Immobili, cresce la ricerca di case online: “Mercato in ripresa”

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Milano, 29 ottobre 2018 –  In Italia è aumentata la ricerca di case online, segno inequivocabile di una ripresa di vivacità del mercato immobiliare, sia residenziale che industriale. A registrarlo uno studio svolto sulle intenzioni di acquisto degli italiani in base alle ricerche effettuate in rete, realizzato da Homstate.it, piattaforma immobiliare per vendere e comprare casa online a tariffa fissa.

Lo studio ha raccolto nel mese di ottobre attraverso alcune piattaforme specializzate nell’analisi del traffico, una serie di dati aggregati disponibili sui motori di ricerca, in collaborazione con il portale immobiliare Wikicasa.

Lo studio ha analizzato l’andamento delle ricerche negli ultimi 12 mesi ed è emerso che la ricerca di case in vendita è aumentata del +23% e la keyword agenzia immobiliare del +22% rispetto al settembre 2017. Un dato che registra la maggiore propensione degli italiani all’acquisto di immobili e che fa prevedere una nuova ripartenza del mercato.

Chiaro anche l’aumento di interesse per l’acquisto di capannoni industriali con un aumento del 123% di ricerche nel mese di settembre rispetto allo stesso periodo del 2017.

In particolare le regioni più attive su questo genere di mercato sono:

  1. Lombardia
  2. Veneto
  3. Emilia Romagna
  4. Piemonte
  5. Toscana

La Lombardia e il Veneto attraverso le ricerche correlate all’investimento in capannoni industriali si confermano anche nell’immobiliare le locomotive dell’economia italiana.

Secondo lo stesso studio di Homstate (disponibile in Pdf al link https://www.homstate.it/media/ricerche-immobiliari-2018.pdf), le ricerche più frequenti dei potenziali compratori alla ricerca dell’abitazione dei loro sogni sono case in vendita, case in affittoappartamenti in affitto, agenzia immobiliare e appartamenti in vendita per un totale mensile medio di oltre 280.000 ricerche.

Queste keyword raccolgono tutte le ricerche a ‘corrispondenza esatta’ ad esclusione di quelle a ‘coda lunga’. Si intende con ‘corrispondenza esatta’ le ricerche come ‘case in vendita’ senza ulteriori indicazioni mentre il termine ‘coda lunga’ viene usato per ricerche con termini aggiunti come per esempio ‘case in vendita milano’ oppure ‘case in vendita economiche Milano’.

Il termine ‘case in vendita’ ad esempio è il più ricercato dagli italiani con oltre 4.500 ricerche al giorno, seguito a debita distanza da case in affitto con poco più di 3.000 ricerche al giorno.
In terza posizione troviamo il termine ‘agenzia immobiliare’ quasi allineato con il termine appartamenti in affitto. In quinta posizione la ricerca appartamenti in vendita.

Durante l’analisi delle ricerche abbiamo analizzato l’andamento quelle che riteniamo sintomatiche e direttamente correlate  all’andamento del mercato in quanto all’aumento della domanda seguirà un aumento delle compravendite ed un successivo aumento dei prezzi. L’analisi di questi numeri ci fa ritenere che il prossimo trimestre sarà positivo per il settore immobiliare, con un possibile aumento dei prezzi sulla primavera 2019” ha spiegato Ivan Laffranchi, fondatore di Homstate.it.

Dal punto di vista di come gli utenti cercano casa emerge che il device più utilizzato è il telefono con oltre il 51% usa dispositivi mobili per ricerche immobiliari.

Ma quando si connettono i potenziali acquirenti per cercare casa?

Il lunedì è il giorno preferito per la ricerca del mattone, mentre il mercoledì e il sabato sembrano essere i giorni della settimana meno attraenti per la ricerca della futura abitazione. Sul fronte dell’orario le ricerche si concentrano in fine mattinata con significativi aumenti da la pausa pranzo fino alle 16 e tra le 20 e le 22.

Lo studio completo sulla ricerca di case degli italiani è scaricabile gratuitamente dall’indirizzo www.homstate.it/media/ricerche-immobiliari-2018.pdf.

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Istat, occupazione record per l’Italia: male i giovani, profondo il gap tra richiesta e offerta

Roma, 3 ottobre 2018 – Sono stati pubblicati i dati Istat relativi al mercato del lavoro italiano: ad agosto 2018 si conta una crescita degli occupati di ben 69.000 unità rispetto a luglio, portando così il tasso di occupazione al 59%, un record storico mai registrato nel nostro Paese, perlomeno a partire dal 1977, anno in cui si è dato il via a questo genere di rilevazioni.

E se gli occupati di questo agosto sono cresciuti di quasi 70.000 unità rispetto al mese precedente, l’aumento è pari a 312.000 unità rispetto ad agosto 2017. E non è tutto qui: per la prima volta a partire dal 2012, la disoccupazione si porta sotto la soglia del 10%, arrivando ad un 9,7% che fino a qualche mese poteva sembrare un miraggio.

Come spesso accade, però, non è tutto oro quello che luccica.

Gli esperti puntano infatti il dito in direzione della qualità del lavoro, e soprattutto verso la natura dei contratti che hanno portato così in alto il tasso di occupazione: si registra infatti un record anche per i contratti a termine, che non erano mai stati così tanti fin dal 1992. Il vero problema, però, è ancora una volta da riconoscere nell’occupazione giovanile: se infatti nella fascia di età tra i 50 e i 64 anni si è arrivati ormai ad oltrepassare il 60% di occupazione, per quanto riguarda gli under 24 la situazione non migliora, e anzi, peggiora: rispetto a luglio la disoccupazione giovanile è aumentata infatti dello 0,2%, portando così al 31% i disoccupati tra i 15 e i 24 anni.

I numeri generali, dunque, migliorano, ma restano sempre presenti i problemi ‘fisiologici’ del mercato del lavoro italiano.

“Il forte scollamento tra mondo della scuola e mondo del lavoro continua a pesare fortemente sui dati relativi all’occupazione giovanile” spiega Carola Adami, CEO e founder dell’agenzia di ricerca e selezione del personale Adami & Associati. Del resto il gap tra domanda e offerta di lavoro è destinato a crescere ulteriormente, nonostante la ripresa che gli stessi dati Istat dimostrano in modo piuttosto palese.

“Le aziende italiane, in piena digital trasformation, sono alla ricerca di figure Ict formate ed esperte, in grado dunque di accompagnare questa evoluzione interna” – sottolinea Adami – “purtroppo, però, alcune di queste ricerche sono destinate a restare insoddisfatte, in quanto l’Italia, ad oggi, non forma un numero sufficiente di professionisti nel campo delle tecnologie dell’informazione e della comunicazione”.

É dagli anni più duri della crisi economica che nel nostro Paese, guardando al rapporto tra domanda e offerta di lavoro, si parla di ‘introvabili’. Del resto sono gli stessi numeri a dimostrare il fatto che i laureati in ingegneria, seppure in aumento, sono ancora troppo pochi, anche per via dell’alto tasso di abbandono degli studi (che sfiora il 60%). Ed è per questo motivo che le aziende italiane faticano non poco a individuare figure come i Data Analyst, i Web Developer, e i System Engineer.

“In autonomia o con l’aiuto di cacciatori di teste specializzati nella selezione di personale Ict, per le imprese italiane è fondamentale riuscire ad assumere i talenti necessari per sfruttare al meglio le nuove tecnologie: una mancata crescita dal punto di vista del personale, infatti, non può che tradursi in una parallela decrescita in termini economici” spiega ancora  Adami.

Si ripropone dunque il paradosso del mercato del lavoro italiano: laddove molti giovani continuano a ricercare un’occupazione, le aziende si sfidano l’un l’altra per assicurarsi i pochi talenti formati dalle scuole e dalle università italiane. Ai primi non resta che lavorare sulle proprie competenze, fissando obiettivi realizzabili, mentre le seconde devono ottimizzare i processi di ricerca e di selezione, per non lasciarsi sfuggire i, pochi, professionisti in grado di supportare l’evoluzione digitale.

 

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GDPR e cookies: ancora molte aziende non adeguate

Milano, 1 ottobre 2018 – Dopo l’approvazione del nuovo Regolamento Generale sulla protezione dei dati personali n. 679/2016 o GDPR, entrato in vigore dal 25 maggio 2018, si stima in circa il 65% il numero delle aziende non ancora in regola. Con la nuova normativa assumono particolare rilievo il trattamento dei dati, la tematica dei cookies e tutte le tecnologie assimilabili (come i web beacon o clear gift) per la tracciatura e il monitoraggio degli utenti on line.

L’utilizzo di queste tecnologie su web è già stata in precedenza oggetto della normativa detta “ePrivacy”, tuttavia l’entrata in vigore del GDPR impone ai gestori dei siti web un’attenzione particolare nel trovare nuove soluzioni tecniche, in particolare sul tema del consenso dell’utente, per rendere il proprio sito GDPR compliant.

La compliance del sito web al GDPR è una tematica delicata visto richiede molta attenzione e l’integrazione di competenze sia tecniche che normative. In realtà, l’attenzione del legislatore europeo verso il tema dei cookie iniziò già nel 2002, con un susseguirsi di normative che hanno più volte affrontato e aggiornato questo tema.

Ma come mai i cookies sono presi così di mira anche dal GDPR?

I cookies sono dei file di testo inviati sul computer dell’utente nel momento in cui sta visitando un sito web: in origine, sono nati come strumenti per migliorare la navigazione, in quanto permettevano di leggere e/o memorizzare delle informazioni (es. preferenze sull’aspetto grafico, ultima lingua scelta dall’utente sul sito, etc…) che al successivo accesso venivano direttamente riproposte, migliorando l’esperienza dell’utente.

Ben presto, tuttavia, i cookies iniziarono ad essere utilizzati anche per identificare, riconoscere e classificare il visitatore del sito. Le aziende ne compresero il potenziale e insieme ai “cookie tecnici” (necessari per il funzionamento del sito) iniziarono a sviluppare cookie statistici (per analizzare le visite al sito) e anche cookies di profilazione, con il fine di creare annunci personalizzati e aderenti ai gusti del visitatore.

La tecniche di profilazione dei visitatori su web diventarono così sempre più avanzate e spesso all’insaputa dell’utente: i cookie iniziano ad essere distribuiti anche da siti terzi, e nacquero società come DoubleClick (acquisita a marzo 2008 da Google) che tracciavano gli utenti durante tutta la loro navigazione online, per poi mostragli annunci personalizzati sui vari siti.

“Questo è un aspetto sottovalutato da molti web master” – osserva Delia Caraci, consulente e owner di Digitalsfera, agenzia specializzata in web marketing – “per questo da quando è entrato in vigore il GDPR, stiamo affiancando un team di consulenti privacy sugli aspetti tecnologici legati al web, ed in particolare relativi ai cookie. In più occasioni, negli ultimi 4 mesi, ci siamo imbattuti in siti web che non erano stati adeguati correttamente al GDPR, in quanto i webmaster stessi non sapevano esattamente cosa fare, esponendo così ad un alto rischio il titolare dello stesso sito web”.

Ed è l’uso dei cookie di “profilazione” ad essere preso di mira soprattutto dalle diverse normative, e non meno dal GDPR, perché questi cookie tracciano il percorso di navigazione di una persona fisica anche su siti differenti, acquisendone a sua insaputa informazioni comportamentali, tracciandone il profilo e usando queste informazioni a fini di marketing.

“Oggi molti siti web devono integrare obbligatoriamente procedure di analisi delle performance e dei cookies di profilazione pubblicitari che però devono richiedere il consenso del visitatore web, in mancanza del quale il titolare del sito rischia pesanti sanzioni” conclude Caraci.

Per saperne di più sulle normative e gli adempimenti consigliamo la lettura dell’articolo dedicato sul sito di Digitalsfera, nel quale è possibile trovare tutti i riferimenti alle normative e alle fonti ufficiali.

 

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Delia Caraci
Mail: delia.caraci@digitalsfera.it
Digitalsfera.it

 

Boom di Instagram, è sempre più strumento di promozione per le aziende

Roma, 25 settembre 2018 – Negli ultimi tempi si parla spesso di Instagram, un social network usato da ormai ben 19 milioni di italiani contro i 14 milioni dello scorso anno, con una crescita del 36% in un solo anno. Giornalmente sono 11 milioni gli italiani che navigano tra i profili e pubblicano le proprie foto online. Un vero e proprio fenomeno di costume, che sta plagiando la vita degli stessi italiani, e delle aziende, che sempre più usano questo strumento per promuoversi.

Ma come usare Instagram per promuovere correttamente un’azienda o un proprio profilo business?

Ne parliamo con Pellegrino Bozzella, Instagram Specialist & Founder di Insta-Go.it, agenzia specializzata nella gestione di profili instagram.

Instagram è il social con maggiore crescita in Italia nell’ultimo anno, perché a suo avviso?

Instagram è una piattaforma visual. Negl’ultimi tre anni il visual marketing ha avuto un’esplosione enorme e di riflesso il social fotografico ha cavalcato indirettamente quest’onda. 

Un’immagine vale più di mille parole. Il testo diventa la cornice perfetta di un quadro fotografico che racconta storie e Instagram è diventato storytelling a 360 gradi. 

Gli adolescenti italiani hanno abbandonato Facebook per il social delle foto, cosa offre di più?

In questo caso non parlerei di offerta ma di user experience. 

Facebook è oramai una piattaforma destinata al networking e alla connessione con gli amici.

Su Instagram l’esperienza di utilizzo, la sua semplicità e immediatezza espressiva lo rendono vicino a qualsiasi tipologia di utente.  Parliamo in questo caso di connessione di Interessi, di community in cui ognuno può rappresentare la propria arte, passione o competenze attraverso una foto.

D’altro canto sono proprio i temi trattati sulle due piattaforme che pongono Facebook in una posizione di fuga. Le continue condivisioni di guerre politiche, di terrore e infinite fake news sono argomenti oramai lontani dai giovani. 

C’è bisogno di freschezza ed Instagram la rappresenta appieno.

Perché le aziende dovrebbero iniziare a sbarcare su Instagram?

Le aziende hanno già iniziato a reagire al processo di migrazione. 

Su una base di 100 brand nel mondo il 90% di loro ha un account Instagram. Un dato che parla da sé. Tuttavia, Instagram è ancora una piattaforma relativamente nuova. 

I motivi per cui converrebbe ora investire su questo social sono vari, per cui provo a sintetizzarli in 4 punti per me essenziali:

  • Vendite: Oltre 1/3 degli utenti Instagram utilizzano l’app per acquistare un prodotto online. Chi visita un profilo Instagram aziendale nel 75% delle volte visita il sito web e si informa sul brand.
  • Follower Organici: Su Instagram puoi costruire organicamente i tuoi follower. Ciò consente di instaurare un rapporto spontaneo tra il tuo marchio e i tuoi utenti fin dall’inizio senza nessuna forzatura di connessione tramite annunci a pagamento.
  • Instagram è visual: questo è gran vantaggio perché gli utenti statisticamente si ricordano più ciò che vedono e non ciò che leggono.
  • Relazioni: con IG costruisci relazioni reali e durature. Un constante aggiornamento della propria pagina aziendale garantirà una proficua brand awareness.

Come consigliate alle aziende di muoversi?

La costante ricerca, sia nel campo del marketing strategico che in quello tecnologico, è essenziale perché ci aiuta ad analizzare ed estrapolare grandi quantità di dati trasformandoli in interazioni reali. Senza un primordiale audit sul profilo aziendale sarebbe impossibile garantire qualità nei risultati.

Noi di Insta-Go ad esempio non abbiamo un target di aziende o influencer specifico su cui lavorare poiché ad oggi riusciamo a garantire una crescita dell’audience che va al di là del settore. Individuare la nicchia, il giusto hashtag e la geolocalizzazione delle interazioni sono un nostro punto di forza. 

Il tutto armonizzato ad un piano editoriale ad hoc trasformerà il profilo Instagram da veicolo di informazioni a strumento di business per promuovere la propria presenza on line.

 

 

  

 

 

 

È nata Winebel, l’App che porta la realtà aumentata sul vino

Verona, 11 settembre 2018 – La tecnologia si sa, sta rivoluzionando ogni settore della nostra vita, tra cui anche l’alimentare. L’ultima innovazione del settore è Winebel (winebel.com), un’App dedicata alle cantine che sfrutta la realtà aumentata per permettere loro di  visualizzare dei video direttamente tramite le etichette del loro vino.

I consumatori possono così, tramite l’App, vedere il volto dei vignaioli delle bottiglie che si hanno tra le mani e le cantine dove sono state prodotte, degustare il vino interattivamente con un esperto sommelier o scoprire le unicità del territorio dove è prodotto. Il tutto avviene inquadrando l’etichetta con il partphone.

PER LE CANTINE

Winebel permette alle aziende vinicole di fornire un valore aggiunto immediato al proprio vino, comunicando direttamente con i propri clienti.

Le cantine hanno così la possibilità di sottolineare le proprie unicità e raccontare in prima persona la propria passione, attraverso i volti, i luoghi e i suoni che hanno portato alla produzione della bottiglia di vino che il cliente sta per acquistare o ha già acquistato.

PER I CONSUMATORI

L’esperienza di degustazione del vino viene arricchita dall’interazione con i contenuti dell’etichetta utilizzando il proprio smartphone.
Si possono così scoprire nuovi territori e nuovi vini per le prossime gite enoturistiche.
Se il vino è stato acquistato nella zona di produzione, Winebel permetterà di ricordare e condividere, una volta a casa,  l’esperienza di una visita in cantina

IL PROGETTO

Il progetto inedito è una novità nel settore della comunicazione enologica. Nasce in Italia, dove le unicità dei territori e delle produzioni possono essere esaltate dall’utilizzo di questo strumento ed è disponibile sia per iOS al link https://itunes.apple.com/us/app/winebel/id1402963330?ls=1&mt=8 che per Android tramite il ink https://play.google.com/store/apps/details?id=com.Winebel.Winebel.

ONGARESCA

La prima cantina a credere in questo progetto è stata la cantina Ongaresca, già premiata con il  certificato di eccellenza al Merano Wine Festival 2017 per i vini “Merlot Veneto Rosso IGT 2013” e “Pas Dosè Spumante Metodo Classico VSQ 2012”.
Attualmente tutte le etichette della gamma della cantina sono fruibili interattivamente con Winebel.

INTERACTIVEBEL

Winebel è distribuito da interactivebel, una società operante nel campo della comunicazione che sta sviluppando progetti di realtà aumentata applicabili a tutti i tipi di etichette.

Per informazioni visitare il sito internet www.winebel.com, scrivere alla mail info@winebel.com oppure chiamare ai numeri +39 338 31 16 878 e + 340 40 73 718.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Governo brasiliano premia Riccardo Giovanni con la medaglia Tiradentes per I Love Rio

Rio de Janeiro, 5 settembre 2018 – Il Governo del Brasile ha premiato un cittadino italiano con la medaglia Tiradentes, per contributi eccezionali maturati nel paese. Quale riconoscimento per il lavoro decennale svolto attraverso il progetto ‘I Love Rio’ (www.iloverio.com), l’assemblea legislativa dello Stato di Rio de Janeiro ha conferito a Riccardo Giovanni, fondatore e direttore di ‘I Love Rio’, la Medaglia Tiradentes, una altissima onorificenza ricevuta in passato da persone illustri quali Papa Benedetto XVI, dall’ex presidente del Brasile Luiz Inácio Lula da Silva, e da Jacques Chirac, ex presidente della Francia.

Iniziato 12 anni fa e sviluppato da più di 100 collaboratori con l’appoggio di 16 municipi dello Stato di Rio e di decine di istituzioni statali, I Love Rio è un progetto (e ora un programma) innovativo di divulgazione globale della cultura locale, che include libri e pubblicazioni oltre al sito internet.

Un progetto culturale che ha creato il più grande sito al mondo dedicato ad una sola città, e che consente un facile accesso a migliaia di documenti scientifici ed accademici, a prodotti commerciali di vario tipo, a migliaia di foto uniche, a strutture per scambi commerciali, culturali e per il volontariato e a dozzine di siti in diverse lingue.

Un progetto consacrato con l’inaugurazione del programma, avvenuta nel 2016, con il simbolo rappresentativo di ‘I Love Rio’ proiettato sul monumento del Cristo Redentore di Rio: un evento unico e senza precedenti che ha avuto ripercussioni mediatiche internazionali.

La Medaglia Tiradentes è un’onorificenza conferita dal Governo finalizzata a premiare coloro che hanno fornito un contributo eccezionale al pubblico e allo stato di Rio de Janeiro. Istituita l’8 agosto 1989, è il più alto riconoscimento concesso dalla Assemblea Legislativa della Stato di Rio de Janeiro; la cerimonia per la consegna della Medaglia avverra’ il 5 settembre 2018 al Palazzo Tiradentes di Rio, sede della camera dei deputati dello Stato do Rio de Janeiro.

Tiradentes, pseudonimo di Joaquim José da Xavier Silva, patrono del Brasile e della Polizia Militare, è eroe nazionale e martire dell’indipendenza brasiliana.  Sulla Medaglia sono raffigurati, da un lato, in rilievo, l’effige del martire dell’indipendenza, Joaquim José da Xavier Silva con la scritta “Assemblea Legislativa dello Stato di Rio de Janeiro”; dall’altro lato, la scritta in latino di Virgilio “Libertas Quae Sera Tamen” (libertà, anche tardi), circondata dal confine geografico del Brasile.

 

Foto della notte inaugurale di I Love Rio

  

 

GDPR, il 65% delle aziende non ancora adeguate: rischio di multe salate

Roma, 3 settembre 2018 – Il 65% delle aziende italiane non sono ancora adeguate alla GDPR, la normativa europea per la protezione dei dati personali, e per questo rischiano multe davvero salate.

Tuttavia molte aziende si sono già mosse nella ricerca di consulenti o società di servizi capaci di renderle conformi al GDPR, ma purtroppo nel panorama italiano sono davvero poche le professionalità capaci di affrontare questo tipo di adempimento con serietà.

A rendere noti i dati delle imprese non ancora adeguate alla normativa il portale www.adeguamentiGDPR.it, un servizio online con un sistema di intelligenza artificiale che riesce a stimare il rischio in ambito di protezione dati e rilascia immediatamente alle aziende non ancora adeguate un preventivo per l’adeguamento al GDPR.

Lo strumento calcola il costo in base ad una serie di parametri come dipendenti, quantità di dati trattati, video sorveglianza, sito con privacy policy, cookie law, ecc.

Il servizio è gestito da 3 D.P.O. esperti in privacy, che elaborano i documenti in backoffice ma che su richiesta possono svolgere anche il tradizionale compito di consulenti con visite dirette in azienda.

Si tratta di un sito estremamente utile dato che stima nell’immediato il costo dell’adeguamento, evitando le lunghe fasi di preventivazione, con l’assicurazione di avere prezzi estremamente concorrenziali.

Per maggiori informazioni sul servizio è disponibile il sito internet www.adeguamentiGDPR.it .

 

 

Instagram, i segreti degli influencer per ottenere visibilità


Roma, 10 luglio 2018 – I social media sono oggi tra gli strumenti più usati per promuoversi online. Tra questi Instagram riveste la parte del leone, usato dai più famosi influencer per ottenere visibilità per sé e le aziende che promuovono.

Quello che molti non sanno è che gli influencer per crescere ed ottenere visibilità su instagram usano precise e mirate strategie.

Come gli hashtag per esempio, preziosi per chi intende promuoversi via Instagram dato che i post con almeno un hashtag per Instagram hanno un coinvolgimento maggiore del 12,6% medio rispetto ai post senza hashtag.

Implementare quindi la giusta strategia di hashtag è il modo migliore per far conoscere i propri post su Instagram a nuovi segmenti di audience, e si traduce in un maggior numero di followers e di clienti.

Ma come funzionano gli hashtag per Instagram?

Per saperne ci siamo fatti aiutare dagli esperti di Insta-go.it, startup specializzata in gestione profili Instagram.

Innanzitutto è necessario sapere che come su Twitter, e tutti gli altri social, gli hashtag per Instagram aiutano a classificare ed a trovare meglio i contenuti multimediali. Ogni post su Instagram che viene creato può essere accompagnato da una didascalia e dagli hashtag, con un massimo di 30, per permettere agli utenti di reperire nuovi interessanti contenuti.

Ad esempio, un food blogger potrebbe pubblicare un’immagine di uno squisito e gustoso frullato e utilizzare gli hashtag #superfoods, #cleaneating e #vegansofig. In questo modo l’immagine viene catalogata e trovata più facilmente da altri utenti di Instagram che apprezzano e seguono un regime alimentare sano e vegano.

I tipi di hashtag per Instagram

  1. Hashtag che contengono il brand

Un hashtag che contiene il nome aziendale, la ragione sociale o il brand del prodotto/servizio offerto da un’impresa è unico e di grande valore aggiunto per il proprio business. Si può scegliere la ragione sociale della società o il nome di uno dei prodotti e/o campagne promozionali. In alternativa si può optare anche per un hashtag che non ha nulla a che vedere con il marchio, ma che richiama l’identità e la reputazione commerciale.

Mentre gli hashtag delle community hanno lo scopo di aumentare le possibilità di raggiungere un maggior numero di utenti, gli hashtag che contengono un brand sono utilizzati dalle aziende per fidelizzare la clientela e/o per promuovere i prodotti e i servizi offerti da un marchio. Questa strategia di marketing offre ai propri followers un nuovo canale per poter condividere contenuti pertinenti.

  1. Community hashtag

I Comunity hashtag non devono essere direttamente correlati a un business, ma possono essere più ampi e meno focalizzati. Ad esempio, molto utilizzato è l’hashtag #welltravelled creato dal brand canadese Herschel Supply per connettere gli utenti che condividono la stessa passione per la fotografia e i viaggi.

Pur non promuovendo direttamente i prodotti del brand Herschel, l’hashtag è stato utilizzato su oltre 3,5 milioni di post e ha decretato la crescita della comunità di Herschel.

  1. Hashtag della campagna promozionale

Mentre gli hashtag brand e di community sono destinati ad essere utilizzati sempre nel tempo, quelli che contengono i riferimenti alle campagne promozionali sono generalmente estemporanei e di breve durata, utilizzati solo per un certo lasso temporale, da pochi giorni o addirittura una stagione o un anno. La ragione per cui questa tipologia di hashtag ha una longevità breve risiede nel semplice fatto di essere legato a campagne specifiche, come il lancio di un nuovo prodotto. Di conseguenza, le imprese utilizzano un determinato hashtag della campagna per ottenere il massimo della visibilità e della promozione commerciale e una volta terminata la campagna pubblicitaria l’hashtag non viene più utilizzato.

Come trovare i migliori hashtag per Instagram per il proprio account

Per avere successo e accrescere la propria visibilità, è importante implementare una strategia efficace sulle modalità di reperimento dei migliori hashtag di Instagram. Se si utilizzano quelli più popolari come #love, #happy o #dog, non è detto che automaticamente si ottengano un sacco di Mi piace. Invece di ricorrere agli hashtag  più popolari e utilizzati dalla “massa”, è meglio utilizzare i migliori hashtag di “nicchia” ovvero quelli più mirati e maggiormente “targetizzati” per coinvolgere una specifica community.

Ma come trovare gli hashtag più creativi ed utili per raggiungere il target? 

“Il modo migliore è tenere sotto costante monitoraggio gli hashtag già utilizzati dai competitors e dai leader del settore in cui si opera. Più ristretto è l’ambito di utilizzo dell’hashtag e più gli utenti vengono coinvolti e raggiunti” spiegano gli esperti di Insta-go.it (www.insta-go.it), specializzati nel social media marketing via Instagram. 

Gli hashtag di nicchia aiutano insomma le imprese e tutto il mondo “corporate” a raggiungere migliori bacini di utenza. 

“Ad esempio se si pubblica una foto di un bulldog francese, invece di limitarsi a taggare #dogstagram (oltre 15 milioni di post), meglio taggare le foto anche con l’hashtag #frenchbulldoglove (478 mila post), e #frenchbulldoglife (oltre 369 mila post), per raggiungere un pubblico più mirato di persone che amano i bulldog francesi. Questa è la strategia migliore per ottenere un coinvolgimento per i propri posts” continuano gli esperti di Insta-go.it.

Questo perchè inserire hashtag casuali alla fine dei post su Instagram non accresce il pubblico mentre invece la migliore strategia è ricercare quelli più utilizzati dal pubblico attuale e potenziale e capire quali hashtag sono maggiormente correlati al contenuto da pubblicare.

“Per far crescere la propria community è fondamentale trovare hashtag correlati ai nostri e tenere sotto costante monitoraggio i trends, le preferenze e le mode più in voga del momento. 

Per farlo basta digitare l’hashtag nella barra di ricerca dell’app, selezionare “tag” dal menu a discesa e visualizzare tutti gli hashtag principali strettamente correlati al nostro” raccontano ancora i ragazzi di Insta-go.it

Gli hashtag per Instagram sono quindi un potente strumento di marketing se utilizzati correttamente, ma possono anche sembrare spam e danneggiare l’account, se utilizzati in modo scorretto. 

“Noi consigliamo gli utenti di non esagerare con gli hashtag, di non utilizzare il numero massimo consentito, dato che oggi non offrono maggiori opportunità di essere trovati dall’audience, e consigliamo di usarne 7-15, fino ad un massimo di 20, e che siano di qualità ed attinenti al post” spiegano ancora da Insta-go.it.

“La migliore strategia che consigliamo è provare a cercare ed utilizzare community hashtag “di nicchia”, che siano pertinenti ai contenuti pubblicati e contengano keywords.

Altra strategia per farsi scoprire è quella di cercare gli hashtag tra i “Top Posts, nella parte superiore della pagina dei risultati, sulla versione desktop di Instagram. Grazie ad un recente aggiornamento è possibile visionare i primi 9 post “Top” e “Recent”

Classificarsi tra le prime posizioni è infatti un ottimo modo per essere trovati dai nuovi utenti e riuscire a comparire sulla pagina Esplora può portare ad un enorme vantaggio e aiuta a perseguire una strategia di marketing virale”. 

Quale strategia seguire dunque per far sì che un post diventi virale all’interno della community? 

“I due fattori che giocano un ruolo determinante sono il grado di coinvolgimento del post e la rapidità con cui ottenere il massimo coinvolgimento. I post virali, in genere, raggiungono il migliore posizionamento entro le prime 24 ore dalla pubblicazione. Se riesci a ottenere più Like possibili subito dopo la pubblicazione, ciò “segnala” a Instagram che il post è di qualità e il contenuto è accattivante”.

“Il nostro consiglio per generare un alto coinvolgimento è quello di pianificare i propri post su Instagram quando il pubblico è attivo. Quanto maggiore è il coinvolgimento dell’audience, maggiore è la tua visibilità sul social” concludono gli specialisti di Insta-go.it.

 

 

Virus Cryptolocker, trovata correlazione con Spectre e Meltdown

Roma, 29 giugno 2018 – La diffusione dei ransomware, ovvero i virus che prendono in ostaggio i pc dei malcapitati è ormai la piaga informatica degli ultimi mesi, che sta falciando decine di migliaia di vittime in tutto il mondo.

Il problema poi è che creare un virus di tipo Cryptolocker, come i più esperti sanno, risulta essere molto semplice. Bastano poche decine di euro ed una connessione tramite il browser Onion, che permette la navigazione nel Deep Web, ovvero il web più profondo ed oscuro, per trovare ed acquistare dei kit già pronti all’uso: basta solo “tararli” a proprio piacimento inserendo il riscatto da richiedere alla vittima, impostare il tempo del conto alla rovescia desiderato, entro il quale la vittima dovrà pagare il riscatto per poter poi ricevere la chiave di decriptazione, ed il gioco è fatto.

La diffusione del ransomware avviene infine tramite una casella di posta anonima, che non è certo un problema visto che si possono  inviare ormai migliaia di email molto velocemente e tra i tanti malcapitati presi di mira qualcuno di certo cadrà nella trappola innescata.

Altro grande problema è che alcuni contagi da virus Cryptolocker avvengono anche solo visitando alcuni siti internet o addirittura, come nei casi di alcuni server, senza che questi abbiano accessi ai servizi propri di RDP o connessione remota (che risulta essere uno delle maggiori vie di contagio), senza ricevere messaggi email.

A fare luce sul campo dopo 4 mesi di test i sistemisti ed ingegneri dell’azienda di telecomunicazioni TelcaVoIP International, che hanno scoperto, e già segnalato all’ente internazionale di cybersecurity, una forte relazione tra le note vulnerabilità conosciute con i nomi di Spectre e Meltdown ed alcuni tipi di ransomware.

Microsoft e Intel in primis stanno già rilasciando in questi giorni ulteriori patch correttive per cercare di “lenire” le gravissime vulnerabilità presenti sia nei sistemi operativi Windows e sia nei processori Intel, che sono quelli maggiormente interessati al problema di sicurezza.

I test eseguiti in laboratorio, dagli ingegneri russi ed inglesi nonché dagli specialisti System Integrator Italiani di TelcaVoIP International, su computer e server connessi ad internet, con navigazione verso noti link portatori di ransomware (si possono trovare facilmente in internet elenchi di siti sospetti), hanno evidenziato una diminuzione del contagio del 75% se sugli stessi computer vengono installate le patch correttive, ovvero gli aggiornamenti rilasciati da Microsoft; i test hanno inoltre evidenziato in maniera netta che se vengono aggiornati anche il Bios ed il microcodice del processore utilizzato la diminuzione del contagio arriva addirittura al 85%.

Le prove di laboratorio sono state eseguite su sistemi operativi Win10 e Win Server 2012/2012R2/2016, con processori Intel della famiglia Xeon e Core.

In conclusione lo studio di TelcaVoip International (www.telcavoip.net) ha evidenziato che, oltre l’importanza di avere un buon antivirus professionale, non gratuito, ed un sistema di firewall perimetrale alla rete in grado di filtrare gli accessi, è fondamentale eseguire prima di tutto gli aggiornamenti hardware,troppo spesso tralasciati o non considerati, e software che le case come Microsoft e Intel stanno rilasciando in queste settimane, con il fine di mettere in sicurezza “alla base” i sistemi informatici che utilizziamo ogni giorno.

Purtroppo è venuto a galla che spesso un ransomware può dipendere da una “negligenza” dei costruttori, e non per niente sono già partite diverse Class Action contro le stesse Microsoft ed Intel.

Lo studio di TelcaVoIP International insegna che le software-house ed i sistemisti in genere non devono soffermarsi esclusivamente ad una mera protezione firewall o antivirus, ma devono avere necessariamente una visione d’insieme globale della problematica.

 

 

 

Riscontrata una relazione tra le note vulnerabilità Spectre e Meltdown e i virus Cryptolocker

 

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