Roma, 3 aprile 2020 – “Mai come in questo periodo c’è bisogno della massima attenzione sul problema delle carceri. Oggi c’è bisogno di tutelare il personale penitenziario, e gli stessi detenuti, oltre che dal Coronavirus anche dalle Fake News che sono tante e pericolose. Credo che il ‘primato’ vada assegnato al responsabile di quel sindacato di polizia penitenziaria che in riferimento al primo detenuto morto a Bologna ha sostenuto che “è un episodio che non fa testo. L’uomo soffriva di numerose altre patologie ed il Covid gli ha dato il colpo di grazia. Non esiste luogo più sicuro del carcere, dove i detenuti sono seguiti e curati”.
Ad affermarlo è il Segretario Generale del S.PP., Sindacato di Polizia Penitenziaria, Aldo Di Giacomo, che aggiunge:
“Quasi in una gara a diffondere Fake News sugli infetti da COVID-19 nelle carceri c’è l’Amministrazione Penitenziaria secondo cui negli istituti penitenziari italiani risultano positivi 19 detenuti e 116 poliziotti, senza fornire alcun dato ufficiale sul personale sanitario. E’ ovvio che i conti non tornano. La situazione reale è ben altra. Ad oggi abbiamo circa 40 sanitari penitenziari infetti da COVID-19 ed i poliziotti colpiti dal virus sono molto di più vista l’impossibilità di effettuare tamponi” spiega il segretario.
“Per giunta, molte direzioni continuano a far lavorare i poliziotti anche se hanno avuto contatti con persone infette, ma l’aspetto più preoccupante è quello sui detenuti contagiati. Viene difficile credere che siano solo 19 se si considera che il personale sanitario accertato con COVID-19 supera i 40, vista la carenza di mascherine e di mezzi di protezione adeguate a loro disposizione e considerato che per le visite e per alcuni tipi di terapia non vi è il rispetto della distanza interpersonale. Se si considera, inoltre, la regione con più contagi ma anche più attiva sul fronte dei tamponi ossia la Lombardia nella quale vi sono 8800 detenuti, sono stati effettuati ad oggi solo 147 tamponi. I poliziotti lavorano a contatto con i detenuti, ma per l’amministrazione non infettano nessuno”.
“Quanto ai braccialetti elettronici vogliamo mettere in guardia il Governo Conte e il Ministro Bonafede perché non ripetano l’esperienza del 2017 del precedente Ministro Orlando con una gara di 45 milioni di euro. Vorrei ricordare che in quell’occasione il costo giornaliero preventivato era di oltre 100 euro contro i 77 euro che si registrano in Gran Bretagna, per fare un paragone. Non vorremmo si ripetesse quel business”, ricorda il segretario del Sindacato di Polizia Penitenziaria.
“Infine non possiamo non manifestare tutte le nostre perplessità sulla possibilità della disponibilità in così poco tempo di 5 mila braccialetti. Intanto si procede a mettere fuori i detenuti. Con tutti questi soldi si sarebbe potuto finanziare un piano di interventi di urgenza per contrastare la diffusione del virus se non in tutti gli istituti penitenziari sicuramente in buona parte di essi” conclude Aldo Di Giacomo.