Max Caldi stupisce ancora, con un nuovo libro che è un dialogo tra l’uomo e Dio
Roma, 10 novembre 2023 – E’ uscito il nuovo libro di Max Caldi dal titolo “L’incoerenza di Dio”. Dopo “Il Disegno del Ventaglio”, Caldi stupisce ancora con una nuova storia, ispirata al colloquio tra l’intimo sentire e l’unità immanente, Dio.
L’introduzione è esplicita: “La terra è solo un pianeta, questa è solo una storia, io nessuno”.
L’opera è un confronto per svelare e scoprire, un dialogo esteso alle affinità tra l’umano ed il divino.
Queste due componenti creano un vortice, in cui dibattono sentimento e pensiero, spiritualità e ragione. Un tormento interiore spinto fino alla spasmo.
Nel trattare uno dei temi più scottanti del quotidiano, l’autore ha poi un’intuizione curiosa della posizione geografica dell’Italia:
“A me sembra una lingua, che il nostro continente caccia fuori a quello di fronte. E le ultime isole, uno sputo”.
Da qui lo scorrere dello scritto a due voci:
– come narratore, con il racconto della storia;
– come commentatore, con la contestualizzazione umana della storia.
L’autore giunge così ad esprimere i suoi ringraziamenti: a sua madre, che lo ha educato alla preghiera; a suo padre, che lo ha educato a dare valore al dubbio; ai lettori, che rimarranno soddisfatti e non; ai lettori, che rimarranno scandalizzati e non.
Ed a scegliere saranno sempre i lettori, perché l’autore preferisce non dare consigli, con uno stile sintetico e diretto, che allieta la lettura.
MaxCaldi è uno pseudonimo ed i suoi lavori sono disponibili nei formati ebook su Kindle Store e cartaceo su Amazon.it.
Dalla pagina introduttiva del libro:
Chi apre le pagine di questo libro, nonostante il titolo, penso che compia un atto di coraggio. E continuando gliene servirà ancora molto. Si troverà a combattere tra ripetuti impulsi. Buttare il libro nei rifiuti che vanno al rogo, così da bruciare le mie vergogne come stoppie. O cedere alle sollecitazioni interiori e continuare.
Non voglio essere io a dare consigli.
L’incoerenza. Una colpa. Se c’è una colpa non necessariamente c’è un colpevole. Ma c’è sempre almeno una vittima. Anche quella verrà allo scoperto. Ogni vittima verrà allo scoperto.
Cerco una condizione favorevole per indagare e scomporre ciò che si ritiene essere divino. Per lasciare spazio alla comprensione. Alla presa di coscienza. Alla consapevolezza di una unità immanente.
Provo a collocare il divino sullo stesso piano del pensiero. Che immagina, scopre e prova. Come per tutte le altre discipline che si occupano dell’esistente.
Affinché assuma la dimensione umana, avvicinandosi maggiormente all’intimo sentire. E come per tutte le altre discipline, lasciarsi indagare. Svelarsi e scoprirsi.
Non al di sopra dell’essere. Ma con l’essere. Al suo fianco. Senza temere lo spoglio dagli strati di cui è stato periodicamente ricoperto per aggiornarlo ai tempi. Per adattarlo costantemente all’irrefrenabile regolarità del movimento delle rotazioni celesti.
Far confrontare il divino a tu per tu con l’esistenza umana. Provare ad organizzare l’esperienza religiosa in modo comprensibile. In una logica progressiva. Aperta al generale intendimento. Un confronto preciso. Esteso a tutte le affinità.
Il rispetto. Come salvaguardia dei diritti e della dignità. Un buon viatico per l’iperbole della pace.
Per cercare di capire faccio ritorno alle origini. Immagino di ritornare alla verginità. Con la spoliazione. Con l’essenzialità. Intese come riduzioni ai minimi termini del necessario.
Con il ritorno alle origini non rivivo il passato. Non rispolvero, non mi appello alla memoria. Riparto. Dal nulla. Il primo respiro. Il primo sguardo. Il primo passo. L’intima essenza dell’intorno. In modo disilluso. Dilettantesco. Infantile. Tra scivoloni ed inciampi.
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