L’analisi forense dell’incendio alla Grenfell Tower di Londra: il parere dell’esperto

Roma, 20 giugno 2017 – L’incendio che ha devastato la Grenfell Tower di North Kensington a Londra, nella notte tra il 13 e il 14 giugno scorsi, è stato indubbiamente una tragedia di proporzioni incalcolabili, soprattutto in termini di vite umane.
Per questo sarà necessario scoprire al più presto le sue cause, affinché tali sciagure non si ripetano e per individuare le responsabilità di chi avrebbe dovuto garantire la sicurezza dei residenti.
Abbiamo chiesto all’Ing. Andreas Melinato, esperto di investigazione di incendi dell’Istituto di Scienze Forensi, come sia potuto accadere un disastro simile e quali saranno le modalità con cui si cercherà di arrivare alla verità.
D: Ingegner Melinato, l’immagine che ogni persona ha in mente dell’incendio della Grenfell Tower è quella di un rogo di proporzioni incredibili, con fiamme che si estendevano dalla parte inferiore dell’edificio fino all’ultimo piano. Come ha potuto svilupparsi un incendio così devastante?
R: Le fiamme fuoriuscivano dalle finestre, perciò provenivano dall’interno dei locali, ma soprattutto prendevano incredibilmente forma sulle superfici esterne della torre. Vi sono quindi due temi di grande interesse per noi tecnici: il motivo per cui l’incendio si è propagato in tutti gli ambienti interni della torre, dai piani più bassi fino alla sommità del palazzo, e la ragione per cui le fiamme hanno avvolto interamente la superficie esterna dell’edificio.
D: Secondo Lei le cause del disastro potrebbero riguardare l’utilizzo di materiali di costruzione non idonei o vizi di progettazione?
R: Il rischio di incendio negli edifici residenziali, ancor più se abitati da molte persone, è un argomento di grande rilevanza. Qualora  si concretizzi, devono esserci le condizioni affinché l’incendio possa essere gestito in modo da ridurre i danni al minimo e, soprattutto, salvare le vite degli abitanti. Appare evidente, visto l’esito degli accadimenti, che molte cose non hanno funzionato a dovere, specie tenendo conto del fatto che l’edificio era stato da poco sottoposto ad una rilevante ristrutturazione. Proprio la recente ristrutturazione sarà certamente oggetto di attenta analisi da parte delle strutture investigative chiamate a stabilire la causa dell’incendio. Per quanto riguarda eventuali vizi di progettazione, un principio base della prevenzione antincendio risiede nel concetto di “compartimentazione”, ossia la progettazione e la realizzazione di volumi prestabiliti entro i quali l’incendio dovrebbe essere contenuto per evitarne la propagazione. In questo caso, l’incendio non è stato contenuto e l’effetto è stato il totale interessamento dei volumi della struttura da parte del fumo e delle fiamme.
D: A Suo parere, la macchina dei soccorsi, soprattutto quella dei pompieri londinesi, è risultata efficiente?
R: Di fronte ad un incendio di tali proporzioni e in grado di propagarsi tanto velocemente, poco hanno potuto fare i pompieri. Sono intervenuti in massa ma sono stati costretti ad agire da terra e dall’esterno, quindi efficaci non oltre la metà dell’altezza utile dell’edificio. Anche i residenti avranno potuto fare ben poco, trovandosi nella condizione di non riuscire a trovare vie di uscita mentre fuoco e fumo invadevano i locali. A nulla è valso altresì il naturale tentativo di trovare aria respirabile e temperature sopportabili alle finestre, considerato che le facciate esterne producevano fiamme e fumo in modo attivo e consistente.
D: Quali attività investigative saranno messe in campo per far luce su questo tragico evento?
R: L’indagine dovrà puntare a stabilire la causa dell’incendio ma ciò non sarà sufficiente. È quindi prevedibile che l’attività tecnico-investigativa, oltre alla ricerca di ciò che ha innescato le fiamme, dovrà fare luce sul modo in cui il sistema di sicurezza antincendio era stato predisposto, se lo stesso abbia funzionato e sulla correttezza delle scelte tecniche fatte nel corso della ristrutturazione, specialmente in relazione ai materiali utilizzati per il rivestimento delle facciate esterne e alla loro modalità di installazione.
D: Quali tecniche vengono utilizzate per l’investigazione di un incendio?
R: Le migliori tecniche sono quelle che prevedono prove di combustione dei materiali e simulazioni di combustione di ambienti che riproducano quelli realmente interessati dall’incendio, al fine di comprenderne le modalità e le tempistiche di propagazione. Ciò avverrà all’interno di strutture specializzate come i laboratori di cui dispone l’Istituto di Scienze Forensi quale rappresentante italiano di una delle maggiori società di investigazioni di incendi, la FI UK, i cui esperti, in questi giorni, sono chiamati a fornire pareri ai media più importanti del Regno Unito.
Per maggiori informazioni sulle investigazioni di incendi visitare il sito internet www.istitutoscienzeforensi.it.
La simulazione di un incendio nei laboratori dell’Istituto di Scienze Forensi

 

L’Ingegner Andreas Melinato

 

Diventare criminalista? A Corsico la prima scuola triennale di criminalistica

Milano, 13 giugno 2017 – Il sogno di diventare un criminalista, cioè un esperto di investigazioni scientifiche, è già un sogno che si può realizzare da un po’ di tempo.

Al Polo Scientifico di Corsico, realtà nata dalla sinergia tra l’Università Popolare Unised e l’Istituto di Scienze Forensi, ci si prepara ora a dare vita al prossimo anno accademico del corso triennale di criminalistica.

Sono centinaia i diplomati e i laureati che ogni anno, da tutta Italia, e persino dal Canton Ticino, giungono a Corsico, città dell’hinterland milanese, per seguire le lezioni di scena del crimine, dattiloscopia, investigazione di incendi ed esplosioni, balistica, digital forensics, anticontraffazione, ricostruzione di incidenti stradali e molte altre discipline della cosiddetta “scienza forense”.

«Considerata l’affluenza al secondo open day tenutosi sabato 10 giugno scorso, prevediamo che, anche per il prossimo anno, avremo un “tutto esaurito”» ha dichiarato il Prof. Massimo Blanco, direttore del Polo Scientifico.

Per l’anno accademico 2017/2018, oltre al triennio di criminalistica, primo e unico corso in Italia nel suo genere, sono stati attivati ulteriori nuovi percorsi di studio.

Oltre al triennio di criminalistica, il 2 ottobre 2017 inizieranno i master in criminalistica e in biologia forense (riservati ai laureati) e un executive master in digital forensics al quale potranno accedere i diplomati degli istituti tecnici e dei licei tecnologici, nonché i laureati in materie tecnico-scientifiche.

Presso il Polo Scientifico di Corsico si tengono anche corsi e master in criminologia, investigazione e security.

Tra i docenti, tutti professionisti affermati e riconosciuti in ambito nazionale e internazionale, troviamo nomi noti al grande pubblico come l’ex comandante del R.I.S. di Parma Luciano Garofano e il Comandante “Alfa”, ex fondatore del Gruppo di Intervento Speciale dei Carabinieri congedatosi da pochi mesi.

Ma quali sono le possibilità effettive di lavoro in Italia?

«Moltissime – risponde il Prof. Massimo Blanco – ma è necessario formarsi e specializzarsi in settori tecnico forensi o della sicurezza che abbiano mercato nel nostro Paese. Infatti, noi ci concentriamo soprattutto sullo studio dei fenomeni criminali nostrani e lasciamo volentieri ad altri gli approfondimenti sui serial killer».

Per ulteriori informazioni sulla scuola consigliamo di visitare il sito internet www.unised.it.

 

Un’allieva durante le attività di laboratorio
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