non di rado assumono le fattezze dell’incubo.
Da questo nasce una necessita urgente di ricreare nuove aspettative, nuovi sogni e nuovi obiettivi .
Durante la conferenza è risultato un desiderio tra i giovani di socialità, di vicinanza, di amore, ma soprattutto di tornare alle tradizioni, come lo sposarsi e festeggiare l’amore con famigliari e amici.
Ed é risultata alta la percentuale di riuscire a demonizzare lo spettro dell’incubo Covid sostituendolo con il sogno di un matrimonio, con dei festeggiamenti da ricordare.
“Il matrimonio, religioso o civile che sia, sarà una tendenza per il 2022. Un trend che si era già iniziato a manifestare nel 2021, proprio dopo i peggiori picchi pandemici da Covid-19″, racconta Monica Gabetta Tosetti, fashion stylist e responsabile della Boutique Tosetti di Como.
Monica, che è la marketing manager della boutique di famiglia, ha tenuto in Call Conference, lo scorso 18 gennaio, una lezione rivolta agli studenti universitari di marketing ed economia, che parlava proprio della necessità di creare aspettative e sogni nei giovani delle nuove generazioni.
“Dopo tanto tempo chiusi in casa e con il morale a terra, sposi e invitati hanno voglia di festeggiare in grande e di organizzare un matrimonio divertente. C’è tanta voglia di festeggiare con allegria, di mettere in piedi un party con cocktail e food truck originali; si va alla ricerca di una festa epica, che metta un punto alle infelici situazioni vissute”, conclude Monica.
Non per niente #pandemicdreams è diventato un hashtag virale nell’ultimo mese: cosa c’è di meglio quindi che sognare gli obiettivi da realizzare?
Monica Gabetta Tosetti, fondatrice e manager marketing della maison di famiglia Tosetti Brand
Roma, 6 dicembre 2021 – La campagna vaccinale prosegue spedita verso la somministrazione della terza dose, tuttavia la pandemia COVID-19 ci pone dinanzi l’ennesima sfida: una nuova variante del virus, la B.1.1.529, denominata ufficialmente variante Omicron dall’Oms (Organizzazione Mondiale della Sanità).
Ma perché questa nuova variante, dopo quella Delta, sta suscitando tutta questa preoccupazione?
La variante Omicron, proveniente dal Sud Africa, sta mettendo in discussione tutti i progressi conseguiti contro il SARS-CoV-2. La cosa che sta allarmando il mondo è che, finora, sembrerebbe essere la variante del virus più contagiosa e si hanno ancora poche informazioni in merito.
Tuttavia, non è ancora chiaro se l’incremento dei contagi e delle ospedalizzazioni in Sud Africa sia effettivamente dovuto a questa variante del virus, ma l’Iss (Istituto Superiore di Sanità) al momento afferma che «la decisione di dichiarala una VOC (Variant Of Concern = variante di preoccupazione) è dovuta alla presenza nella variante di diverse mutazioni che potrebbero avere un impatto sul comportamento del virus, anche in termini di gravità della malattia o della capacità di diffusione».
Quindi è la presenza di alcune mutazioni, all’interno della variante Omicron, a generare preoccupazione, perché oltretutto non è chiaro se gli attuali vaccini siano sufficienti per proteggerci anche da questa variante, se l’intervento medico in caso di contagio sia il medesimo per le altre forme di coronavirus, se questo potrebbe costringerci ad un nuovo lockdown, e via dicendo. In una situazione così incerta, il ritorno a quella che tutti noi reputiamo “vecchia normalità” ci appare lontano, nostalgico.
L’impressione è quella di non avere la possibilità di uscire da questa situazione che ha messo a dura prova il nostro benessere psicofisico. E che questa nuova realtà ben lontana da quella conosciuta precedentemente, caratterizzata da isolamento, mascherine, gel igienizzante, distanziamento sociale e restrizioni, da un periodo transitorio si sta trasformando in una nuova normalità, in continuo mutamento, a cui siamo costretti ad adattarci.
I cambiamenti non sono mai semplici e richiedono un modellamento ed un adattamento alla realtà continuo e costante. Diventa ancora più difficoltoso adattarsi e trovare un equilibrio quando il tutto avviene velocemente, senza che ci sia data la possibilità di elaborare il cambiamento.
La pandemia ha avuto un impatto psicologico e psicosociale senza precedenti e, pertanto, ha influenzato e modificato nel profondo il nostro modo di percepire ciò che ci circonda, ha modificato il modo di riconoscere le nostre emozioni, di esprimerle e di viverle liberamente. Ha modificato il modo di rapportarci agli altri, insediando paure e timori all’interno della nostra vita.
Quindi, oltre ai comuni timori presenti nella realtà di ognuno di noi, la pandemia ne ha alimentati di nuovi: l’insonnia, la fobia ed il ritiro sociale, la paura di fare attività che prima era normale fare, l’incertezza per il futuro, la mancanza di supporto, la paura del contagio, il timore di mettere a rischio la vita dei nostri cari più fragili, la disregolazione emotiva. Di fatto, l’ansia e la paura sono i sentimenti più sperimentati da quando è iniziata questa lotta contro il virus. Inevitabilmente, questi due sentimenti abbassano il nostro tono dell’umore.
Ci spostiamo sul versante depressivo del nostro umore, sentendoci impotenti, vulnerabili, tristi, sconfortati, ci manca la voglia di uscire e svolgere le attività quotidiane. La nuova variante Omicron incrementa tutto ciò, dandoci l’impressione che non ci sia una via d’uscita da questa situazione, temiamo che i vaccini siano inutili e che tutto ciò che stiamo facendo lo sia. In questa situazione di grande tensione siamo facilmente influenzabili da questi stimoli esterni negativi.
Ma c’è anche chi sostiene che non sia così. I vaccini, i sacrifici che stiamo compiendo, tutto potrebbe avere una sua utilità. Non siamo del tutto impotenti. Quello che possiamo fare è, non solo seguire ancora per un po’ le direttive dettate dall’Oms e dal Governo, ma anche cercare di affrontare la situazione con atteggiamento propositivo. Quindi, non è tanto importante la situazione che ci troviamo davanti, ma è ancora più importante il modo in cui riusciamo ad interpretare questa situazione, il significato che attribuiamo all’evento stressante e destabilizzante.
Gianni Lanari, psicoterapeuta responsabile del Pronto Soccorso Psicologico “Roma Est”, sostiene che, seguendo un adeguato training, si possa paradossalmente trasformare il problema in opportunità. Ognuno di noi ha dentro un’insospettata riserva di forza che può emergere quando gli eventi ci mettono alla prova e che ci aiuta a riprendere in mano le redini della nostra vita.
Dunque, in questa situazione di instabilità ed incertezza, può risultare utile un supporto che ci aiuti a fare chiarezza sulle nostre emozioni, sui nostri sentimenti e che ci spinga ad estrapolare gli aspetti positivi dalle situazioni avverse, a crescere e ad essere più resilienti.
«Non è importante quello che ti capita, ma come lo vivi, quindi il significato che si attribuisce a ciò che succede. Anziché lasciarci influenzare dalle circostanze negative e dalle avversità, per quanto possibile, sarebbe opportuno cercare di guardare l’altra faccia della medaglia e cogliere l’opportunità che tutti gli eventi di vita ci possono offrire. Tutto ciò si può fare anche tramite un percorso di crescita personale» sottolinea la dott.ssa in psicologia clinica Alessandra Palleschi.
Il Pronto Soccorso Psicologico “Roma Est” ha quindi deciso di offrire un aiuto a chi desidera diventare psicologicamente più forte ed incrementare la propria resilienza.
Possiamo scegliere se lasciarci sopraffare dalla situazione attuale, attribuendo al COVID-19 e alle sue varianti solo un significato negativo (l’ennesima cosa che non va) oppure se offrire a noi stessi la possibilità di vivere differentemente questa situazione e attribuire un significato positivo a questi eventi di vita (allenarci ad affrontare le difficoltà per diventare gradualmente più forti).
Possiamo decidere di prendere, paradossalmente, lo stimolo negativo in maniera (pro)positiva e renderlo un’opportunità.
Il servizio di aiuto è offerto, in 27 lingue, da una rete di 362 psicologi presenti in tutte le regioni italiane e in 22 paesi esteri.
Per informazioni telefonare al n. 06 22796355, al n. 375 7707389 o collegarsi al sito internet www.pronto-soccorso-psicologico-roma.it.
Roma, 3 novembre 2021 – Sembra che siano circa 10 milioni gli italiani che hanno vissuto almeno una volta nella vita l’esperienza di un attacco di panico. Un evento che per molti per fortuna rimane isolato, mentre per altri può trasformarsi in un vero e proprio disturbo.
Ma in cosa consiste esattamente l’attacco di panico?
Molti lo descrivono come “sensazione di morire”. Infatti è una sensazione improvvisa, rapida, che si esaurisce spontaneamente, ma lascia completamente devastati. La manifestazione è soggettiva, ma i sintomi più comuni sono fame d’aria, battito accelerato, bocca secca, vertigini, immobilità degli arti e talvolta di tutto il corpo. La maggior parte delle persone colpite da un attacco di panico realizza di averlo avuto solamente dopo essere state al pronto soccorso e aver scongiurato un attacco cardiaco. Ed è dopo aver realizzato di aver avuto un attacco di panico che si insinua la paura costante di rivivere quella sensazione di impotenza, quella sensazione di “morte” imminente.
Al riguardo Gianni Lanari, psicoterapeuta responsabile del Pronto Soccorso Psicologico Roma Est, afferma che “consapevoli della sofferenza collegata al panico, abbiamo scritto il libro “Vincere gli attacchi di panico: istruzioni per l’uso”, per aiutare le persone ad utilizzare il panico, paradossalmente per migliorare la propria qualità di vita”.
Nello specifico Francesca Mero, psicologa del Pronto Soccorso Psicologico Roma Est, ci ricorda che “per affrontare il panico le persone mettono in atto quelle che in Terapia Breve Strategica vengono chiamate le Tentate Soluzioni”.
Le Tentate Soluzioni più utilizzate sono:
1) Evitare tutto ciò di cui si ha paura;
2) Chiedere aiuto e rassicurazione;
3) Di fronte alla sensazione di paura si tende a voler controllare le proprie reazioni, finendo però per perderne il controllo.
Queste tentate soluzioni però portano sempre a un fallimento. Infatti le persone iniziano ad evitare tutto ciò che le spaventa in via preventiva, per non sentire quella sensazione di ansia e paura, ma più si sommano gli evitamenti e più la paura cresce. Questo perché mettendo in atto gli evitamenti, si invia a se stessi il messaggio di non essere in grado di affrontare le situazioni e il senso di incapacità fa crescere la paura.
Chiedendoaiuto e rassicurazione agli altri, queste persone continuano a confermare a se stesse la propria incapacità, fino a diventare davvero incapaci di affrontare innumerevoli situazioni.
Dopo aver avuto uno o più attacchi di panico, ci si spaventa delle reazioni incontrollate del proprio corpo, così si inizia a cercare di controllare queste reazioni. Ma più si cerca di controllarle e più se ne perde il controllo, fino a mandare in tilt il meccanismo psicofisiologico e a generare così un nuovo attacco di panico.
Si inizia quindi ad avere un timore preventivo delle reazioni del proprio organismo si fronte a situazioni che queste persone considerano una minaccia. Questo timore porta, quindi, a limitare sempre più le proprie azioni e i propri spazi vitali.
Si sbaglia quando si definisce l’attacco di panico semplicemente come una forte paura. È il risultato di una costruzione lenta e complessa che può durare anche per sempre. In senso figurato la persona è come incastrata dentro la tela di un ragno. Spesso le persone che soffrono del disturbo da panico hanno una buona consapevolezza del problema e delle cause di questo, ma vi è un’incapacità nel fare qualcosa di diverso.
Grazie alla psicoterapia si può davvero guarire da tutto questo e liberarsi dalla ragnatela della paura. Vengono utilizzati specifici protocolli di intervento per gli attacchi di panico, si usano stratagemmi per modificare o eliminare le tentate soluzioni che alimentano la paura patologica e il panico.
Avviene una vera e propria esperienza emozionale correttiva e mediante esperienze guidate, si aiuta la persona a costruire capacità individuali che permettono di gestire il problema per superarlo ed eliminarlo per sempre.
È importante che lo psicoterapeuta analizzi con attenzione le tentate soluzioni disfunzionali messe in atto dal paziente, per renderle da disfunzionali a funzionali. La tecnica per eccellenza è quella della Peggiore Fantasia. Questa è un’esperienza emozionale concreta, in cui il paziente deve concentrarsi per circa 30 minuti al giorno sulla sua peggiore paura, immaginandosi man mano di superarla.
Con il passare dei giorni avviene una modificazione della percezione della paura che porta all’acquisizione di sicurezza, autonomia e capacità di gestire la propria realtà. Una volta cambiata la percezione segue anche il cambiamento delle reazioni e infine della consapevolezza. La consapevolezza giungerà solamente dopo aver vissuto realmente l’esperienza ansiogena, poiché solo in quel momento la persona si renderà conto delle proprie capacità e delle proprie risorse attivate nel fare qualcosa che prima di allora sembrava impossibile.
Al riguardo il Pronto Soccorso Psicologico Roma Est offre un servizio di aiuto per tutti coloro che vogliono vincere gli attacchi di panico.
I 358 psicologi della rete del pronto soccorso sono presenti in tutte le regioni italiane e in 22 paesi esteri, come Regno Unito, Francia, Hong Kong, Messico, Russia, Argentina, Grecia, Kenya, Ghana, Mozambico, Brasile, Portogallo, Serbia, Romania, Bulgaria, Egitto, Giordania, Pakistan, Azerbaijan, India, Spagna e Svizzera.
Il servizio é offerto in 27 lingue, a prezzi sociali, e per contattare gli psicologi del Pronto Soccorso Psicologico basta telefonare al n. 06 22796355, al n. 392 9050134, o collegarsi al sito internet www.pronto-soccorso-psicologico-roma.it.
Roma, 18 maggio 2021 – La dipendenza da internet, nota anche come Internet Addiction Disorder (IAD), viene definita nel 1995 grazie allo psichiatra Ivan Golberg e fa parte di una nuova forma di dipendenze che consistono nell’uso smodato della tecnologia, nello specifico di Internet, che compromettono fortemente la vita delle persone.
Già le statistiche ci dicono che il 59% della popolazione mondiale (4,57 miliardi) è un utente attivo di internet.
La dipendenza, sia da sostanze che comportamentale, consiste nel trascorrere la maggior parte del tempo, con conseguente dispendio energetico, nella ricerca o nell’utilizzo dell’oggetto tossico, andando ad influire negativamente sulla propria area personale, sociale e lavorativa. Anche nella dipendenza da internet si possono sviluppare dinamiche simili alle dipendenze da sostanze, con comparsa di fenomeni come tolleranza, craving ed assuefazione.
Esistono diverse forme di IAD ed ognuna di queste ha un focus differente:
• Dipendenza cibersessuale: utilizzo esagerato di materiale pornografico online o di chat per soli adulti;
• Dipendenza ciber-relazionale: caratterizzata da eccessivo coinvolgimento in relazioni online;
• Uso compulsivo di internet: gioco d’azzardo online patologico, shopping compulsivo online, scommesse online, ecc.;
• Sovraccarico cognitivo: ricercare compulsivamente informazioni sul web;
• Dipendenza da videogiochi: giocare online incontrando persone nella realtà virtuale con una falsa identità e relativa astinenza quando non si é online.
Durante la pandemia, causata dal COVID-19, l’utilizzo del pc o dello smartphone è aumentato notevolmente ed il motivo principale è stato lo spostamento del lavoro/studio all’interno della “casa dolce casa”, la quale, da una parte è una protezione rispetto al virus e dall’altra una prigione dove c’è il rischio di diventare schiavi di tutto ciò che è a portata di un “click”.
Gianni Lanari, psicoterapeuta responsabile del Pronto Soccorso Psicologico “Roma Est”, sostiene che “il fenomeno riguardi in maniera particolare gli adolescenti. Se da un lato la rete potrebbe essere considerata un’ancora di salvezza in un momento di isolamento sociale forzato, dall’altro lato il rischio potrebbe consistere nel “disconnettersi” sempre di più dalla vita reale”.
“Gli adolescenti subiscono direttamente o indirettamente le conseguenze della reclusione forzata, ed oltre al distacco fisico, dal proprio gruppo di pari subiscono soprattutto quello psicologico ed emotivo. L’adolescenza è un periodo di grandi cambiamenti dove il tono dell’umore tende a fluttuare tra alti e bassi e la ricorrenza ad una gratificazione immediata è di certo più rapida di un percorso di conoscenza interiore”, continua il Dr. Lanari.
“È più semplice di quanto si possa credere ritrovarsi giorno dopo giorno a mettere in atto lo stesso comportamento, che da una tantum si trasforma in un più volte al giorno con una facilità estrema”, spiega Giorgia Comandini,psicologaclinica e psicoterapeuta in formazione.
“Sfortunatamente non è sempre possibile prevenire, ma si può intervenire, con l’aiuto di un professionista, per cambiare le cose. Attraverso il sostegno psicologico, il paziente diventa maggiormente consapevole dei propri pensieri, delle emozioni e dei comportamenti e con la giusta dose di motivazione può essere in grado di modificare le abitudini disadattive che lo portano a cercare consolazione nell’utilizzo sbagliato del Web“, continua la D.ssa Comandini.
Per far fronte a queste problematiche il Pronto Soccorso Psicologico “Roma Est” ha istituito un servizio di aiuto psicologico in 22 lingue, per aiutare adolescenti ed adulti ad uscire dalla dipendenza di internet.
I 310 psicologi della rete del pronto soccorso sono presenti in tutte le regioni italiane e in 20 paesi esteri, come Regno Unito, Hong Kong, Messico, Russia, Argentina, Grecia, Kenya, Ghana, Brasile, Portogallo, Serbia, Romania, Bulgaria, Egitto, Giordania, Pakistan, Azerbaijan, India, Spagna, Svizzera.
Per contattare il Pronto Soccorso Psicologico “Roma Est” basta telefonare ai numeri +39 06 227 96 355 / +39 345 627 6162 o andare sul sito internet www.pronto-soccorso-psicologico-roma.it.
Roma, 26 aprile 2021 – A un anno dall’inizio della pandemia da Covid-19, la popolazione mondiale ha cominciato a intravedere la “luce in fondo al tunnel” grazie alla messa a punto e alla diffusione dei primi vaccini contro il virus che ha costretto l’umanità ad un cambio radicale del proprio stile di vita.
Il Sars-coV-2 continua a mietere molte vittime fra coloro che non hanno un sistema immunitario abbastanza forte da reggere l’invasione del virus; per tale scopo i vaccini ricoprono un ruolo fondamentale.
Essi, infatti, permettono all’organismo di riconoscere il virus qualora esso lo incontri e gli forniscono la capacità di debellarlo.
Perché se i vaccini svolgono una funzione così importante e sicura per la nostra salute, c’è chi ne ha paura e decide di rifiutare la vaccinazione?
Gianni Lanari, psicoterapeuta responsabile del Pronto Soccorso Psicologico “Roma Est”, ipotizza che “la paura del vaccino sia riconducibile alla tipologia delle informazioni diffuse sui diversi canali di comunicazione, alla tendenza ad un rapporto di sfiducia tra la popolazione e le autorità sanitarie, ai movimenti no-vax e alle “scorciatoie cognitive” che le persone utilizzano nelle situazioni critiche.
I dati di uno studio condotto dall’Agenas, l’Agenzia Nazionale per i servizi sanitari regionali, in collaborazione con il MeS, Laboratorio Management e Sanità dell’Istituto di Management della Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa, riportano che nel nostro paese il 17,6% della popolazione non ha intenzione di vaccinarsi.
Lo studio ha coinvolto 12.322 persone residenti in tutte le regioni e province autonome; nello specifico, la fascia più scettica della popolazione sarebbe quella compresa tra i 35 e i 44 anni.
Con l’avvento della pandemia da Covid-19, si è osservata l’esplosione di un’altra “epidemia”: si tratta del fenomeno dell’infodemia, ossia la circolazione di un’eccessiva quantità di informazioni, spesso non accuratamente vagliate, che rendono difficile riuscire ad orientarsi sulla conoscenza di un argomento a causa della frequente mancanza di fonti affidabili.
L’Organizzazione Mondiale della Sanità si sta occupando da circa un anno di contenere l’ondata di fake news, che hanno cominciato a diffondersi da inizio pandemia.
Le fake news sono notizie deliberatamente false, costruite appositamente per creare confusione e che creano disinformazione; esse sono “contagiose” e viaggiano ad alta velocità, più delle notizie ufficiali.
La misinformazione invece è il fenomeno di diffusione di notizie la cui fonte risulta scarsamente attendibile e che, parallelamente alle fake news trovano terreno fertile su tutti i mass media, in particolare i social network sui quali il controllo delle fonti non è rigoroso.
La tragica conseguenza di questi due fenomeni è l’impossibilità per le persone e la società tutta di formarsi un’unica opinione forte, autorevole e affidabile (opinion leadership), restando in un limbo fatto di incertezza, confusione, cause di ansia, incertezza, scetticismo e sfiducia.
Anche le fonti istituzionali, sembrano tendere, a volte, a diffondere delle informazioni contraddittorie. Questa modalità comunicativa tende a generare un sentimento di diffidenza nei confronti delle autorità pubbliche e sanitarie, con possibili drammatiche conseguenze che riguardano le scelte che un individuo compie per la propria salute.
Di fronte ad una tale situazione di fragilità delle certezze, l’individuo si trova ad affrontare una condizione critica, di malessere e instabilità. Quando ci si trova in tali condizioni il sistema neurobiologico umano percepisce uno stato di allerta e questo porta la mente a valutare le informazioni disponibili nell’ambiente circostante in modo sbagliato. Si parla di bias, scorciatoie cognitive, che hanno come scopo evolutivo la valutazione di stimoli esterni in modo da preservare la sopravvivenza dell’organismo.
Qual è il bias che subentra di fronte alla decisione “mi sottopongo oppure no a vaccinazione”?
Essi in realtà sono molteplici. L’associazione con un evento avverso è uno di questi: di solito quando la mente umana si trova a dover valutare un rischio, la risposta dovrebbe risultare da un calcolo razionale fra la possibilità che una cosa avvenga e la gravità dell’avvenimento stesso; tuttavia questo calcolo non avviene sempre in maniera razionale, perché subentra la componente della “percezione di controllo” su quel determinato evento che conduce a scelte razionalmente sbagliate. Un esempio di valutazione irrazionale, dettata dalla percezione di scarso controllo, è la scelta di viaggiare in auto piuttosto che in aereo.
Statisticamente, i viaggi in aereo sono molto più sicuri di quelli in auto (nel senso che viene registrato un quantitativo di sinistri in auto maggiore di quelli in aereo), eppure la guida dell’auto risulta immediatamente più sicura per il semplice fatto che del mezzo si può avere maggior controllo.
Allo stesso modo, il non sapere con precisione cosa un vaccino contenga, sottrae all’individuo la percezione di controllo sulla propria salute: di fatto, ciò che una persona “vede” durante la somministrazione di un vaccino è solo del liquido sconosciuto che viene iniettato nel proprio corpo. La scarsa confidenza con le procedure mediche e i meccanismi sottostanti il funzionamento dei farmaci, in questo caso dei vaccini, è un altro bias cognitivo che destabilizza l’individuo e non gli permette di procedere con la vaccinazione.
Al momento della scelta riguardante il sottoporsi o no a vaccinazione, un altro errore cognitivo che può subentrare è quello del bilancio tra pro e contro dettato dalla percezione del proprio stato di salute in quel preciso momento.
È facile pensare a come un individuo sano, in buona salute fisica, privo di sintomi legati alla malattia per la quale dovrebbe vaccinarsi, tenda a non sentire la necessità di proteggersi e ad avere una percezione amplificata di quelli che sono i possibili effetti collaterali della vaccinazione.
Gli effetti collaterali, infatti, non sono da escludere, poiché con i vaccini è frequente osservare la risposta immunitaria dell’organismo con l’insorgenza di alcuni sintomi di breve durata e in piccola percentuale; tuttavia, tale possibilità, per una persona che nutre sfiducia e timore, è causa di rifiuto.
Su questo specifico timore, il movimento degli anti-vaccinisti, o no-vax, costruisce le sue teorie a favore del rifiuto delle vaccinazioni.
Non bisogna comunque dimenticare che i vaccini sono strumenti utili per la prevenzione di malattie che potrebbero anche essere mortali o comunque provocare gravi problemi di salute o disabilità permanenti. È grazie alle vaccinazioni che malattie come il morbillo, la parotite, la rosolia o la pertosse che secoli fa hanno avuto una diffusione epidemica, oggi sono state debellate.
È possibile immaginare come allo stesso modo, grazie alle vaccinazioni di oggi, anche il Covid-19 possa domani essere un lontano ricordo.
Qual’è dunque l’arma per sconfiggere lo scetticismo di massa e porre fine al sentimento di sfiducia nelle autorità?
La dr.ssa Maria Giovanna Ginni, psicologa del Pronto Soccorso Psicologico “Roma Est”, sostiene che sia “necessario partire dall’ascolto dei dubbi e delle paure, favorendo la vicinanza comunicativa, chiara ed efficace tra esperti e non esperti. È importante aiutare il personale sanitario a migliorare la comunicazione con i propri pazienti, tenendo conto di tre fattori principali: l’analisi delle caratteristiche psicologiche associate all’esitazione e alla resistenza ai vaccini, il tener conto delle emozioni al momento della comunicazione dell’efficacia del vaccino, la capacità di fornire all’ascoltatore gli strumenti per sviluppare un pensiero critico. È necessario insegnare ai non esperti in materia sanitaria a saper scegliere tra le fonti attendibili e le fake news, a capire quali siano le reali evidenze scientifiche piuttosto che limitarsi a prescrivere pillole di verità da accettare acriticamente.
Di fronte alla chiarezza, il dubbio si riduce. Di fronte alla fiducia che l’altro possa capire e imparare a pensare, si manifesta la razionalità del pensiero collettivo”.
Al riguardo il Pronto Soccorso Psicologico “Roma Est” ha deciso di offrire un servizio di aiuto per gestire in maniera funzionale tutte le paure, tra cui la paura dei vaccini.
La rete del Pronto Soccorso é composta da 305 psicologi presenti in tutte le regioni italiane e in 20 paesi esteri, come Regno Unito, Hong Kong, Messico, Russia, Argentina, Grecia, Kenya, Ghana, Brasile, Portogallo, Serbia, Romania, Bulgaria, Egitto, Giordania, Pakistan, Azerbaijan, India, Spagna e Svizzera.
Per contattare il servizio, offerto in 22 lingue e a prezzi sociali, telefonare al n. 0622796355 o al n. 3491874670, o collegarsi al sito www.pronto-soccorso-psicologico-roma.it.
Affrontare la pandemia con le giuste strategie, con i consigli della psicologa Doriana Galderisi
Brescia, 22 aprile 2021 – Trovare le strategie psicologiche giuste per capire, analizzare e accogliere i cambiamenti che hanno travolto le nostre vite con la pandemia. È stato questo l’obiettivo del ciclo di incontri online realizzati negli scorsi mesi dalla psicologaDoriana Galderisi, da cui è nato il libro “La Scienza di Eccellenza al tempo del Covid-19”.
L’opera racchiude infatti i sette dialoghi che si sono svolti tra professionisti delle scienze psico-sociali e la dottoressaDoriana Galderisi, già autrice del volume “Il dopo è ora. Come il Coronavirus gioca con le vite di tutti noi”.
Moderati dal giornalista Francesco Zambelli, i dialoghi sono stati pubblicati da Gam edizioni, con la prefazione di Gaetano Cinque, scrittore ed ex dirigente del liceo scientifico Calini di Brescia e con il saluto del sindaco di Brescia Emilio Del Bono a suggello del Patrocinio comunale concesso sia per la prima edizione sia per la seconda edizione de “La Scienza di Eccellenza”.
Il libro è disponibile anche in versione ebook e offre la possibilità di confrontarsi con celebri professionisti su alcune tematiche fondamentali dell’era pandemica: scuola e didattica a distanza, vecchie e nuove ansie, fobie, ossessioni, amore e sessualità, criminalità, scienze psicologiche e istituzioni in dialogo sono solo alcuni dei focus di queste pagine.
Nel libro intervengono inoltre: Donatella Albini, Cesare Cornoldi, Davide Dèttore, Daniel Giunti, Davide Liccione, Marco Monzani, Fabrizio Quattrini.
«L’idea di raccogliere il frutto di questi incontri in una pubblicazione si rivela davvero molto utile: è uno strumento a disposizione di coloro che non hanno potuto seguire i vari appuntamenti, ma anche un sussidio per chi desidera approfondire quanto ascoltato online», scrive il sindaco di Brescia Emilio Del Bono, evidenziando l’idea fondamentale di Doriana Galderisi di fornire un utile supporto psicologico e culturale.
«Gli ospiti degli incontri e tutti i professionisti della categoria lavorativa alla quale appartengo – precisa la psicologa Doriana Galderisi nell’introduzione al testo – con i propri studi, le proprie ricerche, i propri insegnamenti, il proprio costante lavoro dentro e fuori università, esplorano e descrivono il funzionamento della mente umana e dei comportamenti individuali e sociali, al fine di capirne le complessità, le dinamiche e prevenire disagi e rischi. Il nostro è un impegno scientifico e professionale volto a migliorare la qualità delle vite delle persone: cerchiamo di interpretare al meglio il nostro ruolo di scienziati sociali e di rendere la scienza realmente fruibile e condivisibile, riconoscendole quello che è un suo requisito fondamentale, ovvero il valore e la funzione ergonomica, intesa come utilità concreta e migliorativa della vita personale e collettiva. Speriamo che la lettura di queste pagine possa offrire conforto e strumenti conoscitivi che, nel solco del messaggio del mio libro, vogliono ribadire che la vita è ora, la bellezza del vivere sta nel saper restare ancorati al momento presente, dando a ciò valore e rispetto».
Il professore Gaetano Cinque nella sua prefazione commenta:
“Un confronto tra competenze psicologiche sociologiche giuridiche e culturali è una interessante azione corale per entrare nei meandri dell’animo umano, dell’intelletto, del tessuto sociale e comunitario. Analizzare in tempi di pandemia l’essere umano in ambito familiare, scolastico, lavorativo e sociale, porre sotto i riflettori la sua condizione psichica e mentale in rapporto al contesto che si è creato, permette, attraverso il confronto competente tra esperti, di approfondire gli aspetti molteplici che la crisi sanitaria e sociale ha provocato, soprattutto in relazione alla cosiddetta normalità. La conoscenza attraverso le forme della ricerca scientifica messe a confronto in questa iniziativa è una vera e propria garanzia per capire quello che sta avvenendo”.
La dottoressa Galderisi si augura dunque che “la lettura di queste pagine e la partecipazione ad iniziative già organizzate online per i prossimi mesi possano offrire conoscenze e strumenti che, nel solco del messaggio del mio libro, vogliono ribadire che la vita è ORA, la bellezza del vivere sta nel saper restare ancorati al momento presente, dando a ciò valore e rispetto”.
In altre parole, l’augurio è che tutti coloro che leggeranno questo libro possano trovare nelle scienze psicologiche non solo un aiuto morale emotivo, morale o pratico, ma soprattutto la forza e la motivazione a superare sfide a volte ritenute impossibili.
“VIVI come se dovessi morire domani. IMPARA come se dovessi vivere per sempre”. (Mahatma Gandhi)
Roma, 9 aprile 2021 – È passato ormai più di un anno dal primo lockdown. Il Covid-19 ha stravolto le nostre vite e ci ha cambiato nel profondo. Stiamo imparando a convivere con l’incertezza, con la paura del domani, con le giornate che ci sembrano a volte tutte uguali, nell’attesa che arrivi finalmente la fine di questa pandemia. La vita, mentre aspettiamo, continua e i giorni diventano settimane, mesi e, infine, anni.
Chiaramente la situazione non è cosa da sottovalutare, bisogna porre tutte le attenzioni del caso, ma questo non può e non deve necessariamente portarci ad una passiva sopravvivenza, ad una interminabile attesa di qualcosa che non sappiamo neanche cosa sia e quando verrà.
La salute psicologica è strettamente connessa alla salute fisica e per questo prolungate situazioni stressanti, preoccupazioni costanti, paure che ci assillano, portano ad un indebolimento del nostro corpo e spesso ci predispongono ad ammalarci più facilmente.
Per fortuna però, allo stesso modo, qualsiasi cosa facciamo per noi stessi, per la nostra felicità, si ripercuote positivamente sulla nostra risposta immunitaria, sul nostro benessere fisico e sulle energie utili a muovere il nostro corpo.
Al riguardo Gianni Lanari, psicoterapeuta responsabile del Pronto Soccorso Psicologico “Roma Est”, sostiene che “ognuno di noi ha dentro una insospettata riserva di forza che emerge quando la vita ci mette alla prova e che l’obiettivo del Pronto Soccorso Psicologico consiste nell’ aiutare a ritrovare la parte migliore di se stessi per riprendere in mano le redini della propria vita.
Spesso siamo così assorbiti da quello che ci succede, dai nostri ritmi, dagli impegni, che non siamo in grado di fermarci per capire cosa veramente ci fa bene, cosa ci fa stare male, se possiamo stare meglio e se siamo felici. La nostra mente soffre, ma noi non la ascoltiamo, non ci diamo il tempo né il modo di rendercene conto e così facendo ci sovraccarichiamo di stress, di malessere, di pensieri, di preoccupazioni fino a che al nostro corpo non resta altro che lanciarci un segnale fisico: il sintomo.
I sintomi fisici a volte possono essere somatizzazioni della nostra sofferenza psichica; trasposizioni sul piano fisico della sofferenza della nostra mente, che non siamo riusciti a decifrare fino a che non si sono manifestati sul corpo. Questo esempio deve esserci utile per riflettere su quanto effettivamente sia potente la mente umana e quanta cura necessiti.
“Mente sana in corpo sano, come si suol dire. Ed è estremamente vero, perché è proprio prendendoci cura della nostra mente che possiamo anche prenderci cura del nostro corpo“, spiega ancora il Dr. Lanari.
“Durante la pandemia, si è registrato un grande incremento dei disagi psicologici, come possiamo leggere in moltissimi articoli online. Questa situazione ci sta portando a testare i nostri limiti personali, la nostra capacità di affrontare solitudine, dolore, perdita, incertezza, e mentre siamo isolati da tutti, veniamo bombardati di notizie che ci lasciano scossi e con ancora più domande che risposte”, continua ancora lo psicoterapeuta.
Come fare quindi per poter affrontare la pandemia senza farsi prendere dal panico da Covid?
La Dr.ssa Claudia Grillea, psicologa del Pronto Soccorso Psicologico “Roma Est”, consiglia di iniziare partendo dalla base, ovvero dalla nostra mente, un piccolo passo alla volta.
Queste le linee guida essenziali per ripartire:
1) – RAZIONALIZZARE – raccolta di informazioni REALI.
Riceviamo ogni giorno una valanga di notizie fra cui purtroppo molte sono fake news oppure semplicemente opinioni. Bisogna tenere a mente che le opinioni non hanno la pretesa di essere oggettive e veritiere e potrebbero rappresentare semplicemente il modo di pensare di una persona. Una verità che può essere valida e utile per lei ma non per noi, non per tutti. Per poter avere notizie certe e ridimensionare il panico, è necessario sapere la VERITA’. Per poter conoscere veramente ciò che ci interessa è importante visitare siti ufficiali come, ad esempio, il ministero della salute, l’AIFA (Agenzia Italiana del Farmaco) o la protezione civile; in alternativa cercare su giornali di ricerca veri studi scientifici pubblicati. Solo in questo modo potremo avere un’idea di base di ciò che è oggettivamente accaduto. Presto scopriremo che quando una cosa si conosce meglio, è meno spaventosa dell’ignoto, proprio perché se non sappiamo cosa ci aspetta non sappiamo né se né come difenderci.
2) – RAGIONARE – creare una nostra personale OPINIONE.
Informarci bene e razionalizzare, ci aiuterà a ridurre il campo di informazioni alle sole utili e veritiere, e conoscere bene ciò che ci spaventa ci aiuterà a creare una nostra propria e personale opinione che sarà valida e utile per noi stessi. Ognuno di noi è una persona differente, con paure, bisogni e caratteristiche fisiche, di salute e psicologiche differenti; questo significa, ribadisco, che ciò che va bene per noi non è necessariamente buono per un’altra persona.
Sulla base delle conoscenze apprese, avremo modo di ragionare e porci delle domande come ad esempio “Cosa è pericoloso?” e “In che modo posso proteggermi da questo?”.
La risposta a domande come queste vi aiuterà ad individuare cosa effettivamente è pericoloso PER VOI, e a trovare un modo per proteggervi da tale pericolo. Come potete vedere, ora il senso di angoscia generalizzato si è ridotto e avete individuato alcuni elementi per voi “pericolosi” o che vi provocano paura ma che si possono analizzare; non è più un marasma di informazioni spaventose.
3) – AGIRE DI CONSEGUENZA – concentrarci su ciò che POSSIAMO FARE.
A questo punto, individuato ciò che temiamo, agiamo al meglio delle nostre possibilità per proteggerci o per raggiungere il nostro obiettivo, ovvero stare meglio. In questo punto è importante ricordare di agire per stare bene, non solo per proteggerci, che di conseguenza chiaramente ci aiuterà a stare meglio, ma anche mettere in atto comportamenti al fine di migliorare la nostra qualità di vita.
La domanda da porsi in questo caso è: su quali di queste cose spaventose posso intervenire? Cosa posso cambiare?
Soffermiamoci a pensare alle cose sulle quali abbiamo effettivamente un controllo, che possiamo modificare con le nostre forze; continuare a rimuginare su ciò che “si sarebbe potuto fare” o su ciò che non è in nostro potere cambiare, è un’attività che assorbe tutte le nostre energie mentali e non ci permette di migliorare in nessun modo la situazione.
Per poter stare bene, bisogna ricordare che si può AGIRE solo su ciò che è in nostro potere cambiare! Non si può agire su qualcosa che non dipende da noi, ma per fortuna possiamo modificare la nostra REAZIONE alle cose e/o situazioni e il nostro modo di affrontarle.
4) – VIVERE IL MOMENTO PRESENTE – concentrarci su come stare bene oggi.
In questo momento storico, progettare ci riesce difficile e soprattutto spesso porta a delusioni, in quanto la situazione del COVID è prevedibile solo in parte ed è in divenire, in costante cambiamento. Questa è una buona occasione per imparare a vivere nel momento presente. Può sembrare una frase fatta, del tipo “cogli l’attimo”, ma racchiude una grande forza. Cercare di focalizzarsi sul presente, almeno quando possibile, e mettere da parte per un momento tutto quello che potrebbe essere, che forse sarà, che sarebbe potuto essere, ci restituisce un’immagine vera della nostra realtà e delle nostre OPPORTUNITA’; opportunità e possibilità che abbiamo solamente in quel preciso momento, in quel preciso arco di tempo.
Non è sempre facile o possibile concentrarsi solo sul presente, a volte è necessario ed anche bellissimo vedere la visione d’insieme; cercare di vivere il momento non significa dimenticarsi che esiste un futuro o un passato. Significa imparare a saper “restringere il campo” a ciò che ci interessa davvero in quel momento, a vivere ciò che di positivo e di POSSIBILE c’è in una determinata situazione che se invece venisse vista nell’insieme potrebbe sembrarci paurosa e sovrastarci.
Lasciarsi sovrastare dagli stimoli negativi, dalle preoccupazioni del futuro o dai ricordi del passato, a volte ci preclude la possibilità di godere di qualcosa di bello che può arricchire la nostra vita e migliorarne la qualità subito, adesso.
Queste (apparentemente) semplici linee guida sono utili a migliorare il nostro modo di vedere, percepire e fare nostre le informazioni che il mondo ci offre, per imparare ad utilizzarle in modo costruttivo. Saper analizzare e gestire le informazioni adattandole ai propri bisogni, fissando dei propri obiettivi personali, ci aiuta in ogni situazione a migliorare la nostra visione delle cose ed agire per perseguire uno scopo preciso, il cui risultato è il nostro benessere personale, diverso per ognuno di noi.
Non è semplice come sembra riuscire a mettere in atto questi comportamenti; a volte la realtà è dura e ogni individuo ha le proprie esigenze, le proprie energie, il proprio modo di essere e di vivere la sua vita.
Proprio perché non siamo automi, macchine, ma siamo umani, non possiamo pensare di affrontare sempre tutto da soli.
A volte non bastano le nostre forze, né l’aiuto e il sostegno di tutte le persone care che ci circondano.
È naturale rivolgersi ad uno psicologo quando si ha bisogno di ritrovare un modo sano di vivere e reagire alle situazioni che ci preoccupano, così come ci rivolgeremmo ad un medico per un malessere fisico.
Al riguardo il Pronto Soccorso Psicologico “Roma Est” ha istituito un servizio di aiuto psicologico in 22 lingue.
I 293 psicologi della rete del pronto soccorso sono presenti in tutte le regioni italiane e in 20 paesi esteri come Regno Unito, Hong Kong, Messico, Russia, Argentina, Grecia, Kenya, Ghana, Brasile, Portogallo, Serbia, Romania, Bulgaria, Egitto, Giordania, Pakistan, Azerbaijan, India, Spagna, Svizzera.
Roma, 25 marzo 2021 – L’emergenza sanitaria ha creato una devastante crisi economica a livello mondiale. Ristoratori, albergatori e operatori del settore turistico sono sicuramente tra i più colpiti. Sembra che secondo dati Istat, il tasso di disoccupazione sia salito al 9,0% e tra i giovani al 29,7%.
Certo, sono dati scoraggianti, di colpo la vita di tanti lavoratori è cambiata e con loro la vita di tante famiglie.
Eppure Gianni Lanari, psicoterapeuta responsabile del Pronto Soccorso Psicologico “Roma Est”, sostiene che “da ogni crisi nascano paradossalmente delle opportunità. Dopo un primo momento di sconforto, sono tante le testimonianze di coloro che hanno usato tutto questo “tempo libero” per reinventarsi”.
C’è chi ha sfruttato un hobby per farne un lavoro, chi ha sfruttato il magico potere delle piattaforme online, chi ne ha approfittato per migliorare le proprie conoscenze e riqualificarsi, rendendosi appetibile sul mercato del lavoro.
Si parla proprio di LifeLong Learning, per indicare l’apprendimento che dura tutta la vita, mirato alla crescita personale e professionale. Non basta più il titolo di studio, è necessario dimostrare di avere skills aggiornate, adeguate a ciò che più viene richiesto dalle aziende. Ecco ad esempio, che compaiono numerosi siti che offrono corsi anche gratuiti per imparare le lingue e i principali strumenti informatici. Non si ha più scuse per le conoscenze obsolete dei lavoratori.
Si tratta di una nuova prospettiva che richiede alle persone un continuo migliorarsi.
In Italia, questa esigenza è particolarmente forte e i lavoratori italiani sono tra i più anziani d’Europa. La veloce evoluzione tecnologica, la globalizzazione, ci portano sempre più ad essere competitivi ed aggiornati, non solo su quanto accade nella nostra città e nel nostro paese, ma nel mondo.
Il LifeLong Learning è una sfida stimolante e sempre più aziende si stanno muovendo in questa direzione.
La dr.ssa Carmen Toscano, psicologa del Pronto Soccorso Psicologico “Roma Est” sostiene che ci troviamo di fronte ad un’epoca di grandi cambiamenti ed è necessario riuscire a stare al passo.
La psicologia offre dei veri e propri percorsi di orientamento al lavoro, che diventano scoperta del sé e delle proprie risorse. Nello sconforto del momento le persone dimenticano la grande capacità di reinventarsi e di riadattarsi che è propria dell’essere umano. Ed ecco che si riesce a creare un secondo lavoro, un talento viene adattato ad un altro contesto, e si riparte.
In questi casi il sostegno psicologico e l’orientamento al lavoro possono essere di grande aiuto in un momento di grave crisi ed incertezza.
Al riguardo il Pronto Soccorso Psicologico “Roma Est” offre un servizio di aiuto per tutti coloro che, vittime della pandemia, aspirano a crescere personalmente e professionalmente.
I 282 psicologi della rete del pronto soccorso sono presenti in tutte le regioni italiane e in 20 paesi esteri, come Regno Unito, Hong Kong, Messico, Russia, Argentina, Grecia, Kenya, Ghana, Brasile, Portogallo, Serbia, Romania, Bulgaria, Egitto, Giordania, Pakistan, Azerbaijan, India, Spagna, Svizzera.
Il servizio di aiuto é offerto in 22 lingue, a prezzi sociali, e per contattare gli psicologi del Pronto Soccorso Psicologico basta telefonare al n. 06 22796355, al n. 388 8256449, o collegarsi al sito internet www.pronto-soccorso-psicologico-roma.it.
Roma, 16 marzo 2021 – Da poco più di un anno, con la diffusione del virus SARS-CoV-2, la popolazione mondiale si è ritrovata ad affrontare situazioni che prima di allora aveva potuto vedere solo nei film. Le misure di sicurezza messe in atto per combattere il contagio si sono rivelate, sebbene per alcuni aspetti necessarie, un ulteriore carico da sopportare. Il terrore del contagio, il virus che poteva portare a conseguenze sconosciute ed avere effetti in alcuni casi fatali, si sono sommati all’obbligo di portare la mascherina, di utilizzare guanti, igienizzare sempre le mani, la distanza di sicurezza e per finire l’isolamento sociale durante il lockdown.
Un sacrificio che forse inizialmente ci è sembrato un piccolo prezzo da pagare per poter riscattare la libertà e sopravvivere, si è dimostrato però purtroppo non sufficiente a debellare il virus. Non avevamo idea di quanto questa cosa si sarebbe protratta nel tempo e che oggi, a distanza di più di un anno dal primo lockdown, ci saremmo ritrovati a temere ancora il contatto fisico con l’altro.
Gianni Lanari, psicoterapeuta responsabile del Pronto Soccorso Psicologico “Roma Est” afferma che “il contatto fisico ha diversi effetti positivi per ogni persona. Toccare ed essere toccati è fondamentale, in questo momento invece il corpo dell’altro ci è stato proibito, l’abbiamo cominciato a vedere come pericoloso, possibile veicolo di virus. Durante l’isolamento abbiamo dovuto inventare nuovi metodi per sentirci “vicini”; ricordiamo con malinconico piacere il famoso inno d’Italia cantato dai balconi e i “ce la faremo”.
Ma in che modo l’assenza del contatto fisico ci ha cambiati?
Nonostante i mezzi virtuali non ci manchino e il fatto di essere riusciti a compensare bene il nostro fisiologico bisogno dell’altro, il corpo resta un elemento essenziale di conoscenza del mondo, di scambio di informazioni e di creazione attiva della nostra realtà mentale. Se le inferenze psicologiche e i significati del contatto corporeo possono sembrare variabili e soggettivi, parliamo invece degli effetti fisiologici del contatto fisico.
La Dr.ssa Claudia Grillea, psicologa del Pronto Soccorso Psicologico “Roma Est”, ci ricorda che “fra le tante reazioni fisiologiche alla vicinanza dell’altro, abbiamo la stimolazione dell’ossitocina, conosciuta anche come “l’ormone dell’amore”. Questo particolare ormone viene prodotto maggiormente quando ci si trova a contatto con persone con le quali abbiamo un forte legame emotivo, amici, partner o i nostri genitori”.
L’ossitocina promuove i comportamenti sociali, l’empatia e se ne produce in misura maggiore quando ci si trova in situazioni di condivisione o di contatto fisico. In questo modo, la sua produzione rafforza i legami affettivi e li rende più duraturi nel tempo. Fare gruppo è “adattivo” per la specie umana, ovvero aumenta le probabilità di sopravvivenza; ci siamo evoluti nel tempo e abbiamo sviluppato reazioni e istinti sociali proprio perché abbiamo scoperto, tramite l’esperienza ereditata di migliaia di anni, che insieme si sopravvive più a lungo che da soli.
L’ossitocina, infine, regola i livelli di cortisolo, altro ormone implicato nella gestione dello stress, dell’aggressività e dell’ansia. Anche la risposta da stress è fondamentale per la nostra sopravvivenza, si pensi semplicemente anche solo a quando ci si deve mettere in salvo da qualcosa che percepiamo come pericoloso, il problema si pone quando gli stimoli stressanti diventano molteplici e non si hanno sufficienti mezzi o strategie per affrontarli.
È scientificamente dimostrato che il contatto fisico abbassi i livelli di cortisolo e promuova la regolazione dello stress, agendo sull’asse ipotalamo-ipofisi-surrene, responsabile della risposta da stress: una cascata di attivazioni che partono dai nuclei paraventricolari dell’ipotalamo, i quali producendo l’ormone di rilascio della corticotropina (CRH) ed altri neuropeptidi rilasciati nel sangue, vanno ad attivare l’ipofisi anteriore che a sua volta produce ormone adrenocorticotropo, o corticotropina, (ACTH) che va ad attivare le ghiandole surrenali, le quali infine producono il cortisolo.
Questo meccanismo è regolato da feedback negativo tramite l’ipotalamo, corteccia prefrontale e dall’ippocampo, ovvero queste aree captano la produzione dell’ormone e danno all’ipotalamo il segnale per interrompere la catena di produzione di cortisolo quando ce n’è già a sufficienza.
Proviamo ora ad immaginare il carico di stress accumulato dall’inizio della pandemia, la preoccupazione continua per il contagio, le misure da applicare, le restrizioni, la paura, la solitudine, purtroppo anche i lutti che alcuni hanno dovuto affrontare. Non ci riesce difficile immaginare come in un momento di simile difficoltà sarebbe stato necessario almeno un abbraccio.
Il grave peso della mancanza di contatto fisico va a ripercuotersi sulla nostra quotidiana gestione dello stress e delle emozioni, con conseguente aumento dei casi di ansia, attacchi di panico e del senso di disperazione, oppure “hopelessness”, che è alla base dello sviluppo di patologie psicologiche come la depressione. Inoltre, reazioni disfunzionali allo stress o stress eccessivo possono portare ad un indebolimento del sistema immunitario, che ci renderebbe ancor più vulnerabili alle malattie.
“Quello che stiamo vivendo noi oggi tramite l’isolamento sociale e la paura del contagio è una cosa che i pazienti oncologici ed immunodepressi vivevano già da tempo, seppur in scala ridotta. Quando ci si sottopone a chemioterapie o trapianti ci si ritrova a vivere con difese immunitarie azzerate, con la paura che un qualsiasi malanno possa portare a conseguenze fatali e a limitare i contatti con il mondo esterno. Proprio per questo motivo – continua la dr.ssa Grillea – essendo una specializzanda SIPSI, una scuola di psicoterapia che si occupa maggiormente di pazienti oncologici e di setting online – ho potuto apprendere sin da subito l’importanza di questo tipo di sostegno e di cosa significhi l’assenza del corpo. In situazioni critiche come questa, in cui ci sono dei provvedimenti rigidi che ci impediscono di vivere come abbiamo fatto prima d’ora, il mio consiglio è quello di non aver mai paura di chiedere aiuto”.
Il supporto psicologico è fondamentale in questo periodo storico per poter anche riuscire a scardinare l’idea della distanza dall’altro, rompere l’isolamento, anche se solo virtualmente, e non abituarsi passivamente all’idea della solitudine.
Al riguardo il Pronto Soccorso Psicologico “Roma Est” ha istituito un apposito servizio di aiuto psicologico in 21 lingue.
I 278 psicologi della rete del pronto soccorso sono presenti in tutte le regioni italiane e in 19 paesi esteri (Regno Unito, Hong Kong, Messico, Russia, Argentina, Grecia, Kenya, Ghana, Brasile, Portogallo, Serbia, Romania, Bulgaria, Egitto, Giordania, Azerbaijan, India, Spagna, Svizzera).
Per contattare il servizio di supporto psicologico basta telefonare al n. 06 22796355, al n. 320 2782095, o collegarsi al sito www.pronto-soccorso-psicologico-roma.it .