Roma, 26 febbraio 2018 – Per la prima volta in Italia verrà celebrata la “Giornata mondiale del discorso” (World Speech Day, WSD), il 15 marzo prossimo, che avrà il tema “Pensieri per un mondo migliore”.
La “Giornata mondiale del discorso” è stata lanciata all’ ”Athens Democracy Forum” nel 2015. Il 14 marzo 2016 il Senato degli Stati Uniti designa il 15 marzo “National World Speech Day” e la prima “Giornata Mondiale del Discorso” è stata celebrata il 15 marzo 2016.
Grazie a Simon Gibson promotore della speciale giornata e fondatore del movimento ‘World Speech Day’, è stata adottata rapidamente in tutto il mondo con celebrazioni in oltre 80 nazioni.
Protagonista delle giornate la “Toastmasters International“, organizzazione di formazione internazionale noprofit, con percorsi formativi di Comunicazione e di Leadership grazie ai “Club Toastmasters“, che sono l’espressione del metodo e dei valori di Toastmasters International: rispetto, integrità, servizio ed eccellenza.
Percorsi e non corsi, questa è a chiave del metodo Toastmasters che prima di ogni spiegazione va sperimentato in una delle riunioni dei club o in eventi come quello del 15 marzo.
I Club Toastmasters presenti nell’area di Roma celebreranno la terza “Giornata Mondiale del discorso” organizzando un evento gratuito aperto a tutti, “World Speech Day 2018 Toastmasters Open house Roma”
L’evento avrà luogo giovedì 15 marzo, alle 19:00, presso il ‘Grand Hotel Giannicolo’ in via delle Mura Gianicolensi, 107.
La partecipazione è gratuita previa registrazione, di ogni singolo partecipante, attraverso il modulo online.
Milano, 19 febbraio 2018 – Dopo un anno con la testa sui libri, un viaggio all’estero è l’opportunità più ambita dagli universitari italiani. In modo particolare, c’è un programma che sta diventando sempre più popolare, si chiama Work and Travel e ha come meta il Paese del tanto agognato ‘American Dream’.
Il Work and Travel è un’esperienza inserita nell’ambito degli accordi culturali tra gli Stati Uniti e svariati Paesi del mondo, tra cui l’Italia, e prevede l’inserimento degli studenti nel settore turistico nel periodo estivo.
Ristoranti, parchi di divertimento, negozi, alberghi e parchi nazionali si affollano di giovani internazionali desiderosi di svolgere un’esperienza di lavoro e svago, attività culturali e conoscenze cosmopolite.
I nostri studenti hanno solo da guadagnare: da metà giugno a metà settembre vivono quella full-immersion necessaria per padroneggiare la lingua e sfatare il mito dell’inglese maccheronico; lavorano full-time e sono retribuiti regolarmente, portano quindi a casa la propria busta paga e sono indipendenti dai genitori; partecipano ad attività culturali che permettono loro di viaggiare e toccare con mano la realtà americana, i monumenti iconici, le strade infinite, la natura mozzafiato e l’incredibile gentilezza delle persone.
Chi ha partecipato al programma lo descrive, anche a distanza di anni, come l’estate più bella della propria vita, e sottolinea quanto abbia destato curiosità tra i datori di lavoro italiani che poi li hanno assunti.
Nei curricula si legge costantemente la frase “ottime capacità di adattamento” e, spesso, viene spontaneo chiedere “a cosa ti sei adattato”? Chi fa un’esperienza all’estero adotta, in primis, uno stile di vita diverso, si esprime in una lingua straniera, approfondisce la conoscenza di una cultura con peculiarità e tradizioni uniche, impara un’etica professionale di un certo tipo, ecc. Fa un’esperienza a tutto tondo.
“Il Work and Travel negli Stati Uniti” – spiega Valeria Sessini, responsabile del Programma di Mondo Insieme, organizzazione specializzata da oltre 30 anni in scambi culturali, esperienze lavorative e studio all’estero – “è un’opportunità eccezionale per gli studenti di tutti i corsi di laurea, responsabilizza i ragazzi e li fa diventare cittadini del mondo. Le motivazioni a partire? Il miglioramento dell’inglese, prioritario per tutti, ma quando i ragazzi tornano realizzano di aver portato a casa un bagaglio di esperienze e conoscenze dal valore inestimabile, che va ben oltre il semplice miglioramento della lingua”.
Il rientro in Italia com’è?
“Il primo mese è stato duro, io sono tornato cambiato ma qui è rimasto tutto fermo” – afferma Lorenzo, brillante studente di Giurisprudenza di Bologna – “sono rientrato talmente carico che la mia sessione universitaria è stata la migliore di sempre”.
“Grazie al Work and Travel USA sono uscita dalla mia comfort zone” racconta Marta, della provincia di Pordenone, “il mio inglese è migliorato sensibilmente, sono diventata indipendente, ho rafforzato il mio carattere e ampliato la mia mente”.
Motivati, cosmopoliti e professionali: questa è la generazione degli universitari di oggi, che non vedono confini quando si tratta di inserirsi nel mercato del lavoro.
“Ci sono ancora posti disponibili per l’estate 2018” – sottolinea la responsabile di Mondo Insieme “in una meta gettonatissima tra gli studenti internazionali: Ocean City, nel Maryland. Sono ben 4.000 i ragazzi che la scelgono ogni estate, da 25 Paesi diversi, e sono 350.000 i turisti che la affollano nel periodo estivo. Le selezioni continueranno fino ai primi di marzo, quindi questo è il momento ideale per cogliere l’occasione e assicurarsi un contratto di lavoro”.
I giovani italiani hanno in questo momento un mondo di opportunità davanti a sé e per non farsele scappare o per avere tutte le informazioni necessarie basta visitare il sito internet www.mondoinsieme.it.
Milano, 16 febbraio 2018 – «La domanda di lavoratori qualificati, da parte delle imprese italiane, è in costante crescita, ma in molti casi non si riescono a trovare dei candidati adatti a soddisfare le richieste delle aziende».
«Sempre più spesso le aziende fanno fatica a trovare i profili professionali giusti, i quali in molti settori effettivamente scarseggiano, soprattutto quando si ha che fare con ruoli legati all’intelligenza artificiale, alla fisica e alla chimica» ha spiegato Adami.
E le impressioni degli imprenditori e dei cacciatori di teste sono confermate dai dati del sistema informativo Excelsior di Unioncamere – Anpal, il quale afferma che sì, nel 2018 sono previsti 400mila nuovi posti di lavoro, anche e soprattutto in virtù dell’incentivo deciso per agevolare l’assunzione di giovani sotto i 35 anni.
Ma questo non sembra del tutto sufficiente a sbloccare completamente la situazione perché, come anticipato, esiste una marcato squilibrio tra domanda e offerta di lavoro.
Se dunque da una parte il nostro Paese continua a fare i conti con un’importante disoccupazione giovanile, e quindi con tanti ragazzi alla costante ricerca di un lavoro, dall’altra ci sono tante aziende che, pur offrendo delle posizioni lavorative, non trovano nessuno da assumere, a causa della mancanza dei giusti profili professionali.
Ma quali sono le professioni più richieste nell’attuale mercato italiano?
Come spiega Adami, «le ricerche più frequenti riguardano tecnici di laboratorio, esperti di privacy, ingegneri, tecnici informatici, ma anche camerieri, cuochi, infermieri, impiegati e commessi».
E se per questi ultimi non ci sono grossi problemi nell’individuazione dei profili giusti, il gioco si fa più difficile quando si parla di figure più innovative o più squisitamente qualificate.
Nel 2017 sono stati offerti circa 4,1 milioni di posti di lavoro, e ben 880 mila posizioni sono risultate di difficile reperimento. Una offerta su cinque, dunque, fatica ad essere soddisfatta.
La situazione è particolarmente difficile per quanto riguarda l’industria, in quanto qui le posizioni difficili da coprire rappresentano il 26,6% dei casi, di contro al 13,3% relativo al 2016.
Per crescere le aziende cercano lavoratori preparati e competenti, e infatti lo sguardo delle imprese italiane e delle società di ricerca e selezione del personale continua a sondare il mercato alla ricerca di laureati e diplomati: nel 2017 sono stati cercati 467 mila dottori e 1 milione e 415 mila diplomati, in un contesto in cui ben 1 lavoro su 3 è destinato ai soli laureati.
E di questi, sempre stando ai numeri di Unioncamere – Anpal, 1 su 3 è di difficile reperimento. I più rari sono i candidati laureati in lingue, che sembrano non bastare mai alle imprese Italia, con problemi di reperimento per 8.000 figure in entrata su 15.000 previste.
Un discorso simile si potrebbe fare anche per gli ingegneri industriali e per i laureati in matematica, in fisica e in ingegneria gestionale.
Questa, dunque, la situazione attuale.
Ma cosa cercheranno le imprese italiane nei prossimi anni? Come cambierà il mercato del lavoro?
«Guardando alle ultime proiezioni e ai trend attuali» spiega Carola Adami «nei prossimi anni continuerà l’impennata delle professioni propriamente digitali, dagli sviluppatori agli specialisti Blockchain, ma anche tecnici e ingegneri nel campo agroalimentare, metalmeccanico e dell’automazione industriale».
Roma, 22 gennaio 2018 – L’Adunanza Plenaria del Consiglio di Stato, ha sancito con una sentenza epocale lo scorso 20 dicembre che i diplomati magistrale, senza aver fatto alcun concorso, devono restare fuori dalle Graduatorie ad Esaurimento (GaE), ovvero graduatorie dalle quali si attinge per nominare in ruolo il personale docente.
Una vittoria significativa in Adunanza Plenaria ottenuta dai precari storici delle graduatorie ad esaurimento contro i cosiddetti “Diplomati Magistrale”.
Secondo il Consiglio di Stato quindi nelle graduatorie hanno diritto di rimanere, sino all’ottenimento dell’immissione in ruolo, solo i precari storici, ovvero quei docenti che da diversi anni, e in diversi casi da alcuni decenni, hanno dedicato la loro vita all’insegnamento, hanno studiato ulteriormente rispetto al semplice conseguimento della maturità magistrale, hanno quindi superato un concorso, un corso o un percorso universitario.
Il Supremo Collegio della Giustizia amministrativa, nel condividere le tesi studiate ed elaborate dagli scriventi Avv. Antonio Gabrieli e Avv. Giada Ficarelli, col pregiato ausilio del collega Avv. Mariano Alteri che le ha rappresentate giudizialmente, ha sancito ciò che prepotentemente emergeva dal diritto stesso: le graduatorie ad esaurimento non sono create per permettere l’accesso a chi vorrebbe insegnare col semplice titolo del diploma.
L’insegnamento è una delle professioni più importanti per l’intera collettività; agli insegnanti della nostra scuola pubblica affidiamo l’educazione e l’istruzione dei nostri figli, di conseguenza, servono specifiche competenze, acquisibili attraverso lunghi e impegnativi percorsi di studio che non possono essere surrogati attraverso la sola maturità magistrale, nella maggior parte dei casi conseguita anche un ventennio/trentennio prima, senza esser mai riusciti a superare un’ulteriore valutazione da parte dello Stato.
“I precari storici inseriti nelle GaE, da noi assistiti, piaccia o non piaccia ai diplomati magistrale, sono tutti professionisti che hanno dedicato la propria vita all’insegnamento. Essi hanno superato un concorso, conseguito un’abilitazione a seguito di un corso ovvero che si sono laureati con profitto in Scienze della Formazione Primaria” racconta l’avv. Gabrieli, promotore della tesi vincente a difesa dei docenti precari.
“In altre parole, la vittoria epocale conseguita in Adunanza Plenaria rappresenta il trionfo delle tesi difensive da noi portate avanti, con la constatazione che per fare l’insegnante nella scuola pubblica e meritarsi un contratto a tempo indeterminato non è sufficiente il possesso di un semplice diploma di maturità magistrale. Per i nostri figli ci vuole una più alta qualifica e un maggior merito. Ci vuole dunque più attenzione e controllo da parte dello Stato” continua l’avvocato Gabrieli.
Tra i tanti sconfitti diplomati magistrale c’è chi non ha mai lavorato nella scuola, ma che dopo anni e anni passati come casalinga o svolgendo altra attività lavorativa, ha ben pensato di svoltare la propria esistenza, pretendendo di andare a insegnare in virtù del possesso di un mero diploma di maturità conseguito trent’anni prima, spodestando immeritatamente chi aveva invece dedicato la propria vita all’insegnamento e alla propria formazione professionale.
L’Adunanza Plenaria ha di fatto evitato anche questo.
“Non sfugga al Ministero, ai politici in cerca di voti e desiderosi di speculare sulla scuola, i quali offrono in campagna elettorale inappropriate e illegittime sanatorie, che tra i diplomati magistrale ci sono anche queste desolanti situazioni” denunciano i precari storici delle graduatorie.
Tra i diplomati magistrale si celano anche persone che non hanno mai insegnato, ma che di fatto stanno sottraendo il lavoro a chi si è addirittura laureato in Scienze della Formazione Primaria.
Insomma, diversi meri diplomati magistrale che per trent’anni hanno fatto altro nella vita, infischiandosene della pedagogia e della didattica, si trovano a sottrarre il lavoro a chi si è laureato e ha per giunta superato severe procedure concorsuali o corsi abilitanti per poter garantire ai discenti una più alta professionalità.
“L’istruzione è una cosa seria. Se lo ricordino i politici tutti che ogni ipotesi di sanatoria, infatti, rappresenterebbe l’antitesi della legalità, l’opposta sensata scelta che farebbe il vero buon padre di famiglia” raccontano gli avvocati del pool difensivo dei precari laureati.
Per questo l’Adunanza Plenaria ha riconosciuto punto per punto l’infondatezza delle tesi dei diplomati magistrale e l’impossibilità per questi di ambire all’inserimento nelle graduatorie ad esaurimento.
La vittoria conseguita in Adunanza Plenaria ha già prodotto evidenti risultati per i precari storici laureati, evitando che 100.000 diplomati magistrali potessero senza alcuna ulteriore valutazione e/o preparazione arrogarsi il diritto di insegnare ai bambini dell’infanzia e della scuola primaria.
Nulla possono valere, a sommesso avviso degli scriventi, i pretestuosi ricorsi in Cassazione ovvero alla Corte di Giustizia Europea, al fine di inficiare l’operato dell’Adunanza Plenaria.
“Tutti i diplomati magistrale sappiano che i precari storici già inseriti nelle GaE ci hanno già richiesto di resistere giudizialmente alle eventuali avverse azioni ideate a soli scopi dilatori. Contro le dilatorie avverse azioni sono allo studio iniziative per chiedere la condanna per lite temeraria personale di ogni singolo diplomato magistrale che vorrà pretestuosamente dilatare i tempi dell’esecuzione della sentenza n. 11/2017 A.P.” dichiarano ancora gli avvocati dei precari storici.
Nei precari delle GaE oramai vi è consapevolezza della propria forza e del proprio buon diritto, pertanto essi sanno bene che non devono più lasciar agire i diplomati magistrale indisturbati nelle aule dei Tribunali, perché la verità emerge anche grazie agli interventi ad opponendum.
“Per quanto attiene agli sbandierati ricorsi in sede europea riguardo un lamentato abuso dei contratti a termine dei DM in sede comunitaria, non può trovare riscontro contro i precari storici per una molteplicità di argomentazioni giuridiche avvallate dai più grandi esperti del diritto. Anche in punto di fatto le pretese europee dei DM non potrebbero mai trovare accoglimento, atteso che prima di ogni loro ipotesi di sfruttamento bisogna garantire la tutela del diritto dei precari storici già inseriti a pieno titolo nelle GaE. Sicuramente la lamentela europea di un diplomato magistrale non può danneggiare chi è indubbiamente da stabilizzare prima di ogni altra categoria, ovvero i precari storici delle GaE” spiegano gli avvocati Gabrieli e Ficarelli.
Se il fronte dei diplomati magistrale può contare su oltre circa 43.000 persone dalla parte dei precari storici vi sono oltre 100.000 persone interessate dalla vicenda.
Oltre ai 26.000 precari storici inseriti nelle GaE vi sono oltre 70.000 tra laureati in Scienze della Formazione primaria e vincitori di concorso che meritano di ricevere doverosa attenzione e protezione dal parte del Ministero e da parte di tutti i politici.
I laureati in Scienze della Formazione Primaria si sono formati attraverso studi universitari, nei quali la pedagogia e la didattica continua a rappresentare il fulcro dell’insegnamento.
Costoro insegnano da diversi anni, con passione e alta professionalità, attraverso le graduatorie d’istituto, e oggi sono ormai stanchi di dover sopportare ancora le assurde pretese provenienti dai dei meri diplomati magistrale.
In sintonia con la più importante Giurisprudenza Europea, dopo la stabilizzazione dei precari storici, lo stato dovrà stabilizzare i docenti attraverso appositi concorsi, ma che non potranno mai essere riservati ai diplomati magistrale perché il merito ha la sua importanza.
La laurea la si consegue con serio studio e dedizione, e vale più di un diploma conseguito più di vent’anni prima.
D’altro canto, se i diplomati magistrale ante 2001/2002 avessero voluto realmente insegnare si sarebbero dovuti dotare di un giusto merito e un’adeguata giusta preparazione, in altri termini, in un ventennio avrebbero potuto anche studiare e superare un concorso o laurearsi. In venti e più anni chi invece ha creduto nell’insegnamento come professione si è dato da fare. E’ ora che lo Stato garantisca e salvaguardi il vero merito.
Ogni differente scelta del Governo comporterebbe un sicuro danno erariale derivante dal colossale contenziosoche i precari storici, uniti ai laureati in SFP e ai vincitori di concorso, avanzerebbero immediatamente contro lo Stato Italiano per salvaguardare il loro buon diritto.
Insomma, per i diplomati magistrale non c’è posto nelle graduatorie, così come non vi è possibilità per loro auspicare sanatorie o concorsi riservati.
Per accelerare la fuoriuscita dei diplomati magistrale dalle GaE, i primi di febbraio si avvieranno delle procedure ad hoc, che di certo richiameranno al dovere tutte le parti coinvolte, probabilmente facendo perdere il sonno ai molti Diplomati Magistrale interessati.
Milano, 22 dicembre 2017 – Le aziende italiane sono alla ricerca disperata di ‘futurologi’, una nuova figura professionale che non è un indovino, un oracolo, un economista e nemmeno un sociologo, ma allo stesso tempo tutte queste cose insieme.
Un professionista che non deve indovinare uno scenario, insomma, quanto piuttosto di prevederlo e di interpretarlo su basi scientifiche esatte.
In altri Paesi la situazione è diversa in quanto da anni, in numerose università, dalla Germania al Texas, passando per il Giappone, si tengono corsi di Future studies, così da preparare gli studenti con le esatte competenze e sensibilità per analizzare nel migliore dei modi i possibili scenari economici, culturali e sociali del futuro.
Come ha spiegato infatti al Financial Times il professor Erik Overland dell’Università di Berlino, «questa attività è quanto di più lontano dalla profezia».
Brian David Johnson, che attualmente insegna all’Università dell’Arizona, è stato tra i primi futurologi impiegati da Intel per capire non tanto le tecnologie del futuro, quanto invece i possibili impieghi da parte degli utenti.
«Quando sono stato assunto alla Intel, gli altri pensavano che il mio ruolo fosse un po’ strano» ha spiegato Johnson. Anche oggi, ovviamente, questa professione potrebbe generare qualche scetticismo negli ambienti meno innovativi, eppure va sottolineato che ci sono società come Shell e Rand Corporation che si affidano a futurologi già dagli anni sessanta e settanta.
«Anche in Italia le aziende iniziano a cercare dei professionisti in grado di prevedere gli scenari futuri, in modo da permettere alle amministrazioni di prendere delle decisioni ottimali sul lungo termine» spiega Carola Adami, head hunter della società milanese di ricerca e selezione del personale Adami & Associati.
«Sul piano internazionale, le prima compagnie ad approfittare regolarmente delle competenze del futurologo sono state Volkswagen, Hersheys e Capital One bank» ha spiegato Carola Adami «ma oggi, di fronte ad una crescente complessità dei mercati, questa esigenza è sentita da tutti i grandi brand, e non solo. Non deve dunque stupire che anche molte realtà italiane, pur chiamandoli spesso con nomi diversi, siano alla costante ricerca di futurologi, figure che però ad oggi latitano sul mercato del lavoro del nostro Paese».
Come anticipato, anche in Italia ci si sta muovendo in tal senso: le aziende hanno capito quanto possa essere cruciale analizzare gli scenari futuri, e il mondo accademico sta cercando di rispondere a questa domanda delle imprese con la creazione di corsi ad hoc.
L’Università di Trento, per esempio, ha recentemente avviato un Master di secondo livello in ‘Previsione Sociale’, indirizzato non a studenti in cerca del primo lavoro quanto invece a professionisti già inseriti in azienda.
«Le aziende che hanno investito sui futurologi negli anni passati continuano a farlo con crescente convinzione, e questa è di certo la miglior prova a sostegno di questa particolare professione» ha spiegato Carola Adami.
Insomma, il nome e la mansione stessa del ‘futurologo’ potranno forse evocare scenari fantascientifici, ma in realtà si sta pur sempre parlando di numeri concreti, di pianificazione e di profitto.
«Le imprese più innovative sono dunque alla ricerca di professionisti in grado di analizzare in maniera critica il futuro: non si tratta di immaginare quali saranno le nuove tecnologie, i nuovi prodotti o le nuove tendenze, quanto invece di capire quali saranno i comportamenti delle persone di fronte a determinate tecnologie da sfruttare ulteriormente».
Il sogno degli studenti italiani è studiare all’estero, per questo sono sempre di più le opportunità e le borse di studio per chi vuole formarsi in un paese straniero…
Bologna, 27 Novembre 2017 – Trascorrere un anno o un semestre scolastico all’estero è nella wish list di tutti gli studenti italiani. A confermarlo sono le classifiche a livello mondiale, dove l’Italia si colloca sul podio. Negli ultimi 10 anni, per esempio, il numero di ‘Exchange Students’ italiani negli Stati Uniti è triplicato. A cosa si deve questo fenomeno?
Vivere con una famiglia ospitante e frequentare una tipica ‘High School’ di un paese straniero, imparare una nuova lingua, confrontarsi con una cultura diversa, incontrare persone con cui stabilire legami che dureranno per sempre: questi sono i principali motivi che spingono gli studenti del terzo e del quarto anno delle superiori a diventare Exchange Students.
Parlando con un ‘Exchange Student’si capiscono immediatamente le soft skills che i ragazzi sviluppano nel corso del programma, apprezzate e valorizzate sia dalla scuola che dal mondo del lavoro.
Gli Exchange Students maturano e si responsabilizzano, imparano ad abbattere le barriere culturali e a vedere il mondo con occhi diversi. A supporto dell’esperienza è arrivata recentemente una circolare ministeriale che conferma “lo sviluppo di competenze di tipo trasversale, oltre a quelle più specifiche legate alle discipline”.
Sul fronte scolastico, l’esperienza è molto interessante perché si lasciano a casa i dizionari di greco e di latino e ci si confronta con sistemi educativi differenti. Né migliori, né peggiori rispetto a quello italiano, semplicemente diversi. A stupire particolarmente è il rapporto più confidenziale con gli insegnanti, la scoperta di nuove materie e la varietà di opportunità extracurriculari, quasi sempre assenti nel nostro percorso scolastico. Dallo sport al teatro, dal volontariato alla musica: i nostri studenti riscoprono i propri talenti mentre portano avanti gli studi!
Secondo Mondo Insieme, organizzazione specializzata in scambi culturali all’estero con sede a Bologna, “gli studenti italiani hanno una mentalità sempre più aperta e le destinazioni richieste sono tra le più varie. Gli Stati Uniti sono sempre la meta più gettonata, seguiti dall’Australia, dal Canada e dai Paesi del Nord Europa” – conferma Graziella Costa, responsabile del programma – “ma abbiamo studenti ovunque: in Cina, Giappone, Corea del Sud, Taiwan, Argentina, Sudafrica, e la lista continua”.
La soddisfazione più grande è l’integrazione linguistica e culturale, come racconta la studentessa Sophie Grassi della provincia di Verona, che da maggio si trova in Thailandia:
“Per imparare il thai ho deciso di tenere un piccolo libricino da portare con me dappertutto e in cui annoto parole in lingua e la rispettiva traduzione inglese ogni volta che ne imparo una nuova”. Non si tratta più quindi di imparare una sola lingua, ma due.
Scopriamo inoltre che è possibile ottenere dei contribuiti importanti per vivere questa esperienza, perché le opportunità sono veramente preziose per il futuro degli studenti, indipendentemente dal reddito dei genitori.
“Oltre alle borse di studio bandite dall’INPS per i figli dei dipendenti e dei pensionati della pubblica amministrazione” (il bando ITACA per il 2018-19 scadrà il 5 dicembre), spiega la Dott.ssa Costa, “Mondo Insieme premia gli studenti più meritevoli, che altrimenti non potrebbero partecipare ai programmi, con borse di studio fino a €2.500”.
Non è insolito, infine, che molti Exchange Students decidano di proseguire la loro esperienza di giovani cosmopoliti con altre opportunità all’estero.
Mondo Insieme garantisce borse di studio fino al 70%, per frequentare un’università americana, coordina inoltre svariate esperienze lavorative a stelle e strisce: Au Pair, Work and Travel, Internship e Training, tutti programmi retribuiti e con un costo molto contenuto.
I giovani italiani hanno un mondo di opportunità davanti a sé, grazie alle esperienze di studio e lavoro all’estero.
Per saperne di più e capire come poter partecipare a questi programmi basta visitare il sito internet www.mondoinsieme.it.
Milano, 2 novembre 2017 – Si è svolta giovedì 26 ottobre a Milano, tra l’entusiasmo generale, l’inaugurazione della nuova sede della Fondazione Istituto Rizzoli.
Dopo il tradizionale taglio del nastro affidato al presidente della Fondazione, Luigi Stefano Campanella, e ai consiglieri Renzo Viappiani e Federico Cherubini, i ragazzi dell’Istituto hanno guidato i presenti alla visita della struttura.
“Sono 1200 metri quadri totalmente rinnovati, pronti ad accogliere i comunicatori del futuro che abbiamo ristrutturato nei diversi spazi dotandoli di strumenti di ultima generazione. Vogliamo, infatti, che i nostri ragazzi abbiano una formazione completa, che conoscano non solo le basi della stampa, ma siano anche in grado di utilizzare i software più aggiornati per la grafica e l’editing” ha commentato Luigi Campanella.
Graphic design, multimedia, audio-video e fotografia i laboratori dove gli studenti del Rizzoli possono formarsi e sperimentare nuove tecniche, come ad esempio il laboratorio di audio-video dove i ragazzi apprendono le tecniche innovative del cinema 4D.
L’evento si è concluso con la premiazione da parte dell’assessore all’istruzione, formazione e lavoro della Regione Lombardia, Valentina Aprea, e del presidente Campanella, degli studenti che dopo aver terminato il percorso di studi lo scorso giugno hanno trovato subito impiego, e delle aziende che li hanno accolti.
“Come tutti gli anni la scuola si impegna a trovare degli stage ad hoc per i ragazzi, con l’obiettivo dell’inserimento lavorativo e i risultati che otteniamo premiano i nostri sforzi” ha concluso Paola Mondinari, direttore di Fondazione Istituto Rizzoli.
INFORMAZIONI SULLA FONDAZIONE ISTITUTO RIZZOLI
L’Istituto Rizzoli, centro di formazione accreditato da Regione Lombardia, è la scuola di eccellenza dove crescere e costruire il proprio futuro nelle professioni del graphic design, della comunicazione web, del digital e dell’audio-video.
Per maggiori informazioni visitare il sito internet www.rizzoli.it.
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CONTATTI
Luisella Malighetti
Ufficio Marketing e Comunicazione
luisella.malighetti@rizzoli.it
Roma, 13 ottobre 2017 – Con l’evolversi dei tempi anche la categoria dei professori si è evoluta ad un linguaggio multimediale ed ora attraverso una delle piattaforme social più popolari insegnano con i video su YouTube.
Il popolo dei professori sbarcati su YouTube è variegato, dal professore in pensione che ha ancora voglia di insegnare, ad altri che, operativi nel settore, utilizzano questo canale proprio come forma alternativa di studio, invitando gli alunni alla visione del video/compito che dovrà poi essere discusso in classe.
Altri professori impiegano YouTube utilizzando dei filtri che permettono la visione del video solo ad una cerchia ristretta di persone, in questo caso di alunni, ed altri utilizzano questo canale per la formazione di altri insegnanti.
Insomma, YouTube apre le porte ad un modo diverso di insegnamento, la didattica capovolta, i cui video di YouTube e le lezioni sono un asse portante di questo metodo di insegnamento che ribalta la metodologia classica di fare le lezioni, prevedendo l’uso di video e podcast, con meno lezioni “frontali” ma con uno studio collettivo su pc, tablet e smartphone.
Questa forma di insegnamento nata negli Stati Uniti nel 2010, vede ad oggi 20mila scuole che offrono video didattici, discussione e apprendimento attivo, verrà anche discussa al 2° Convegno FLIP-ME che si terrà a Roma venerdì 20 ottobre presso l’Auditorium del Massimo (EUR) promosso dall’associazione Flipnet.
Questo nuovo universo in continua evoluzione, non ha le cifre e il giro d’affari che c’è dietro i giovani Youtuber, ma comunque inizia ad avere centinaia di migliaia di iscritti e un bel numero di visualizzazioni YouTube.
La giovane insegnante, Elia Bombardelli, ad esempio, con il suo canale YouTube “LessThan3Math” ha oltre 130mila follower. Tra le sue hit troviamo “Dominio di una funzione, cos’è e come trovarlo” e “Seno, Coseno e Tangente. Funzioni goniometriche.” che superano rispettivamente, 400mila e 300milavisualizzazioni su YouTube.
Altro canale YouTube di matematica molto cliccato è “VideoLezioniInca”, che con i suoi oltre 900 video, il professore Carlo Incarbone, detto appunto “Inca”, dopo 20 anni di carriera come insegnante di matematica e fisica si è appassionato al mondo dei video e con la solita sceneggiatura: telecamera fissa, esercizi alla lavagna e lui che spiega con occhiali un po’ sghembi sul naso, condivide preziose lezioni svelando i segreti della matematica e della scienza sul mondo del web.
Anche l’insegnante di inglese Paolo Cutini è uno dei professori che ha aperto il suo canale YouTube, oltre a blog e radio web ed infine il sito “Cyberteacher.it” con cui ha vinto il premio “Docente dell’anno del 2016″ e il premio Innovazione 2014 ideato dall’associazione nazionale dei presidi (Anp) in collaborazione con Microsoft.
Il suo metodo di insegnamento di didattica capovolta, prevede anche l’utilizzo di Skype, la possibilità di eseguire i compiti online che il docente può riceverli automaticamente, oppure la registrazione dei risultati in un database in modo da avere una valutazione statistica immediata e consultabile online, la creazione di mini-lezioni in formato audio e tutti quelli strumenti che possono risultare utili per diffondere le sue lezioni.
Bologna, 11 ottobre 2017 – Trascorrere un anno o un semestre scolastico all’estero è nella wish list di tutti gli studenti italiani. A confermarlo sono le classifiche a livello mondiale, dove l’Italia si colloca sul podio. Negli ultimi 10 anni, per esempio, il numero di Exchange Students italiani negli Stati Uniti è triplicato. A cosa si deve questo fenomeno?
Vivere con una famiglia ospitante e frequentare una tipica High School di un paese straniero, imparare una nuova lingua, confrontarsi con una cultura diversa, incontrare persone con cui stabilire legami che dureranno per sempre: questi sono i principali motivi che spingono gli studenti del terzo e del quarto anno delle superiori a diventare Exchange Students.
Parlando con un ‘Exchange Student’si capiscono immediatamente le soft skills che i ragazzi sviluppano nel corso del programma, apprezzate e valorizzate sia dalla scuola che dal mondo del lavoro.
Gli Exchange Students maturano e si responsabilizzano, imparano ad abbattere le barriere culturali e a vedere il mondo con occhi diversi. A supporto dell’esperienza è arrivata recentemente una circolare ministeriale che conferma “lo sviluppo di competenze di tipo trasversale, oltre a quelle più specifiche legate alle discipline”.
Sul fronte scolastico, l’esperienza è molto interessante perché si lasciano a casa i dizionari di greco e di latino e ci si confronta con sistemi educativi differenti. Né migliori, né peggiori rispetto a quello italiano, semplicemente diversi. A stupire particolarmente è il rapporto più confidenziale con gli insegnanti, la scoperta di nuove materie e la varietà di opportunità extracurriculari, quasi sempre assenti nel nostro percorso scolastico. Dallo sport al teatro, dal volontariato alla musica: i nostri studenti riscoprono i propri talenti mentre portano avanti gli studi!
Secondo Mondo Insieme, organizzazione specializzata in scambi culturali all’estero con sede a Bologna, “gli studenti italiani hanno una mentalità sempre più aperta e le destinazioni richieste sono tra le più varie. Gli Stati Uniti sono sempre la meta più gettonata, seguiti dall’Australia, dal Canada e dai Paesi del Nord Europa” – conferma Graziella Costa, responsabile del programma – “ma abbiamo studenti ovunque: in Cina, Giappone, Corea del Sud, Taiwan, Argentina, Sudafrica, e la lista continua”.
La soddisfazione più grande è l’integrazione linguistica e culturale, come racconta la studentessa Sophie Grassi della provincia di Verona, che da maggio si trova in Thailandia:
“Per imparare il thai ho deciso di tenere un piccolo libricino da portare con me dappertutto e in cui annoto parole in lingua e la rispettiva traduzione inglese ogni volta che ne imparo una nuova”. Non si tratta più quindi di imparare una sola lingua, ma due.
Scopriamo inoltre che è possibile ottenere dei contribuiti importanti per vivere questa esperienza, perché le opportunità sono veramente preziose per il futuro degli studenti, indipendentemente dal reddito dei genitori.
“Oltre alle borse di studio bandite dall’INPS per i figli dei dipendenti e dei pensionati della pubblica amministrazione” (a metà ottobre uscirà il bando ITACA per il 2018-19), spiega la Dott.ssa Costa, “Mondo Insieme premia gli studenti più meritevoli, che altrimenti non potrebbero partecipare ai programmi, con borse di studio fino a €2.500”.
Non è insolito, infine, che molti Exchange Students decidano di proseguire la loro esperienza di giovani cosmopoliti con altre opportunità all’estero, dagli studi universitari.
Mondo Insieme garantisce borse di studio fino al 70%, per frequentare un’università americana, fino alle più svariate esperienze lavorative a stelle e strisce: Au Pair, Work and Travel, Internship e Training, tutti programmi con un costo molto contenuto.
I giovani italiani hanno un mondo di opportunità davanti a sé, grazie alle esperienze di studio e lavoro all’estero.
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Roma, 9 ottobre 2017 – Nonostante i recenti segnali positivi resi noti dal CNI, il Centro Nazionale Ingegneri, secondo cui dal 2014 ad oggi la richiesta di ingegneri da parte delle imprese italiane è tornata a crescere, la situazione complessiva lavorativa resta critica.
I livelli di disoccupazione restano infatti elevati, con oltre 27.000 laureati in ingegneria in cerca di lavoro. Un numero ampio, generato dal lungo periodo di recessione.
Basti pensare che nel 2008 gli ingegneri disoccupati erano circa 13.400, una disoccupazione considerata “frizionale”, ovvero fisiologica, e sempre di breve periodo, visti gli elevati ritmi di domanda di laureati in ingegneria manifestati dalle imprese italiane e da quelle estere.
La recessione ha inoltre accelerato i processi di migrazione all’estero.
Tale fenomeno, sebbene dettato dal mercato del lavoro in condizioni critiche, appare comunque in linea con il principio della mobilità del capitale intellettuale ad elevate competenze tecniche e sottolinea, per altri aspetti, come gli ingegneri italiani siano ancora tra i più richiesti all’estero.
L’indagine, effettuata a luglio 2017, mette in evidenza le difficoltà che stanno affrontando gli ingegneri del settore civile ed ambientale a causa della mancanza di investimenti nel settore delle infrastrutture che porta ad una carenza di aggiudicazione di appalti pubblici per le medie e piccole imprese di costruzioni italiane.
Molte imprese infatti per far fronte alla crisi e mancanza di appalti in Italia hanno rivolto la loro attenzione all’estero dove con facilità riescono a primeggiare.
Per questo risulta importante per le aziende riuscire a trovare professionisti formati e preparati.
Ad aiutare i giovani ingegneri ad affrontare le sfide internazionali di questo contesto lavorativo da anni ci pensa da anni ormai il Master ‘Professional Engineers Construction and Oil & Gas Sectors’, dedicato a laureati in ingegneria civile ed edile finalizzato all’inserimento lavorativo.
Il Master, la cui 28esima edizione partirà a Manchester a febbraio del 2018, è un’opportunità unica per gli ingegneri in cerca di interessanti sbocchi lavorativi, anche perché è curato dalla società Dirextra Construction Business School, scuola di formazione con all’attivo più di 2.300 ex-allievi che stanno lavorando in cantieri di grandi infrastrutture e Oil&Gas in 50 nazioni del mondo.
Il Master, accreditato dal CPD Service di Londra, è sponsorizzato da importanti imprese di costruzioni italiane e estere che operano in tutto il mondo con l’obiettivo di assumere giovani talenti da poter formare come futuri project manager nel settore delle costruzioni e oil & gas.
Un Master considerato nell’ambiente un acceleratore che colma il vuoto esistente tra la facoltà d’ingegneria italiana e il mondo del lavoro, con un programma di studio strutturato su misura proprio per venire incontro alle richieste delle grandi Imprese di Costruzioni/Oil and Gas.
Per un giovane ingegnere, dato l’ampio numero di ingegneri alla ricerca di lavoro, risulta arduo riuscire a trovare con le proprie forze delle possibilità di inserimento lavorativo in impresa e in progetti validi.
Attraverso il Master un ingegnere ha invece la possibilità di mostrare direttamente sul campo le proprie capacità, dando agli studenti un’ampia gamma di opportunità per utilizzare le loro competenze e conoscenze in progetti che li affascinano e li interessano.
Dirextra Business School offre ai giovani ingegneri la possibilità di contribuire alla costruzione di importanti infrastrutture in zone remote e non, costruzioni che cambiano la storia dell’umanità e che contribuiscono a migliorare la vita di popolazioni intere.
Praticamente il sogno di ogni ingegnere.
Gli ingegneri che si iscrivono al Master hanno opportunità di lavoro in grandi imprese, con la possibilità di carriera in contesti internazionali.
Un altro importante step per lavorare nel settore delle costruzioni di infrastrutture e Oil and Gas é l’acquisizione di un buon livello di inglese.
Per questo il Master è organizzato a Manchester dove un ingegnere ha la possibilita di una full immersion intensiva direttamente sul territorio, nella seconda città dell’Inghilterra dopo Londra, famosa per le prestigiose università, il calcio e la musica. Una città viva, giovane e vivace con alta concentrazione di locali e dove il costo della vita è nettamente inferiore a quello di tutte le principali città italiane.
Il governo inglese ha in piedi un programma di investimenti in infrastrutture, istruzione, cultura e lavoro del valore di 7 miliardi di sterline per creare un’alternativa a Londra e attirare giovani professionisti proprio a Manchester.
Per maggiori informazioni sul Master della Dirextra Business School visitare il sito internet www.dirextra.com.
Riguardo Dirextra Business School
Dirextra Business School è una scuola di formazione il cui direttore e’ italiano con sede a Manchester (Regno Unito) specializzata nel settore delle costruzioni di Infrastrutture e Oil & Gas che eroga master finalizzati di inserimento lavorativo per ingegneri.
Dirextra ha piu di 2.300 ex-allievi che stanno lavorando in cantieri di grandi infrastrutture e Oil&Gas in 50 nazioni nel mondo.
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Contatti:
Nome Azienda: Dirextra Business School
Email: master@dirextra.com
Telefono: +44 (0) 161 8808701
Indirizzo: Swan Building – 20 Swan Street, Quartiere Nord, Manchester City Centre M4 5JW
Regno Unito