Il bello della Brexit: tutte le opportunità da non perdere nel Regno Unito

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Il deal di Natale lascia aperte le porte del Regno Unito, primo paese a riemergere dal Covid: sarà il mercato più appetibile secondo gli analisti

Milano, 29 marzo 2021 – Nel turbinio della pandemia da Covid-19, il tanto auspicato “Brexit Deal” siglato a fine 2020 tra Regno Unito e Unione Europea è passato quasi in sordina. Eppure, sancendo il libero scambio e azzerando dazi e quote, è stato un grande regalo di Natale per le imprese europee che esportano verso il mercato britannico.

Nel 2020 il volume dell’export dai Paesi dell’Unione in Gran Bretagna si è attestato su 226.000 miliardi di sterline. In Italia, secondo le fonti del Ministero degli Esteri, le esportazioni verso il mercato anglosassone hanno superato i 22 miliardi di euro, il 5% dell’intero export, una percentuale di tutto rispetto per il Belpaese.

Grazie alla ratifica dell’accordo di Natale le 43mila aziende italiane operanti nei settori della meccanica strumentale, dell’auto e del food, dell’abbigliamento e dei prodotti farmaceutici hanno potuto quindi tirare un respiro di sollievo, tale da far sperare in un recupero, per il 2021, del calo dell’11,9% subìto nel 2020 rispetto al 2019, addebitabile allo shock pandemico.

Il disorientamento delle imprese dopo la Brexit

I primi mesi del 2021, tuttavia, con un ulteriore calo di 6,6 miliardi di sterline dell’export europeo verso l’UK, non sembrano aver colto i benefici del grande risultato negoziale tra Londra e Bruxelles. Sarà per l’aumento degli adempimenti burocratici comunque generati dalla Brexit, le code alle dogane e la confusione generale di questo primo periodo post-Deal, sembra che le piccole-medie imprese dell’Unione europea siano ancora preoccupate delle incognite derivanti da questa fase di passaggio.

Sono particolarmente sensibili a questa condizione di disorientamento le società di servizi europee che, operando nel campo dell’internazionalizzazione e della mediazione linguistico-culturale, sono diventate da alcuni mesi destinatarie delle più svariate richieste di informazioni e consulenza da parte delle imprese dell’Unione che cercano di ritrovare la bussola in questa importante fase di trasformazione post-Brexit.

“Il Regno Unito conserverà e anzi rafforzerà il proprio ruolo da protagonista del business europeo anche nel dopo-Brexit,” afferma Adele Nardulli, Founder & CEO di Landoor (www.landoor.com), la società di traduzioni e localizzazione milanese che dal 2017 è presente nel Regno Unito con un suo correspondent office.

L’Inghilterra si è dimostrata all’avanguardia nella lotta contro il coronavirus, nella ricerca clinica e nella sperimentazione dei vaccini anti-Covid, e questo la riconferma quale indiscutibile punto di riferimento per la comunità scientifica internazionale,” continua Nardulli. “Si consideri poi che, grazie al successo della campagna vaccinale, il Paese d’Oltremanica sta uscendo dalla pandemia prima di tutti i Paesi dell’Unione europea e diventerà con ogni probabilità un mercato molto appetibile e interessante in tutti i settori.”

Conoscere le nuove procedure burocratiche per fare nuovi affari

La perfetta conoscenza delle nuove procedure burocratiche in materia doganale e di controllo sanitario che regolamentano il traffico di merci attraverso la Manica diventa pertanto l’unico scoglio da superare per poter cogliere questa irripetibile opportunità in quello che è stato finora il quinto importatore al mondo di beni italiani e che, secondo le recenti dichiarazioni del suo Prime Minister, Boris Johnson, intende rimanere “culturalmente, emotivamente, storicamente, strategicamente, geologicamente attaccato all’Europa”.

“È per questo che abbiamo deciso di supportare i nostri clienti, italiani ed europei, non solo dal punto di vista linguistico ma anche normativo, rafforzando la nostra presenza fisica sul territorio con un nuovo ufficio nel cuore della City,” aggiunge Michael Ellis, il Country Manager a capo del team londinese di Landoor.

“Questo ci consentirà di avere connessioni più dirette con la rete di enti di riferimento e consulenti, come Camera di Commercio britannica e Camera di Commercio italiana a Londra, agenzie di commercio estero, ambasciata, studi di diritto internazionale – consolidata in trent’anni di attività nel settore linguistico e dell’internazionalizzazione. E saremo più vicini al fulcro dell’attività finanziaria del Paese d’Oltremanica, aspetto non trascurabile se si considera che il destino di Piazza Affari e di tutte le Borse europee è strettamente legato a quello della Borsa di Londra, quella che sembra aver perso di meno durante la pandemia.”

Le nuove opportunità di mercato dopo la Brexit

Si consideri poi che, a fronte del calo dell’export dall’Unione al Regno Unito, si sta configurando un incremento degli accordi di libero scambio con i Paesi extra-Ue, i quali sembrano cavalcare l’onda del cambiamento, andando a occupare quelle quote del mercato britannico lasciate scoperte dall’Unione. Secondo fonti KPMG, gli scambi tra questi Paesi e il Regno Unito hanno registrato a gennaio 2021 una crescita dell’1,7%.

“Il nostro vuole essere un grido di allarme alle aziende del nostro Paese e a quelle del resto dell’Unione. Il Made in Italy, in particolare, ha tutte le carte in regola per riconquistare la propria quota di mercato nel Regno Unito o per avviare nuove attività e collaborazioni con quel Paese,” conclude Ellis. “Di più: questo momento di transizione può rappresentare un’ottima occasione per una ridistribuzione della torta, laddove la fetta maggiore verrà conquistata da chi saprà muoversi per primo e con maggior cognizione di causa.”

Landoor è il partner linguistico di riferimento per primari business player operanti sui mercati globali più esigenti: medico-farmaceutico, diagnostico, finanziario, legale, nuove tecnologie, digitale, fashion&design. Con sede centrale a Milano e correspondent offices a Londra, Berlino e Parigi, l’azienda vanta 35 anni di esperienza al fianco di imprese locali e internazionali con un ventaglio completo di servizi linguistici, che vanno dalle traduzioni alla localizzazione, dal medical writing all’interpretariato.

Per saperne di più rimandiamo al sito internet www.landoor.com.

 

 

 

 

 

Convegni: con la tecnologia ‘bidule’ addio alle cabine per gli interpreti

Milano, 7 maggio 2019 – Grandi novità nel mondo dell’interpretariato. Fino ad ieri la scelta più gettonata per i servizi di interpretariato e traduzione in simultanea ricadeva sull’installazione di impianti fissi, come la cabina degli interpreti. Un sistema che ha consentito di gestire al meglio ogni sorta di esigenza, dalle situazioni in cui era necessario un interpretariato in diverse lingue agli interventi rivolti a un pubblico molto vasto, l’interprete in cabina insonorizzata con cuffie e microfono non ha mai deluso le aspettative dei clienti né quelle dei partecipanti.

Un metodo risultato sempre efficace quindi, ma impegnativo e ingombrante, che sta per essere spazzato via dalle nuove tecnologie.

Oltre a richiedere spazi adeguati che non sempre sono disponibili, il vecchio sistema necessita infatti anche di una dotazione molto complessa e di un lavoro di allestimento prima, e smontaggio poi, delle apparecchiature. E il tutto si traduce inevitabilmente in maggiore sforzo organizzativo, tempi più lunghi e costi sostenuti.

Qual è il punto, dunque? Scegliere la qualità vuol dire per forza dover rinunciare alla praticità o viceversa?

“Assolutamente no. Perché oggi, grazie ai nuovi sistemi bidule, c’è la possibilità di coniugare professionalità e versatilità, qualità e semplicità”, dicono da Landoor, società di traduzioni con alle spalle trent’anni di esperienza in servizi di interpretariato in ambito medico-scientifico, tecnico e moda.

Sfruttando questa nuova tecnologia, il budget o gli spazi a disposizione non costituiranno più un impedimento per una traduzione affidabile ed efficace, evitando di perdere importanti informazioni del discorso dell’oratore. Per utilizzare questo sistema è sufficiente sintonizzare sulla stessa frequenza microfono e ricevitori e il gioco è fatto: la traduzione sarà trasmessa agli ascoltatori in modo chiaro e immediato, senza il ricorso ad apparecchiature costose e invasive.

Tra i vantaggi di questo servizio innovativo c’è proprio la semplicità della configurazione, che può essere effettuata direttamente dall’interprete, senza ricorrere all’intervento del tecnico.

Ed è questo, insieme a tutto ciò che ne consegue in termini di risparmio sia a livello economico che di spazi e tempi, che rende il sistema bidule la soluzione ideale per organizzare eventi in maniera molto più disinvolta, senza il peso delle tradizionali cabine.

Inoltre, da non sottovalutare è il risparmio energetico: per fare funzionare questo sistema bastano infatti delle normalissime batterie usa e getta, che possono garantire un utilizzo quantificabile fino a tre giornate di autonomia.

I campi di applicazione del sistema bidule sono i più diversi: questo si rivela, infatti, particolarmente indicato sia all’interno di sale convegni più o meno grandi che in occasione di Consigli di amministrazione o di corsi aziendali nonché di veri e propri percorsi formativi piuttosto che di incontri di trattativa in cui interlocutori di Paesi diversi si muovono conversando, ad esempio, all’interno di un impianto di produzione.

Una soluzione pratica, dunque, e adatta a ogni tipo di esigenza, che dà la possibilità, grazie anche alla professionalità degli interpreti, di lavorare con più lingue allo stesso tempo in modo da adattarsi a platee particolarmente variegate con costi ridotti e altissimi benefici.

 

 

 

 

“Rompiti una gamba!”, ovvero quando la traduzione automatica dimostra i suoi limiti rispetto alla traduzione “umana”

Milano, 11 aprile 2019 – In una realtà sempre più globalizzata, dove la comunicazione detiene un ruolo fondamentale per la circolazione di persone e idee, la velocità nel trasferire i concetti tra lingue diverse è diventata di importanza imprescindibile. Digital innovation e Big data vengono in soccorso di tale esigenza con strumenti di tecnologia linguistica di grande vantaggio e usabilità, ma fino a che punto si può fare affidamento sulla traduzione automatica o sull’interprete “tascabile”?

Certo, se in vacanza a Marrakech ti sei perso e devi chiedere informazioni per raggiungere il tuo gruppo di amici che ti aspetta a Piazza Jemaa el Fna, a mal estremo è auspicabile che si attivi Google Translate per districarsi dalla situazione.

In altri casi, però, non è forse proprio questo lo strumento più efficace per affrontare un interlocutore straniero senza rischiare equivoci, incomprensioni e magari vere e proprie offese.

Se sei ad esempio a un pranzo di lavoro con un gruppo di clienti, non puoi permetterti che fraintendano un tuo “in bocca a lupo” (break a leg!) con una bella esortazione a romperti una gamba o pensino che stai per rivolgerti a un avvocato quando invece stai solo invocando un sostenitore (advocate).

Seppure l’ultima frontiera delle nuove tecnologie si sia spinta molto in avanti, garantendo traduzioni di qualità sempre migliore rispetto a quella degli anni passati, è evidente che esiste una soglia oltre la quale la traduzione automatica non potrà mai andare.

Stiamo parlando ad esempio del fattore umano e di tutto ciò che vi ruota intorno: per quanto innovativi possano essere, infatti, anche i migliori servizi online non potranno mai garantire quella purezza della lingua e quella sensibilità alle specificità sociali e comunicative che solo la persona, con il suo bagaglio culturale e la sua esperienza, può garantire.

Fra linguaggio e cultura esiste un rapporto molto stretto. Il linguaggio si fonda sui valori di un popolo, sulle sue tradizioni, sulla sua storia e imparare a parlare una lingua straniera significa imparare a usare le categorie mentali, le forme di pensiero e le espressioni caratteristiche della relativa cultura.

La comunicazione non è solo verbale, è anche fatta di prossemica, di gesti, di sguardi. Se si conversa seduti, ad esempio, occorre stare attenti a non mostrare la suola delle scarpe a un ospite musulmano o ad accavallare le gambe davanti a un rappresentante dell’Asia, perché è considerato un gesto offensivo.

Nei Paesi slavi fare ok con pollice e indice a cerchio è come una minaccia di aggressione alla persona di fronte.

Diventare custodi della purezza del linguaggio, delle sue radici e delle sue implicazioni culturali è una missione. Avere dedicato anni allo studio universitario, alla formazione specialistica o all’esperienza sul campo non sempre è sufficiente. Occorre avere una soglia di curiosità altissima e uno stimolo sempre vivo a “seguir virtute e conoscenza”, perché i popoli sono in continua evoluzione e così le loro culture e linguaggi.

Esistono da qualche anno sistemi di certificazione molto rigorosi che attestano se un Language Service Provider (LSP) è davvero un custode delle lingue per le quali eroga servizi di traduzione o interpretariato. Oltre alla tradizionale ISO9001, per la certificazione di Qualità, esistono infatti norme dedicate specificatamente ad assicurare che un centro di traduzioni sia in grado di scegliere i professionisti giusti e i flussi di lavoro completi per garantire una comunicazione fedele ed efficace.

Si tratta della ISO 17100:2015, dedicata ai servizi di traduzione, e della UNI 10574:2007, formulata per assicurare la precisione dei servizi di interpretariato.

Società come Landoor, ad esempio, nata nel 2017 dall’esperienza trentennale di Trans-Edit Group con una precisa specializzazione in ambito medico-scientifico, tecnico e Made in Italy, la scelta di conseguire la tripla certificazione è stata obbligata, oltreché quasi esclusiva. La criticità dei settori in cui opera richiede infatti il massimo rigore nel garantire traduzioni accurate ed efficaci, nel pieno rispetto dei contenuti e della purezza della lingua e delle sue meraviglie.

E la tecnologia? Può un centro di traduzioni farne a meno?  Oppure, dopo aver preso in carico un lavoro, ricorrerà a sua volta a quei sistemi facili ed economici che tanto aveva sconsigliato al suo committente?

La cosiddetta Language Technology è la risposta a tali quesiti: si parla di sistemi di gestione dei flussi (TMS), di traduzione assistita (CAT), di database terminologici (Termbase) o fraseologici (Translation Memory), di tool di controllo qualità automatici (QC), che danno un supporto insostituibile a traduttori, controllori di bozza e responsabili di progetto.

Questi strumenti professionali, usati con serietà e competenza, sono indispensabili per una società di traduzioni che si rispetti ma, se della tecnologia oggi non si può più fare a meno, è fondamentale che questa sia asservita alle persone e non viceversa.

Non esistono infatti scorciatoie ed è la sensibilità umana, insieme al bagaglio culturale e all’esperienza, a rendere possibile ogni forma di comunicazione.

 

Convegni: addio cuffie, arriva il Respeaking, l’ultima frontiera delle traduzioni in simultanea

Milano, 20 marzo 2019 – È rivoluzione nel mondo dei convegni internazionali e dell’interpretariato grazie ad una nuova nuova tecnologia che permette di riportare in formato testo in tempo reale su un grande schermo l’intervento di un relatore direttamente nella lingua di destinazione.

La rivoluzione è rappresentata da software di riconoscimento del parlato, via via perfezionato a partire dalla fine degli anni novanta ad oggi, che permette la trascrizione in simultanea del parlato in un testo che compare come sottotitolo su un monitor. Una tecnologia che agli albori è stata applicata sulle tv di casa, a beneficio delle persone con disabilità uditive.

Il software ha poi conosciuto più ampie applicazioni, passando dal sottotitolaggio, o respeakeraggio, delle trasmissioni in diretta tv a fini di utilità sociale alla sottotitolazione inter-linguistica e intra-linguistica. Come avviene, ad esempio, in occasione di convegni, conferenze o lezioni universitarie davanti a un’audience internazionale per la quale sia richiesta la traduzione simultanea da parte di un interprete.

Il pubblico può così leggere la trascrizione simultanea del testo orale su monitor dedicati installati in sala o, addirittura, sul proprio smartphone o iPad.

L’ultima frontiera dell’interpretariato di simultanea, diventato uno dei servizi di punta di Landoor, tra le prime ad aver portato in Italia il respeaking.

Con vantaggi davvero sorprendenti: il pubblico può assaporare il piacere di ascoltare la voce suadente dell’oratore seguendone perfettamente il discorso grazie ai sottotitoli che compaiono in simultanea e, al contempo, può essere esonerato, magari durante una cena di gala, dall’impaccio di dover indossare le cuffie, fino ad oggi l’unica possibilità per seguire la traduzione simultanea di un oratore di cui non si conosca la lingua.

L’arte del respeaking

Oltre questa apparente semplicità si cela una procedura molto complessa, che vede all’opera professionisti altamente specializzati e di elevatissime competenze linguistiche, culturali e tecniche, tradizionale appannaggio di Landoor.

Il respeaking, infatti, rispetto alle altre tipologie di sottotitolazione, prevede la presenza di un professionista, il respeaker, che riformula a voce, traducendolo, il testo orale che sente in diretta. La riformulazione del respeaker viene a sua volta riconosciuta, elaborata e trascritta dal software, che trasforma l’input vocale del respeaker in un testo scritto che va verificato e, se necessario, corretto prima della trasmissione al pubblico. Verifica e correzione possono essere curate dallo stesso respeaker o da un editor.

Il respeaking viene effettuato all’interno di una cabina insonorizzata installata nella location in cui si svolge l’evento, ma la tecnologia permette oggi al respeaker di lavorare anche a distanza.

Il tutto in una manciata di secondi, affinché i sottotitoli siano sempre sincronizzati al meglio con l’eloquio dell’oratore. E in caso di eventi di una certa durata e complessità per numero di oratori, i respeaker diventano due, in modo da fornire un servizio di traduzione in simultanea del parlato originale.

 

 

 

 

 

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Contatti stampa:

eliana.tosoni@landoor.com

 

 

Welfare aziendale: accordo all’avanguardia tra una piccola impresa di Milano e il sindacato

Salute, flessibilità, servizi, benessere e tempo libero al centro dell’accordo rivoluzionario tra una piccola impresa di Milano e il sindacato: perché se i lavoratori stanno meglio lavorano meglio…

Milano, 12 marzo 2019 – Una PMI, un sindacato e un grande traguardo. È quello raggiunto da Landoor, società di traduzioni e interpretariato professionali con sede a Milano, al fianco di Fisascat Cisl, che insieme hanno ottenuto un risultato per niente scontato in un’azienda con meno di 15 dipendenti.

La società, fondata da Adele Nardulli, imprenditrice di lunga esperienza nel settore delle traduzioni professionali, e il sindacato hanno appena firmato un accordo integrativo di secondo livello. L’intesa interessa i 14 dipendenti dell’azienda e sancisce ufficialmente le misure già operative in Landoor in materia di flessibilità dell’orario di lavoro, smart working e welfare, oltre alla definizione del premio di risultato.

“Al di là dell’accordo in sé – evidenzia Ivan Notarnicola, operatore della Fisascat Cisl milanese, che ha seguito da vicino la vicenda – è il percorso che ha portato alla sua stesura ad aprire un possibile nuovo capitolo nelle complesse relazioni fra sindacato e imprese con meno di 15 dipendenti, quelle cioè esonerate dall’obbligo di ‘far entrare i rappresentanti dei lavoratori in azienda’: una storia tradizionalmente intessuta di ostinata diffidenza e di una pressoché totale assenza di dialogo. È, invece, un’alleanza decisamente insolita quella che si è creata. Una disponibilità alla discussione e una trasparenza nella condivisione delle informazioni, anche di quelle più gelosamente custodite da un imprenditore, che hanno sorpreso anche noi”.

“Per questo – osserva Nardulli – la prassi inaugurata in Landoor può e deve diventare un esempio per l’intero tessuto produttivo nazionale, fatto di piccole e piccolissime realtà nelle quali il sindacato fatica ad entrare e non è ben visto. La nostra esperienza dimostra che, anziché demonizzare la controparte è possibile e auspicabile aprire le porte al confronto, perché dalla condivisione delle scelte non possono che derivare una maggiore soddisfazione e motivazione per tutti, lavoratori in primis”.

La strada della trattativa individuale tra PMI e sindacato per poter siglare un accordo di secondo livello sul welfare aziendale integrativo è giocoforza nel Comune di Milano, dove, a differenza di altri comuni della Regione Lombardia, non è ancora stato siglato un accordo territoriale, cui le PMI possano aderire automaticamente senza contrattazione di secondo livello.

L’accordo siglato da Landoor ha validità triennale ed è il risultato di mesi di serrato e non sempre facile confronto.  Le parti si sono messe fianco a fianco per analizzare fattori economici e finanziari, condizioni di mercato e sostenibilità per l’azienda di una negoziazione economica del premio di risultato. Il tutto alla luce delle novità introdotte dalle leggi di Stabilità 2016 (legge n° 208/2015) e 2017 (legge n° 232/2016), che incentivano la conversione del bonus di produzione in beni e servizi erogati dall’azienda mediante convenzioni, voucher, rimborsi. L’accordo integrativo di Landoor prevede comunque che la scelta di convertire il premio pecuniario in beni e servizi sia a discrezione di ciascun dipendente.

La parte economica, per quanto importante, è però solo uno dei capitoli dell’accordo e degli impegni presi tra le parti.

Nell’intesa trovano ufficializzazione le buone prassi di welfare aziendale che rappresentano l’anima di Landoor e il cuore pulsante del suo modello di business.

Nell’ottica della conciliazione vita-lavoro-famiglia, gli orari di lavoro, le ferie e i permessi sono all’insegna della flessibilità: ciascun dipendente può infatti organizzare la propria giornata lavorativa in ufficio o in modalità “lavoro agile”, gestendo in autonomia pause e permessi.

Proprio per consentire questa flessibilità, Landoor è dotata di un’infrastruttura tecnologica che consente l’accesso sicuro da remoto in cloud alla rete aziendale, da qualunque luogo e con qualunque dispositivo preveda una connessione Internet veloce. L’adesione al lavoro agile (o Smart Working che dir si voglia) da parte dei dipendenti è volontaria e regolata da un accordo individuale tra lavoratore e azienda.

Sulla centralità della persona e sul suo benessere nel luogo di lavoro Adele Nardulli ha sempre creduto e investito così tanto da aver messo a punto un programma di welfare che ha un nome, Weldoor, e che ha ottenuto importanti riconoscimenti anche a livello istituzionale.

Il programma spazia dai servizi salvatempo (farmacia, lavanderia, sportello artigiano, ufficio postale in azienda…) all’accesso allo spazio fitness&relax (con corsi gratuiti di pilates, yoga, superjump, postural…), il gioiellino creato da Landoor all’interno del Business Hub di via Copernico 38, a Milano, dove l’azienda ha sede.

Qui sono anche a disposizione fisioterapisti, nutrizionisti, riflessologi plantari a prezzi convenzionati, così come vengono organizzate regolarmente giornate di informazione sanitaria gratuite a cura di medici specialisti, dal dermatologo all’angiologo fino all’oculista.

Questi servizi sono rivolti alla generalità dei dipendenti, non concorrono alla formazione del reddito e sono interamente detraibili per l’azienda.

Sono finalizzati a creare un ambiente di lavoro gradevole, stimolante e gratificante, perché diventi un luogo dove sia piacevole stare.

Perché chi sta meglio, lavora meglio.

 

 

Adele Nardulli di Landoor e Ivan Notarnicola di Fisascat Cisl

Donne e lavoro: le lingue incontrano il digitale per coniugare professione e vita privata

Adele Nardulli, Ceo e fondatrice di Landoor, primaria società tutta al femminile di traduzioni professionali e interpretariato, interviene al Parlamento europeo – Ufficio di Milano su tecnologia e valore delle persone

Milano, 20 dicembre 2018 – Dalla dotazione digitale per uno smart working ante litteram nel 2002 ai progetti di R&S in Language Technology degli ultimi anni.

«Il digitale declinato sui temi dell’inclusione di genere e della diversity: concetti che mi sono tutti molto cari. Così cari che da 30 anni sono alla guida di imprese al 100% femminili nel settore delle traduzioni e dei servizi linguistici e la startup da me avviata l’anno scorso, Landoorun’azienda al femminile che ribalta tutti gli stereotipi, ha come mission la tecnologia human-to-human».

Questo, in estrema sintesi, il cuore dell’intervento che Adele Nardulli, CEO e fondatrice di Landoor (www.landoor.com/it), primaria società di traduzioni professionali e interpretariato, ha tenuto al Parlamento europeo – Ufficio di Milano il 30 novembre scorso, al forum “Europa digitale: Inclusione Innovazione”.

La tecnologia al servizio delle persone

La flessibilità e la conciliazione vita-lavoro sono esigenze imprescindibili per Nardulli, senza mai perdere di vista la complessità della sfida tecnologica.

Ecco perché Landoor ha perseguito attivamente l’innovazione per asservirla alle esigenze delle persone che vi lavorano e collaborano, oltreché per restare competitiva: dall’attivazione della prima casella di posta elettronica negli anni ’90 al digitale nella dettatura e trascrizione dei testi, fino all’adozione del desktop remoto per il collegamento da casa all’ufficio.

«E oggi – spiega Nardulli – dopo 3 anni di ricerca sostenuti dai fondi strutturali dell’Unione europea, siamo in fase di beta testing di una piattaforma interattiva che, se da un lato offre alla clientela un servizio avanzato 24 ore su 24, dall’altro consente la flessibilità oraria di chi gestisce il lavoro, pre-impostando il progetto in automatico».

Largo ai Millennials

Sì alla flessibilità e al lavoro da remoto, quindi, ma anche l’ambiente di lavoro deve essere accogliente e collaborativo: non è un caso che gli uffici di Landoor si trovino nello spazio di coworking di Copernico dove, con la formula Weldoor, vengono proposte attività fitness, benessere e servizi salvatempo aperti a tutta la community, per stare bene tanto al lavoro quanto a casa.

«Questa è la nostra formula di conciliazione vita-lavoro – ha concluso Nardulli – una formula che ha attratto anche i Millennials e che, grazie al benessere delle persone e nonostante la pressione dei colossi multinazionali, ha consentito la crescita dell’impresa».

 

 

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Contatti stampa:

eliana.tosoni@landoor.com

 

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