I modelli predefiniti dei curriculum non funzionano: ecco perché

I modelli predefiniti per il Curriculum Vitae non funzionano: ecco perché

Milano, 6 marzo 2024 – Hai inviato un curriculum per un nuovo lavoro e ti stai chiedendo dove hai sbagliato? È una domanda comune per chi cerca lavoro e non riceve risposte alle proprie candidature. Spesso, dietro ogni candidatura ci sono errori, piccole inattenzioni o mancanze che sfuggono. Pensiamo a coloro che rispondono agli annunci senza possedere tutte le competenze richieste, o a chi trascura di allegare una lettera di presentazione al CV. Molti continuano a utilizzare lo stesso modello predefinito di curriculum vitae, senza apportare alcuna modifica mirata.

Carola Adami, fondatrice di Adami & Associati, un’azienda di head hunting specializzata nella selezione di personale qualificato e nello sviluppo di carriere, spiega che “molti candidati commettono l’errore di utilizzare sempre lo stesso CV, come se fosse un documento standard e statico. Questo approccio, è sbagliato e inefficace”, spiega l’head hunter.

Secondo l’esperta, il CV dovrebbe essere infatti aggiornato, personalizzato e ottimizzato per ogni candidatura.

“Ogni azienda è diversa, quindi è fondamentale adattare il proprio CV a ciascuna situazione, mettendo in evidenza gli elementi più rilevanti della propria esperienza professionale, del proprio percorso di studi e della propria personalità”, spiega Adami. L’uso di modelli predefiniti non aiuta in questo processo, limitando la possibilità di personalizzazione.

Non esiste un modello universale di curriculum vitae efficace per tutti i candidati e le posizioni. Adottare un approccio standard, secondo l’esperta, equivale quindi a sfruttare in modo improprio uno strumento cruciale nella ricerca di lavoro.

Infine non sono solo i contenuti a fare la differenza, ma anche l’aspetto grafico, e in un mare di CV simili, un design personalizzato può attirare l’attenzione del recruiter.

“La personalizzazione è fondamentale per rendere efficaci i curriculum vitae”, conclude Adami.