L’agricoltura diventa smart, grazie all’Intelligenza Artificiale e all’IoT

Dalla coltivazione alla vendita l’agricoltura oggi diventa un’esperienza all’avanguardia, grazie all’Intelligenza Artificiale e all’IoT

Milano, 5 settembre 2023 – Collegare i piccoli produttori agricoli con i consumatori consapevoli, è questa la nuova frontiera dell’agricoltura smart, grazie all’intelligenza artificiale ed all’IoT, ovvero l’internet delle cose. Si chiama “Agricook Smart Farming” e rappresenta il cuore dell’innovazione nel settore agroalimentare italiano.

Un nuovo e ambizioso progetto che nasce dall’esperienza di dall’esigenza di modernizzare e ottimizzare l’intero processo produttivo agricolo. Possibile soprattutto grazie all’esperienza di AgriCook, che ha sempre avuto come mission quella di valorizzare la tradizione agroalimentare, e con Smart Farming questa visione si arricchisce di strumenti tecnologici all’avanguardia.

Il sistema, integrato e basato sull’Intelligenza Artificiale, promette di rivoluzionare la gestione quotidiana di chi lavora la terra. Grazie all’IA, gli agricoltori e allevatori avranno a disposizione analisi dettagliate, suggerimenti proattivi e previsioni precise, il tutto personalizzato in base alle specifiche esigenze e caratteristiche di ogni singola azienda.

Inoltre, con la funzionalità IoT, sarà possibile monitorare ogni aspetto del ciclo produttivo. Dai sensori che rilevano la composizione del terreno e l’umidità, ai dispositivi che controllano il benessere animale e le condizioni atmosferiche, ogni dettaglio sarà sotto controllo, fornendo dati in tempo reale direttamente sulla piattaforma AgriCook.

Ma Smart Farming non è solo tecnologia. Al cuore del progetto c’è la volontà di creare una community di produttori e consumatori.

Le persone avranno la possibilità di entrare in contatto diretto con chi produce, di comprendere le pratiche agricole adottate e di apprezzare la genuinità dei prodotti offerti. La vendita diretta, infatti, rimane uno dei punti cardine dell’offerta Agricook, che elimina gli intermediari garantendo freschezza e autenticità.

“Con Agricook Smart Farming, vogliamo ridefinire cosa significa fare agricoltura oggi. Uniamo tradizione e innovazione, offrendo strumenti che rendono la vita più facile agli agricoltori e che allo stesso tempo educano e avvicinano i consumatori alla realtà agricola del nostro paese”, ha detto Giovanni Pagliaroli.

Agricook Smart Farming è più di un progetto, perché è una vera e propria visione: un’agricoltura sostenibile, trasparente e profondamente connessa con le persone.

Un passo verso il futuro, ma radicato nelle nostre tradizioni.

 

 

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Tel. 0282396549

 

Agricoltura intelligente con Agricook Smart Farming: piattaforma integrata per la gestione e vendita diretta di prodotti a km0.

Avagnina (CIE): “Tutta la verità sulla elicicoltura e gli allevamenti intensivi delle lumache”

Cuneo, 18 gennaio 2018 – Giovanni Avagnina, Presidente Onorario della C.I.E., la Confederazione Italiana Elicicoltori (sede nord Italia), sulle recenti uscite di notizie ed articoli sulla elicicoltura, ha diffuso la seguente lettera aperta sulle tante inesattezze che si scrivono e si raccontano sul settore.

“Mai come in questi ultimi mesi si registra sulla rete un gran parlare e dissertare di elicicoltura, di nuovi sorprendenti metodi di allevamento delle lumache di terra, nuove sempre più eclatanti pubblicità per un settore di produzione agricola che, se pur interessante e con buone prospettive, rimane e deve rimanere nella nicchia che compete ad un alimento di qualità, che non può stravolgere la gastronomia e la cucina di un popolo.

Ogni giorno, quasi con stupore, si leggono su numerosissimi siti e sui tanti social in voga, nuove comunicazioni sui facili guadagni che si ottengono dalla produzione di questi molluschi, sulle sorprendenti prospettive che gli operatori possono avere dal prodotto e dai derivati dello stesso. Quasi non se ne può più degli straordinari decantati vantaggi della bava di lumaca e sugli effetti della stessa a dir poco miracolosi nei confronti della cute di donne, uomini e ora perfino dei cavalli e altri animali.

Pare, leggendo tutte queste meraviglie, che questo dell’elicicoltura sia un miracolo italiano, in grado di far crescere il PIL del paese e di risolvere i gravi problemi dell’agricoltura.

Io, che l’elicicoltura a ciclo naturale l’ho iniziata con le prime prove, nel lontano 1973, vivendo le lunghe esperienze dell’allora Centro di Elicicoltura di Cherasco, in questi 45 anni ininterrotti di attività, non sono riuscito a cogliere tanta facilità e tanto stupore di risultati.

Non ne sono stato capace certamente, a confronto dei tanti attuali specialisti esperti ed innovatori che si proclamano in ogni luogo e dove “fautori della nuova elicicoltura”.

C’è chi attualmente, con 1 o 2 anni di esperienza nel settore, costituisce consorzi a tutela dei produttori inesistenti, chi in pochi mesi parla di rivoluzionarie metodologie di allevamento suggestive, senza però mai aver provato, quindi portato a conclusione almeno un ciclo.

A centinaia, con l’allevamento non ancora ultimato nei vari cicli, vendono a pagamento consulenze, corsi teorico-pratici, progettazioni di impianti, giornate informative nell’unico intento di fornire ai troppi sprovveduti e inconsapevoli lettori materiali, attrezzature, macchine per estrarre bava, lumache e mille altre cose.

Tutto ciò come se il mollusco Helix fosse una tecnologia innovativa, digitale, una struttura o macchina industriale in grado di produrre grandi pesi vendibili, poichè si è iniziato un allevamento.

Ma la nostra piccola lumaca è un essere vivente, con la propria biologia, non determinata dagli esperti, più o meno modernizzati o dagli investimenti economici attuati.

Biologia vuol dire anatomia e fisiologia che non si sono modificati nei millenni della storia del mollusco e che, con tutta la buona volontà e anche capacità dei nuovi promotori dell’attività, non possono modificarsi in pochi anni per raggiungere traguardi di produzione e di attività, che fine ad ora nessuno è riuscito in vero ad ottenere.

Sono migliaia gli allevatori italiani ed esteri del mollusco che, al tempo in cui non esisteva internet, per decine di anni hanno lavorato sodo e in silenzio, hanno studiato i cicli di vita, hanno trovato le migliori soluzioni alimentari, hanno fatto crescere le possibilità e le modifiche per migliorare la crescita e il reddito dell’allevamento elicicolo.

In questo istante penso a tutta questa gente che si è adeguata alle regole e ai tempi dell’agricoltura, spesso sacrificando capitoli e soprattutto speranze, gente seria che non ha voluto vendere fumo invogliando gli altri a diventare a tutti i costi elicicoltori, ma hanno operato per il proprio impianto.

L’attività è cresciuta lo stesso, pur senza tanto rumore, ha ottenuto i riconoscimenti ufficiali e veridicità sull’argomento, ha quintuplicato i consumi in Italia, ha rafforzato i prezzi, consolidando i vecchi mercati, aprendone di nuovi ogni anno più interessanti.

La cosa che non riesco ad accettare è l’attuale insistenza promozionale per far nascere allevamenti a tutti i costi ovunque; il tutto quasi simile alle deleterie campagne promozionali telefoniche o di call center di prodotti come pentole, materassi, abbonamenti e contratti per gas, luce, energia o altro.

In base alla lunga storia vissuta, il mio pensiero è che sarebbe più giusto frenare e dare un taglio a questa sequenza continua di filmati, annunci di strisciante spinta all’allevamento rivolta a troppe persone senza esperienze, lontane dei tempi, delle gravi difficoltà e non sicurezze della coltivazione della terra e della produzione degli animali.

Giustamente cinquanta anni fa abbiamo chiamato questa attività “elicicoltura” (coltivazione delle elici) e non allevamento di lumache, per l’assunto collegamento ai problemi e ai tempi della terra.

Questi non sono animali superiori (maiali, bovini, polli…) che siamo riusciti, negli anni, a far diventare vere macchine di produzione di carne, attraverso sistemi intensivi, alimenti concentrati con tanta chimica e cicli di produzioni esasperati in cui il benessere del soggetto zootecnico non è messo certo al primo posto.

Per fortuna nostra e di tutti le lumache sono molluschi di terra, non possiedono la struttura biologica atta a piegarsi a questi metodi intensivi, a scapito della qualità: trovandosi in basso nella scala zoologica, le lumache hanno enormi difficoltà a modificare la propria struttura fisiologica per ritmi veloci imposti dall’uomo.

L’esempio più eclatante è il pessimo risultato della qualità della carne delle lumache che sono state alimentate esclusivamente con mangimi concentrati, metodi indicati in paese del Nord Europa ad opera dei venditori di alimenti preparati per altri animali.

Molluschi che, è vero, crescono in fretta, ma una volta cotti divengono un qualcosa di molliccio, acquoso e sciatto, ben lontano dalle fragranze di una lumaca cresciuta lentamente, con varietà di vegetali, tipica degli allevamenti che ora in tanti definiscono superati, vecchi e da rottamare.

Nessuno vuole fermare il progresso e la crescita, ma è giusto che quanti desiderano entrare in questo settore abbiano appieno la conoscenza delle reali possibilità ottenibili dall’elicicoltura: non sono sufficienti conti economici sulla carta e speranze di guadagno teorici.

Queste persone devono mettere nel loro progetto tutte le prospettive possibili, ma devono tener conto anche delle problematiche che solo chi ha un’esperienza reale e lunga, non fittizzia e di pochi mesi di attività, può garantire al neofita, spesso pieno di entusiasmo, ma inconsapevole.

Nell’interesse di tutti, ma soprattutto degli elicicoltori stessi e del prodotto gastronomico di pregio quale è la lumaca Helix, fermiamoci a ragionare insieme e facciamo una scelta non dettata da entusiasmi indotti, ma da una piena consapevolezza del reale quadro produttivo e di investimento.

Ridimensioniamo anche l’attuale chimera dell’estrazione della bava, che potrà essere un reddito complementare all’elicicoltura, ma soltanto ed esclusivamente ogni produttore avrà a disposizione in numero adeguato ai propri molluschi, non certo acquistarli per produrre bava.

La lentezza della lumaca non è soltanto una tradizionale dicitura, è il segno forte con il quale l’operatore deve fare i conti ogni giorno per arrivare realmente ad ottenere il recupero degli investimenti finanziari attuati e il giusto, adeguato guadagno.

Esperti di elicicoltura possono definirsi solo soggetti con anni e anni di studio e applicazione pratica.

 

Giovanni Avagnina

Presidente Onorario C.I.E.

CONFEDERAZIONE ITALIANA ELICICOLTORI – SEDE NORD ITALIA

12062 CHERASCO – (CN)  VIA MANTICA, 1

www.elicicolturacie.it

avagnina@elicolturacie.it

 

 

“Gatti Bengala”, è mania tra i Vip: intervista all’allevatrice degli ibridi gatto-leopardo

Vicenza, 27 maggio 2016 – Dopo che lo stilista Stefano Gabbana ne ha adottato uno, facendolo conoscere e rendendolo una razza desiderata ed ambita anche da altri Vip si sta diffondendo anche in Italia la mania per i gatti bengala. I “Bengal cat”, come sono conosciuti nel resto del mondo, sono una razza piuttosto rara e ricercata di gatti perché sono dei gatti incrociati con un tipo di leopardo che si trova solo in Asia.

Per saperne di più siamo andati alla ricerca di colei che è definita la “Regina italiana” dei Bengal cat, ovvero Tonietto Luisa Albachiara. Lei in Italia i “gatti bengala” è stata la prima ad importarli e la prima ad iniziare un programma di selezione molto serio nella sua Khoomfay Oasis (www.allevamentogattibengala.it) dove alleva i suoi rari esemplari di ibridi, importando esemplari provenienti dai più importanti allevamenti nel mondo.

Albachiara è stata numerose volte in Thailandia, Bangladesh e India per capire le reali condizioni di tutela di questi felini che ad oggi stanno avendo una velocissima diminuzione di numero a causa del bracconaggio ed il disboscamento, creando solide collaborazioni con associazioni di tutela della razza che operano in quei posti e per diffondere una cultura di salvaguardia delle biodiversità.

In Italia, attraverso la sua oasi, oltre ad allevare degli esemplari spettacolari dei gatti bengala, cerca di far conoscere il rischio di estinzione che corrono molti felini nel mondo. Ora Albachiara sta scrivendo la sua appassionante storia in un libro che si chiamerà “I Leopardi del Brenta” visto che Bassano del Grappa è il luogo dove vive e li è famosa per apparire lungo il fiume Brenta assieme ai suoi piccoli leopardi che si divertono a nuotare nel fiume ed a farsi fotografare dai turisti.

Ecco dunque cosa ha detto Tonietto Luisa Albachiara, la prima allevatrice italiana dei gatti bengala a Serena Maggi del Blog del Gatto Bengala che l’ha intervistata per noi.

Allora, finalmente dopo le nostre richieste, ha deciso di raccontarci la sua vita…

-Eh, stavolta mi avete convinto….

Lei è stata la prima a portare in Italia il gatto bengala che è un ibrido ottenuto attraverso l’incrocio con un piccolo leopardo Asiatico, e li alleva nel Veneto, lungo il fiume Brenta,  nella sua Oasi chiamata Khoomfay. Si sente una pioniera?

Pioniera mi sembra esagerato, ho avuto solo la fortuna di  iniziare una straordinaria avventura e di portare avanti un progetto meraviglioso per la selezione di questo ibrido contribuendo a diminuire la smania della genete di avere l animale esotico in casa…

In che senso “sminuire la smania della gente” ?

Sì, perchè tutti amano gli animali esotici e rari, ma questo negli anni ha sempre alimentato un commercio illegale che io personalmente ho sempre odiato: gli animali selvatici devono vivere nel loro mondo…

Quindi allevare il gatto bengala per lei significa anche preservare le biodiversità ?

Certamente, io non ho iniziato ad allevare queste creature con uno scopo commerciale, ma perchè mi ero trovata talmente coinvolta nell’esperienza che ho vissuto tanti anni fa, da decidere di fare qualcosa per la salvaguardia delle specie in via di estinzione, nella fattispecie i piccoli felini come il leopardo asiatico.

Come ha conosciuto questa razza?

Il mio primo incontro con queste creature non lo feci in un negozio o ad una esposizione felina ( che non frequento) ma nella foresta…..

Abbiamo letto un pezzetto della presentazione del suo libro dove racconta di Eva….

Sì, Eva fu per me una delle creature più affascinanti mai viste nella vita. Mi trovavo nel Caucaso Orientale per una missione, e nel bel mezzo del mio lavoro lei entrò a far parte della mia vita, era un bellissimo esemplare di Prionailuris Bengalensis.

Come l’ha potuta avvicinare?

La cosa straordinaria è che non fui io a sceglierla, ma fu lei a scegliere me. Mi trovavo dentro ad una piccola meravigliosa chiesetta bizantina nel cuore del Caucaso, a 2400 metri di altitudine, e mi stavo occupando del restauro di un affresco, quando lei decise di portare il suo cucciolo dentro alla chiesetta per metterlo al sicuro.

Sembra una fiaba…

Infatti fu una fiaba.Per diversi giorni ho potuto condividere la mia vita con lei, ho imparato a conoscere i suoi ritmi, le sue abitudini, il suo linguaggio, e ad ammirare come le mamme feline seguono con estremo amore i loro cuccioli…

E quindi dopo questa esperienza si è avvicinata alla razza del gatto bengala. Ma questo ibrido è ottenuto mediante l’incrocio tra un gatto e un leopardo asiatico, come è possibile?

Il gatto bengala non è un gatto comune ma un ibrido appunto. Il leopardo asiatico con cui si ottiene il bengala  in realtà non è molto grande, arriva a pesare fino ai 6-7 chili ed ha caratteristiche genetiche che combaciano alla perfezione con quelle del gatto comune. Anche il periodo di gestazione è di 65 giorni per entrambi, pertanto gli accoppiamenti avvengono in modo molto naturale e senza forzature.

Tutti sanno che lei è la prima e anche la più conosciuta esperta in questa razza, ma lei non si vanta mai di questo.

Beh, allevare per vendere, e allevare per passione come missione di vita sono cose diverse. Vedo molti siti di allevamenti che vantano i più assoluti primati, esposizioni feline, i gatti più belli del mercato… Loro stessi danno un aspetto commerciale al loro mestiere, facendo capire quale sia la loro priorità. Io odio per esempio le esposizioni feline: non espongo i miei esemplari in ambienti dove il rischio di contagio da malattie feline è altissimo, e questo per cosa, per avere una coccarda appesa al muro e consegnare animali portatori di malattie?

Quindi i suoi meravigliosi felini non fanno le mostre…

Assolutamente no, io faccio selezione genetica e chi viene da me non chiede mai di avere un cucciolo con un  “Supreme Champion” nel pedegree; ma chiede di avere un cucciolo proveniente dalle migliori linee feline del mondo. Ed io questo lo posso dare.

Sì, lo sappiamo, ci è giunta voce che da lei vengono attori, cantanti, stilisti e show man, è vero?

Cosa vi devo dire, a quanto pare lo sapete meglio di me, anche se no so come, visto che la mia vita è molto riservata.

Forse è proprio perché lei conduce una vita riservata, priva di esibizionismi e vanti, che le persone la stimano molto in Italia.

Amo i miei animali, amo consegnare esemplari unici e lavoro affinché tutti i miei cuccioli siano al massimo dello splendore e della salute, geneticamente delle migliori linee del mondo, che spesso non corrispondono con le linee pubblicizzate…Ci sono allevatori come me nel mondo, che lavorano con rigore e rispetto per la natura, collaborando spesso come faccio io , con le associazioni per la tutela del leopardo asiatico che si trovano nei luoghi più esposti al bracconaggio e commercio di cuccioli esotici…. Si collabora, si donano fondi, si condividono esperienze per portare avanti una selezione che dia un messaggio volto al rispetto della natura, e questo non va molto d’accordo con gli aspetti commerciali e le pubblicità ostentate che vedo da parte di certi pseudo allevatori che vedono il guadagno facile prima di quello che è realmente la selezione genetica e l allevamento coscienzioso.

Quindi lei cerca di proporre i cuccioli di gatto bengala in sostituzione dei cuccioli selvatici che alcuni acquistano di contrabbando?

Certo, Ogni anno vengono sterminati decine di migliaia di leopardi asiatici per commerciarne la loro pelliccia, vengono allevati in cattività in piccole gabbie per avere cucciolate da venderli agli amanti dell’esotico in tutto il mondo. Se continuiamo così tra pochi anni anche il leopardo asiatico entrerà nelle liste rosse degli animali ad elevato rischio di estinzione. I gatti bengala sono creature fantastiche; una seria e preparata selezione ottenuta incrociando determinate linee genetiche e lavorando sui singoli soggetti, porta ad ottenere degli ibridi straordinariamente dolci, intelligenti e felini solo negli aspetti che ci interessano: estetica e movenze…Per il resto ai miei bengala manca solo la parola.

I suoi gatti vivono in un oasi creata su misura, è vero?

La maggior parte dei nuovi pseudo allevatori tengono i gatti in gabbia in qualche garage o in  appartamento accoppianoli  due volte all’anno e a questo si limita la loro storia ed esperienza in merito… KhoomFay è un oasi lungo il fiume dove vivono i miei esemplari; è un area all’aperto dove i gatti vivono la natura al 100% , hanno il loro laghetto, gli alberi per arrampicarsi, l’erba dove stendersi, il fieno dove partorire, il fiume dove rivivere la vita ancestrale del loro progenitore  ( il leopardo asiatico) che in natura vive lungo i fiumi. Questo credo si chiami allevare per passione e fare selezione della razza mettendo i bengala a loro agio in modo da ottenere esemplari sani e sereni. Da noi pare impossibile ma i gatti spesso dormono a pancia all’aria.. è una cosa che fa divertire chi li vede. In genere il gatto si sente in pericolo se viene messo nella posizione a pancia all’aria. Al khoomfay loro sanno di essere nel loro regno, e questo mi riempie di gioia e soddisfazione.

Se qualcuno vuole adottare un cucciolo da lei cosa deve fare?

Prima di tutto capire che è possibile avere un animale esotico senza ottenerlo attraverso l’acquisto illegale di animali protetti. Il gatto bengala oltretutto non conserva alcun aspetto di aggressività tipica dei felini selvatici, che oltre a soffrire la vita in cattività  il più delle volte muoiono perché non si possono adattare alla vita e all’alimentazione forzata. Quando le persone avranno capito questo allora acquistare un gatto bengala assumerà un altro significato. Non significherà più adottare un animale esotico, ma adottare un animale domestico con sembianze esotiche lasciando quello selvatico nel suo habitat naturale.

Sarà un piccolo impegno per far si che la biodiversità nel mondo venga sempre più vista con consapevolezza e senso di responsabilità. Avere un bengala significa avere un piccolo mondo esotico in casa, aiutandoci anche a sostenere le associazioni che ogni giorno lottano in Asia, per salvaguardare le dodici  sottospecie del Leopardo Asiatico ancora esistenti.

Un ultima domanda Albachiara, quando uscirà il libro in Italia?

Appena uscirà ve lo farò sapere, grazie….

Da una persona “selvatica” come i suoi gatti non poteva non arrivare una risposta più “sfuggente ” di questa…. 🙂

Serena Maggi per Il Blog del Gatto bengala

 

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Interviste e contatti:

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