Uomo e fauna: boom di partecipazione per il Coesistenza Festival in Val di Ledro

Conclusa la 2a edizione di Coesistenza Festival con numeri e partecipazione in forte crescita

Trento, 7 settembre 2023 – Dal dialogo e dalla conoscenza tutti possono trarne beneficio. Si conclude con questo pensiero il Coesistenza Festival 2023 che per tre giorni ha visto il territorio della Val di Ledro, in Trentino, impegnato in un dialogo a più voci sul tema della coesistenza tra uomo e fauna. 

Paure, pratiche di gestione, rapporto uomo/natura, media e stampa, diritto, giurisprudenza e norme, storia, arte, ecoturismo e molto altro ha visto coinvolto il pubblico, con oltre 700 presenze stimate sui 3 giorni, in 35 eventi differenti ciascuno dei quali ha avuto una consistente partecipazione da parte di un pubblico numeroso e appassionato.

Un dialogo partecipato che ha visto alternarsi assensi, dissensi e critiche, ognuno dei quali ha trovato spazio in una discussione equilibrata e aperta in cui sono emersi dubbi, incomprensioni, condivisioni e spunti di riflessione. 

Siamo davvero felici del risultato” – spiega Anna Sustersic presidente di PAMS Foundation – “dall’anno scorso abbiamo imparato e migliorato, quest’anno abbiamo trovato nuove sfide e fatto nuovi errori che ci serviranno ad evolvere; abbiamo ricevuto complimenti e critiche che ci hanno fatto riflettere, ma più di tutto siamo felici di essere riusciti a mantenere i toni equilibrati e produttivi che rendono il dialogo possibile e libero, contribuendo ad aumentare la conoscenza su un tema delicato, che va affrontato rispettandone la complessità”.

Il meraviglioso contesto di Malga Cita, generosamente messa a disposizione dal Gruppo Alpini Ledro, ha conferito all’evento un carattere suggestivo che ha favorito il crearsi di relazioni e scambi fra organizzazione, esperti e partecipanti provenienti da diverse regioni, come Piemonte, Lazio, Emilia Romagna, Lombardia e Friuli-Venezia Giulia.

Il professor Marco Olivi, esperti delle istituzioni provinciali, nomi di rilievo come Marco Colombo e Giuseppe Festa, che con note e parole ha animato la serata di sabato, hanno dato particolare rilievo alla manifestazione che si conferma non solo come un’opportunità di apprendimento e discussione ma anche come un’occasione di intrattenimento e un modo per conoscere il territorio. Diverse le strutture locali coinvolte per ospitare relatori e pubblico, accorso da ogni parte d’Italia nella splendida cornice Trentina.. Apprezzatissima la collaborazione con Ledro Land Art, che con il suo percorso e gli artisti che hanno partecipato alla manifestazione, è riuscita a conferire un carattere di unicità e creatività all’evento. Molto apprezzate anche le attività outdoor come escursioni diurne e notturne che hanno accompagnato i partecipanti alla scoperta del territorio.

“Siamo molto contenti di aver ospitato il Coesistenza Festival quest’anno” commenta il Sindaco di Ledro Renato Girardi che ha chiuso con le sue parole questa 2a edizione “auspichiamo che questo dialogo imparziale e a più voci possa essere un modo per affrontare seriamente, e con sempre più temi e punti di vista, una questione che ci vede di fatto, e in diversa maniera, tutti coinvolti“.

Numerosi i supporter che hanno appoggiato l’iniziativa, in primis il Comune di Ledro e la SAT sezione ledrense che hanno patrocinato l’iniziativa insieme al Gruppo Grandi Carnivori del CAI, Patagonia, Fondazione Caritro, ITAS Mutua, LIFE WolfAlps EU, il Museo della Palafitte di Ledro, il Festival del Giornalismo di Verona, l’Ecomuseo della Judicaria, la Rete di Riserve Alpi Ledrensi, AIGAE, URUS Adventures, Calze GM, Ledro Land Art, Birra del Bosco, Cascada, Educare nel Bosco, Idea Montagna, il Trento Film Festival, The Clean Outdoor Manifesto, Octopus, Smarmellata, Talking Nat, Natcom.

“Insieme ai nostri supporter, che ringraziamo ancora una volta, ci incamminiamo verso un’edizione 2024 ancora più ricca e strutturata, sperando di confermare il trend di crescita delle scorse due edizioni” – spiega Francesco Romito ,vice-presidente dell’Associazione Io non ho paura del Lupo – “perché crediamo che continuare a parlare e raccontare la coesistenza con la fauna selvatica sia oggi fondamentale per migliorare la nostra qualità della vita e la nostra efficacia in quanto comunità”.

L’appuntamento con la nuova edizione di Coesistenza Festival è per il 2024, insieme a tutti gli eventi che ci accompagneranno verso la sua realizzazione, che avranno inizio già nei primi mesi del prossimo anno.

 

 

Professioni: in Italia non si trovano più maniscalchi qualificati

La storia di Alessandro Ingarra, giovane maniscalco, che nonostante le sfide e le difficoltà del mestiere, scommette sul futuro della professione

Roma, 29 giugno 2023 – I maniscalchi sono una figura professionale la cui esistenza risale a millenni fa. Con un ruolo fondamentale nel corso della storia, hanno accompagnato l’evoluzione dell’uomo e della società. Il maniscalco è una di quelle professioni che sta scomparendo in Italia, una figura sempre più difficile da trovare. A parlarcene è Alessandro Ingarra, un giovane “contro corrente” che ha deciso di intraprendere la professione di maniscalco, e che ci porta a scoprire questa anticaaffascinante professione, dai suoi albori fino ai giorni nostri. Delineando un panorama che alterna nostalgia, passione e una certa dose di realismo.

Iniziamo con il parlare dell’origine della professione in Italia.

L’origine della professione

L’arte del maniscalco ha origini antichissime, risalenti all’età del bronzo, quando l’uomo cominciò a domare i cavalli. Con l’introduzione del ferro e l’evoluzione delle tecniche di lavorazione, nasce la figura del maniscalco, colui che forgia e applica i ferri ai cavalli.

Ma non si tratta solo di questo: il maniscalco era anche una figura chiave per il benessere generale dell’animale.

La professione di maniscalco si sviluppò in modo significativo durante l’era romana, quando l’uso dei cavalli in guerra, per il trasporto e in agricoltura divenne predominante. Man mano che la società si evolse, anche la professione del maniscalco si adattò, diventando essenziale per l’economia delle città e dei villaggi.

Cosa fa un maniscalco

Il maniscalco è un artigiano specializzato nella cura dei piedi dei cavalli. È responsabile della rimozione del vecchio ferro, del taglio e della limatura dello zoccolo, e della forgiatura e dell’applicazione di un nuovo ferro.

Ma il suo lavoro va oltre: deve conoscere a fondo l’anatomia del cavallo, per poter valutare la salute generale dell’animale e per poter intervenire correttamente.

Inoltre, il maniscalco deve essere in grado di lavorare con i veterinari e altri professionisti del settore equino per garantire che il cavallo sia in condizioni ottimali.

E, naturalmente, deve saper maneggiare i cavalli, essere paziente, forte e avere un ottimo senso dell’equilibrio. Un compito non da poco, che richiede una grande passione per questi magnifici animali.

Il ruolo del maniscalco nell’antichità

Nell’antichità, il ruolo del maniscalco era fondamentale. I cavalli erano una risorsa preziosa e la loro salute e benessere erano di vitale importanza. Il maniscalco era quindi una figura di primo piano, spesso ritenuto quasi sacro.

In epoca medievale, i maniscalchi erano spesso associati ai fabbri, poiché entrambi lavoravano il ferro.

Ma la loro abilità andava oltre la semplice forgiatura: sapevano come adattare le ferree al piede del cavallo per garantire il massimo comfort e per prevenire o curare problemi di salute. Le loro competenze erano quindi tanto apprezzate quanto essenziali.

Il maniscalco oggi: una professione antica ma sempre attuale

Nonostante il tempo e l’evoluzione tecnologica, la professione del maniscalco persiste. Oggi, con la riscoperta della professione, vediamo un ritorno alla pratica tradizionale del maniscalco, in cui la cura e l’attenzione per il cavallo sono al centro di tutto.

Il maniscalco moderno deve essere a conoscenza delle ultime tecniche e ricerche nel campo dell’equitazione e della cura del cavallo.

I maniscalchi moderni hanno anche lasciato il loro segno nell’arte e nella cultura contemporanea, con numerose rappresentazioni che celebrano l’abilità e la dedizione richieste da questo mestiere. Nonostante le sfide, la professione del maniscalco continua a prosperare, mantenendo viva una tradizione antica e preziosa.

Le difficoltà della professione

Nonostante l’importanza della professione, esistono molte difficoltà nel mondo moderno. La domanda di maniscalchi è diminuita con l’avvento dei veicoli a motore. Inoltre, il lavoro è fisicamente impegnativo e richiede una formazione specialistica.

Per molti la professione del maniscalco è considerata obsoleta, ma per coloro che lavorano nel settore equino, la figura del maniscalco è ancora fondamentale. Tuttavia, la diminuzione del numero di maniscalchi può mettere a rischio la salute e il benessere dei cavalli.

Proprio in questo ambito lavora Alessandro Ingarra, uno dei pochi giovani ad occuparsi di questo antico mestiere in Italia, grazie ad un lavoro che gli venne tramandato da una generazione di maniscalchi di vecchia data.

Un lavoro a sua detta, molto impegnativo, che non trova sbocco nella nuova società in cui i giovani cercano di fare lavori fisicamente meno impegnativi di questo.

Lo stato attuale della professione

Attualmente, la professione del maniscalco è in una fase di transizione. Se da un lato c’è una rinnovata attenzione e apprezzamento per questa antica professione, dall’altro, il numero di maniscalchi qualificati è in calo.

Nonostante la richiesta per questa professione sia ancora alta in certe zone rurali e in ambienti legati al mondo dell’equitazione, la carenza di personale qualificato rappresenta un serio problema.

Il futuro della professione dipenderà in gran parte dalla capacità di attrarre nuovi apprendisti e di trasmettere loro l’amore per questo mestiere, derivante dall’amore per i cavalli e tutto ciò che li riguarda.

Carenza di personale qualificato

Trovare personale qualificato è una sfida. La formazione del maniscalco è lunga e rigorosa, e richiede un impegno fisico e mentale significativo. Inoltre, nonostante la rinnovata attenzione per la professione, molte persone vedono ancora il maniscalco come un mestiere obsoleto.

Tuttavia, le opportunità di carriera per i maniscalchi sono numerose, soprattutto nel settore sportivo e nella cura dei cavalli da corsa o da spettacolo. Per coloro che amano i cavalli e che apprezzano il lavoro manuale, diventare un maniscalco può essere una scelta professionale gratificante.

Purtroppo, non solo il settore dei maniscalchi è a rischio di scomparire data la poca offerta di professionisti del settore: anche fabbri, carpentieri e artigiani sono a rischio di estinzione e si prevede un netto calo di queste figure in futuro.

Di cosa si occupa Alessandro Ingarra

Alessandro Ingarra è un giovane maniscalco che ha ripreso questa antica professione. Ha studiato con passione e dedizione, affinando le sue competenze sotto la guida di maniscalchi esperti. Oggi Alessandro lavora con cavalli di varie razze e discipline, offrendo loro la migliore cura possibile.

La sua passione per il mestiere è evidente: “È un lavoro difficile, ma gratificante. Non c’è nulla di paragonabile al rapporto che si crea con il cavallo. È un’esperienza unica“, dice il giovane maniscalco.

Alessandro rappresenta la nuova generazione di maniscalchi, che mantengono viva una tradizione antica, dimostrando che, nonostante le sfide, la professione del maniscalco ha ancora un futuro.

 

Ritorna il Coesistenza Festival: in Val di Ledro si parla di uomo e natura

Trento, 26 giugno 2023 – Saranno tre giorni per esplorare, fra escursioni, caffè scientifici, dibattiti, cinema, teatro e molto altro ancora, l’importante tema del rapporto fra uomo e fauna, per capire le sfide, le criticità, le opportunità e le strategie per renderlo possibile. Nella splendida cornice della Val di Ledro fra l’1 e il 3 settembre 2023  si terrà con questi presupposti la seconda edizione del Coesistenza Festival.

Uno scenario d’eccezione che fra laghi, montagne selvagge, storia e una favolosa accoglienza darà il benvenuto ai molti ospiti e al pubblico interessato a partecipare ad un dialogo oggi di primaria importanza su questo territorio.

Cosa significa condividere spazi e risorse con la fauna?

Quali strategie, quali limiti, quali necessità e quali criticità contiene questo importante concetto?

Se ne parlerà in compagnia di oltre 30 ospiti illustri che insieme, ognuno con il proprio punto di vista, cercheranno di trasmettere, almeno in parte, la complessità del concetto di coesistenza.

Saranno presenti esponenti delle istituzioni locali, dei Parchi Nazionali d’Abruzzo, Lazio e Molise e del Parco dello Stelvio, del Parco Adamello Brenta, del mondo venatorio e del mondo degli allevatori, esponenti dell’Università ma anche giornalisti, artisti, autori, fotografi e molti altri.

Nel meraviglioso scenario naturale di Malga Cita – messa disposizione dal Gruppo Alpini di Molina di Ledro, nel cuore artistico di LedroLandArt, del Museo delle Palafitte di Ledro e del Ristorante Rifugio al Faggio, Coesistenza Festival prevede tre giorni per esplorare camminando, ascoltando, dibattendo, guardando e facendo, i diversi lati della coesistenza, gli effetti, le conseguenze e le strategie messe in atto o possibili per poterla pensare in maniera realistica.

L’intento del Festival, patrocinato dal Comune di Ledro e supportato da moltissimi partner, è quello di promuovere la discussione e l’informazione sul tema della coesistenza che proprio nel corso di questo anno ha messo alla prova il territorio Trentino imponendo la necessità di promuovere il dialogo e l’informazione come passo necessario all’individuazione di nuove soluzioni e come strumento civile imprescindibile per fornire a tutti gli strumenti necessari ad affrontare la situazione in maniera informata e consapevole.

‘L’idea è quella di cercare di fornire informazioni e punti di vista in modo da dare un quadro il più possibile equilibrato e completo’ spiega Anna Sustersic Presidente di PAMS Foundation che insieme all’Associazione Io non ho paura del lupo e CAI gruppo grandi carnivori sono i promotori del Festival ‘vorremmo contribuire a dare al pubblico spunti e strumenti per costruire il proprio punto di vista su l’urgente tema della coesistenza tra uomo e fauna’. Coesistenza Festival è un’iniziativa che ha inoltre la volontà di promuovere il territorio e le sue peculiarità: ogni parte del Trentino, infatti, affronta il tema della coesistenza tra uomo e fauna con tratti particolari e con esigenze e priorità che variano da zona a zona. Ogni valle e ogni territorio è inoltre portatore di esperienze e peculiarità che il festival vuole valorizzare e promuovere.

‘Quest’anno le sedi che ospiteranno il Festival in Val di Ledro, sono davvero speciali’ spiega Francesco Romito vicepresidente dell’Associazione “Io non ho paura del lupo‘e siamo davvero orgogliosi di poter condividere con pubblico e ospiti in contesti così eccezionali, temi tanto importanti’.

Un aspetto particolarmente interessante di questa edizione, spiegano gli organizzatori, è che molte delle tematiche nascono dal feedback che il pubblico ha dato alla prima edizione. Molti dei temi trattati saranno una risposta alle esigenze conoscitive nate da un’indagine svolta alla fine della prima edizione del Festival, in questo modo l’evento ‘cresce’ con il suo pubblico e si adatta alle sue esigenze.

‘In un momento in cui il tema è di così profonda attualità’ spiega il Sindaco di Ledro Renato Girardipensiamo che un’iniziativa del genere che promuove il dialogo, lo scambio e l’ascolto di molti diversi punti di vista sia un passo nella direzione giusta sia un passo nella direzione giusta per riportare il dialogo all’interno della comunità e riuscire con essa a trovare nel dibattito, una strada verso una soluzione condivisa con chi vive il territorio.’ Il sito con il programma della nuova edizione del Coesistenza Festival , sarà pubblicato il 14 luglio 

Per qualsiasi informazione relativa al Festival, al programma e alla logistica:

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Per info scrivere a:
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È dedicata alle donne “Sii libera”, la nuova poesia di don Cosimo Schena

Il prete influencer da 5 milioni di streams, amante degli animali, predica l’amore universale con le sue poesie: “Io tra Dio, poesia e Spotify”

Brindisi, 7 marzo 2023 – Ritorna con una nuova poesia dedicata alle donne Don Cosimo Schena, il prete influencer che ha sfondato sui social recitando dei suoi poemi. Negli ultimi anni le sue poesie recitate hanno infatti raccolto sulle diverse piattaforme musicali come Spotify, Apple Music, Amazon Music e Youtube più di 5 milioni di streams, uniti ai vari consensi sui diversi social dove don Cosimo Schena conta più di 500.000 followers. Don Cosimo, infatti, è tra i preti più seguiti in Italia.

Una poesia per tutte le donne

Il prossimo 8 marzo, in occasione della Festa delle donne, uscirà la sua nuova poesia dal titolo “Sii Libera” dedicata a tutte le donne di qualsiasi età che sognano di incontrare il vero amore. Una poesia in cui il prete-poeta invita a non accontentarsi di un amore mediocre ma a tendere a quella pienezza di amore che è capace di appagare i profondi desideri dell’uomo.

In risposta al “Pensati Libera” di Chiara Ferragni, don Cosimo risponde con il “Sii libera” perché l’amore è soprattutto libertà. Sarà, come nel suo stile, una poesia audio: recitata dalla sua stessa voce e accompagnata dalle note del musicista americano Kevin Macleod.

Il poeta dell’Amore di Dio

Non stiamo parlando di una star della musica ma di un prete 40enne originario di Brindisi che da tre anni è parroco a Brindisi nella parrocchia San Francesco d’Assisi. Le sue poesie e le sue frasi condivise nei social spaziano dalla fede alla filosofia, fino ad arrivare alla psicologia.  Infatti don Cosimo è plurilaureato in teologia, in filosofia e da poco anche in psicologia.

Definito come il poeta dell’amore di Dio, il don si impegna ogni giorno a portare un messaggio di speranza e di amore a tutti coloro che incontra nella vita reale e virtuale.

L’amore per gli animali

Negli ultimi anni il sacerdote pugliese si è distinto anche per il suo grande amore per gli animali, continuamente testimoniato nei suoi social, nei quali don Cosimo cerca di portare una sensibilizzazione al non abbandono e alla non violenza verso queste creature innocenti. In quest’ultimo periodo insieme ad altri sacerdoti sta approntando un nuovo progetto, che risponde alle necessità di questo tempo, strutturare una pastorale per quanti vivono una quotidiana relazione con gli animali.

Don Cosimo si è reso conto della necessità di evangelizzare proprio quegli ambienti in cui questo rapporto si concretizza come ambulatori veterinari, allevamenti, mostre, convegni, associazioni, oggi spesso ignorate o dimenticate dalla Chiesa.

Per seguire Don Cosimo questi sono i suoi canali social:

Instagram: www.instagram.com/doncosimoschena

Facebook: www.facebook.com/doncosimoschena

Spotify: https://open.spotify.com/artist/2qIhvl7zXtNEQWjcR4MeJ1

TikTok: https://www.tiktok.com/@doncosimoschena

Youtube: https://www.youtube.com/channel/UCFMS5GiAiUTcbEowbAPtCgw

Twitter: https://twitter.com/doncosimoschena

 

 

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Don Cosimo con il suo amato cane

Don Cosimo Schena: un’altra laurea in risposta alle critiche social

Un altro traguardo per il “Poeta dell’Amore di Dio” che risponde con i fatti a chi sui social lo critica di vanità e superficialità

Brindisi, 19 gennaio 2023 – Don Cosimo Schena, il prete influencer seguito da un milione di followers sui social, si laurea in Scienze e Tecniche psicologiche. Lo scorso 11 gennaio il Poeta dell’Amore, come definito dai suoi fan, ha conseguito un’altra laurea, raggiungendo l’ennesimo traguardo discutendo una tesi sul Disturbo Compulsivo Religioso tra pietà popolare e superstizione.

Don Cosimo o don Mino, come amano chiamarlo amici e parrocchiani di Brindisi, è salito alla ribalta delle cronache qualche anno fa grazie alle sue poesie musicate e recitate dalla sua stessa voce che hanno avuto sui canali social un successo incredibile quanto inaspettato. Oggi i suoi video su Facebook, Instagram e Tik Tok sono seguiti da centinaia di migliaia di followers. Don Cosimo, forte anche della sua bella presenza, attrae un po’ tutte le generazioni. Ma a chi magari riporta l’attenzione sul suo aspetto fisico don Cosimo risponde sempre annunciando il messaggio evangelico e testimoniando l’amore di Dio.

Amatissimo sui social ma c’è chi lo critica

Qualcuno sui social lo punzecchia muovendogli critiche e accusandolo di essere superficiale e di pavoneggiarsi troppo per la sua bellezza ma don Mino non ha mai ceduto alle provocazioni. Nei suoi video ci mette la faccia ma il suo obiettivo è sempre quello di calare il messaggio del Vangelo nella realtà quotidiana e di attrarre sempre più persone a Dio, non alla sua persona.

Intellettuale e autore prolifico

Plurilaureato, il prete influencer è un intellettuale che continua a dedicare la sua vita allo studio tra ingegneria, teologia e filosofia. Dottore anche in Filosofia con una tesi su Simone Weil, è autore di diversi trattati e libri che spaziano dalla filosofia alla poesia.

Ospite nei più importanti e prestigiosi salotti televisivi, don Cosimo Schena ha lanciato anche diverse campagne di sensibilizzazione per la cura e tutela degli animali. Lui stesso possiede due cani che spesso lo accompagnano nei suoi video in rete e a breve porterà avanti altri progetti legati all’amore verso gli animali.

Attraverso i suoi canali social tratta argomenti anche complessi e articolati rendendoli semplici e alla portata di tutti, accompagnandoli con la sua calda voce e il viso sempre solare e sorridente.

Don Cosimo sorride anche a chi lo accusa di sfruttare il suo aspetto fisico e di essere superficiale. Lui continua la sua strada di studio e ricerca, rispondendo alle critiche con i fatti ed i prestigiosi titoli conseguiti.

Per seguire Don Cosimo questo il link su Spotify: https://open.spotify.com/artist/2qIhvl7zXtNEQWjcR4MeJ1.

 

 

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Don Cosimo festeggiato dai parrocchiani

 

Uomo e fauna selvatica: arriva il Coesistenza Festival

29 luglio 2022 – Manca meno di un mese al Coesistenza Festival, evento dedicato al tema della coesistenza tra uomo e fauna selvatica.

Il Coesistenza festival si terrà il 2, 3 e 4 settembre sull’altopiano della Lessinia, immersi in un territorio ricco di bellezza naturalistica, ma anche di storia e tradizioni. Tre giorni di coinvolgenti attivita? all’aria aperta fra cinema, passeggiate, laboratori per famiglie, caffè scientifici, teatro e molto altro.

L’evento è organizzato da PAMS Foundation, dall’Associazione di Promozione Sociale Io non ho paura del lupo, insieme al Gruppo Grandi Carnivori del CAI, all‘Associazione Culturale Forte delle Benne, con il patrocinio di CAI Club Alpino Italiano e con il supporto della Fondazione Caritro.

Cosa succede quando in un territorio torna il lupo, l’orso, la lince o arriva lo sciacallo dorato? Come cambia la vita di chi ci abita, quali sfide si trova ad affrontare e cosa dobbiamo imparare per riuscire a condividere il territorio con questi antichi/nuovi vicini?

Il Coesistenza Festival permetterà di affrontare questi delicati ed interessanti temi analizzando il passato, esplorando il presente ed ipotizzando il futuro.

Attraverso cinema, teatro, archeologia, laboratori di scrittura, pittura, caffè scientifici e molto altro, il Festival sarà un ‘viaggio’ di tre giorni, dall’alba al calar del sole, dove tutti, divertendosi, troveranno spunti per avvicinarsi al tema della coesistenza.

Saranno tre giorni aperti e dedicati a tutti con attività pensate per soddisfare target ed aspettative diverse.

Ad animare il Festival saranno le parole del carismatico Emanuele Biggi, naturalista, fotografo e dal 2013 co-conduttore del programma televisivo RAI Geo che dialoghera? insieme agli esperti del Parco Nazionale dello Stelvio sul tema: pubblico, coesistenza e percezione. Riccardo Rao, professore associato di Storia Medievale dell’Universita? degli Studi di Bergamo, autore del libro “Il tempo dei lupi” accompagnerà il pubblico nel mondo della letteratura dedicata al lupo e alla storia del suo rapporto con l’uomo. Chi lo vorra? potra? sperimentare in prima persona tecniche di scrittura creativa oppure lasciarsi emozionare dalle letture serali attorno al fuoco. Lorenzo Dotti, autore e illustratore, portera? il pubblico in un viaggio di coesistenza ed arte: raccontare la natura con matita e pennelli. Il cinema parlera? di coesistenza attraverso gli occhi di Federico Betta, autore di ‘La Frequentazione dell’orso’, documentario premiato all’ultima edizione del Trento Film Festival.

Gli interventi di esperti faunisti e degli esperti del Parco Nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise aiuteranno a riflettere sul valore ecologico e ambientale della fauna sul territorio. Gli archeologi daranno una prospettiva storica del rapporto che i nostri antenati hanno avuto con gli animali selvatici. Gli educatori avvicineranno i piu? piccoli al tema della coesistenza con laboratori divertenti e interattivi. Le guide ambientali e accompagnatori di media montagna guideranno i presenti in escursioni tematiche sul territorio. Diversi i dibattiti in programma per comprendere e approfondire la tecnica delle misure di prevenzione e protezione dagli attacchi da lupo.

Daranno voce all’evento allevatori, gruppi ambientalisti e rappresentanti del mondo venatorio per presentare una pluralita? quanto più ampia possibile di posizioni e punti di vista con lo scopo di offrire uno spaccato realistico e un quadro il più  completo possibile delle problematiche da affrontare sul territorio.

Non mancheranno i momenti conviviali, assaggiando i prodotti del territorio e birre artigianali.

Perché  è stato scelto l’Altipiano della Lessinia?

Perché questo territorio ha un ruolo peculiare nel racconto della coesistenza e per i grandi contrasti che qui il ritorno dei predatori ha generato. Proprio qui, infatti, 10 anni fa il lupo ha consolidato il suo ritorno nelle Alpi orientali.

Il Festival sarà ospitato in suggestive strutture dell’altopiano situate nei Comuni di Ala ed Erbezzo: Ristorante Monti Lessini, Rifugio Valbella, Campeggio al Faggio, Locanda Alpina, Il caseificio del Baito di Erbezzo.

Con questa prima edizione il Festival della Coesistenza si presenta come un format innovativo, con l’ambizione di diventare un appuntamento annuale da far crescere e arricchire con i contributi di tutti i suoi partecipanti.

Supportano l’iniziativa Fondazione Caritro, il Gruppo Grandi Carnivori del CAI, Patagonia, LIFE WolfAlps EU, Birrificio Birra del Bosco, Outdoor Manifesto, Cascada, Calze GM, Ursus Adventures Rafting & Outdoor Center Val di Sole, Quelle del Baito, Forte delle Benne.

La partecipazione è gratuita per tutti gli eventi del festival e il programma completo degli eventi è inline all’indirizzo www.coesistenzafestival.it.

 

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Per interviste ed informazioni: info@coesistenzafestival.it

 

Brindisi: Don Cosimo Schena cerca una famiglia per Balù, salvato dalla strada

 Il prete dell’amore, amante degli animali e da sempre contro il loro abbandono, cerca casa per Balù un cucciolo di cane che ha salvato sottraendolo ai pericoli della strada

Brindisi, 15 febbraio 2022 – Una famiglia per un dolce cucciolo che don Cosimo Schena ha tolto dalla strada. È l’appello del prete influencer, famoso per le sue poesie e per l’enorme riscontro dei suoi fan sui Social.

Balù, questo il nome che don Cosimo ha scelto per il cucciolo, ora rischia di finire per il resto dei suoi giorni in un canile se nessuno ne chiederà l’adozione.

Il cane, di taglia grande, è stato avvistato una decina di giorni fa nel quartiere La Rosa di Brindisi. Portava un collare, quindi presumibilmente si è smarrito o, ipotesi più dolorosa, è stato abbandonato.

L’appello per Balù

“Ha girovagato per un po’ di giorni nel quartiere – spiega don Cosimo – è un cucciolo buono e dolcissimo in cerca di coccole. Abbiamo cercato invano il proprietario e questo ci fa pensare che purtroppo il cane sia stato abbandonato. Adesso speriamo che qualcuno si faccia avanti, Balù potrà veramente portare tanta gioia e affetto alla famiglia che lo adotterà, soprattutto se ci sono bambini”.

Qualche giorno fa il prete poeta è riuscito a sottrarlo a un branco di altri cani che lo avevano accerchiato e lo stavano aggredendo e lo ha portato con sé nel giardino della parrocchia di San Francesco d’Assisi dove esercita il suo ministero.

Il veterinario che lo ha controllato ha verificato che l’animale è un cucciolo e gode di ottima salute.

Don Cosimo, che possiede già un cane, un beagle di nome Tempesta, non può continuare a tenere anche Balù e fa un appello per la sua adozione e per evitare che il cucciolo finisca in un canile.

Il sacerdote brindisino più volte tramite stampa e social si è espresso contro l’abbandono degli animali che sono creature di Dio e come tali hanno bisogno di amore e protezione.

Chi volesse rispondere all’appello di don Cosimo può contattarlo sui social o per email: doncosimoschenapoeta@gmail.com

 

 

Don Cosimo Schena con Balù

Scoperte shock: rinvenuto in Lombardia un rospo senza testa

Bergamo, 24 settembre – Nel 2016 fece scalpore la notizia di un rinvenimento davvero bizzarro e inspiegabile. In una foresta demaniale del Connecticut (USA) infatti venne fotografato e ripreso un rospo americano (Anaxyrus americanus) senza testa, che venne attentamente studiato soprattutto per la sua capacità di sopravvivere.

L’animale in questione presentava un solo ed unico foro che fungeva da bocca, mentre occhi, naso e buona parte del cervello sembravano essere spariti (vedi foto in alto).

La cosa che lasciò perplessi studiosi e scienziati era che l’animale si muoveva e saltava come qualsiasi altro rospo senza particolari difficoltà.

Si pensava che il ritrovamento rappresentasse un unicum, almeno fino ad oggi.

In realtà qualche giorno fa un ritrovamento simile se non identico è avvenuto anche in Italia, e più precisamente a pochi km da Treviglio, una cittadina in provincia di Bergamo.

Un uomo, Simone S. che si stava recando al lavoro in città, ha notato proprio nei pressi della sua automobile un bizzarro animale (vedi foto in basso) che si stava muovendo tra il fogliame, che ha prontamente fotografato con il suo smartphone.

Quel bizzarro animale era in realtà un rospo senza testa.

Pensando si trattasse di un fenomeno abbastanza diffuso l’uomo non diede peso alla cosa e solo una volta giunto a casa e dopo una veloce ricerca, decise di comparare il rospo che aveva visto con la fotografia del rospo americano scattata nel 2016.

Un’ipotesi non molto remota è che entrambi i rospi possano essere stati attaccati e feriti da un predatore e nonostante la perdita di gran parte della testa siano riusciti a sopravvivere. Un’altra è che possano essere invece essere stati attaccati da parassiti infestanti, in particolare da larve di rospo Lucilia bufonivora che si nutrono proprio della carne di questo animale.

In ogni caso è la seconda volta al mondo che un fenomeno di questo tipo viene osservato e immortalato.

 

 

Don Cosimo Schena sfonda anche su Tik Tok e lancia un appello: “Non abbandonate gli animali”

Roma, 27 luglio 2020 – “Non abbandonate e non maltrattate gli animali: sono creature di Dio”. È il messaggio video, mentre abbraccia e bacia il suo cucciolo di cane, è forte e chiaro, e forse più efficace di qualsiasi spot televisivo mai trasmesso. A lanciarlo don Cosimo Schena, sacerdote di Brindisi diventato famoso per le sue pubblicazioni sui social.

Don Cosimo è seguitissimo in rete sia su Facebook che su Instagram e Twitter. Da poco si è iscritto anche su Tik Tok ed è stato subito un boom di seguaci e interazioni. Non è facile trovare un prete su Tik Tok, un social che sta spopolando tra giovani e giovanissimi, anche se ha utenti di ogni età.

Ma don Cosimo ha voluto varcare la soglia anche di questo ulteriore canale del web, non certo per postare balletti più o meno originali o scenette più o meno divertenti, ma per creare un dialogo con tutti gli iscritti e per lanciare messaggi di pace e amore.

E i numeri gli stanno dando ragione: i suoi video registrano centinaia di migliaia di visualizzazioni, i suoi occhi espressivi, il suo sorriso accattivante e le sue parole catturano i fans che lo bersagliano di domande e richieste di preghiere.

In tanti, considerato che in generale si pensa che i preti non vadano sempre d’accordo con gli animali, gli hanno chiesto un parere sull’argomento. Don Cosimo ha preso la palla al balzo e non solo ha lanciato un messaggio d’amore verso tutti gli animali ma ha fatto un vero e proprio appello per non abbandonarli e non maltrattarli.

Nel video il prete influencer è con il suo cucciolo di Beagle che si chiama Tempesta.

Le definizioni per lui si sprecano: fenomeno social, prete influencer, poeta dell’amore. Ma lui chiede semplicemente di essere chiamato don Cosimo anche se, oltre ai mezzi tradizionali, sfrutta alla perfezione Internet con tutti i canali social per diffondere la parola di Dio. Lo fa attraverso riflessioni, preghiere e poesie.

Durante il lockdown per l’emergenza sanitaria dovuta al Coronavirus, don Cosimo sui social è diventato un punto di riferimento per molti italiani caduti nello sconforto. Le sue parole e le sue preghiere sono state di grande aiuto e hanno dato sollievo a tutti i fans che continuano a crescere in maniera esponenziale giorno dopo giorno.

Don Cosimo è anche uno scrittore e poeta e proprio i suoi versi recitati da lui stesso su melodiose basi musicali gli hanno regalato l’appellativo di Poeta dell’Amore permettendogli di superare i tre milioni di streams su Spotify e le altre piattaforme musicali.

Grazie alle sue iniziative porta avanti diversi progetti di beneficenza sempre a favore dei più bisognosi.

Il video di presentazione su Tik Tok: https://vm.tiktok.com/JYDtgq9/

Il video dell’appello a favore degli animali: https://vm.tiktok.com/JYDpa4L/

 

 

 

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Ufficio Stampa

Salvo Longo: info@ufficiostampaecomunicazione.com

 

Ambiente: al Museo del Mare di Milazzo il libro ispirato al capodoglio morto per aver mangiato plastica

Messina, 15 novembre 2019 – Al MuMa, il Museo del mare di Milazzo, il 27 novembre alle ore 18:00, la scrittrice Barbara Appiano presenterà  il suo ultimo libro ecologista “Dighe e cascate finchè ci sarà sete” (edizioni Kimerik). Si tratta di un libro-progetto condivisivo con il Museo del Mare di Milazzo, grazie alla collaborazione del dott. Carmelo Isgrò, fondatore del museo.

Il libro parte dall’idea ispirata da una storia vera, la storia del capodoglio morto sulle spiagge di Milazzo dopo una lenta agonia  dopo aver mangiato plastica. Una storia che ha ispirato il Siso Project, dal nome di Francesco amico del dott. Isgrò, da tutti chiamato Siso, che morì il giorno dopo il capodoglio.

La scrittrice Barbara Appiano, incessante nella sua produzione  letteraria, è mossa da una autentica passione per la scrittura messa  al servizio delle problematiche sociali, ambientali e di conservazione dei beni monumentali del nostro paese.

La Appiano devolve i ricavati dei suoi libri a favore di istituzioni che trattano in prima linea queste problematiche, e in questo senso la  Appiano è una scrittrice che fa della sua  scrittura un’arma per divulgare, ma anche per raccontare in modo trasversale, ai lettori più piccoli ed ai più grandi, la realtà come se fosse una fiaba, dove però realtà e fantasia sono coincidenti, trasformando i libri in romanzi  di formazione.

Qui la prefazione della Prof.ssa Francisetti Brolin Sonia del libro “Dighe e cascate finchè ci sarà sete”:

La cronaca quotidiana ci ha purtroppo abituati a non ascoltare le grida della natura, che tenta invano di ribellarsi alle forze manipolatrici dell’uomo. Il fatalismo accompagna così le nostre giornate, trascorse all’insegna del consumismo, senza riflettere troppo di fronte alle grandi quantità di rifiuti prodotti. Tra le urla inascoltate di pochi paladini dell’ambiente, pronti a seguire Greta Thunberg nelle manifestazioni di piazza, Barbara Appiano regala ai suoi lettori un nuovo romanzo ecologista, intriso del suo spirito mordace e resiliente.
Nello scontro aperto tra l’Uomo e la Natura, rispetto alle Operette Morali leopardiane, ove l’umanità viene schiacciata, i rapporti di forza si sono invertiti, perché nella società post-industriale manipoliamo il mondo circostante, tanto da distruggere gli stessi elementi primordiali. In tal senso, proprio l’acqua, arché per eccellenza, costituisce il fulcro della narrazione, definita dall’autrice stessa lagunare e anfibia.
Si allude così alla bellezza del nostro ecosistema, tanto contaminato e inquinato da rendere la pura acqua di fonte un miraggio utopistico da un passato lontano. Se da un lato, infatti, ricerchiamo le spiagge migliori sulle guide turistiche, dall’altro i telegiornali riportano spesso notizie simili a quanto è avvenuto a Milazzo nel 2017.
In questa località, famosa per l’impresa garibaldina, è morto il capodoglio Siso, rimasto impigliato sulla costa in una rete illegale. Nonostante gli sforzi della guardia costiera e dei volontari, l’animale non è sopravvissuto, non tanto per le ferite, bensì per la gravi ulcerazioni nello stomaco, al cui interno è stata trovata un’enorme quantità di plastica.
Il capodoglio diventa così un eroe, un Capitan Nemo, un martire nella lotta contro l’inquinamento, le cui reliquie, grazie al SISO PROJECT, nato dall’impegno del biologo Carmelo Isgrò , sono ora visibili nel Museo del Mare a Milazzo. Affinché la sua morte non rimanga vana, Barbara Appiano ha scelto di dare voce al capodoglio, per recuperare un mitico mondo perduto.
Di fronte all’SOS della terra, Capitan Nemo è accompagnato nel romanzo dal condor delle Ande Raggio Verde, nonché da Bagnano, il vecchio albero sacro che con le sue radici tenta di contenere l’espansione della plastica. Le pagine sono dunque una testimonianza, un tentativo di sensibilizzare e di ricordare non solo il capodoglio Siso, ma anche Francesco, un cavaliere dell’ecologia, tragicamente investito da un pirata della strada proprio mentre lavorava al recupero della carcassa dell’animale.
Se Francesco è stato chiamato affettuosamente Siso, non possiamo smettere di farci domande, di chiederci come sì e arrivati alle isole di rifiuti nel mare, nello spazio e, soprattutto, nel cuore dell’uomo, ormai plastificato e insensibile.
Con un taglio surrealistico e talvolta utopistico, l’autrice ci presenta Nettuno, accompagnato da Eolo e dalle Sirene per cercare di incantare la plastica. Si tratta di un’esortazione a sforzarci di riemergere, perché il mare, derubato della sua essenza, non vuole tacere. La risacca delle onde è un urlo contro il naufragio del nostro io, giacché, se la natura muore, anche l’uomo, quale essere naturale, viene meno, annullato da polimeri artificiali in una realtà sintetica.
Se l’ecosistema è così ingenuo da fidarsi delle false promesse di questa umanità corrotta, ciascuno di noi ha il dovere di salire di nuovo a filo d’acqua per ricominciare a parlare con gli elementi naturali. Il romanzo non può fornire una panacea al disastro ambientale a cui stiamo assistendo, ma trasmette il messaggio della Natura, di nuovo con la N maiuscola.
La copertina del libro Doghe e cascate finché ci sarà sete di Barbara Appiano
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