Roma, 25 maggio 2020 – Solitamente, ciò che ci rende felici e ci appassiona, ci fa stare bene, ci fa sentire vivi, ci fa sentire forti. Che sia una persona, un cibo, un lavoro, uno stile di vita o altro, non ha importanza. A volte si arriva però purtroppo ad un punto in cui non se ne può più fare a meno.
Il meccanismo della dipendenza è da intendere come un’ alterazione del comportamento, contraddistinta dalla ricerca ossessiva e spasmodica del piacere derivato dall’oggetto desiderato.
E’ una condizione patologica in cui la persona dipende da quell’oggetto e tende a perdere la capacità di controllo sull’ottenimento dello stesso, facendone peraltro un utilizzo spropositato e pericoloso.
Gianni Lanari, psicoterapeuta responsabile del Pronto Soccorso Psicologico “Roma Est”, evidenzia al riguardo che “purtroppo per molte persone è più facile appoggiarsi a sostegni esterni che stare in piedi da sole”.
Il meccanismo descritto accomuna probabilmente tutte le forme di dipendenza conosciute. Oltre quindi a comportare un drastico cambiamento delle abitudini individuali, a causa dell’eccessiva quantità di tempo impiegato a ricercare l’oggetto per soddisfarne l’intenso desiderio, risulta visibile anche una notevole compromissione del funzionamento sociale del dipendente. La persona può a volte arrivare infatti ad interrompere tutte le attività interpersonali o sociali.
La Dott.ssa Francesca Biagianti del Pronto Soccorso Psicologico “Roma Est” ritiene infatti che “durante il periodo di lockdown appena trascorso a causa dell’emergenza sanitaria per Covid-19, siano aumentati ed inaspriti i casi di dipendenza. La reclusione forzata, la lontananza dagli affetti, la mancanza del contatto e il venir meno dei contesti sociali, come la scuola e il lavoro, hanno probabilmente rinforzato questo aspetto di isolamento tipico delle dipendenze.
Pertanto, la dipendenza da sostanze come alcol e droghe, la dipendenza da gioco d’azzardo (ludopatia), le dipendenze sessuali, la pornodipendenza, le dipendenze tecnologiche (da internet e dai social media) e la dipendenza affettiva, possono aver trovato terreno fertile su cui svilupparsi.
Gli oggetti del desiderio di tali dipendenze possono aver rappresentato ottimi palliativi immediati per sopperire ai vuoti e alle mancanze in questi mesi di quarantena.
Per iniziare a prevenire, arginare e combattere il problema delle dipendenze, gli 82 Psicologi del Pronto Soccorso Psicologico “Roma Est” sono disponibili in tutta Italia, 24 ore su 24, 7 giorni su 7, soprattutto ora, nel momento della ripresa da questa emergenza sanitaria.
Si può prenotare un appuntamento, sia online che in sede, a costi agevolati, telefonando ai numeri 06 22796355 – 3336795861 o visitando il sito www.pronto-soccorso-psicologico-roma.it.
Per affrontare gli attacchi continui, offensivi e ripetuti, attuati mediante gli strumenti della rete importante il supporto di uno psicologo…
Roma, 12 maggio 2020 – All’inizio della quarantena ci si chiedeva come saremmo riusciti a rimanere il più possibile in contatto con il mondo esterno, contrastando il prolungato isolamento coatto che stavamo per affrontare. Lavoro, affetti e svago sembravano lontani. Ancora una volta, a venirci in soccorso è stata la tecnologia, che ha giocato un ruolo fondamentale nell’agevolare la comunicazione e la vicinanza in un momento in cui la distanza non era mai stata così pesante.
Soprattutto negli ultimi decenni, con l’avvento di Internet, si è palesata l’altra faccia della medaglia, quella della tecnologia accattivante e pericolosa.
Non di rado si è sentito parlare di Cyberbullismo, ovvero tutti quegli atteggiamenti che mirano a vessare, molestare, aggredire, umiliare e diffamare una persona, attraverso canali virtuali come chat, social, forum, con l’utilizzo di pc, smartphone e tablet.
Il Dott. Gianni Lanari,Psicoterapeuta responsabile del Pronto Soccorso Psicologico Roma Est (www.pronto-soccorso-psicologico-roma.it), che lavora in prima linea contro il disagio psicologico di questo periodo, sottolinea che, a differenza del bullismo, in cui le molestie sono spesso fisicamente inflitte ed osservabili, il cyberbullismo è più velato, rafforzato dall’anonimato e di conseguenza più infimo. Pertanto rischia di essere un fenomeno trascurato e sottovalutato. Eppure, negli ultimi anni tale fenomeno è in crescita.
La Dott.ssa Francesca Biagianti, Psicologa del Pronto Soccorso Psicologico Roma Est, promuove l’ipotesi secondo cui “in questo periodo in cui siamo costretti a stare a casa a causa dell’Emergenza Covid-19, si rischi maggiormente di incappare in questo fenomeno perverso: facili prede sono per lo più sono i giovani adolescenti, tra i 12 e i 18 anni, ma anche fasce d’età più basse tra gli 8 e 11 anni”.
La vittima di Cyberbullismo è spesso un bambino o ragazzo meno forte dei suoi coetanei, caratterizzato da un carattere sensibile, ma allo stesso tempo insicuro e ansioso con difficoltà nella socializzazione e tendenza all’isolamento. Ciò compromette anche la possibilità di confidarsi e chiedere aiuto in caso di attacco. Se subisce un’aggressione tende a colpevolizzarsi e a rispondere in maniera passiva.
Nello specifico, la vittima tende ad un isolamento sociale con una chiusura in sé stessa, che preclude maggiormente le sue risorse. Si presenta una difficoltà nella gestione ed espressione delle emozioni, cambi d’umore repentini, ansia, disturbi del sonno e somatici. Viene peraltro minata la sicurezza e l’autostima, con cali anche nel rendimento scolastico e nei casi più estremi, possono verificarsi episodi depressivi e suicidi.
“Di frequente, le famiglie delle vittime di cyberbullismo alimentano l’isolamento con un’iper-protezione che stimola una continua dipendenza affettiva e una minore capacità di socializzazione. Nessuno agisce, e ci si sente impotenti e disorientati. Per questo abbiamo creato un servizio che mette a disposizione dei cittadini ben 72 Psicologi del Pronto Soccorso Psicologico Roma Est, che operano a prezzi accessibili, 24 ore su 24, 7 giorni su 7, per aiutare in tutta Italia chiunque venisse coinvolto in queste dinamiche vessatorie e socialmente invalidanti” conclude il Dottor Lanari.
Per contattare il Pronto Soccorso Psicologico Roma Est basta chiamare i numeri 06 2279 6355, e 333 6795 861, o visitare il sito internet www.pronto-soccorso-psicologico-roma.it.
Tante le coppie in crisi a causa della quarantena: ecco come affrontare la perdita di un amore…
Roma, 4 maggio 2020 – Il lutto è definibile come “uno stato psicologico conseguente alla perdita di un oggetto significativo, che ha fatto parte integrante dell’esistenza”. Si può, quindi, sperimentare un lutto anche con la perdita della persona amata.
Le separazioni e i divorzi sono diffusi nella società odierna, e le statistiche sembrano evidenziare che il fenomeno sia in continuo aumento.
Il Dott. Gianni Lanari, Psicoterapeuta responsabile del Pronto Soccorso Psicologico Roma Est, sostiene che “la sofferenza provocata dalla rottura di una relazione sentimentale, possa essere in grado di stravolgere l’equilibrio profondo di una persona e di provocare grosse crisi dell’identità personale”.
“Nell’attuale emergenza sanitaria da Coronavirus, il quotidiano assume contorni incerti e negativi. Il continuo senso di isolamento e le limitazioni all’ autodeterminazione individuale, influiscono pesantemente sull’umore e sulla fiducia nelle proprie risorse. Le relazioni sono messe a dura prova da un nuovo contesto, che ostacola i fisiologici momenti di vicinanza e di distanza dei partner” continua il dottore.
“Il rapporto di coppia assume così una dimensione rigida, caratterizzata da assenza prolungata o, all’opposto, da saturazione del legame. Tutti elementi che possono diventare il detonatoreche porta alla fine della relazione.
La sofferenza emotiva dovuta all’interruzione di un rapporto sentimentale, spesso viene trascurata o minimizzata dall’ambiente circostante. Vissuti di tristezza, senso di vuoto, sonno disturbato, inappetenza, stanchezza cronica, sentimenti di autosvalutazione e di colpa ricorrenti, difficoltà a lavorare, agitazione e irritabilità, sono sintomi frequenti. Se perdurano nel tempo, rischiano di condurre a veri e propri disturbi d’ansia e a quadri depressivi” spiega ancora il Dott. Lanari.
La Dott.ssa Debora Barrea, Psicologa del Pronto Soccorso Psicologico Roma Est, evidenzia invece che “gli equilibri all’ interno delle coppie sono a rischio in questo momento.
Ció riguarda soprattutto le coppie già disfunzionali, che subiscono maggiormente lo stravolgimento repentino della propria quotidianità, l’ansia e la preoccupazione.
L’emergenza attuale manifesta quindi inevitabilmente i suoi effetti sulle relazioni: maggior tempo per guardarsi dentro, confronto con un inesorabile arresto della vita e dei legami, riflessioni relative al proprio ruoloall’interno della coppia.
È in questi casi, che l’evento doloroso di perdita della relazione sentimentale, necessita di un supporto psicologico. L’aiuto ricevuto permette di riscrivere la storia individuale, raggiungere un nuovo equilibrio e ripartire piú forti verso il futuro” conclude la dottoressa Barrea.
A venire incontro agli italiani in difficoltà psicologiche il Pronto Soccorso Psicologico Roma Est, che opera in tutta Italia telefonicamente grazie all’aiuto di 67 psicologi.
Un vero e proprio pronto soccorso sempre disponibile, 24 ore su 24, 7 giorni su 7, con uno staff multilingue e tariffe agevolate, facilmente accessibili.
Per rivolgersi al Pronto Soccorso Psicologico Roma Est basta chiamare il numero 06 2279 6355, il numero 380 68 83 135 oppure collegandosi al sito www.pronto-soccorso-psicologico-roma.it.
Molte le crisi di coppie in quarantena da Coronavirus: discussioni, incomprensioni, dubbi, conflitti, mancanza di interessi comuni e di attenzioni tra i problemi più diffusi
Roma, 15 aprile 2020 – È da diverse settimane che la nostra vita è cambiata e abbiamo dovuto modificare le nostre abitudini lavorative. È venuta meno la nostra libertà di movimento, dovendo passare la maggior parte del tempo in casa, fra angosce e paure di ogni genere, che hanno investito tutte le nostre sfere di azione.
Una clausura che sta mettendo a dura prova anche i rapporti delle coppie più solide.
Gianni Lanari, psicoterapeuta responsabile del Pronto Soccorso Psicologico Roma Est, evidenzia che “in tale contesto i rapporti di coppia, anche quelli apparentemente più solidi, sono messi a dura prova”.
“La costrizione a vivere 24 ore su 24 insieme, o all’opposto, i periodi prolungati di solitudine forzata, innestano criticità nelle coppie e portano molte persone a rivedere le loro relazioni” aggiunge il Dr. Lanari.
Problemi di comunicazione, discussioni, incomprensioni, dubbi, conflitti, frustrazioni, ansia, mancanza di interessi comuni, mancanza di attenzioni, progetti che vacillano, insicurezza sul futuro, scarso o eccessivo desiderio sessuale, paura del tradimento, abbassamento dell’umore, rabbia, violenza domestica, sono solo alcune delle difficoltà che oggi colpiscono la maggior parte delle coppie.
“È opportuno che ogni persona trovi in se le proprie consapevolezze, attraverso l’utilizzo di strumenti utili per una completa sintonia con il partner, che portino ad esprimere i propri bisogni, nonché l’ascolto reciproco, ricreando il giusto equilibrio basato sul sentimento amore” afferma Giuliano Inciocchi .
Per far fronte a questi problemi il Pronto Soccorso Psicologico Roma Est ha quindi deciso di offrire in tutta Italia, tramite i suoi 52 collaboratori, un servizio di aiuto psicologico per gestire al meglio la vita di coppia.
L’appuntamento potrà essere telefonico, online o dal vivo e si potrà avere l’aiuto di Psicologi professionisti, a prezzi accessibili, contattabili 24 ore su 24, 7 giorni su 7.
“L’iniziativa è rivolta alle persone e/o alle coppie che in questo momento stanno affrontando problematiche sentimentali. A chi desidera ritrovare la giusta armonia sentimentale e vivere appieno l’esperienza dell’amore, che ad oggi risulta essere uno dei migliori vaccini per sentirsi bene” conclude Gianni Lanari.
47 gli Psicologi al lavoro per aiutare i familiari delle vittime a far accettare, affrontare e superare la morte di una persona cara
Roma, 30 marzo 2020 – Il 31 marzo 2020 è la “Giornata di lutto nazionale per le vittime del Coronavirus” e il Pronto Soccorso Psicologico Roma Est si sta prodigando in queste ore per aiutare i familiari delle vittime ad elaborare il lutto. Di solito il dolore derivante dalla perdita di una persona cara si affronta con le proprie risorse personali e con il sostegno delle persone vicine. Spesso però l’aiuto di uno specialista può diventare prezioso, per sapere come ricominciare a vivere nella maniera migliore.
Gianni Lanari, psicoterapeuta responsabile del Pronto Soccorso Psicologico Roma Est, suggerisce che “per ricominciare a vivere dopo un lutto è importante lavorare sul dolore, la tristezza, l’ansia, il tempo, la rabbia, la paura, l’assenza e il senso di colpa. La scomparsa della persona cara è uno dei traumi più dolorosi della nostra vita. Lo specialista in questi casi ci guida e supporta nell’elaborare il modo più adeguato a superare tale momento e quindi a vivere gradualmente con maggiore equilibrio e serenità”.
Il percorso è ad esempio volto ad arrivare alla fase di accettazione della perdita.
Diventa necessario abbandonare le destinazioni che sono state compromesse.
Contemporaneamente è importante sviluppare nuovi comportamenti, finalizzati a raggiungere gli scopi ancora perseguibili.
Forse non a caso lo scrittore Alessandro Baricco afferma “quando muore qualcuno, agli altri spetta di vivere anche per lui”.
Nell’intento di essere quanto più vicini ai familiari delle vittime del Coronavirus, il Pronto Soccorso Psicologico Roma Est (www.pronto-soccorso-psicologico-roma.it) ha deciso di offrire un servizio di sostegno psicologico telefonico (e/o via Skype), contattabile 24 ore su 24, 7 giorni su 7.
Tutti i 47 collaboratori del servizio saranno a disposizione nell’offrire un aiuto professionale di qualità a prezzi agevolati.
Chi avesse bisogno può contattare il Pronto Soccorso Psicologico Roma Est al numero 06 2279 6355 o scrivere tramite WhatsApp al numero 347 3157 728.
I 46 Psicologi del Pronto Soccorso Psicologico Roma Est per capire come trasformare il problema Coronavirus in una opportunità per farci diventare delle persone migliori. Un servizio via skype, a prezzi agevolati, contattabile 24 ore su 24, 7 giorni su 7
Roma, 26 marzo 2020 – Siamo di fronte ad una emergenza sanitaria mondiale. L’imperativo è fermare tutto, rimanere a casa, prendere ogni forma di precauzione personale al fine di limitare ogni forma di contagio. Il panorama prevede quindi un netto cambiamento di abitudini. Difficoltà lavorative, economiche e relazionali. L’emergenza diventa quindi anche psicologica.
Gianni Lanari, psicoterapeuta responsabile del Pronto Soccorso Psicologico Roma Est, afferma che, soprattutto in tale contesto, l’aiuto degli Psicologi diventa importante.
Ammirevoli diventano quindi le iniziative solidaristiche di sostegno psicologico gratuito. Accanto a queste è comunque consigliabile la presenza di iniziative di aiuto psicologico a pagamento rivolte a chi ricerca maggiore qualità della prestazione professionale psicologica.
“Il Pronto Soccorso Psicologico Roma Est ha deciso di seguire, anche se con tariffe agevolate, la seconda alternativa. Vogliamo infatti offrire un servizio efficiente e di qualità. Per raggiungere obiettivi preziosi bisogna investire seriamente a 360 gradi. Soprattutto quando vogliamo entrare nell’ottica di trasformare il problema Coronavirus in una opportunità per diventare delle persone migliori” dicono dal Pronto Soccorso Psicologico Roma Est.
In una situazione, a dir poco velata da ansia e preoccupazione per il futuro imminente, bisogna chiedersi “cosa è veramente utile che possa fare oggi“?
Una volta presa consapevolezza di attenersi scrupolosamente ai comportamenti che ci vengono suggeriti dalla comunità scientifica, è consigliabile intraprendere azioni per rispondere in modo positivo e non lasciarsi andare solamente ai nefasti pensieri della mente.
Prima di tutto è bene, ove possibile, rimanere occupati nel nostro lavoro. Adattarsi a farlo da casa, fare formazione per se stessi e se proprio non è conciliabile, approfittare del momento per impegnarsi sulle altre sfere della nostra vita, cercando in sintesi di non stravolgere la routine quotidiana.
Al riguardo anche Giuliano Inciocchi, coach umanista, afferma “l’obiettivo è quello di organizzare le nostre giornate, dando un profondo significato al nostro tempo, scoprendo le nostre potenzialità e mettendo in pratica azioni efficaci per la nostra felicità”.
“Proponiamo pertanto come Pronto Soccorso Psicologico Roma Est un servizio di consulenza psicologica telefonica ( e/o via Skype ), contattabile 24 ore su 24, 7 giorni su 7, mettendo a disposizione tutti I nostri 46 collaboratori a prezzi agevolati” concludono i responsabili del servizio.
Il fine diventa quindi quello di organizzare un piano di azione personale, volto a trasformare questo momento particolare in una grande occasione, per vivere proficuamente adesso e ricominciare nella maniera più funzionale il giorno in cui torneremo nelle nostre sedi di lavoro, nelle nostre strade, dai nostri affetti più cari.
Milano, 24 settembre 2019 – Quando intraprendiamo una relazione amorosa stabile e duratura, facciamo affidamento sul fatto che il partner che abbiamo accanto si impegni totalmente con noi e sia privo di interesse verso altre persone. Desideriamo tutti fortemente credere che il nostro compagno sarà fedele all’impegno preso, vivendo con romanticismo le nostre aspettative sul futuro.
Ma sarà veramente così? E soprattutto è possibile se il nostro compagno o la nostra compagna ci tradiranno? Decisamente un quesito a cui tutti piacerebbe trovare una risposta.
Il recente articolo pubblicato sull’autorevole ‘Journal of Social and Personal Relationships’, rivista accademica tematicamente impegnata in ricerche sulle relazioni sociali e personali, parte proprio da questo interrogativo, attorno al quale ruota lo studio effettuato dalla DottoressaValerie Guilbault, psicologa dell’Università del Quebec, insieme ad alcuni suoi colleghi.
“Per avere un’idea più completa dei presupposti dai quali lo studio è partito è bene ricordare che le ricerche ad oggi esistenti hanno già individuato 4 indicatori e fattori sensibili, grazie ai quali è tendenzialmente possibile desumere la probabilità che il nostro partner sia infedele” dicono gli esperti del portale PsicologiOnline.net.
I 4 INDICATORI DELLA FEDELTÀ DI COPPIA
Il primo indicatore è senza dubbio il genere: numerose indagini psicologiche sono infatti giunte alla conclusione che gli uomini, rispetto alle donne, possiedono molte più probabilità di cadere in tentazione, quando percepiscono la possibilità di intraprendere un’esperienza sessuale clandestina.
Lo studio pubblicato sul Journal of Social and Personal Relationships, tuttavia, ridimensiona questo gap tra maschi e femmine: pare infatti che, al giorno d’oggi, il divario si sia assottigliato, fino a livellarsi su percentuali di tradimento più omogenee, sia per tipologia che per frequenza.
Il secondo fattore, attraverso il quale è possibile predire un ipotetico tradimento, è il rifuggire l’attaccamento. Ci sono individui che da bambini impostano un rapporto di tipo evitante con i propri genitori, questa situazione in età adulta si traduce nell’incapacità di condividere emozioni e anche più semplicemente di provarle consapevolmente, con effetti distruttivi sulla propria sfera affettiva. In concreto, chi ha un attaccamento evitante tende a tirarsi indietro alle prime difficoltà di coppia, ricorrendo spesse volte a relazioni illegittime per risolvere la sensazione di solitudine che li pervade o, ancora peggio, per un istintivo desiderio di vendetta. Al contrario, chi è riuscito a impostare un rapporto sereno con le proprie figure di riferimento durante l’infanzia, ha maggiori capacità di gestire la relazione e i naturali conflitti interni che fisiologicamente emergono.
Il terzo fattore da tenere d’occhio è l’opinione che il nostro partner ha in merito al sesso occasionale. Ci sono infatti individui che concepiscono l’atto sessuale come la massima espressione dell’amore di coppia e che nella loro vita non hanno avuto numerose relazioni, proprio in virtù del loro impegno nel costruire rapporti duraturi. Altre persone invece sdrammatizzano il sesso, investendolo di aspettative più superficiali o ludiche, tanto da contare nel loro passato numerose relazioni. Questa tipologia di partner è certamente più incline all’infedeltà, nonostante in molti, dopo un passato affrontato con libertà, con la maturità si stabilizzano in una relazione regolarmente monogama e fedele.
Per finire, il quarto ed essenziale fattore indicativo è il desiderio sessuale. I partner che vivono la sessualità come un’esigenza dirompente, saranno maggiormente incentivati a guardarsi attorno in cerca di tentazioni, in particolar modo se all’interno della relazione ormai avviata, questo desiderio viene disatteso ripetutamente.
Nello specifico lo studio pubblicato sul Journal of Social and Personal Relationships della Dottoressa Valerie Guilbault, parte dai presupposti appena analizzati e li riassume in un macro-fattore indicativo del tradimento, identificato con il termine “Passione Sessuale“.
Il forte desiderio sessuale, secondo questo gruppo di ricerca, insieme ad una visione libera e apertadella sfera fisica fanno verosimilmente prevedere se un partner sarà fedele o meno. Le persone che rientrano in questa categoria vivono il sesso come qualcosa di costantemente presente nella propria quotidianità, pertanto risultano impegnati sia mentalmente che fisicamente in questo frangente, quanto più possibile.
Tra le persone con forte passione sessuale, secondo i ricercatori, ci sono due tipi: individui con passione sessuale armoniosa e individui con passione sessuale ossessiva.
Questa distinzione si basa su un’influente teoria della personalità proposta da Julian Rotter negli anni ’50, nota come “locus of control”, la quale ritiene che coloro che possiedono un controllo interno si sentano maggiormente sicuri e padroni della propria vita, con conseguente autostima elevata e poche possibilità di incorrere in atteggiamenti depressivi. Per contro, coloro che possiedono un locus of control esterno, sostengono che siano forze esterne ad influire sulla propria vita, identificandole ad esempio nel destino o nella sfortuna; essi rivelano mancanza di autostima e scarso autocontrollo.
In che modo queste due tipologie di individui gestiscono dunque la tentazione all’infedeltà?
Secondo la ricerca della psicologa Valerie Guilbault coloro che risultano inarmonia con le proprie pulsioni sentono di avere la loro sessualità sotto controllo e riescono a gestire in modo coerente e rispettoso la loro vita. Chi invece è totalmente spinto da impulsi scoordinati e pensieri ossessivi, con più facilità, cederà a situazioni in grado di danneggiare irrimediabilmente la relazione nella quale hanno investito.
Per avvallare questa teoria, sono stati riportati dati molto interessanti derivanti da due studi in particolare. Il primo ha avuto come target 600 adulti, i quali sono stati sottoposti a uno specifico questionario volto a inquadrarli nelle due categorie sopra descritte: individui passionali armoniosi e individui passionali ossessivi.
L’indagine ha dimostrato come, in presenza di una passione sessuale ossessiva, la tendenza all’infedeltà sia assolutamente maggiore.
Il secondo studio si è svolto su 84 persone adulte, lungo un periodo di dieci mesi, per valutare se questo fattore identificativo possedeva davvero un potenziale predittivo. Anche in questo caso, le persone inquadrate come passionali ossessive hanno registrato maggiori casi di infedeltà, rispetto agli individui inquadrati come aventi una armoniosa passione sessuale.
Lo studio pubblicato sul Journal of Social and Personal Relationships è andato oltre, cercando di indagare le motivazioni che avevano spinto il target analizzato all’infedeltà. La ragione diffusa trasversalmente, tra i traditori dei due gruppi, è stata individuata semplicemente nell’attrazione fisica per l’amante.
Tuttavia, gli individui con ossessiva passione sessuale riportavano altre motivazioni molto significative ai fini dello studio in atto, tra le quali il piacere e il bisogno di vendicarsi del proprio compagno e il trovare nel tradimento uno spiraglio utile ad aumentare la stima in sé stessi. Una motivazione caratterizzante di questo target, infine, è l’esigenza prettamente maschile di sentirsi conformi all’ideale sociale del play boy, come modello positivo del vero uomo.
Le persone con un’armoniosa passione sessuale raramente davano simili ragioni alla loro infedeltà.
In conclusione, siamo arrivati alla risposta tanto attesa: prevedere un comportamento infedele da parte del partner è possibile.
“In base agli studi attuali è infatti possibile affermare che ipartner con una buona autostima e un forte autocontrollo risultano sicuramente più affidabili.La loro armoniosa passione sessuale li rende ottimi amanti, passionali e rassicuranti compagni di vita, con una ridotta propensione ad evadere verso scappatelle nell’ambito di un rapporto stabile.
Essi fondamentalmente hanno profonda fiducia nelle proprie abilità di controllare gli eventi e le circostanze della loro vita, attribuendo i propri successi o insuccessi a cause direttamente collegate all’esercizio delle proprie capacità e alla volontà personale” spiegano gli esperti di PsicologiOnline.net.
“Al contrario, i partner caratterizzati dall’arrendevolezza verso fattori esterni, che giustificano la propria situazione chiamando in causa il destino o la sfortuna, hanno molte più probabilità di tradire, ancor più se caratterizzati da una prorompente passione sessuale. Essi credono che ciò che accade nella loro vita giunga dall’esterno in qualità di premio o, più spesso, punizione e che non sia il frutto derivato dalle proprie capacità personali, bensì qualcosa di imprevedibile.
Coloro che si auto compiangono, non assumendosi le responsabilità di ciò che accade nella loro vita, devono tendenzialmente essere considerati partner maggiormente a rischio all’interno di una relazione apparentemente stabile” concludono gli esperti del portale.
Milano, 30 agosto 2019 – L’ottimismo allunga la vita. La conferma arriva da una ricerca scientifica condotta alla Boston University School of Medicine. Si tratta di uno studio di lunga durata, di circa 30 anni, avviato precisamente nel 1986 e conclusosi nel 2016, anno fino al quale si sono registrati i decessi.
Il campione su cui sono stati effettuate le ricerche è molto vasto e conta circa 70.000 mila donne, la maggior parte delle quali infermiere con un età compresa tra 58 e 86 anni, quindi con un età media di 70 anni seguite per 10 anni.
Il campione degli uomini contava invece 1400 soggetti di età compresa tra 41 e 90 anni, con un’età media 62 anni, seguiti in questo caso appunto per 30 anni.
Lo stesso campione è stato poi suddiviso in 4 gruppi, in base al grado di ottimismo dimostrato e seguito nelle sue abitudini e atteggiamenti più o meno positivi nei confronti della vita.
La dottoressa Lewina Lee, psicologa clinica del National Center degli Stati Uniti, è stata a capo del progetto di studio e i risultati ottenuti sono stati sorprendenti.
I risultati dello studio sull’ottimismo che allunga la vita
Il concetto dell’ottimismo che allunga la vita non è nuovo come oggetto di studio scientifico, ma in questo caso la validità della ricerca è da riscontrarsi non solo nel campione di studio estremamente vasto, ma anche nella lunga durata. I risultati sono stati pubblicati pochi giorni fa sulla rivista scientifica Proceedings of National Academy of Sciences.
Gli studiosi hanno constatato che coloro i quali hanno dimostrato maggiore ottimismo nell’affrontare la vita di tutti i giorni sono vissuti dall’11% al 15% in più rispetto a chi invece ha avuto tendenze alla depressione, all’abbattimento o comunque a un atteggiamento pessimista.
La conclusione a cui sono arrivati gli scienziati è chiara e suggerisce che essere ottimisti favorisce un’aspettativa di vita che può arrivare ad 85 anni e oltre. Una longevità che dagli studiosi è definita “eccezionale”, soprattutto nel caso in cui non ci sono malattie, si è autosufficienti e si ha una vita ancora attiva e ricca di stimoli.
Perché l’ottimismo allunga la vita
“L’ottimismo è una disposizione mentale a vivere le situazioni in modo positivo e una caratteristica psicologica che ci spinge a guardare il lato favorevole degli eventi”, spiegano gli esperti del portale PsicologiOnline (www.psicologionline.net).
Possono esserci svariate ragioni per cui l’ottimismo genera longevità.
Essere ottimisti è una delle caratteristiche psicologiche più positive che si possano acquisire nel corso della vita, in quanto difende dagli accumuli di stress.
È noto ormai da tempo quanto l’affaticamento mentale e fisico possa incidere negativamente sulla salute, sia dei più giovani che degli anziani.
L’ottimismo, in altre parole, tiene lontani o comunque difende in parte dalle malattie del secolo, quali infarti, ictus, colesterolo alto e dislipidemie in generale, nonché dall’aumento del cortisolo. Quest’ultimo è un ormone, soprannominato per l’appunto “ormone dello stress”, che incide negativamente su buona parte delle funzioni dell’organismo, provocando ipertensione, astenia, insonnia, obesità, fino a un abbassamento delle difese immunitarie.
Tutto questo può essere evitato con una propensione all’ottimismo, cioè alla capacità di non concentrarsi sugli aspetti negativi.
Le persone ottimiste hanno inoltre meno probabilità di arrendersi e si riprendono più rapidamente da problemi e battute d’arresto.
L’ottimismo e altri fattori che allungano la vita
Lo studio condotto alla Boston University School of Medicine con a capo la dottoressa Lee ha dimostrato che l’ottimismo può allungare la vita, senza però trascurare aspetti diversi altrettanto importanti che portano al traguardo della longevità.
La tranquillità economica, essere circondati da amici e famigliari, coltivare i rapporti sociali e le proprie passioni, attenersi a un’alimentazione sana ed equilibrata e anche il grado d’istruzione concorrono alla possibilità di vivere più a lungo.
L’ottimismo è certamente un propulsore potente a livello psicosociale nel portare avanti la vita in modo soddisfacente, senza mai abbandonarsi a se stessi.
Una buona qualità della vita è importante nel mantenere la propensione all’ottimismo.
E la terza o la quarta età possono essere vissute al meglio soprattutto se ci si arriva in buono stato di salute, o comunque senza disabilità.
La dottoressa Lee si dice convinta che questo studio possa dare una spinta a vivere meglio, preparando il periodo della pensione valorizzando i principi più sani, tra cui c’è sicuramente l’ottimismo.
Chi non lo possiede ha comunque la possibilità di acquisirlo o aumentarlo, coltivando un atteggiamento più positivo.
Molti sono infatti gli studi scientifici che dimostrano, come affermano anche gli studiosi che hanno condotto la ricerca in oggetto, che la positività si può aumentare, con tutti i benefici che ne conseguono.
Roma, 25 giugno 2019 – Sono oltre due milioni e mezzo gli italiani che soffrono di disturbi d’ansia. A registrarlo il secondo rapporto Istat del 2017. I disturbi più comuni tra gli italiani sono questi:
· Disturbo d’ansia generalizzato
Caratterizzato dalla presenza di sintomi ansiosi (sia psichici che fisici) che non sono legati ad una causa specifica ma sono appunto “generalizzati”. Chi soffre di disturbo d’ansia generalizzata tende ad essere costantemente in allerta, a preoccuparsi eccessivamente per qualsiasi cosa, evidenziando nel tempo una riduzione significativa della qualità di vita.
· Disturbo di panico
Chi ne soffre vive ricorrenti e inaspettati episodi di paura molto intensa durante i quali si manifestano una serie di sintomi psichici e fisici molto intensi come tachicardia, sudorazione, difficoltà nel respirare. Gli attacchi di panico possono presentarsi con sintomi anche molto diversi tra loro e possono differire da persona a persona. In generale sono comuni la paura di morire (spesso collegata ad una forte tachicardia), paura di impazzire, sensazione di mancanza di respiro o di irrealtà.
· Disturbi fobici
Consistono in persistenti, irragionevoli, intense paure (fobie) relative a situazioni, circostanze od oggetti specifici. La paura provoca l’ansia e costanti evitamenti della situazione fobica. Se non affrontati possono sfociare in fobie generalizzate e pervasive
· Disturbo ossessivo-compulsivo
Caratterizzato dalla presenza sia di pensieri intrusivi (chiamati ossessioni) che da comportamenti compulsivi. Le ossessioni sono pensieri, immagini o impulsi intrusivi che generano ansia e sono vissuti come disturbanti e inappropriati. In altri casi le persone affette da un disturbo ossessivo compulsivo possono temere oltremodo lo sporco o i germi, temendo di infettarsi, oppure possono avere paura di non riuscire a controllare i propri impulsi facendo del male a se stessi o agli altri.
Le compulsioni sono invece comportamenti ripetitivi (detti anche rituali) che vengono messi in atto nel tentativo di controllare le ossessioni. Le compulsioni spesso seguono delle regole comportamentali molto precise e sono messe in atto per “rispondere” ad una ossessione, nel tentativo di controllare le emozioni negative legate al pensiero intrusivo. Il disturbo ossessivo compulsivo risulta essere una delle patologie psichiatriche più invalidanti in quanto riduce notevolmente la qualità di vita di chi ne è affetto.
· Disturbo post-traumatico da stress
Manifesta i suoi sintomi a seguito di un evento particolarmente traumatico, evento che interrompe il flusso continuo della vita naturale di un soggetto. Ad esempio l’essere stato sotto i bombardamenti, oppure essere sopravvissuti al crollo di un edificio, o aver avuto un incidente o aver subito una violenza sessuale etc. In genere il soggetto che soffre di disturbo da stress post-traumatico presenta ansia, depressione, ricordi emotivamente molto intensi e immagini disturbanti dell’evento traumatico.
Questo tipo di disturbi se non vengono affrontati con il supporto di un professionista possono sfociare in patologie ancor più gravi e portare la persona a vivere in modo disfunzionale, a ritirarsi sempre più e percepirsi come incapace e inutile rischiando di compromettere in maniera sensibile la propria qualità della vita e delle persone intorno.
Negli ultimi anni c’è stato un aumento considerevole delle richieste di supporto psicologico da parte dei lavoratori, questo ha portato ad avere delle notevoli criticità nel pubblico, che non riesce a rispondere adeguatamente e prontamente a tutte le persone che si trovano a vivere questa condizione.
Inoltre, ci sono molte persone con difficoltà economiche, che non possono permettersi i costi del supporto privato, queste due criticità hanno portato alla nascita del progetto Psicologi.me che, vuole essere un punto di riferimento per chi necessita di aiuto e supporto psicologico, mettendo a disposizione, in tutta Italia, psicologici e psicoterapeuti iscritti all’albo di riferimento.
Per questo lo stato ha previsto per i dipendenti delle aziende l’utilizzo del credito welfare per risolvere i propri problemi psicologici.
Grazie alla piattafroma di Psicologi.me infatti i dipendenti possono utilizzare il creditowelfare per prenotare delle visite specialistiche con gli psicologi. Credito welfare che è stato introdotto nel 2016 con la Legge di Stabilità, di cui finora ancora pochi sono venuti ac conoscenza, e che tratta di crediti extra o premi di produttività che i lavoratori possono sfruttare per acquistare prestazioni e servizi.
Pagare una visita con il credito welfare è molto semplice, come prima cosa bisogna chiedere alla propria azienda di inserire il servizio tra quelli disponibili nella piattaforma welfare dell’azienda, successivamente, farsi inviare il voucher.
Il voucher viene trasformato in credito spendibile su Psicologi.me, sarà così possibile accedere alla prenotazione online per gli appuntamenti di psicoterapia e consulti psicologici, anche fuori regione, grazie a un sistema sicuro di colloqui online.
Su Psicologi.me tutti lavoratori e i loro familiari possono avere la possibilità di chiedere aiuto sfruttando il proprio credito welfare, grazie ai tanti psicologi e psicoterapeuti professionisti che hanno deciso di aderire a questo progetto.
Per maggiori informazioni sul credito consigliamo di vistare il portale www.Psicologi.me.
Trieste, 20 maggio 2017 – Il primo grande studio svolto in Italia sulla prevalenza dei diversi disturbi mentali (ESEMeD-WMH, 2005) ha evidenziato qualche anno fa un dato tutt’altro che scontato sull’incidenza degli eventi più negativi.
Circa il 2% della popolazione soffre nel corso della vita di un Disturbo Post-Traumatico da Stress. Solo la depressione maggiore, le fobie specifiche e la distimia (un disturbo dell’umore) risultano essere più diffusi del DPTS.
Per aiutare chi soffre di tali disturbi il 25 giugno prossimosarà per la prima volta a Trieste Liana Rodrigues Netto, psicotraumatologa brasiliana esperta nel prevenire e trattare lo stress conseguente ad eventi traumatici con una metodologia innovativa riconosciuta a livello internazionale.
Il Disturbo Post-traumatico da Stress nasce come categoria diagnostica per definire quei casi clinici che compaiono a seguito di un evento traumatizzante.
All’inizio si pensava di dover studiare il disturbo solo in presenza di eventi eccezionali, quali esperienze belliche o terremoti. Con il tempo, si è visto essere una diagnosi utile anche in casi di eventi “minori” quali incidenti automobilistici, violenze fisiche e sessuali.
Alcuni studi segnalano, ad esempio, che circa il 40% dei sopravvissuti ad un incidente stradale mostra i sintomi di DPTS.
Questi possono arrivare a limitare significativamente l’autonomia personale con irritabilità, insonnia, rabbia improvvisa, depressione e ansia, ma a volte emerge anche il senso di colpa, per essere sopravvissuti o non aver potuto salvare altri individui.
Per tale disturbo, il dott. Iacono, psicoterapeuta e direttore del Centro di Psicologia Funzionale di Trieste, evidenzia quanto la dimensione corporea abbia un ruolo decisivo.
Il corpo esprime il malessere sul piano fisiologico e muscolare con dolori al torace, capogiri, problemi gastrointestinali o emicranie. Attraverso il corpo è, però, pure possibile intervenire per prevenire e trattare il DPTS.
Questi temi verranno sviluppati da Liana Rodrigues Netto, docente internazionale del Somatic Experiencing Trauma Institute durante il workshop che terrà a Trieste, domenica 25 giugno. La dott.ssa Netto è una psicologa che coordina dal 2011 il progetto sociale “Madre Provvidenza”, proposto gratuitamente alla popolazione vulnerabile di Bahia sofferente di disturbi d’ansia in seguito ad episodi di violenza.
Nel corso dell’incontro presenterà con modalità teorico-pratiche i principi base di un metodo di lavoro psicofisiologico riconosciuto a livello internazionale ed elaborato dal noto psicotraumatologo statunitense Peter Levine.
Il Centro di psicologia Funzionale Integrata (C.F.I.) è un’ associazione che propone iniziative per la promozione del benessere basate su una visione integrata dei processi psicocorporei.
Il Centro è un istituto locale della Società Italiana di psicoterapia Funzionale con la quale organizza convegni e seminari rivolti a insegnanti, psicologi e operatori sanitari.