Arte: a Viterbo la mostra “MIMESIS”, con l’iperrealismo nigeriano

Viterbo, 31 gennaio 2023 – Sabato 4 febbraio 2023 si inaugura presso la Black Liquid Art Gallery di Viterbo la mostra “Mimesis” con cinque giovani artisti nigeriani, a cura di Antonella Pisilli.

Imitare o creare, eguagliare o superare la natura, nella mostra Mimesis cinque giovani artisti Olamilekan Abatan, Alex Peter Idoko, Joseph Chimerie; Nebolisa Kelly e John Hopex, provenienti dalla Nigeria dipingono la realtà più vera della realtà stessa e portano avanti il concetto di iperrealismo che caratterizza negli ultimi anni la giovane arte contemporanea nigeriana.

Viviamo in un’epoca in cui è difficile distinguere tra reale e virtuale, ciò che nel recente passato si prefigurava un futuro distopico solo nei film di fantascienza oggi quel mondo si sta definendo in modo sempre più chiaro e già adesso nel metaverso è possibile operare sui sensi per influenzare la nostra percezione del reale, con difficoltà riusciremmo a distinguere ciò che è vero e ciò che è virtuale.

I giovani artisti nigeriani si pongono nel crocevia del concetto di rappresentazione della realtà e superamento di questa, costruiscono inconsapevolmente una nuova estetica che va al di la della semplice rappresentazione, superano il realismo fotografico e si pongono come creatori di nuovi personaggi e dove anche la “risoluzione” supera e travalica la perfezione della realtà.

Avvicinarsi ai quadri di Olamilekan Abatan o di Nebolisa Kelly significa penetrare nell’ epidermide del soggetto, significa vivere una nuova esperienza, immergersi in una realtà nuova, reale, ma allo stesso tempo immaginaria.

Rudolf Arnheim affermava come la percezione umana produca significato dalle nostre esperienze con il mondo che ci circonda e che tutta l’espressione artistica si basa su questo processo di appropriazione della realtà così come la vediamo attraverso i nostri sensi e la nostra comprensione.
Ed è in questo processo nel quale l’arte diventa il mezzo in grado di dare alla percezione dell’osservatore la possibilità di interpretare il proprio universo e non la sua esclusiva rappresentazione, provocando in ciascuno di noi delle sollecitazioni e delle percezioni diverse, capaci di cambiare la nostra idea e il nostro percepire.

La mostra Mimesis è un tentativo di catturare e rappresentare non solo il mondo che circonda gli artisti ma anche tutte le migliaia di immagini che attraverso il web arrivano ai loro occhi.
Gli artisti nigeriani attraverso il loro iperrealismo creano un ambiente che simula la realtà fisica in luoghi immaginari.

Maestro dell’iperrealismo nigeriano è sicuramente Olamilekan Abatan la sua è un’operazione di assimilazione dell’estetica classica occidentale rielaborata con un linguaggio nuovo contemporaneo e africanizzato attraverso l’uso dei wax. Nei suoi lavori i personaggi rievocano quelli dei grandi maestri del rinascimento, mostra il santo o la madonna in posizione classica, ma li attualizza, attraverso un abbigliamento contemporaneo.

Nell’opera “Deadly sin” il riferimento a Caravaggio è indubbio, ma come il grande maestro che si era servito della lezione dei ‘grandi’ anche Abatan riprende l’impostazione di due capolavori del maestro dei Seicento in un mix tra “Medusa” e il “Bacco adolescente” , riattualizza l’impostazione sostituendo il volto del personaggio con un suo autoritratto e inserendo degli oggetti contemporanei, un orologio d’oro che simboleggia il potere e uno smartphone simbolo del nostro secolo.
La sua non è solo una rivisitazione dei capolavori della cultura classica, ma è una messa in scena di nuove realtà.

L’opera di Alex Peter Idoko potrebbe essere paragonata ad un rituale magico nel quale l’artista attraverso la cerimonia del fuoco, crea delle immagini sorprendenti, ma ciò che rende ancora più stupefacente il suo lavoro è la capacità di usare il pirografo rendendo le figure con una precisione iperrealista.

Il lavoro di Peter Idoko colpisce per la capacità che la materia bruciata acquista nell’opera in “Strive” il soggetto e la tecnica si confondono il personaggio in primo piano soffia verso il fuoco, l’inquadratura dal basso potenzia il contenuto, il calore del fuoco sembra uscire fuori dal quadro sentiamo invaderci dal calore delle fiamme, ci distoglie l’attenzione, solo il personaggio con la testa poggiata sulla spalla del soffiatore, qual è il suo ruolo nella storia?

È allora che l’immagine in un turbinio di idee comincia a prendere forma si catapulta verso nuove aspettative, l’artista non sta solo rappresentando un atto, ma sta raccontando un sentimento, una sensazione.
Idoko pensa che attraverso il fuoco può dominare la materia della sua tavola, attraverso il fuoco può purificare, sottilizzare e raggiungere il livello più alto, fino alla luce che è essenza universale e la più immateriale delle immagini.

Joseph Chimerie usa il colore con sfumature così impalpabili e morbide come se fosse un maquillage sul volto di una modella. La sua è un’opera che si potrebbe definire fashion, ma non nell’accezione di moda, ma di eleganza. Le sue figure sono avvolte nella profondità prospettica come se fossero all’interno di una scatola magica e si potessero prelevare e muovere. La plastica delle forme è realistica e i personaggi che rappresentano la scena sono delicati, raffinati e si muovono come su una passerella. La sua è una messa in scena di una realtà ovattata con personaggi di attraente bellezza dei volti e dei corpi, nelle delicate armonie dei colori, in uno spazio fisico anch’esso pervaso da una luce e da una sinuosa eleganza, anche l’acqua della piscina increspata dalla brezza acquista attraverso la schematizzazione delle onde un ritmo musicale intenso e armonioso.

Nebolisa Kelly è l’artista iperrealista nigeriano per eccellenza, sia per i suoi soggetti sia per la tecnica, ci sono tutti gli elementi: i ritratti in formato magnum, l’acqua che invade il volto, l’utilizzo del chiaroscuro denso e sostanzioso di particolari.

L’opera di Nebolisa può essere vista su tre piani diversi sia sullo spazio fisico che su quello contenutistico. Ad una certa distanza l’opera appare di un realismo fotografico quasi palpabile, il soggetto sembra quasi uscire dal quadro e prendere forma e materia, ad una visione più ravvicinata colpisce la superficie, il soggetto si appiattisce e l’osservatore diventa piccolissimo e riesce ad entrare nell’epidermide della pelle, a sentire il vuoto dei pori e la freschezza dell’acqua che scorre sul volto, la ruvidezza della stoffa degli abiti, tutto è rappresentato con un tale realismo e una tale oggettività che non dipende più dall’acutezza dell’occhio, ma da una maniacale ricerca di oltrepassare la realtà stessa.

Ed è questa ricerca di perfezione che ci fa raggiungere il terzo livello di visione che non è più quello visivo, ma quello concettuale, dalla volontà di vedere e rappresentare le cose come sono, l’artista ci racconta la ricerca sempre più spasmodica verso il più minuzioso e impercettibile particolare, per raggiungere la perfezione e per riuscire ad uscire dall’anonimato nel quale l’artista si sente ingabbiato.

Guardare un ritratto di John Hopex è come fermare il tempo, i suoi lavori sono sospesi in un’epoca indefinita, una bellezza e una perfezione universale che manifesta rappresentando ogni singolo dettaglio con maniacale precisione, imprigionando la luce e le ombre come se fossero materia viva.

In “Butterfly” il soggetto è inserito su uno sfondo bianco, neutro, il volume della figura si definisce attraverso la linea precisa delle spalle e della testa, i particolari del copricapo e della collana minuziosamente intagliata vengono colpiti dalla luce vibrante che crea sul corpo un volume di ombre. Ma sono le farfalle colorate che estraniano l’osservatore e catapultano il soggetto in uno spazio tra il bucolico e il surreale. Ed è l’elemento estraniante colorato, ancora più evidente nell’opera “Apple” dove le mele sospese nello spazio trasformano l’opera da iperrealista a surreale e ci catapultano in una realtà sospesa e immaginaria.


TITOLO: MIMESIS
ARTISTI: Olamilekan Abatan, Alex Peter Idoko; Joseph Chimerie, Nebolisa Kelly, John Hopex
LUOGO “Black Liquid Art – Via San Tommaso, 55 – Viterbo” 
CURATORE Antonella Pisilli
INAUGURAZIONE 4 febbraio 2023 ore 18.00
ORARIO DI APERTURA 4 febbraio – 1 aprile 2023

 

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Contatti stampa:

PRESS OFFICE 339 7865017

blackliquidart@gmail.com

 

Nebolisa Kelly, “On the moon”

 

 

Olamilekan Abatan, “Deadly sin”, 2022

 

Arte africana: arriva ‘Physiologus’, la mostra dell’artista Soly Cissè

Viterbo, 28 novembre 2018 – Il 15 dicembre prossimo presso la Kyo Noir Studio di Viterbo arriva un nuovo atto di ‘Ex Africa Semper aliquid novi‘, con l’artista senegalese Soly Cissè in una mostra dal titolo ‘Physiologus’, a cura di Antonella Pisilli.

Se neghiamo che nell’attuale condizione storica, l’arte non è più un mezzo per comunicare la nostra contemporaneità, la pittura ne è sicuramente il mezzo più lontano per raccontare l’oggi.
Pur tuttavia la pittura rimane ancora la più sensibile e il mezzo più adatto ad appropriarsi della spinta interiore dell’artista e trasmettere il sentimento umano più profondo.

La materia è il divenire continuo del reale e dell’essere, la materia ha la capacità di mostrare il proprio passato, trasformarsi e diventare futuro e di essere e manifestare il proprio presente.

Nell’opera di Cissè la materia diventa esistenza, che non riesce a riconoscersi e prendere coscienza del sé, che non definisce un tempo o un luogo, ma rappresenta il moto e l’esperienza fugace dell’essere.
Cissè dispone la materia pittorica direttamente sulla tela in strati spessi che si aggrovigliano: un attimo con gesti violenti e decisi e un attimo dopo delicatamente come un soffio leggero.

La pittura diventa moto esistenziale che alterna il flusso della materia viva e pura, dalle quale emergono come impigliati e prigionieri delle creature fantastiche e chimeriche, facendo assumere all’artista l’autorità di un immaginario Physiologus.
Physiologus non inteso come studioso della natura, ma come interprete sublime della natura.

Le creature fantastiche che abitano i quadri di Cissè lottano per trasformarsi da esseri informi a figure reali, che attraverso l’immaginazione della nostra mente si materializzano da puri segni illeggibili in raffigurazioni del pensiero astratto del nostro subconscio.

La mostra Phisiologus rappresenta un viaggio all’interno del nostro animo più profondo, un viaggio nell’inconscio, ma per riuscire a percorrere il viaggio è necessario guardare l’opera nel profondo, immergersi nelle pieghe della pittura, nelle tracce di colore che sfumano verso l’interno, ed abbandonarsi in una totale e sublime contemplazione.

La mostra, accompagnata da un video inedito con l’intervista realizzata da Antonella Pisilli all’artista, sarà inaugurata il 15 dicembre prossimo alle ore 18, e sarà aperta su appuntamento dal 16 dicembre 2018 al 26 gennaio 2019.

 

Mostra ‘Physiologus’, di Soly Cissè

Kyo Noir Studio

Via Maria SS Liberatrice 14 – Viterbo

Inaugurazione 15 dicembre ore 18
Aperta su appuntamento dal 16 dicembre 2018 al 26 gennaio 2019

 

Per informazioni:

Email: kyonoirpress@gmail.com

Tel. 333 9647300

 

 

 

 

 

Soly Cissè -Physiologus

 

 

 

 

 

 

 

 

Arte, a Firenze il genio africano Frédéric Bruly Bouabré nella mostra ‘Connaissance du Monde’

Firenze, 7 febbraio 2018 – Giovedì 8 febbraio alle ore 18 si inaugura, presso la SACI Gallery di Firenze, in occasione della 3a edizione del  BHMF Black History Month Florence, la mostra Connaissance du Monde dell’artista ivoriano Frédéric Bruly Bouabré a cura di Antonella Pisilli.

Lo scrittore Amadou Hampâté Bâ davanti all’assemblea dell’Unesco nel 1962 disse “In Africa ogni volta che un anziano muore è come se bruciasse una biblioteca”.

Quando il 28 gennaio del 2014 è morto Frédéric Bruly Bouabré un patrimonio di conoscenza si è perso per sempre ma nella sua lunga vita l’artista ci ha donato migliaia di “feuilles volages”, disegni in formato cartolina che rimangono a testimoniare il suo importante lavoro e hanno lasciato una traccia del sapere universale del mondo.

Nato a Zepregue Daloa ufficialmente nel 1923, ma in realtà nel 1921, nella sua lunga vita ha lavorato incessantemente ogni giorno per trasmettere al suo popolo prima e al mondo poi, la conoscenza dell’universo, occupandosi di tutti campi del sapere, fu scrittore, artista, narratore, filosofo, saggio, mistico, inventore, ricercatore, pacifista, insegnante, poeta, comunicatore, profeta, studioso, visionario, osservatore, documentarista e archivista del mondo che lo circondava.

Il lavoro di Frédéric Bruly Bouabré inizia con una visione: la “Vision du soleil”.

Giovedì 11 marzo del 1948 si aprì nel cielo, davanti ai suoi occhi il sole che si divise in altri sette sfere colorate e  descrisse un cerchio di bellezza intorno alla madre sole, in quell’istante Bouabré diventò Cheik Nadro, ‘Colui che non dimentica’.

Dal momento della rivelazione ha iniziato a disegnare su delle piccole cartoline tutto ciò che era nascosto sulla superficie delle cose, dalle forme sulle bucce dei frutti, alle immagini dei giornali, a tutto ciò che vedeva e che pensava fosse necessario per archiviare il mondo, un lungo lavoro, perpetuato per 60 anni che ha raccolto in un’enciclopedica opera dal titolo “Connaissance du monde”.

Frédéric Bruly Bouabré, si è dedicato oltre che al disegno anche alla scrittura perché voleva che la lingua parlata venisse trascritta e diventasse testo scritto, per questo inventa un alfabeto.

Frédéric Bruly Bouabré racconta che nel villaggio vicino a Daloa, a Bekora, c’erano dei piccoli ciottoli neri molto famosi per la loro bellezza, andò a Bekora e li prese, sembravano scolpiti e pensò fossero elementi di una scrittura antica. In quegli stessi giorni feci un sogno e una voce gli rivelò di pronunciare, al risveglio, il nome dei segni che aveva riconosciuto.

Da questa seconda rivelazione riuscì con fatica e molto lavoro a trovare l’equivalenza tra suoni e segni e da lì disegnò 500 sillabe. Questa totalità è ciò che chiama un sistema di scrittura, l’alfabeto Bété.

Questo lavoro riflette il pensiero universale di Frédéric Bruly Bouabré, in cui tutti gli uomini sono fratelli e tutti dovrebbero capirsi l’un l’altro attraverso l’uso di una medesima scrittura.

Il “nuovo Champollion” ha continuato fino alla sua morte con penna a biro e matite colorate il lavoro di trascrizione della poesia e della narrazione tradizionale Bété e raccontato  storie, dalla mitologia cosmica fino agli ultimi avvenimenti della vita politica internazionale.

Dal 1958 quando l’antropologo e naturalista francese Théodore Monod, direttore dell’Istituto francese in Africa pubblicò il suo sillabario, Frédéric Bruly Bouabré ha cominciato ad essere conosciuto fuori dal suo villaggio.

Scoperto da André Magnin nel 1989 il suo lavoro venne presentato per la prima volta in Europa alla mostra  “Magiciens de la terre” e da lì in un’escalation di esposizioni internazionali e di riconoscimenti lo hanno decretato uno degli artisti africani più significativi del panorama artistico internazionale.

Durante la mostra verrà proiettato il film “Nadro” (1998) della regista Ivana Massetti, la quale con un affascinante stile visivo,  ci conduce nelle tappe fondamentali della vita di Bouabré. Ivana Massetti del suo film dice: “Il film cattura tutto ciò che non esisterà più nel prossimo millennio. Tutto questo non lo rivedremo mai più”.

Nel prossimo futuro, questa figura entrerà a far parte di un’iconografia che sarà studiata e comunicata su Internet, l’immagine virtuale di una realtà virtuale. Nel film, l’uomo e l’artista coesistono.

Nel film, il suo volto è lì, la sua espressione ostinata, il suo sguardo, la sua voce. Una presenza reale, non un eco. E’ la gioia, il calore e la bellezza di un incontro. Il nostro incontro. Il compimento di un viaggio. Un viaggio di iniziazione, in cui lo sguardo del discepolo magnifica il maestro. Storie possibile solo tra esseri umani”.

Le opere esposte fanno parte della Collezione di arte contemporanea africana Kyo Noir.

 

Connaissance du Monde
del genio africano e artista ivoriano Frédéric Bruly Bouabré
a cura di Antonella Pisilli in collaborazione con Kyo Noir Gallery
per l’occasione di Black History Month Florence

SACI Gallery
Palazzo dei Cartelloni
Via Sant’Antonino 11, Firenze
8 Febbraio – 1 Marzo 2018
Inaugurazione: Giovedì, 8 Febbraio alle ore 18

Orario: Lunedì-Venerdì 9-19 / Sabato-Domenica 13-19

Tel. 055 289948 / gallery@saci-florence.edu

 

 

Arriva a Roma l’arte delle donne africane con “Videzoom: Africana Womanism”

Roma, 22 febbraio 2017 – Mercoledì 1 marzo alle ore 17,30 si inaugura a Roma presso la Casa Internazionale delle Donne la XVI edizione della rassegna Videozoom che quest’anno presenta opere di video artiste africane dal titolo “Africana womanism”.

Videozoom: Africana womanism” racconta la video arte contemporanea nella specificità culturale delle diverse realtà territoriali del mondo, con un progetto “work in progress” a cura di Antonella Pisilli.

Le edizioni precedenti hanno visto come paesi coinvolti: Israele, Polonia, Iran, Cina, Spagna, San Marino, Marocco, Giappone, Québec, Bangladesh, Grecia, Kurdistan Iraq, Romania e Danimarca.

La XVI edizione di Videozoom vede protagoniste 8 artiste africane Nirdeva Alleck (Mauritius), Nathalie Mba Bikoro (Gabon), Rehema Chachage (Tanzania), Wanja Kimani
(Kenia), Michèle Magema (RDC), Fatima Mazmouz (Marocco), Myriam Mihindou (Gabon), Tabita Rezaire (Francia-Guyana/Danese) tutte accomunate da valori comuni quali l’identità, l’autenticità, l’egualitarismo e il radicamento.

Africana womanism si rifà al termine creato da Clenora Hudson Weems alla fine del 1980 e va inteso non come un’appendice al femminismo nero, ma come ideologia che vede già nel titolo la sua spiegazione.

La parola ‘Africana’ identifica l’etnia della donna e la sua identità culturale, mentre il termine ‘womanism’ ricorda il potente discorso improvvisato di Sojourner Truth ‘ Ain’t I a Woman? ‘, si fonda sulla cultura africana e sull’afrocentrismo e si concentra sulle esperienze, lotte, bisogni e desideri di donne africane e della diaspora africana.

Africana womanism porta alla ribalta il ruolo di madri africane come leader nella lotta per ritrovare, ricostruire e creare un’integrità culturale che abbraccia gli antichi principi di reciprocità, equilibrio, armonia, giustizia, verità e ordine.

Questa rassegna vuole proporre una visione nuova della donna africana attraverso l’occhio dell’artista e vuole essere un incitamento ad imparare a vedere in modo diverso, così che inevitabilmente impariamo a vedere il mondo in modo diverso.

Viviamo in un’epoca in rapida evoluzione, quello che succede in Africa influenza la vita in Europa, ciò che accade in Europa influenza la vita delle persone in Africa e altrove.

In questi tempi eccitanti, ma delicati, della globalizzazione è più importante che mai che i nostri mondi interiori si espandano allo stesso ritmo del mondo esterno. È tempo di un cambiamento radicale, ma questo significa che noi stessi dobbiamo cambiare drasticamente e non c’è niente di più radicata nella logica di una mente che sostituisce i malintesi con la verità.

In occasione della rassegna Videozoom: Africana womanism sarà pubblicato un catalogo bilingue (italiano – inglese) con un testo critico della curatrice.

Il progetto “Videozoom: Africana womanism”, è curato da Antonella Pisilli e prodotto dalla Kyo Noir in collaborazione con la Sala 1 e il Black History Month Florence.

 

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Ufficio Stampa Kyo
Tel 0761092529
Cell 3397865017

kyonoirpress@gmail.com

 

PATROCINIO
Kyo Noir Viterbo
Sala 1 Roma
Black History Month Florence

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One Color Video – 2011
Nirveda Alleck
Durata: 2:36 minuti
Still video – Videozoom: Africana Womanism (Arte africana Roma)

 

Letter to..- 2016
Rehema Chachage 
Durata: 9:37 minuti
Still video – Videozoom: Africana Womanism (Arte africana Roma)

 

Peaceful Warrior – 2016
Tabita Rezaire 
Durata: 5:31 minuti
Still video – Videozoom: Africana Womanism (Arte africana Roma)

 

We Built The Kilimanjaro (2016)
Nathalie Mba Bikoro
Durata: 11:27
Still video – Videozoom: Africana Womanism (Arte africana Roma)

 

Videozoom: Africana Womanism (Arte africana Roma)

 

The kiss of Narcisse(e)- 2010
Michèle Magema
Durata: 2:29 minuti
Still video  (Arte africana Roma)

 

Tag: Arte africana Roma, Video arte africana roma, Video arte donne africane Roma

Arriva “Africana womanism”, rassegna video di artiste africane

Arriva a Firenze “Africana Womanism”,  la rassegna video di artiste africane che racconta le esperienze, lotte, bisogni e desideri delle donne africane, che propone una nuova visione delle madri e delle donne africane

Firenze, 25 gennaio 2017 – Venerdì 3 febbraio alle ore 17,30 si inaugura in occasione del BHMF Black History Month Florence presso Le Murate Pac, in Piazza delle Murate a Firenze, la XVI edizione della rassegna artistica “Videozoom”. Quest’anno la rassegna presenta opere di video artiste africane dal titolo “Africana womanism”, che vede come curatrice dell’edizione Antonella Pisilli.

Videozoom: Africana womanism” è un progetto “work in progress”, che racconta la video arte contemporanea nella specificità culturale delle diverse realtà territoriali del mondo.

Le edizioni precedenti hanno visto come paesi coinvolti: Israele, Polonia, Iran, Cina, Spagna, San Marino, Marocco, Giappone, Québec, Bangladesh, Grecia, Kurdistan Iraq, Romania e Danimarca.

La XVI edizione di Videozoom vede protagoniste 8 artiste africane: Nirdeva Alleck (Mauritius), Nathalie Mba Bikoro (Gabon), Rehema Chachage (Tanzania), Wanja Kimani (Kenia), Michèle Magema (RDC), Fatima Mazmouz (Marocco), Myriam Mihindou (Gabon), Tabita Rezaire (Francia-Guyana/Danese) tutte accomunate da valori comuni quali l’identità, l’autenticità, l’egualitarismo e il radicamento.

“Africana womanism” si rifà al termine creato da Cleonora Hudson Weems alla fine del 1980 e va inteso non come un’appendice al femminismo nero, ma come ideologia che vede già nel titolo la sua spiegazione. La parola ‘Africana’ identifica l’etnia della donna e la sua identità culturale, mentre il termine ‘womanism’ ricorda il potente discorso improvvisato di Sojourner Truth ‘ Ain’t I a Woman? ‘, si fonda sulla cultura africana e sull’afrocentrismo e si concentra sulle esperienze, lotte, bisogni e desideri di donne africane e della diaspora africana.

“Africana womanism” porta alla ribalta il ruolo di madri africane come leader nella lotta per ritrovare, ricostruire e creare un’integrità culturale che abbraccia gli antichi principi di reciprocità, equilibrio, armonia, giustizia, verità e ordine.

Questa rassegna vuole proporre una visione nuova della donna africana attraverso l’occhio dell’artista e vuole essere un incitamento ad imparare a vedere in modo diverso, così che inevitabilmente impariamo a vedere il mondo in modo diverso.

Viviamo in un’epoca in rapida evoluzione, quello che succede in Africa influenza la vita in Europa, ciò che accade in Europa influenza la vita delle persone in Africa e altrove.

In questi tempi eccitanti, ma delicati, della globalizzazione è più importante che mai che i nostri mondi interiori si espandano allo stesso ritmo del mondo esterno.

È tempo di un cambiamento radicale, ma questo significa che noi stessi dobbiamo cambiare drasticamente e non c’è niente di più radicata nella logica di una mente che sostituisce i malintesi con la verità.

In occasione della rassegna “Videozoom: Africana womanism” sarà pubblicato un catalogo bilingue (italiano – inglese) con un testo critico della curatrice.

Il progetto “Videozoom: Africana womanism”, è curato da Antonella Pisilli e prodotto dalla Kyo Noir in collaborazione con la Sala 1 e il Black History Month Florence.

 

 

 

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Africana Womanis, rassegna video di artiste africane

 

Peaceful Warrior – 2016
Tabita Rezaire 
Durata: 5:31 minuti
Still video

Letter to..- 2016
Rehema Chachage 
Durata: 9:37 minuti
Still video

 

One Color Video – 2011
Nirveda Alleck
Durata: 2:36 minuti
Still video

 

The kiss of Narcisse(e)- 2010
Michèle Magema
Durata: 2:29 minuti
Still video

 

We Built The Kilimanjaro (2016)
Nathalie Mba Bikoro
Durata: 11:27
Still video

 

Buttons – 2012
Wanja Kimani

Arte Africana: Arriva a Viterbo la Nuova Serie di Mostre “Ex Africa semper aliquid novi”

Arriva a Viterbo “Ex Africa semper aliquid novi”, la nuova serie di mostre dedicate agli artisti contemporanei africani in partenza il 22 aprile prossimo 

Viterbo, 11 aprile 2016 – Si chiama “Ex Africa semper aliquid novi” la nuova serie di mostre della Kyo Noir Studio di Viterbo, in partenza il 22 aprile e che ha per titolo la citazione latina di Plinio il Vecchio che significa “Dall’Africa sempre qualcosa di nuovo”. Un evento che è una grande occasione per far approfondire al pubblico l’arte e gli artisti contemporanei africani, già protagonisti negli ultimi anni della scena artistica internazionale.

Il primo Focus on sarà su Gonçalo Mabunda scultore mozambicano. Fu uno dei protagonisti di Africa Remix ed è tornato al Centre Pompidou di Parigi con la mostra “Une histoire. Art architecture design des anées 1980 à nos jours”, presente all’ultima Biennale di Venezia di Okwui Enwezor è attualmente al CCCB di Barcellona con “Making Africa” ed a Palazzo Reale a Milano con ‘Breve storia del futuro”.

Gonçalo Mabunda realizza maschere, sculture e troni con oggetti inusuali come i Kalashnikov, bombe, pistole e altre armi utilizzate durante la guerra civile del Mozambico (1976-1992), successivamente disattivate da una Ong e dall’artista trasformate in opere d’arte.

Mabunda reinventa le tradizionali maschere africane e con un abile assemblaggio, l’arma perde la sua connotazione originale e proiettili bombe e caricatori si trasformano in buffe e stravaganti maschere.

Con i troni, Mabunda rappresenta il potere, l’oggetto imponente, autorevole e maestoso domina lo spazio nella sua magnificenza, ma con l’appellativo pace diventa portatore di un significato positivo il “Trono della pace” donato nel 2002 a Papa Giovanni Paolo II, esprime la volontà del Mozambico di dire no alla guerra distruggendo le proprie armi per farne delle opere d’arte.

Le armi si trasformano in oggetto, le varie componenti del Kalashnikov diventano schienali o braccioli del trono, le bombe i piedi e i proiettili frange decorative, tutte le connotazioni negative, l’idea di violenza e di morte assumono un nuovo significato, il messaggio di Mabunda sembra essere: non distruggiamo, ma trasformiamo, non cancelliamo, ma ridisegniamo un nuovo mondo di pace con le armi per non dimenticare la brutalità della guerra.

La mostra é accompagnata da un video inedito con l’intervista di Antonella Pisilli all’artista realizzata in occasione della sua visita alla Kyo Noir Studio.

 

DETTAGLI DELLA MOSTRA “EX AFRICA SEMPER ALIQUID NOV”

 

TITOLO:              EX AFRICA SEMPER ALIQUID NOVI

FOCUS ON:         GONÇALO MABUNDA

LUOGO:                 Kyo Noir Studio – Via Maria SS Liberatrice 14, Viterbo

A CURA DI:               Antonella Pisilli

INAUGURAZIONE: 22 aprile 2016 ore 18.00

ORARI:                 Aperto per appuntamento  22 aprile –15 giugno 2016

 

 

 

 

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UFFICIO STAMPA:

Ufficio Stampa Kyo

Tel 0761 092 529

Cell 333 964 7300

kyonoirpress@gmail.com

 

 

Gonçalo Mabunda, The dictator, componenti militari e armi assemblate/scultura volume, 2015

 

 

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