Il commento del Segretario Generale della Faisa Cisal, Mauro Mongelli all’indomani della nuova misura annunciata dal Governo
Roma, 09 novembre 2020 – Si leggono dichiarazioni ministeriali che porrebbero al centro dei programmi del Governo il Trasporto Pubblico Locale palesando la necessità di una riforma del suo modello organizzativo e di un progetto che possa renderlo più efficiente, sostenibile ed adeguato alla prospettiva di una riapertura completa di scuole e attività in totale sicurezza.
Bene l’annuncio, nonostante il sindacato chieda da tempo interventi strutturali per un settore colpito negli anni da ripetuti tagli alle risorse che hanno anche aggravato il divario tra Mezzogiorno e resto del Paese.
La necessità di un processo di riforma fondato su nuove regole e sulla necessità di ingenti investimenti, di più risorse e più sicurezza è sempre stato il mantra del sindacato, già prima della crisi pandemica.
Il presagio che avevamo segnalato era concreto, ma si è scelto di affidarsi alla speranza anziché alla programmazione, facendo ricorso solo a dubbie percentuali di riempimento dei mezzi, senza chiedersi, ancora oggi, escludendo certamente il personale di guida, a chi è deputato il controllo e la conta sui mezzi di trasporto.
Questa situazione ha purtroppo contribuito a far percepire ai cittadini il trasporto pubblico locale come un facile mezzo di contagio che ha prodotto non solo una forte riduzione ma anche e soprattutto questo triste convincimento, assolutamente da ribaltare, figlio di una confusione.
Auspichiamo, quindi, che le misure economiche adesso annunciate con il Decreto Ristori bis, possano essere l’inizio di una svolta che il settore aspetta, utile a riorganizzare un settore vitale per la crescita del Paese con una logica inclusiva e costante di confronto con tutte le parti sociali.
Se è vero che le risorse alimenteranno un percorso virtuoso per il settore, cosa ovviamente tutta da dimostrare, è altrettanto vero che non vi sono più motivazioni credibili affinché sia ostacolato il percorso dei rinnovi contrattuali in forza delle crisi, da sempre usate per facilitare la moderazione salariale ma che allo stesso tempo deprimono retribuzione e consumi.
Per il sostentamento delle famiglie interessate e per evitare conflitti sociali e proteste spontanee tra i lavoratori urge che “le promesse di sostegno al reddito devono trasformarsi in euro”, dichiara il segretario della Faisa-Cisal, Mauro Mongelli
Roma, 19 giugno 2020 – Da una parte l’annuncio del Governo che intende riformare e semplificare il sistema degli ammortizzatori sociali perché farraginosi, prevedendo un meccanismo nuovo e molto più veloce. Dall’altra una triste verità, che poco appaga le migliaia di lavoratori del Trasporto Pubblico Locale che, astrattamente sostenuti dal proprio Fondo Bilaterale di categoria detenuto dall’INPS, non hanno ancora ricevuto un euro nonostante le procedure siano state avviate già dai primi di Marzo.
Secondo il Segretario Generale della FAISA-CISAL, la Federazione Autonoma Italiana Sindacale degli Autoferrotranvieri, Mauro Mongelli:
“L’ammortizzatore sociale per definizione indica un complesso di norme e misure finalizzate al sostegno del reddito di coloro che si trovano involontariamente in una situazione di disoccupazione. Quando a non garantirla celermente, non per colpa dei lavoratori, è proprio chi questa garanzia deve assicurarla, allora evidentemente il sistema si presenta inadeguato all’emergenzae quindi non regge. Pertanto tutti gli annunci che proclamano tempi rapidi non tengono conto del mondo reale”.
“Appare poi singolare, il reiterato invito alla responsabilità da parte della Commissione di Garanzia sul diritto di sciopero nei servizi pubblici essenziali che, richiamandosi allo stato di emergenza sanitaria proclamato sul territorio nazionale, rivolgeva un fermo richiamo a tutte le organizzazioni sindacali ed alle associazioni professionali affinché non si effettuassero astensioni collettive. Invito responsabilmente accolto dalle parti, ma ché, come si può immaginare, imbarazza proprio perché questa emergenza, che da sanitaria è diventata economica, non può essere pagata dai lavoratori e dalle loro famiglie“, continua il segretario Mongelli.
“Proprio per questo il sindacato non può che appellarsi alle autorità competenti reiterando l’invito a trovare immediatamente soluzioni tecniche finalizzate a garantire economicamente quanto dovuto ai lavoratori, trattandosi disostentamento delle famiglie. E questo deve accadere al più presto perché il crescente malcontento sociale, che è nostra ferma intenzione contenere nei canoni comportamentali prescritti, non si trasformi in azioni spontanee incontrollate.
Per questo e per giustizia sociale è necessario intervenire per prevenire l’insorgenza di conflitti di cui il paese, in questo momento non ha bisogno” concude il Segretario Generale della FAISA-CISAL, Mauro Mongelli.
È necessario trasformare l’attuale emergenza da Covid-19 in un occasione utile a rifondare un settore nevralgico del Paese: la mobilità ha bisogno di nuovi equilibri ma anche di nuove risorse
Roma, 8 giugno 2020 – Si sono conclusi nella giornata dell’8 giugno 2020 i lavori del Consiglio Nazionale della Faisa-Cisal dove, alla presenza del Segretario Generale della Cisal, Francesco Cavallaro e di tutti i Consiglieri Nazionali della Federazione, si è discusso delle problematiche del TPL, ovvero Trasporto Pubblico Locale, settore fortemente provato dalla emergenza sanitaria ed economica in atto.
Il Segretario Generale della Federazione, Mauro Mongelli, nel corso della sua relazione ha ricordato il ruolo che in questa emergenza hanno svolto e continuano a svolgere tutti gli operatori del trasporto, non sempre ricordati e gratificati sufficientemente nonostante il loro coinvolgimento diretto e mai interrotto in ogni fase della pandemia.
“ Inoltre – ha affermato il segretario – che conseguentemente alla pandemia e, quindi, a tutti gli interventi governativi finalizzati a contenerne il contagio, che hanno comportato una sostanziale riduzione della mobilità dei cittadini con una drastica contrazione del servizio offerto, ed un quasi annullamento dei ricavi da tariffazione, le risorse finalizzate a gestire l’emergenza non sono sicuramente adeguate e risultano ancor più insufficienti nell’affrontare il medio lungo periodo”.
“È necessario che il settore, con il graduale allentamento delle misure sinora adottate – ha sostenuto Mongelli – torni ad essere attrattivo, con paradigmi diversi ed investimenti maggiori, in grado di offrire un servizio sicuro e di qualità. La mobilità avrà bisogno di nuovi equilibri ma anche di nuove risorse, trasformando l’attuale emergenza in un’occasione”.
“Il trasporto pubblico locale e ferroviario deve ritornare ad essere emblema di sicurezza, allontanando quindi ogni tipo di fuorviante percezione che lo considererebbe un facile mezzo di contagio, ma deve essere identificato come un luogo fisico sicuro e protetto anche dalle diffuse intemperanze ai danni di operatori ed utenti di cui sembra non interessare a nessuno, compresi i Ministeri competenti.
Proprio adesso bisogna garantire la maggiore protezione sociale possibile ad ogni singolo lavoratore, sia in termini occupazionali che di sostegno al reddito, senza consentire ad alcune aziende un uso distorto degli ammortizzatori sociali e facendo ripartire una stagione contrattuale tenuta strumentalmente ferma.
Settembre sarà il mese in cui questo settore verrà realmente messo alla prova, una prova che non si potrà fallire. Infatti l’eventuale incapacità del sistema di TPL di soddisfare l’esigenza di mobilità, derivante dalla completa ripresa delle attività produttive e scolastiche, determinerebbe una pesante caduta dell’intera economia nazionale. Per questoci chiediamo oggi se l’Italia intera sia in grado di sopportarlo”, ha detto ancora il segretario generale della federazione, Mongelli.
Il Consiglio Nazionale ha unanimemente condiviso la relazione e le prospettive indicate dal Segretario Generale Mauro Mongelli, ponendo il focus della sua attenzione sulla centralità del settore nella ripresa dell’economia italiana e su come la stessa tutela dei lavoratori sia indispensabile alla riuscita di tale obbiettivo.
Dichiarazioni rese dal Segretario Generale della FAISA CISAL, Mauro Mongelli
Bologna, 15 maggio 2020 – Trenitalia viola le norme di sicurezza sul Covid-19 in Emilia Romagna. Questa la denuncia del Segretario Regionale della Faisa Cisal Emilia Romagna, Maurizio Buzzoni, indirizzata alla Prefettura di Bologna, alla Regione Emilia Romagna, all’Assessorato ai Trasporti della Regione Emilia Romagna ai vertici delle Ferrovie dello Stato Italiane, alla Commissione di Garanzia sugli scioperi.
Nella denuncia si evidenzia il mancato rispetto del DPCM 26.04.2020, allegati 8 e 9 protocollo sicurezza linee guida Fase 2 per il trasporto pubblico ferroviario e Decreto della Regione Emilia Rogna n° 74 del 30.04.2020 .
Nella nota, Il Segretario Regionale Maurizio Buzzoni ribadisce che risulta palese la violazione delle norme suddette e dei contenuti del Decreto n°74 del 30.04.2020 emanato dalla Regione Emilia Romagna al p.17 lettera d. in merito alla mancata predisposizione delle necessarie comunicazioni a bordo dei mezzi anche mediante apposizione di cartelli che indichino le corrette modalità di comportamento dell’utenza, per il mantenimento del distanziamento sociale, per le operazioni di salita e discesa dei passeggeri e per gli obblighi dell’utenza nel rispetto delle regole e dell’utilizzo dei DPI individuali.
Come è dimostrabile da immagini ritratte da mezzi in servizio, si immettono in circolazione vetture i cui si constata che non vi è nessuna corretta informazione sia nelle sedute che nei corridoi che indichi ed intimi il corretto distanziamento sociale.
Inoltre, nessuna indicazione interna ai mezzi di trasporto per indicare i comportamenti e l’obbligo dei DPI individuali per l’utenza ed ancora nessuna cartellonistica interna ed esterna sulle porte per l’utilizzo in salita o discesa con le dovute istruzioni.
Per queste situazioni la Faisa Cisal, a garanzia della sicurezza sanitaria dell’utenza e dei lavoratori chiede l’intervento della Prefettura e della Regione Emilia Romagna per imporre a Trenitalia Tper Scarl il pieno rispetto delle norme citate anche al fine di evirare l’attivazione delle procedure ai sensi dell’ art.2 comma 7 della L.146/90 e s.m.i. a tutela della sicurezza di lavoratori utenti.
Roma, 23 aprile 2020 – Per la Fase 2 dell’emergenza sanitaria l’Italia ha bisogno anche del rilancio del suo sistema di trasporti, per risolvere le sue fragilità strutturali e pensare a nuove strategie, per la sicurezzadei cittadini e dei lavoratori del settore. Ad affermarlo in una nota la Faisa Cisal, Federazione Autonoma Italiana Sindacale degli Autoferrotranvieri, Internavigatori ed Ausiliari del Traffico.
La filiera produttiva della mobilità, anche in questa situazione di emergenza, al pari di altri servizi essenziali per il paese, non si è mai completamente fermata ma ha dovuto contemperare il diritto alla mobilità in un così grave momento, con rispetto delle misure restrittive e di contenimento del contagio. Adesso però è necessario cominciare ad ipotizzare una ripartenza che certamente dovrà essere coordinata e sistemica.
Una parte della vita dei cittadini italiani che si fa fatica ad immaginare nel futuro, è la mobilità: come ci sposteremo quando cominceremo ad uscire dalle nostre case? Come andremo al lavoro e a scuola? Certamente un ruolo decisivo sarà giocato dal trasporto pubblico locale, essenziale alla ripresa del nostro Paese.
Immaginare un modello di ripartenza basato sul mondo precedente sarebbe un errore che certamente comprometterebbe il risultato stesso dell’azione intrapresa. Cambieranno i comportamenti dei viaggiatori e di conseguenza degli operatori, entrambi dovranno seguire nuove regole in grado di tutelare sicurezza sanitaria e attività di trasporto.
Autobus e metropolitane saranno i luoghi dove sarà più complicato garantire un effettivo distanziamento sociale tra le persone. Chi usa da sempre questi vettori lo sa perfettamente. Con le nuove modalità di distanziamento sociale e di prevenzione dei rischi di contagio un autobus non potrà che viaggiare con una capacità di trasporto fortemente ridotta.
Certamente lo sviluppo delle attività da remoto consentirà di ridurre una parte della richiesta di mobilità, ma, con altrettanta certezza, si sa che questo non basterà. Sarà necessario, anche al fine di superare il problema delle ore di punta, cambiare la curva di distribuzione del trasporto, ridistribuendo l’orario di lavoro e di studio nell’arco dell’intera giornata. Solo in questo modo la mobilità potrà essere garantita con le nuove regole di sicurezza.
La mobilità, sino a ieri immaginata solo come “sostenibile”, dovrà anche diventare, almeno per quanto riguarda l’aspetto sanitario, protetta ed adeguata alle nuove esigenze, sia per gli utenti che per i lavoratori, determinando quindi i relativi cambi di azioni quotidiane.
Questa emergenza ci pone tutti di fronte alla necessità di ridisegnare un futuro con nuovi paradigmi, nuove strategie rispetto ad una differente richiesta di mobilità che dovrà adeguarsi a nuovi modelli organizzativi che interverranno.
In questa fase ogni soggetto deve fare uno sforzo atto a ricercare soluzioni coordinate tra i diversi portatori di interesse, senza limitarsi a ricercare nelle controparti i nemici e quindi senza ergersi a portatori esclusivi di verità universali sulla base di rendite di posizione ormai oggettivamente anacronistiche.
La Faisa Cisal, nell’ambito della sua rappresentanza, come e più di ieri, è pronta a fare la sua parte all’interno delle task force, cabine di regia, tavoli tecnici, protocolli e di tutti gli organismi che saranno costituti al fine di individuare misure condivise, con una logica inclusiva, che deve avere come obbiettivo la ripartenza di un settore determinante per l’economia del Paese con il massimo del livello di sicurezza possibile.
“La situazione oggi ci pone di fronte a tutte le fragilità strutturali del passato, evidenziando quanto sia necessario un robusto sistema integrato dei trasporti per sostenere gli sforzi della riapertura produttiva del Paese” dice il segretario della Faisa Cisal Mauro Mongelli.
“Il servizio che verrà offerto sarà, a prescindere dal dibattito che ci ha accompagnato in questi anni sulla bontà del modello pubblico o privato, per definizione in perdita, a meno che non si chieda ai cittadini di pagare cifre esorbitanti per fruire dei servizi di TPL. Si renderà, pertanto, necessario un sostegno con ingenti risorse pubbliche” continua il segretario.
“Si spera che si prenda atto, così come lo si sta facendo per la sanità pubblica, che i settori vitali per i cittadini, come il TPL, non si possono far degradare, né con gestioni fallimentari né tanto meno con tagli sistematici dei fondi dedicati alla sua erogazione.
Per questo l’Italia si deve coordinare sulla ripresa, e il Governo ed Ministeri competenti devono disporre le opportune azioni atte a consentire concretamente una nuova mobilità, in sicurezza, sia per i cittadini che gli operatori del settore” conclude il segretario.