L’invito ai media a indagare più a fondo su una vicenda oscura di traffici di opere preziose, a sostegno di una studiosa italiana e della sua lotta di protezione del patrimonio culturale europeo
Zurigo, 10 ottobre 2023 – Una studiosa italiana residente in Svizzera, docente per alcuni anni presso l’Università di Zurigo, è stata soggetta a una campagna diffamatoria senza precedenti in ambito accademico a causa del suo impegno costante nella salvaguardia del patrimonio culturale italiano ed europeo.
Dal 2006 infatti la studiosa ha lavorato instancabilmente per preservare manoscritti medievali soggetti ad atti di vandalismo a scopo di lucro, cercando di prevenire il commercio di singoli fogli provenienti da manoscritti fatti a pezzi da mercanti senza scrupoli. Un commercio assai redditizio che minaccia questi tesori culturali in Svizzera, Germania, Inghilterra e Stati Uniti.
Il progetto “Biblioclasm & Digital Reconstruction” (Biblioclastia e ricostruzione digitale), avviato dalla docente completamente a sue proprie spese nel 2006 (fonti: www.receptio.eu/mainproject1 e https://archivalia.hypotheses.org/28491) e sviluppato a partire dal 2016 con il supporto di vari team di volontari, ha portato al restauro di circa 200 manoscritti smembrati, tra cui molti manoscritti italiani (www.oprom.eu/fac-similes) e all’allestimento di una ricchissima banca dati (www.oprom.eu/acmd), che fa concorrenza ad un progetto finanziato dal Fondo Nazionale Svizzero, in cui i fogli provenienti da manoscritti smembrati sono colpevolmente schedati senza fornirne la corretta provenienza illecita.
Tuttavia, la lodevole missione della studiosa italiana ha attirato l’attenzione di una lobby di biblioclasti, che ha cercato di screditarla.
Il 20 ottobre 2022 la studiosa italiana ha denunciato ai Carabinieri del Comando Tutela Patrimonio Culturale (TPC), Divisione Antichità, una rete di individui che si dedicano almeno dal 1980 al sistematico smembramento di manoscritti medievali.
Questi individui acquistano manoscritti da venditori accondiscendenti, li smontano, staccandone le pagine (soprattutto quelle con le miniature) e ne vendono i fogli a prezzi esorbitanti sul mercato antiquario, spesso con la complicità di consulenti di case d’asta collusi.
Questa attività è chiaramente contraria a tre articoli della Legge Italiana Codice dei Beni Culturali e del Paesaggio: l’Art. 10 comma 3 lettera C; l’Art. 20 co. 1 e l’Art. 30 co. 3; nonché alla policy 25 della ILAB (International League of Antiquarian Booksellers): “Members are committed to the preservation of historical materials and should not break complete and intact copies of books or manuscripts.”
Ulteriori segnalazioni riguardanti la distruzione di manoscritti francesi e tedeschi sono state presentate dalla studiosa alla divisione estera del TPC, compresa la denuncia dello smembramento del manoscritto noto come il “Libro delle Ore di Louis de Roucy,” distrutto nel 2009 in Germania, i cui fogli sono stati immessi sul mercato del libro antiquario a prezzi altissimi.
La situazione ha preso una svolta grottesca, quando il Fondo Nazionale Svizzero ha intrapreso un’inchiesta sulla questione, basandosi su accuse infondate mosse dai biblioclasti contro la studiosa e circolate su Twitter e su un blog gestito da un collaboratore freelance della lobby di smembratori.
La studiosa è stata costretta a giustificare l’accusa di plagio mossa dal blogger Peter Kidd, il quale sostiene che termini tecnici come “Annunciazione,” “Deposizione,” “Annuncio ai pastori” e altre nomenclature tipiche della Storia dell’Arte e quindi utilizzate per definire scene raffigurate nelle miniature siano coperti dal suo copyright in quanto utilizzati nel suo blog.
Dopo un’indagine durata nove mesi, il Fondo Nazionale Svizzero non è riuscito a trarre alcuna conclusione. Incredibilmente, invece di archiviare il caso, ha posto un onere ingiusto sulla studiosa, richiedendole di confutare affermazioni riguardanti proprio l’uso di quei termini, su cui Kidd avrebbe il copyright o la citazione dei cataloghi di asta in cui compaiono le descrizioni delle miniature provenienti dai manoscritti soggetti a vandalismo (www.oprom.eu/snsf).
In questa situazione paradossale di ingiustizia, la docente, i suoi colleghi, i suoi studenti e la sua famiglia sono stati oggetto di una campagna diffamatoria e di persecuzione (anche fisica) condotta in modo ossessivo da Peter Kidd (www.oprom.eu/mefaitscontrenous, www.receptio.eu/diffamazione e www.receptio.eu/receptiogate).
Numerose persone, che anche per gioco hanno preso parte alla campagna diffamatoria via Twitter, si sono resi complici dei crimini penali del blogger britannico:
- Minacce di morte (vedi allegato 5 al link: receptio.eu/diffamazione)
- Due necrologi che esaltavano la morte della studiosa, in pieno stile mafioso, pubblicati su un sito di pompe funebri di Zurigo (vedi allegato 6)
- Email di minaccia inviate alla studiosa e a molti suoi colleghi che hanno preso posizione in suo favore negli ultimi mesi (vedi allegato 7)
- Messaggi offensivi e aggressivi su Academia.edu, provenienti anche da professori dell’Università di Zurigo, così come dalla Società Internazionale di Storia della Miniatura (vedi allegato 8)
- Costanti modifiche alla pagina della studiosa su Wikipedia da parte di individui sconosciuti, con l’inserimento di informazioni false e diffamatorie, che hanno portato alla rimozione della pagina da parte di Wikipedia stessa
- Chiamate anonime minacciose che hanno costretto la studiosa a cambiare il suo numero di telefono e poi addirittura abitazione
- Articoli diffamatori pubblicati su giornali online, compresa la pubblicazione della foto della sua cassetta delle lettere da parte di un giornalista che si è recato all’ingresso della sua abitazione
- Video su YouTube che deridono la sua foto e il suo lavoro.
- Creazione di account fasulli su Twitter a suo nome, in cui la docente avrebbe dichiarato di essere omosessuale.
- Attacchi contro le figlie della studiosa, con la pubblicazione online delle loro fotografie.
- Attacchi contro gli avvocati che hanno difeso sia il centro di ricerca diretto dalla studiosa, sia la studiosa stessa.
L’invito ai media è quello di indagare più a fondo su questa vicenda e a sostenere la studiosa italiana nella sua lotta per la protezione del patrimonio culturale europeo.
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Per interviste ed informazioni:
info(at)oprom.eu