Il lavoro del gruppo piemontese uscirà il 17 dicembre e risente del tormentato periodo storico attuale, rielaborando le tradizioni blues
Torino, 22 dicembre 2020 – È uscito lo scorso 17 dicembre l’EP “Delta” della band Piemontese “Compagnia Musicale Brema”. Un album che è stato composto e in parte registrato durante il primo periodo di lockdown dovuto all’epidemia di COVID-19, e la drammaticità del momento storico è rintracciabile nei testi e nella cupezza delle musiche che compongono il lavoro.
Il lavoro, pubblicato dalla Tortonia Records, etichetta Italiana indipendente, è disponibile su tutti i principali stores e servizi di streaming dal 17 dicembre, e fa parte di un progetto che è un breve concept album inerente al blues, alle sue origini africane e alle sue leggende più oscure.
Ciò che ne risulta è un rock alternativo post-moderno che però affonda le radici sonore e testuali nella tradizione del blues del Mississippi e dell’Africa tribale. L’alone che pervade l’EP è caratterizzato da un forte impatto emotivo e da un senso di apocalisse imminente.
Il lavoro della band “Compagnia Musicale Brema” è stato registrato, mixato e masterizzato presso i Tortonia Studio Di Poirino(TO) e l’uscita è accompagnata dal video promozionale del singolo “La bufera (John Lee Hooker)”.
La band
I “CMB”, “Compagnia Musicale Brema”, si formano nel 2017 in provincia di Cuneo e propongono brani originali di ispirazione eterogenea, fortemente connotati dalle influenze del blues seminale, arricchito e completato dalle successive esperienze di rock alternativo. Il risultato è un compendio di sonorità di varia matrice che adotta volentieri soluzioni anche distorte e dirette.
Le tematiche dei testi, scritti in italiano, trattano argomenti caratterizzati talvolta da una vena intimista e filosofica, altre volte improntate alla rielaborazione di miti, leggende, superstizioni, credenze religiose che possono sfociare in immagini cupe e apocalittiche.
Nel gennaio 2020 la CMB firma un contratto con la Tortonia Records per la distribuzione dei propri dischi e realizza l’Ep Delta, in uscita il 17/12/2020
Ennesima iniziativa dell’artista Colline di tristezza: stavolta l’obiettivo è far riaprire le linee ferroviarie piemontesi sospese nell’ultimo decennio
Torino, 24 giugno 2020 – L’artista torinese Colline di tristezza, noto per le sue “jingle-petizioni” (ultima quella per il Kinder Bueno 100% Vegetale rivolta alla Ferrero), ha caricato sul suo canale Youtube un jingle-karaoke in cui attacca duramente Regione Piemonte, RFI e Trenitalia.
L’artista accusa la Regione di voler “uccidere la ferrovia”, sfruttando l’alibi della pandemia.
L’appello che l’artista fa a Regione, RFI e Ministero dei Trasporti è per questo di riaprire le linee che sono state sospese fin dal 2012 (e non), invece di pensare a chiuderne altre.
Nel 2012 sono state infatti sospese le seguenti linee:
Alcune sono state riattivate come la Savigliano – Saluzzo, la Asti- Castagnole delle Lanze – Nizza Monferrato e la Ceva- Ormea (le ultime due solo turistiche).
Colline di tristezza fa inoltre riferimento ai progetti che ci sono stati per far ripartire linee che erano state soppresse (non solo nel 2012) il progetto Metrogranda, una sorta di “metropolitana” per collegare i principali centri della provincia di Cuneo;
la proposta di Pier Vittorio Sodano per la riapertura della Santhià – Arona con un treno fotovoltaico.
Il “non-cantante” chiede a Regione Piemonte, RFI e Ministero dei Trasporti che non si sfrutti la pandemia per accantonare questi progetti e si proceda decisi verso il futuro, un futuro che “deve essere fatto di mobilità sostenibile”.
Aggiunge inoltre che “le piste ciclabili possono essere fatte anche senza demolire le vecchie linee ferroviarie” e che treno e bicicletta non devono essere in antitesi.
L’artista era già sceso in campo contro il divieto di trasporto biciclette di Trenord e a difesa della Pinerolo – Torre Pellice.
Un rapporto difficile con i giornali torinesi
A questo riguardo l’artista torna ad attaccare i giornali torinesi:
“Chiedetevi come mai, a parte un settimanale del pinerolese, i giornali di Torino hanno censurato la mia iniziativa a difesa della Pinerolo – Torre Pellice.
Inoltre, hanno censurato la mia jingle-petizione per il Kinder Bueno Vegetale e la mia proposta per la maglietta con l’igienizzante (T-Soap) che è stata riportata perfino su Il Messaggero. Chiedetevi come mai. La risposta è molto semplice e si chiama vegetofobia, ovvero l’odio verso i vegani”, dice l’artista.
Il “non-cantante” torinese prosegue quindi a ruota libera nel suo j’accuse ai giornali della città sabauda e tira una frecciatina a due famose VIP:
“Hanno spazio e tempo per parlare delle stupidaggini di personaggi discutibili come Chiara Ferragni o Myss Keta e non hanno spazio per proposte innovative. Vorrei rispondere alle accuse di alcuni giornalisti torinesi che dicono che io faccia pubblicità alla Ferrero. Ma io non faccio pubblicità alla nota multinazionale (non penso ne abbiano bisogno), la mia è solo una proposta. Questa discussione, prima che arrivasse l’emergenza, ha creato la faida tra me e loro ed è per questo che ho rilasciato il jingle-karaoke “Amen” in cui non gliele ho mandate a dire”, conclude Colline di tristezza.
Querelle a parte, speriamo che questo jingle-karaoke dal titolo “Uccidere la ferrovia” (ascoltabile e cantabile, leggendo i sottotitoli, a questo link https://www.youtube.com/watch?v=b1ZvCiNvwXc ) sia utile alla causa e aiuti ad andare verso la riattivazione delle linee ferroviarie sospese, incluse linee sospese prima del 2012 che possono essere di vitale importanza per rilanciare il trasporto ferroviario piemontese e decongestionare il traffico.
Prosegue il viaggio “alla scoperta della Rus’ di Kiev”: dopo Istanbul, ecco Kiev, la capitale dell’Ucraina, ai confini tra l’Europa orientale e la Russia europea
Roma, 13 marzo 2020 – Nell’ambito del progetto “Le Vie Aleramiche”, è in fase conclusiva il documentario nato con la collaborazione di Anna Placa del Club per l’UNESCO di Piazza Armerina, e Fabrizio Di Salvo, promotore del progetto, socio onorario. Per il prosieguo del progetto è stato necessario seguire la traccia lasciata dagli Aleramici in tutta Europa, perché “Le Vie Aleramiche” coinvolgono dinastie, persone, popoli e si intrecciano con fatti storici di portata internazionale.
“Il documentario probabilmente andrà in onda su una grossa Tv nazionale (gli accordi con la Tv sono in progress), siamo in fase di editing ma l’obiettivo e’ di completare il lavoro per il prossimo inverno, la voce narrante e’ quella di Mimmo Strati, l’attuale voce ufficiale dei programmi Rai e di molti documentari”, racconta Fabrizio Di Salvo, promotore del progetto.
IL PROGETTO NEI DETTAGLI
Da tempo Fabrizio Di Salvo, del Circolo Culturale Marchesi del Monferrato, promotore e fondatore insieme al compianto Roberto Maestri, del progetto “Aleramici in Sicilia” e regista del documentario “Le Vie Aleramiche, Normanno Sveve”, supportato dai prestigiosi pareri del Comitato Scientifico e dalle sue intuizioni, è consapevole che la Sicilia del X, XI e XII secolo sia stata teatro di un intricato intreccio di popoli.
Dagli Aleramici agli Altavilla e ai Normanni, per arrivare fino agli Svevi; da qui le visite in Normandia e nella Svevia, in Germania, alla ricerca delle loro origini. Tuttavia, altri popoli erano in Sicilia in quei secoli: i Bizantini, come ha dimostrato la tappa adIstanbul,e la Guardia Variaga presente sia a Costantinopoli che in Sicilia, un esercito selezionato dell’Europa dell’est, la Rus’ di Kiev: un legame che ha spinto Fabrizio Di Salvo ad andare in visita anche a Kiev per scoprire di più su questo esercito e su questa terra.
Nel 988 il collegamento tra la Rus’ e l’impero bizantino diventa ufficiale, in quanto Basilio II chiede un ingente numero di uomini, i soldati variaghi, a Vladimir di Kiev: la sua Rus’ è il primo stato slavo-orientale organizzato, con un territorio che comprendeva numerose nazioni odierne quali l’Ucraina, la Russia occidentale, la Bielorussia, la Polonia, la Lituania, la Lettonia e l’ Estonia.
Lo Stato, lo si apprende dalle fonti, nasce da alcune tribù vichinghe svedesi, conosciute come Rus’, che si stabiliscono, verso la fine del IX secolo, lungo le sponde del Dnepr e fissano in Kiev, importante centro della via variago-greca, la loro capitale. La Rus’ durerà, con alterne vicende, fino all’invasione dei tartaro-mongoli nel XIII secolo.
Sarà proprio grazie al coraggio e al valore della Guardia Variaga che nel 989 Basilio II, ormai stanco dell’inaffidabilità della guardia imperiale bizantina, la istituzionalizza come proprio esercito di difesa e, per oltre cento anni, vi partecipano, quasi esclusivamente, uomini provenienti da Russia, Svezia e Norvegia. Sarà proprio la Guardia Variaga a far parte dell’eterogenea spedizione bizantina, che partirà per la Sicilia nel 1038 con l’intento di liberare l’Italia e annetterla all’impero. A capo di quella spedizione, con i figli di Tancredi dall’Altavilla sono presenti altri due personaggi: il cognato dell’imperatore Stefano ed il macedone Giorgio Maniace, grande condottiero, tanto carismatico quanto sanguinario, di cui ancora oggi si trovatestimonianza nella toponomastica, dalpiccolo comune in provincia di Catania all’abbazia di Santa Maria di Maniace.
Il viaggio nell’odierna Kiev, oggi capitale dell’Ucraina, iniziacon l’incontro, all’Università Nazionale Taras Shevchenko (una costruzione dall’ imponente colonnato rosso), del capo del dipartimento Viktor Stavnyuk, che accenna al collegamento tra Bizantini e Rus’ di Kiev, confermando il lavoro di ricerca avviato con il progetto.
Sarà poi il professore Oleksandr Okhrimenko, capo del dipartimento di storia medievale, a sottolinearecome la Rus’ di Kiev abbia avuto forti legami con le genti vichinghe, mostrando un libro con le caratteristiche navi di quei popoli. Infatti, è in fase di elaborazione un progetto di lavoro traNorvegia e Ucraina per sottolineare questa radice comune.Ancora una volta un collegamento tra storie di popoli apparentemente distanti: come tra nord e sud dell’Europa per Aleramici e Normanni, si unisce il nord ovest e l’est, scandinavi a slavi, Norvegia e Ucraina in un passato unitario. Un legame per il quale la Guardia Variaga è quasi un perno sul quale ruota.
Fabrizio e Oleksandr continuano l’incontro passeggiando per la città insieme alla ricercatrice Tetiana Akchurina, passando perl’imponente Vlodymyrska street, intitolata a quel Vladimir I che, nel medioevo, ha reso la Rus’ di Kiev un importante stato; quindi raggiungono il monumentale golden gate, la porta principale della città nell’XI secolo, che richiama nel nome quella ben nota di Costantinopoli. Una porta che ancora oggi mostra, seppur non più fedele all’originale, la maestosità alla quale Vladimir I aveva condotto la Rus’ nel X secolo.
Dopo avere salutato il prof. Oleksandr, la passeggiata continua verso la cattedrale di Santa Sofia, uguale nel nome a quella di Costantinopoli.
Primo sito ucraino inserito nella lista dei patrimoni UNESCO, risale all’XI secolo, periodo in cui la Rus’ era in auge. Fondata da Jaroslav I di Kiev, in onore di Santa Sofia, ma ispirata secondo la leggenda a quella di Novgorod, subì devastazioni durante l’invasione mongola della Russia nel XIII secolo, come pure accaddealla prima chiesa di Kiev sorta per volere di Vladimir I il Grande, tra il 989 e il 996, con le decime delle entrate statali. Lì fu tumulato con la moglie, la principessa Anna sorella dell’imperatore bizantino Basilio II, e la nonna Olga. Anche quest’opera in mattoni venne rasa al suolo dai mongoli nel 1240 e oggi si visita soloil perimetro segnato dalle pietre di base della costruzione.
Ultima meta, una sorta di riconoscimento al lavoro italiano nel mondo, è la chiesa di Sant’Andrea, costruzione in stile barocco settecentesco, a cui lavoròl’architetto italiano Bartolomeo Rastrelli, sorta sull’antica base di una piccola chiesa dell’XI secolo, sempre intitolata a Sant’Andrea e voluta da Vsvolod I.
Una giornata intensa per i riscontri che ha lasciato intravedere e per gli ulteriori spunti di riflessione. Un viaggio inatteso, ricco di scoperte, che rendono ancora più internazionale un lavoro che sta assumendo un respiro europeo, unendo da nord a sud e da ovest ad est tutte le genti in un’unica e grande razza: quella umana in costante migrazione.
TRAILER DOCUMENTARIO:
Fabrizio Di Salvo e Anna Placa a Piazza Armerina, durante la presentazione del Progetto “Le Vie Aleramiche, Normanno-Sveve”.