Lavoro, per conquistare i talenti digitali bisogna offrire flessibilità e possibilità di crescita

Flessibilità e possibilità di crescita: ecco cosa cercano i Millennials, risorse inportanti per la digital trasformation delle aziende…

Milano, 14 marzo 2018 – Saranno i leader del futuro e più in generale, quelli che, nel 2025, costituiranno il 75% della popolazione attiva. Sono loro, i Millennials.

«I Millenials sono stati definiti nei modi più diversi dal punto di vista lavorativo» spiega Carola Adami, CEO di Adami & Associati, società di head hunting leader nella ricerca e selezione di personale qualificato.

«Gli osservatori e le stesse aziende, a proposito di questa generazione, parlano e hanno parlato di lavoratori pigri, egocentrici, scoraggiati, ma anche di professionisti particolarmente portati all’utilizzo delle nuove tecnologie, di risorse fondamentali per la digital trasformation aziendale, di talenti maggiormente attratti dalla crescita professionale che dagli alti salari».

In poche parole, dunque, le aziende hanno di fronte a sé un’immagine piuttosto complessa e confusa dei Millennial.

A partire da queste basi, non deve stupire il fatto che molte imprese abbiano delle difficoltà nell’attirare i talenti di questa generazione, temendo tra l’altro di non essere poi in grado di organizzare delle giornate lavorative altamente produttive con delle risorse con esigenze marcatamente ‘diverse’ da quelle ormai note della generazione X.

«In generale, alle competenze manageriali e alle skills di problem solving tipiche della X Generation, i Millenials ribattono con un maggiore entusiasmo, con alte capacità tecnologiche e con un maggiore bisogno di essere riconosciuti come individui all’interno dell’azienda».

Ma cosa deve dunque fare un’azienda per assicurarsi le competenze dei Millenials e per gestirli al meglio?

«Il primo e fondamentale punto» spiega l’head hunter Adami «è capire che i giovani, in generale, non danno la priorità assoluta al salario, assegnando invece un’importanza inedita alla flessibilità e alla crescita personale».

Il primo passo da fare per attirare dei Millennials in azienda e per sfruttare al meglio il loro potenziale è dunque quello di essere meno rigidi per quanto riguarda orario e luogo di lavoro, abbandonando il vecchio concetto del cartellino da timbrare ogni mattina, alla stessa ora.

Questo, ovviamente, richiede – almeno inizialmente – una massiccia dose di fiducia nei confronti dei propri dipendenti.

Con il crescere della flessibilità, però, aumenterà anche il benessere aziendale, per i Millennial e non solo, e dunque anche la produttività.

Il secondo passo da fare è poi quello di assicurare delle possibilità di crescita ai giovani talenti, i quali difficilmente sono disposti ad accettare un posto di lavoro che non prevede percorsi formativi e occasioni di fare passi avanti in tempi contenuti.

Accanto al salario, i Millenials si aspettano infatti di ricevere dall’azienda anche nuove competenze e nuove conoscenze.

Lo dimostra un’indagine condotta da Udemy, la quale ci dice che, per il 42% dei giovani, l’attività di Learning & Development è il benefit più importante subito dopo il salario. Non stupisce dunque scoprire che, nel 73% dei casi, i Millennials sono persuasi di dove imparare ancora molto per fare degli avanzamenti di carriera.

«I Millenials, inoltre, assegnano un grande valore al comportamento dell’azienda, e quindi all’etica dell’impresa» spiega Adami. E questo, in molti casi, può essere un problema, partendo dal presupposto secondo il quale – stando ai dati Deloitte – solo il 48% dei Millenials è convinto che le aziende si comportino in modo etico.

«Diventa dunque fondamentale fornire ai lavoratori uno scopo comune e allo stesso tempo etico, una mission che sappia incrementare il loro entusiasmo».

 

Welfare aziendale: accordo all’avanguardia tra una piccola impresa di Milano e il sindacato

Salute, flessibilità, servizi, benessere e tempo libero al centro dell’accordo rivoluzionario tra una piccola impresa di Milano e il sindacato: perché se i lavoratori stanno meglio lavorano meglio…

Milano, 12 marzo 2019 – Una PMI, un sindacato e un grande traguardo. È quello raggiunto da Landoor, società di traduzioni e interpretariato professionali con sede a Milano, al fianco di Fisascat Cisl, che insieme hanno ottenuto un risultato per niente scontato in un’azienda con meno di 15 dipendenti.

La società, fondata da Adele Nardulli, imprenditrice di lunga esperienza nel settore delle traduzioni professionali, e il sindacato hanno appena firmato un accordo integrativo di secondo livello. L’intesa interessa i 14 dipendenti dell’azienda e sancisce ufficialmente le misure già operative in Landoor in materia di flessibilità dell’orario di lavoro, smart working e welfare, oltre alla definizione del premio di risultato.

“Al di là dell’accordo in sé – evidenzia Ivan Notarnicola, operatore della Fisascat Cisl milanese, che ha seguito da vicino la vicenda – è il percorso che ha portato alla sua stesura ad aprire un possibile nuovo capitolo nelle complesse relazioni fra sindacato e imprese con meno di 15 dipendenti, quelle cioè esonerate dall’obbligo di ‘far entrare i rappresentanti dei lavoratori in azienda’: una storia tradizionalmente intessuta di ostinata diffidenza e di una pressoché totale assenza di dialogo. È, invece, un’alleanza decisamente insolita quella che si è creata. Una disponibilità alla discussione e una trasparenza nella condivisione delle informazioni, anche di quelle più gelosamente custodite da un imprenditore, che hanno sorpreso anche noi”.

“Per questo – osserva Nardulli – la prassi inaugurata in Landoor può e deve diventare un esempio per l’intero tessuto produttivo nazionale, fatto di piccole e piccolissime realtà nelle quali il sindacato fatica ad entrare e non è ben visto. La nostra esperienza dimostra che, anziché demonizzare la controparte è possibile e auspicabile aprire le porte al confronto, perché dalla condivisione delle scelte non possono che derivare una maggiore soddisfazione e motivazione per tutti, lavoratori in primis”.

La strada della trattativa individuale tra PMI e sindacato per poter siglare un accordo di secondo livello sul welfare aziendale integrativo è giocoforza nel Comune di Milano, dove, a differenza di altri comuni della Regione Lombardia, non è ancora stato siglato un accordo territoriale, cui le PMI possano aderire automaticamente senza contrattazione di secondo livello.

L’accordo siglato da Landoor ha validità triennale ed è il risultato di mesi di serrato e non sempre facile confronto.  Le parti si sono messe fianco a fianco per analizzare fattori economici e finanziari, condizioni di mercato e sostenibilità per l’azienda di una negoziazione economica del premio di risultato. Il tutto alla luce delle novità introdotte dalle leggi di Stabilità 2016 (legge n° 208/2015) e 2017 (legge n° 232/2016), che incentivano la conversione del bonus di produzione in beni e servizi erogati dall’azienda mediante convenzioni, voucher, rimborsi. L’accordo integrativo di Landoor prevede comunque che la scelta di convertire il premio pecuniario in beni e servizi sia a discrezione di ciascun dipendente.

La parte economica, per quanto importante, è però solo uno dei capitoli dell’accordo e degli impegni presi tra le parti.

Nell’intesa trovano ufficializzazione le buone prassi di welfare aziendale che rappresentano l’anima di Landoor e il cuore pulsante del suo modello di business.

Nell’ottica della conciliazione vita-lavoro-famiglia, gli orari di lavoro, le ferie e i permessi sono all’insegna della flessibilità: ciascun dipendente può infatti organizzare la propria giornata lavorativa in ufficio o in modalità “lavoro agile”, gestendo in autonomia pause e permessi.

Proprio per consentire questa flessibilità, Landoor è dotata di un’infrastruttura tecnologica che consente l’accesso sicuro da remoto in cloud alla rete aziendale, da qualunque luogo e con qualunque dispositivo preveda una connessione Internet veloce. L’adesione al lavoro agile (o Smart Working che dir si voglia) da parte dei dipendenti è volontaria e regolata da un accordo individuale tra lavoratore e azienda.

Sulla centralità della persona e sul suo benessere nel luogo di lavoro Adele Nardulli ha sempre creduto e investito così tanto da aver messo a punto un programma di welfare che ha un nome, Weldoor, e che ha ottenuto importanti riconoscimenti anche a livello istituzionale.

Il programma spazia dai servizi salvatempo (farmacia, lavanderia, sportello artigiano, ufficio postale in azienda…) all’accesso allo spazio fitness&relax (con corsi gratuiti di pilates, yoga, superjump, postural…), il gioiellino creato da Landoor all’interno del Business Hub di via Copernico 38, a Milano, dove l’azienda ha sede.

Qui sono anche a disposizione fisioterapisti, nutrizionisti, riflessologi plantari a prezzi convenzionati, così come vengono organizzate regolarmente giornate di informazione sanitaria gratuite a cura di medici specialisti, dal dermatologo all’angiologo fino all’oculista.

Questi servizi sono rivolti alla generalità dei dipendenti, non concorrono alla formazione del reddito e sono interamente detraibili per l’azienda.

Sono finalizzati a creare un ambiente di lavoro gradevole, stimolante e gratificante, perché diventi un luogo dove sia piacevole stare.

Perché chi sta meglio, lavora meglio.

 

 

Adele Nardulli di Landoor e Ivan Notarnicola di Fisascat Cisl

Vertenza latte in Sardegna: parla Paolo Pinna, AD dell’industria casearia Pinna Spa

Sassari, 5 marzo 2019 – Stiamo vivendo un “corto circuito sociale”, “la mia famiglia ha oggettivamente paura”, stiamo avendo una “Eccessiva esposizione mediatica e sui social” e poi “il prezzo del latte non lo decidiamo noi”.

“Noi trasformiamo solo il 10% di tutto il latte prodotto in Sardegna” e poi ancora “chi dice che usiamo il latte della Romania per fare del falso pecorino Sardo, dice il falso”
 
Queste alcune dichiarazioni di Paolo Pinna AD dell’industria casearia Pinna Spa intervistato da Media Web Channel.
 
L’intervista, a cura di Fausto Farinelli, l’editore e presidente di Media Web Channel, in meno di 48 ore ha sfondato le 20 mila visualizzazioni su Facebook.
“Riteniamo che l’intervista sia un importante contributo che aiuta lo spettatore a costruirsi un’opinione il più possibile oggettiva sulla cosiddetta vertenza latte” ha detto l’editore Fausto Farinelli.
 
La redazione di Media Web Channel ha effettuato il giorno 11 febbraio anche un importante servizio sulla protesta dei pastori, visibile al link www.facebook.com/algherochannel/videos/376647983120966.

Industria dei Matrimoni: il 20 marzo a Firenze il Wedding Industry Meeting 2019

Firenze, 3 marzo 2019 – Si terrà il 20 marzo prossimo a Villa Corsini a Mezzomonte, Firenze, la seconda edizione del Wedding Industry Meeting, con la finalità di dare un’opportunità di scambio commerciale tra operatori professionali e rendere così la Toscana e l’Italia realmente competitiva nell’industria dei matrimoni, di fronte ai competitor internazionali .

L’evento avrà la durata di una giornata, che dalle 9.30 della mattinata, dopo le registrazioni di tutti i partecipanti, si suddividerà in una prima parte di incontri B2B fra tutti i partecipanti e professionisti del settore, e una seconda parte di panel discussion, conferenze formative ed illustrazione dei risultati relativi alle ricerche di mercato effettuate da alcuni dei partner dell’evento come il Centro Studi Turistici di Firenze e da Sinerbit.

Ad oggi risultano iscritti all’evento oltre 60 buyer e 60 seller.

Quest’anno il format poi vede delle integrazioni inserendo anche delle premiazioni per riconoscere l’operato di chi abbia portato la Toscana ad eccellere nel mondo del Wedding.

Inoltre Il Wedding Industry Meeting è il primo evento in Europa, relativo al settore, sostenuto e patrocinato da tutte le istituzioni di una data regione/destinazione. Infatti il meeting ha il sostegno ed il contributo della Regione ToscanaToscana Promozione per il TurismoCamera di Commercio di Firenze, Aeroporti di Toscana, Comune di Firenze, Città metropolitana di Firenze, Destination Florence Convention & Visitors Bureau, Convention Bureau Italia, Centro Studi Turistici Toscano.

Il meeting è stato annunciato giovedì 21 febbraio a Palazzo Guadagni Sacrati con una conferenza stampa, con la partecipazione del Presidente del Convention Bureau Italia, e gli Assessori al turismo ed allo sviluppo economico della Regione Toscana e del Comune di Firenze.

Per chi volesse avere maggiori informazioni è possibile visionare il sito relativo all’evento all’indirizzo www.weddingindustrymeeting.com.

 

 

 

 

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Contatti stampa:

Ufficio stampa Tuscany for weddings

Destination Florence Convention and Visitors Bureau :

Staff@conventionbureu.it

 

Aziende: come si sceglie il manager giusto? I consigli dell’head hunter

Milano, 20 febbraio 2019 – Capacità decisionale, carisma, senso pratico, abilità relazionali e leadership. Sono tante le doti che un manager deve vantare, e per questo la scelta del professionista perfetto per ricoprire questo ruolo è spesso difficoltosa e piena di insidie. Ci sono tanti candidati che sulla carta presentano tutte le competenze necessarie ma che poi, alla prova dei fatti, si rivelano essere poco adatti per la gestione di una determinata area aziendale.

Altre volte, invece, le imprese si imbattono in manager troppo concentrati su sé stessi e sulla propria carriera, al punto da mettere a repentaglio il raggiungimento degli obiettivi aziendali per privilegiare la propria carriera e i privilegi acquisiti.

Selezionare il manager giusto, quindi, è tutt’altro che facile. Ma quali sono gli aspetti da considerare in questo delicato processo?

Lo abbiamo chiesto a Carola Adami, CEO di Adami & Associati, società di ricerca e selezione del personale.

«Le diverse aziende hanno visioni totalmente diverse circa il manager perfetto. C’è chi pensa che questo professionista debba essere un visionario, un creativo, un vero fantasista, mentre secondo altri il manager ideale è stabile, profondamente maturo e anche un filino noioso».

Chi ha ragione?

«La ragione, come spesso accade, sta nel mezzo. Di certo un buon manager deve avere una buona dose di creatività, deve essere un gran comunicatore, deve avere carisma, ma deve anche essere obiettivo, trasparente e soprattutto affidabile e generoso». E non è tutto.

«Il manager ideale non deve mai sentirsi arrivato, continua a lavorare su se stesso, si mantiene aggiornato e, di tanto in tanto, sa mettersi in dubbio, mettendo da parte quei pericolosi preconcetti che possono ledere seriamente lo sviluppo di un’azienda».

Per selezionare il manager perfetto, quindi, non è sufficiente individuare una lista di competenze tecniche, come sottolinea l’head hunter.

«Le hard skills non bastano. Oltre a conoscere approfonditamente il lavoro del proprio futuro reparto, il candidato ideale è quello che si mostra in grado di formare e di motivare il proprio team, nonché di assumersi pienamente la responsabilità dell’intera sezione aziendale».

Non sono, però, solamente le imprese a scegliere i manager giusti. Sono infatti anche quest’ultimi, molto spesso, a soppesare le offerte delle varie aziende interessate.

Ma cosa cerca un talentuoso manager in una nuova azienda? Cosa si può fare, dunque, per attirare i migliori professionisti?

«Non tutti i manager, va detto, ricercando le medesime cose: un manager giovane sarà soprattutto alla ricerca di possibilità di carriera, laddove invece una figura senior ricercherà alti spunti. Di sicuro, però, un’azienda che è alla ricerca di un ottimo manager deve lavorare seriamente sul proprio employer branding, e quindi sulla propria reputazione come datore di lavoro, così da guadagnare punti nei confronti dei proprio competitors».

A contare, quindi, non sono solamente i salari.

«Soprattutto per le nuove generazioni di manager, lo stipendio diventa un elemento secondario, oscurato da altri fattori primari come l’autonomia decisionale, la possibilità di carriera, e i benefit collaterali» conclude l’head hunter.

 

 

 

Il manager ideale deve essere un gran comunicatore, deve avere carisma, ma deve anche essere obiettivo, trasparente e soprattutto affidabile e generoso, secondo l’head hunter Carola Adami

 

 

Lavoro: ecco i posti ben pagati che nessuno vuole

Milano, 6 febbraio 2019 – Negli ultimi tempi parla tanto di disoccupazione e povertà in Italia, relativamente al reddito di cittadinanza, ma nessuno dice, o sa, che ci sono tanti posti di lavoro vacanti perché nessuno vuole occuparli.

A cominciare dal digitale visto che le aziende italiane hanno un grandissimo bisogno di profili digital, in grado dunque di sfruttare al meglio le nuove tecnologie e le nuove possibilità, a partire per esempio dai Big Data, Data scientist, Data architect, Sviluppatori software, Chief digital officer, Ingegneri informatici. Insomma, tutte figure che, almeno per ora, il nostro Paese sembra non essere in grado di offrire abbastanza.

Proprio per questo motivo, le aziende si affidano sempre di più ai servizi delle agenzie di selezione di personale, come ad esempio la società milanese di head hunting Adami & Associati, specializzate nella ricerca di figure poco presenti sul mercato.

Come sottolinea la CEO e founder Carola Adami, infatti, «esiste un concreto e non trascurabile gap tra la domanda e l’offerta di lavoro, soprattutto per quanto riguarda le professioni tecnologiche». Questo significa che il fabbisogno delle aziende di determinate figure – come per esempio quello dei laureati in Information and Communications Technology – supera molto spesso l’effettiva disponibilità di tali figure.

Sarebbe però sbagliato pensare che le aziende italiane facciano fatica a individuare i soli laureati.

«Si parla spesso della difficoltà delle imprese nell’assumere profili altamente qualificati, soprattutto per quanto riguarda le nuove professioni digitali». Ciononostante, spiega Adami, «va evidenziato il fatto che le aziende arrancano talvolta anche nell’individuare delle figure più tradizionali, che spesso tra i requisiti minimi non contemplano un titolo di laurea. Parliamo infatti di ruoli come il perito tecnico e l’elettrotecnico, o ancora, il falegname, il cablatore, l’idraulico, il manutentore, l’elettricista, l’estetista, il camionista e il panettiere».

Proprio così: nonostante la recente crisi economica dal quale il Paese sta lentamente uscendo, permangono molti lavori che poche persone sono disposte a fare. Molto spesso, si tratta di ruoli che non richiedono particolari titoli accademici, e che garantiscono retribuzioni più che dignitose. Per molte professioni artigiane e per alcune professioni tecniche, infatti, le retribuzioni annue toccano i 40mila euro.

Per quale motivo, dunque, gli italiani non sono disposti ad accettare questi lavori, e dunque a rispondere alle richieste delle aziende in cerca di manodopera?

«Nella maggior parte dei casi le aziende hanno delle forti difficoltà nell’assumere tecnici, artigiani o lavoratori operativi perché, per molti giovani, il lavoro manuale corrisponde a un’occupazione umile, dal valore medio basso, e che in ogni caso richiede sforzi e sacrifici eccessivi. Per questo motivo, tali proposte di lavoro non vengono prese in considerazione, rimangono inascoltate, rallentando pesantemente i processi di recruiting delle aziende». Da qui, dunque, la necessità di affidarsi ai servizi delle agenzie di ricerca personale anche per la selezione di figure non altamente qualificate, per le quali, fino a qualche tempo fa, alcune imprese potevano pensare di agire in autonomia.

«Sbaglia chi pensa che, con la rivoluzione digitale, le professioni artigiane siano destinate a scomparire. É vero il contrario: il bisogno di artigiani professionisti da parte delle imprese continuerà a essere impellente.

Tutt’al più questi stessi profili saranno chiamati a rinnovarsi e ad acquisire nuove skills, trasformandosi pian piano nei cosiddetti artigiani 4.0» conclude l’head hunter Adami.

 

 

Industria 4.0, Feber Group passa alla rete dati mobile M2M di Telcavoip

Londra, 21 dicembre 2018 – Siglato l’accordo di partnership tecnologico tra l’azienda italiana Feber Group (www.febergroup.it) leader mondiale nella produzione di dispositivi e device per il controllo remoto in ambito trasporti building e Ice, e TelcaVoIP International Ltd (www.telcavoip.net) che garantirà, tramite l’utilizzo della propria rete dati IoT M2M (Machine To Machine), il servizio di telecontrollo e gestione dei propri dispositivi.

L’accordo è seguito dopo 6 mesi di prove sul campo durante i quali la rete dati M2M di TelcaVoIP International è stata testata dagli ingegneri di Feber Group grazie ai microchip dati forniti e montati su dispositivi utilizzati in vari Paesi, ed i cui risultati si sono rivelati sorprendenti per velocità di allacciamento alle reti locali rispetto ad atri competitors nonchè per il livello di sicurezza offerto grazie alla crittografia dati su VPN.

TelcaVoIP International si propone quindi come outsider anche nel mercato Italiano per il settore Industria 4.0 e IoT (Internet Of Things) grazie alla copertura della propria rete M2M garantita in oltre 154 paesi e da 368 operatori.

 

 

 

 

Rete Dati M2M IoT By TelcaVoIP International

 

 

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telcavoip@telcavoip.org  

 

Stipendi, sono a Milano e nel Nord quelli più alti d’Italia

Milano, 14 dicembre 2018 – Sono in provincia di Milano gli stipendi più alti d’Italia. Mentre gli ultimi dati Istat ci dicono che tra luglio e settembre il nostro Paese ha perso 52 mila occupati rispetto al trimestre precedente, sono stati resi pubblici anche i dati dell’Osservatorio JobPricing sugli stipendi medi italiani.

Se è vero che i salari italiani del settore privato sono ormai stagnanti da molti anni, infatti, va sottolineato che la differenza tra una regione e l’altra – e tra le stesse province – è spesso molto accentuata, con un divario significativo tra i territori più ‘fortunati’ e quelli invece in cui gli stipendi si attestano come i più bassi del Paese.

«Di certo oltre allo stipendio ci sono tanti altri fattori da tenere in considerazione nel valutare un posto di lavoro» spiega Carola Adami, head hunter di Milano e CEO dell’agenzia di selezione del personale Adami & Associati (www.adamiassociati.com).

«La sicurezza del posto di lavoro, le possibilità di carriera, i benefit, l’atmosfera di lavoro e le effettive attività quotidiane sono tutti elementi tenuti in alta considerazione dai candidati» precisa Adami, aggiungendo però che «il salario, come è giusto che sia, resta un aspetto centrale per le aziende alla ricerca di nuovi talenti e per i dipendenti desiderosi di trovare un nuovo posto di lavoro.

E non sono pochi i professionisti che, alla ricerca di uno stipendio più alto, decidono di guardare verso province in cui i salari sono notoriamente più alti, seppur motivati in buona da un maggiore costo della vita».

Ma quali sono, dunque, le province e le città dove gli stipendi sono più alti?

A primeggiare è proprio Milano, la quale si conferma ancora una volta come la provincia italiana in cui si guadagna di più. Qui, infatti, la retribuzione annua lorda media è di poco superiore ai 34.000 euro.

Alle spalle di Milano, staccata da più di 2.000 euro di differenza, si piazza una seconda provincia lombarda, ovvero Monza Brianza.

A chiudere il podio ci pensa un’altra provincia del Nord, Bolzano, che in questa edizione ha guadagnato ben 4 posizioni.

A livello regionale a farla da padrone è la Lombardia, con 31.700 di retribuzione lorda media, seguita dal Trentino Alto Adige e dall’Emilia Romagna, entrambi con una RAL di circa 30.500 euro.

Ancora una volta quella che risulta è un Italia a due marce, con 8 regioni del Nord caratterizzate da stipendi proiettati verso l’alto (eccezion fatta per il Friuli Venezia Giulia) e 12 regioni del Sud che invece si collocano nella parte bassa della classifica.

Pur tenendo conto dell’ovvia differenza del costo della vita, che giustifica in buona parte la differenza degli stipendi, non deve stupire il desiderio di molti lavoratori di spostarsi in aree più generose.

Va peraltro detto che le differenze tra salari non risultano marcate solamente a livello territoriale, ma anche tra settori occupazionali differenti.

Come ci ricorda l’head hunter di Milano Adami «chi lavora nei settori del banking, della moda e del farmaceutico guadagna tendenzialmente di più di un dipendente a pari livello di un altro settore.

Si pensi ai soli dirigenti laddove negli istituti di credito, nelle assicurazioni e nella moda un dirigente può aspirare a una retribuzione annua media di circa 140.000 euro, nei settori alberghiero e siderurgico i dirigenti percepiscono poco più di 100.000 euro annui» conclude Adami.

 

 

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Tecnologia e imprese: firmata la convenzione per pagamenti e fatture elettroniche via smartphone

Mobysign e Assoimprese danno il via alla convenzione per pagamenti, fatture elettroniche, loyalty, Gift Card e borsellini elettronici con lo smartphone: un gesto all’impronta della sicurezza e convenienza

Roma, 13 Dicembre – E’ stato siglato l’accordo tra Assoimprese, associazione italiana delle piccole e medie imprese, e Mobysign, fintech che fa leva sul mobile, sulla sicurezza e semplicità d’uso per servizi innovativi, offerti a esercenti e istituzioni finanziarie. L’accordo prevede che il consumatore utilizzi lo smartphone come una sorta di telecomando per autorizzare pagamenti, ma non solo, con un semplice gesto, tramite un’impronta digitale o un PIN unico per tutti i servizi.

Un gesto di semplicità, unito agli standard più elevati di sicurezza, visto che grazie ai brevetti Mobysign validi in tutta Europa, si anticipa la direttiva PSD2 sui pagamenti, che entrerà in vigore in tutta l’unione entro metà settembre del 2019.

Basti pensare che, persino quando il pagamento avviene attraverso i circuiti delle carte di pagamento, la app non invia mai il numero della carta, nè lo conserva sul dispositivo, a totale garanzia del titolare e dell’esercente.

Il servizio è totalmente gratuito per l’utilizzatore finale e non comporta neanche costi indiretti, neanche quelli degli SDD che la banca normalmente pratica ai propri clienti.

Caratteristiche, queste, che recentemente hanno valso alla soluzione anche il brevetto negli Stati Uniti, oltre che il UK-Italy business award dal governo britannico.

Una bella opportunità per un balzo in avanti in termini di competitività per le PMI italiane, che potranno usufruire a prezzi contenuti di un vasto carnet di servizi avanzati, pensati per semplificare le attività di ogni giorno e per fidelizzare la clientela in maniera efficace, senza dover mettere in campo quegli investimenti che solo i giganti del web normalmente si possono permettere. Gli esercenti con punti vendita o i siti ecommerce potranno accettare pagamenti senza POS attraverso i circuiti delle carte di credito/debito internazionali, ma anche emettere Gift Card con il proprio marchio e borsellini elettronici spendibili solo presso l’esercente stesso, incluse loyalty personalizzate. Tutto senza carte fisiche, ma direttamente sullo smartphone della clientela.

Insomma un mobile payment che avvantaggia gli esercenti con la loro specifica prepagata e i clienti, che potranno usufruire di sconti e promozioni personalizzate.

Il consumatore potrà utilizzare in un’unica app sia mezzi di pagamento standard, sia quelli dedicati dei vari merchant convenzionati, potendo inoltre dematerializzare tutte le carte fedeltà, anche quelle in plastica già in suo possesso, emesse da esercenti non convenzionati. Quindi una app in grado di gestire più mezzi di pagamento e loyalty con un solo gesto.

Una soluzione, quella offerta, già completa dei servizi di fatturazione elettronica che entrerà in vigore dal 1° gennaio 2019: un appuntamento che rappresenta una grossa opportunità di semplificazione per le imprese, se affrontata nel modo corretto, ma un boomerang se non diventa l’occasione per rivedere i processi in azienda. Per questo i servizi offerti prevedono, oltre al mobile payment, la trasmissione automatica degli eventuali dati di fatturazione del cliente finale, senza farseli dettare alla cassa o digitare online, risparmiando tempo sia all’esercente, sia al cliente.

I servizi di fatturazione elettronica convenzionati prevedono anche la creazione e gestione della fattura o l’integrazione con sistemi terzi, sono estesi a qualsiasi tipo di impresa, non solo agli esercenti, e riguardano sia il cliclo attivo sia il ciclo passivo, come anche la conservazione sostitutiva: insomma un servizio a 360 gradi, attivabile anche indipendentemente dal servizio di mobile payment.

Oltre al mobile payment alla cassa, la convenzione offre servizi di pagamento per settori specifici, pensati, ad esempio, per il Self senza carta fisica presso le stazioni carburante, e per la ristorazione, con l’ordinazione e il pagamento al tavolo, in modo da consentire ai clienti di sedersi comodi, ordinare, pagare, gustare l’ordinazione senza code e al contempo, permettere al personale di dedicare tempo in attività meno burocratiche, più redditizie e che consentano di conoscere di più i propri clienti.

Un modo nuovo, anche, di concepire il punto vendita, che si traforma in vetrina web negli orari di chiusura, con un confine tra store fisico e online che si assottiglia, a vantaggio di una estensione, durante le 24 ore, delle occasioni di vendita, ma automatizzata, e con un basso impatto sul personale in termini di tempo di gestione.

Un modo nuovo, anche per gli esercenti già online, per ridurre l’abbandono del cliente finale che non ricorda una password o che deve digitare i dati di una carta di credito, sia sul PC, sia sullo smartphone o tablet, ed evitare che per comodità acquisti solo dai giganti del web: è infatti possibile essere conformi ai requisiti PSD2 senza deroghe e multe per poter offrire una user experience fluida all’utenza. Multe che i giganti del web mettono in preventivo, dati i loro volumi d’affari che producono, ma che gli esercenti, soprattutto italiani, normalmente non possono permettersi.

Una semplificazione notevole anche per le registrazioni ai siti ecommerce, per i quali non sarà più necessario digitare una serie interminabile di dati, ma autorizzarne esplicitamente l’invio automatico, in conformità a tutti i vincoli imposti dal GDPR.

I servizi convenzionati si estendono anche all’uso della firma elettronica a valore legale, che consente di ottenere autorizzazioni e sottoscrizioni di documenti anche a distanza, quando i clienti non si trovano, ad esempio, presso la filiale della compagnia assicurativa, del broker, o della banca.

Insomma, una serie di servizi tutti pensati per semplificare le attività delle imprese, la user experience dei consumatori e garantire a tutti i più elevati standard di sicurezza.

Per usufruire della convenzione il socio deve essere iscritto regolarmente ad Assoimprese per l’anno in corso. Iscrizione che al momento è totalmente gratuita.

Per informazioni sull’attivazione del servizio si può scrivere ad assoimprese@mobysign.com.

 

Immatricolazioni auto: a novembre -7% rispetto al 2017

Roma, 7 dicembre 2018 – Il report UNRAE relativo ai dati delle immatricolazioni di Novembre 2018 per il mercato automobilistico italiano, analizzato da Alessandro Borrelli, general manager di Noleggiosemplice.it leader in Italia nel settore del noleggio a lungo termine, evidenzia un calo anche a novembre registrando il terzo valore negativo consecutivo. Complice anche la congiuntura economica non positiva, le immatricolazioni del mese scorso sono state 148.024, con un ribasso del 6,8% rispetto allo stesso periodo dello scorso anno.

Mercato Auto: le immatricolazioni a novembre 2018

A novembre 2018 sono state immatricolate 148.024 auto, il 6,8% in meno rispetto a novembre 2017. La sofferenza del mercato automobilistico è evidente, dal momento che è il terzo mese consecutivo in cui le immatricolazioni si chiudono in rosso.
Ribassata ulteriormente anche la stima di fine anno: il 2018, potrebbe infatti chiudersi con poco più di 1.900.000 auto immatricolate. Ma cosa sta accadendo? Con ogni probabilità, le prestazioni negative del mercato automobilistico sono dovute ai seguenti fattori:

  • la decelerazione, da parte di alcune case automobilistiche, sulle auto a chilometro zero;
  • i consumatori sono sempre più consapevoli del fatto che la ripresa economica, vissuta fino ad inizio anno, è in graduale esaurimento;
  • dopo 14 trimestri positivi, si registra per la prima volta un calo del PIL (-0,1% per il terzo trimestre 2018), che rende più probabile l’inizio di una nuova recessione e, di conseguenza, sempre minore la fiducia da parte dei consumatori.
Utilizzatore Novembre 2018 Novembre 2017 Var. % Nov. 18 /17
Privati 95.779 91.740 +4,4
Noleggio 25.107 30.795 -18,5
Società 27.138 36.345 -25,3
Totale 148.024 158.880 -6,8

La proposta del Centro Studi Promotor

Il centro studi Promotor ha formulato una proposta per il Governo volta a “migliorare” la situazione corrente del mercato auto italiano. Il centro studi ha preso spunto dai primi incentivi alla rottamazione introdotti nel 1997, che diedero ottimi risultati senza pesare sulle casse dello Stato. L’aumento del gettito IVA e delle tasse di immatricolazione delle auto vendute, coprì il costo del bonus erogato, lasciando così all’erario un gettito netto di oltre 1.400 miliardi di lire. Il Bollettino Economico n.30 di febbraio del 1998 dichiarò che quella decisione governativa contribuì ad aumentare il PIL dello 0,4%.
Promotor propone dunque l’adozione, da parte del Governo, di nuove agevolazioni per la rottamazione a costo zero, che potrebbe contrastare la paura degli automobilisti, i quali vedono il proprio parco auto minacciato dalle misure anti inquinamento. Secondo le stime fatte, anche questi incentivi non avrebbero alcun costo: se adottati per il 2019, il recupero del bonus a carico dello Stato sarebbe infatti pienamente garantito.

Negativo anche il noleggio a lungo termine

Il noleggio, in generale, ha subito una frenata rispetto allo scorso anno del 18,5%. A trascinarlo giù, non solo il breve termine (a -32,9%), ma anche il lungo termine, positivo per quasi tutti i mesi di quest’anno. Il calo è del 18,2%: le immatricolazioni del NLT a novembre 2018 sono state infatti 18.804, mentre l’anno scorso furono 27.001.

Utilizzatore Novembre 2018 Novembre 2017 Var. % Nov. 18 /17
Noleggio Breve Termine 2.971 4.429 -32,9
Noleggio Lungo Termine 18.804 23.001 -18,2
Altri Noleggi 3.332 3.365 -1,0
Tot Noleggio 25.107 30.795 -18,5

Sul lungo periodo, tuttavia, il noleggio a lungo termine cresce: da gennaio a novembre 2018, sono state effettuate 252.639 immatricolazioni, il 2% in più rispetto allo stesso periodo del 2017. Di conseguenza, in questo lasso di tempo è aumentata anche la quota di mercato, passando dal 13,3% di gennaio / novembre 2017 al 14,1% di gennaio / novembre 2018.

Il mercato auto a novembre 2018 in base alle alimentazioni

Quello del diesel è ormai un disastro annunciato. A novembre, il calo è pari al 25,6%, quattro volte il declino del mercato stesso: le immatricolazioni di novembre 2018 sono state 66.771, mentre quelle di novembre 2017 furono 89.774. E se il gasolio continua a peggiorare, la benzina vive un nuovo periodo d’oro: la crescita del mese scorso è del 26,7%, con 60.265 immatricolazioni contro le 47.582 di novembre 2017. Il mercato green continua il momento positivo: basti pensare che le immatricolazioni di auto elettriche, a novembre 2018, sono aumentate del 200% rispetto allo stesso mese del 2017.

Alimentazione Novembre 2018 Novembre 2017 Var % Nov. 18/17
Diesel 66.771 89.744 -25,6
Benzina 60.265 47.582 +26,7
GPL 10.558 11.251 -6,2
Ibride Elettriche 8.028 6.863 +17,0
Metano 1.940 3.286 -41,0
Elettriche 462 154 200
Totale 148.024 158.880 -6,8

Prestazioni dei marchi automobilistici a novembre 2018

C’è sempre Fiat al vertice delle case automobilistiche preferite dagli italiani che, tuttavia, registra performance negative da aprile 2018. A novembre di quest’anno, il calo è del 15,56%, con 22.064 immatricolazioni. Positive Volkswagen, con una crescita dell’11,80%, ed il marchio Jeep, le cui prestazioni sono brillanti ormai da diverso tempo: nel mese scorso, sono state immatricolate ben 7.066 modelli Jeep, il 34,31% in più rispetto a novembre 2017. Grande boom anche per Dacia: a novembre 2018 registra 6.319 immatricolazioni, il 42,13% in più rispetto alle 4.446 di novembre 2017. Guardando alla classifica delle auto più vendute, il mese di novembre conferma il primo posto della Panda, che cresce anche nei volumi di vendita.

Top 10: le auto più vendute

  1. FIAT PANDA 12.366
  2. LANCIA YPSILON 4.463
  3. RENAULT CLIO 3.714
  4. TOYOTA YARIS 3.685
  5. JEEP RENEGADE 3.610
  6. DACIA SANDERO 3.463
  7. FIAT 500X 3.334
  8. JEEP COMPASS 3.093
  9. VOLKSWAGEN GOLF 2.987
  10. CITROEN C3 2.936

FCA: Boom negli Stati Uniti

Novembre, tuttavia, è stato un mese ottimo per FCA nel mercato auto statunitense, raggiungendo un numero di vendite mai così positivo dal 2001. A novembre 2018 sono infatti state registrate 181.310 immatricolazioni, di cui 136.704 a privati; una crescita, rispetto a novembre 2017, del 17%.
I motivi del successo sono essenzialmente tre:

  • la grande fortuna del pick-up Ram 1500 (+59% rispetto a novembre 2017);
  • le forti richieste dei modelli a marchio Jeep, che ha segnato un +12%;
  • la definitiva affermazione dell’Alfa Romeo Stelvio, che ha raddoppiato le vendite rispetto al mese di novembre 2017.

 

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